Mi trovavo sulle colline di Cascine di Buti. Ho sentito tre colpi di fucile e un passero è caduto a pochi metri: era ferito ad un'ala, mi guardava come per cercare aiuto ; è arrivato quasi di corsa un cacciatore:"è mio, è mio".Lo ha preso e lo ha ucciso sbattendogli due volte la testa contro un albero.Hanno ucciso una ghiandaia e un gufo reale.IN settembre sparano perfino alle rondini. Alcune specie di animali sono ormai estinte, ma non si fa distinzione, si spara a tutto ciò che vola e di controlli nemmeno l'ombra.Un giorno uccidere un animale era una necessità di vita,si uccideva con le frecce e le lance,ora si spara per la gioia di dare la morte,per il godimento che si trova nel colpire un passero. Che eroi! Vorrei domandare ai cacciatori cosa hanno fatto di tanto male questi esserini e dove sta scritto che un uomo debba provare gioia mentre dà la morte.Volavano due falchi,era bellissimo guardarli,mi sedevo e li osservavo estatico: com'era vibrante e misterioso quel volo maestoso! Ora si sente solo il pianto lugubre della femmina che chiama,chiama,e vola disperata senza meta.Non si può costruire un mondo migliore quando l'uomo ama le armi e gode nell'uccidere esserini indifesi.Troppa cattiveria.Lasciamo volare i cardellini,i passeri,le rondini,nel cielo infinito! Essi sono il simbolo della libertà; volate dunque,volate,piccoli amici,in alto in alto,insieme ai sogni dei poeti! danilo (articolo dell'autore pubblicato dal quotidiano "Il Tirreno).