Ora, è indubbio che queste siano due delle figure più importanti nella storia della letteratura russa e mondiale, e la lettura delle loro opere è qualcosa di istruttivo, ma soprattutto di piacevole. Io personalmente adoro Dostoevskij. Ma spesso si leggono questi autori con l’idea che dai loro romanzi, dalle loro parole, riusciremo a capire il segreto dello spirito, dell’anima del popolo russo. Ebbene, a mio modesto parere, ci sono altri due grandissime figure nella letteratura russa che sono letteralmente illuminanti e rivelatrici, sotto questo punto di vista, e nelle cui opere ci sono tutti gli elementi per capire a fondo quel sentire, quello stato d’animo che i russi chiamano “Khandrà”. Questi grandi maestri sono Nikolaj Vasilevich Gogol’ e Anton Pavlovich Cechov.
Leggere opere come “Le anime morte”, “L’ispettore generale”, “Il cappotto”, o le pièces teatrali di Cechov: “Il Gabbiano”, “Tre sorelle”, “Zio Vanja” e “Il giardino dei ciliegi” equivale ad accendere la luce e vedere improvvisamente con chiarezza quello che ci sembrava confuso e indistinto. E’ tutto lì, chiaro, senza giri di parole complicati. “Siamo tutti usciti dal cappotto di Gogol’”, chi non conosce questa frase famosa, attribuita a Dostoevskij? Ebbene, essa è una profonda verità. Come anche è un fatto che nessuno meglio di Cechov abbia saputo incarnare nella sua prosa l’anima del popolo russo. Cechov è grande!!
Vorrei con questo mio post stimolare quanti amano la letteratura russa a leggere le opere di questi due grandi scrittori, perché ne vale veramente la pena.
Sono anzi convinto che dovremmo parlare di più di questi due grandi scrittori. Cosa ne dite?