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«MAIL AL DIRETTORE TG1 RIOTTA»
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Già Shalun, forse. E se fosse di mandarlo a navigare in acque Abchaze  Mr. Green  Mr. Green  Mr. Green
  



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Karenin ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Già Shalun, forse. E se fosse di mandarlo a navigare in acque Abchaze  Mr. Green  Mr. Green  Mr. Green


Carissimo Karenin, se ti dico dove sarebbe il caso di mandarlo domani mi trovo la polizia qui ad Arkhangelsk ad arrestarmi  Mr. Green  meglio tacere  Thumbup
Shalun
  




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"Chiamo menzogna il non voler vedere qualcosa così come lo si vede... La menzogna più consueta è quella con cui si mente a sé stessi: mentire ad altri è, relativamente, l'eccezione"
F. Nietzsche
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Direi ... Kolyma ?
  



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Karenin ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Direi ... Kolyma ?


uhmmmm............ e se lo si facesse navigare sull'Amur con destinazione Sachalin?  Twisted Evil  Cechov che ne penserebbe se conoscesse il nostro baffetto?  Mr. Green
  




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"Chiamo menzogna il non voler vedere qualcosa così come lo si vede... La menzogna più consueta è quella con cui si mente a sé stessi: mentire ad altri è, relativamente, l'eccezione"
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Mio Dio ... analizzarebbe il tipo con molta attenzione e ne farebbe un vero personaggio (negativo)
  



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(ANSA) - MOSCA, 27 AGO - Gli Usa hanno aiutato i georgiani ad abbattere 4 aerei russi; emerge in riferimento a veicoli hummer Usa sequestrati in Georgia. I sistemi satellitari Usa avrebbero fornito ai georgiani le coordinate per abbattere i cacciabombardieri russi. Le fonti: 'gli Usa non si sono quindi limitati a fornire armi e istruzione ai georgiani, ma hanno partecipato direttamente al conflitto'. Per il comando russo sono 'estremamente interessanti' gli hummer sequestrati ai georgiani in Ossezia del sud.



C’è qualche meraviglia?  Per me nessuna. Disgusto e nausea, ma non certo meraviglia.
Vi consiglio la lettura di questo editoriale di Maurizio Blondet, direttore del giornale online effedieffe.com, datato 21 luglio 2008,  precedente quindi all’attacco della Georgia ai danni degli Osseti.



Persino Victoria Nuland, ambasciatrice americana presso la NATO, ritiene che Georgia e Ucraina «non sono pronte ad unirsi all’Alleanza Atlantica»: e lo ha dichiarato alla Novosti il 10 giugno scorso, con l’evidente intento di rassicurare Mosca, in rovente contrasto con la «democrazia delle rose» (della CIA) di Tbilisi per le regioni secessionista dell’Abkhazia e Sud Ossezia, russofone (1).

Ebbene: subito dopo, forze armate USA cominciano una esercitazione congiunta con l’esercito georgiano (chiamiamolo così), a cui danno il nome «Immediate Response 2008», che dovrebbe durare tutto luglio. Con l’evidente scopo di provocare Mosca (2).

Perchè Washington manda segnali così contrastanti, e così forti? Può trattarsi di un sintomo della gravissima crisi di leadership USA, nel tramonto della sciagurata presidenza di Bush junior: una leadership da acefala diventata policefala, dove diversi centri di potere conducono colpi di mano, forse sabotandosi a vicenda, strappandosi di mano il timone. La Nuland rassicurante dipende, come ambasciatrice, dal Dipartimento di Stato, ossia da Condy Rice; a lanciare i giochi di guerra in Georgia è il Pentagono, apparentemente per conto suo. Piuttosto allarmante, dato che la policefalia americana è armata di testate nucleari.

Almeno due centri di potere sembrano voler arrivare ai ferri corti con la Russia: il complesso militare industriale e, soprattutto, gli interessi petroliferi. La speranza di trovare in Medvedev un presidente più «occidentale» di Putin, ha subìto una rovente smentita. Il 9 luglio, dopo una visita di Putin al colonnello Gheddafi avvenuta in aprile, Gazprom ha annunciato di essere prossima ad un accordo con la Libia, per cui Gazprom «comprerà tutti i futuri volumi di gas (libico), petrolio e gas naturale liquefatto per l’esportazione a prezzi competitivi».

Insomma, il vecchio progetto di Putin – formare una «cartello del gas» che non sarà un’OPEC, ma un coordinamento fra Stati produttori e Stati consumatori basato su contratti a lungo termine – ha fatto un passo avanti decisivo. La Libia ha riserve di gas stimate a 1.470 milioni di metri cubi.

Mosca, come si ricorderà, ha già un accordo simile con l’Algeria (che fornisce il 10% del gas che consuma l’Europa), e con il Katar (riserve comprovate quasi doppie di quelle libiche); e nei giorni scorsi, il capo della Gazprom Alexei Miller ha fatto una visita a sorpresa a Teheran dove ha incontrato Ahmadinejad. Secondo quest’ultimo, i due hanno parlato di «soddisfare collettivamente la domanda di gas in Europa, India e Cina» dividendosi di buon accordo i mercati, ossia di non farsi concorrenza. Di certo hanno firmato un accordo che assegna alla Russia lo sviluppo di campo petroliferi iraniani; la cooperazione nello sfruttamento del giacimento del Nord Azadegan, di ricchezza favolosa; e il tutto apertamente, proprio mentre Israele annunciava l’imminente annichilimento dei laboratori nucleari iraniani, e le ditte europee (Total è la più grossa) si ritiravano dall’Iran per paura delle sanzioni USA.

Si capisce che in precisi ambienti a Washington si canterelli con senso di urgenza: «Bomb, bomb, bomb Iran».

Agli inizi di luglio, Medvedev è volato in visita diplomatica in Azerbaijian, Turkmenistan e Kazakhstan; a Baku, capitale del primo Stato, ha offerto di acquistare l’intera produzione di gas azero a prezzi di mercato; a Ashgabat, ha ottenuto il consenso turkmeno alla modernizzazione dell’oleodotto Central Asia Center Pipeline (CACP), e la costruzione di un oleodotto litorale attorno al Caspio.

Insomma, di fatto, Gazprom commercializzerà l’intera produzione energetica della Libia e quella dell’Azerbaijian, e si è assicurata che greggio e gas di Turkmenistan e Kazakhstan non arrivino ai consumatori «scavalcando» le tubature russe.

Non basta. Gazprom ha chiesto licenze di prospezione alla Nigeria – cortile di casa delle petrolifere anglo-americane – ed ha proposto alla Nigeria di costruire un gasdotto che porti il gas nigeriano in Algeria (ormai socia dei russi nel «cartello»), per la vendita congiunta del gas in Europa.

La goccia ha fatto traboccare il vaso: «Il monopolio Gazprom si comporta da monopolio», ha sbottato Matthew Bryza, vice-segretario di Stato USA per gli affari eurasiatici: «Tenta di controllare le maggiori quote possibili del mercato per stroncare la concorrenza. Il Cremlino vuole fare di Gazprom una forza dominante nell’energia globale, e “la” forza dominante nel gas, raggruppando le risorse di gas dell’Asia Centrale e dell’Africa». Gazprom, ha concluso con furia, «vuol dominare in ogni angolo del pianeta».

Il che è alquanto comico, dato che il proposito americano di «dominare ogni angolo del pianeta» sta scritto a chiare lettere  nei documenti-guida del governo Bush-Cheney, a cominciare dal «Project for a New American Century» e dal suo rapporto «Rebuilding the American Defense», dove si auspica «una nuova Pearl Harbor» onde convincere gli americani a lunghe guerre e grandi spese militari per il petrolio: specie per l’area del Caspio, nell’ex zona di influenza sovietica, con le sue riserve valutate come ricchissime nonostante la difficoltà di trasporto da quel mare chiuso ai clienti consumatori.

L’Afghanistan non è stato invaso per liberare le donne dal chador, ma per costruire una pipeline sul suo territorio, che portasse gas e greggio del Caspio ai porti turchi senza dover passare nelle tubature sovietiche; l’occupazione dell’Iraq è servita ad assicurare all’America una delle più grandi fonti petrolifere esistenti.

Ora, tutto ciò che Washington ha cercato di ottenere con la forza bruta, a costi altissimi (anche in prestigio), Mosca sta ottenendo con la diplomazia e le offerte commerciali.

Nel 1999, la Strategic Review dell’US Strategic Institute (una fondazione di Boston, oggi disciolta) scriveva a chiare lettere: «E’ necessario assicurare alle compagnie statunitensi la leadership nello sviluppo delle risorse nella regione (centro-asiatica) e azzerare l’influenza russa sull’esplorazione e lo sviluppo dei giacimenti, nonchè sulle direttrici delle pipelines per l’export» (3). E' ovvio che a Mosca abbiano letto questo consiglio strategico, e ne abbiano tratto le conseguenze.

Tanto più che, allo scopo, la Strategic Review consigliava l’aumento della presenza militare USA in Asia Centrale; il che è stato eseguito. Ma consigliava anche cose, che non certo per colpa di Mosca, sono state disfatte dall’amministrazione Bush: «Collaborazione con il Pakistan in quanto punto di passaggio del gas e in chiave anti-iraniana», e gli USA stanno perdendo la presa sul Pakistan con l’eclisse di Musharraf. Consigliava «sostegno alla Turchia, fedele alleata contro Russia e Iran», e la Turchia sta cooperando militarmente con Teheran nella repressione del secessionismo kurdo, che ora ha come centro la repubblica curda semi-indipendente dell’Iraq. Consigliava la messa sotto schiaffo dell’Iran, e – salvo sorprese israeliane – non ci sta riuscendo: Cina e Russia subentrano alle imprese occidentali che, sotto minaccia di sanzioni, se ne vanno dalla Persia.

Ora si capisce meglio il senso – più che allarmante – della ostinazione di Bush a piazzare il sistema antimissile in Polonia: far pesare la minaccia militare su Mosca in modo decisivo e brutale. Ottenere con la forza quel che la sua non-diplomazia ha  perduto. La provocatoria esercitazione militare congiunta in Georgia fa pensare all’intenzione di provocare un casus belli, alla ricerca di una «confrontation» anche militare con Mosca.

La Russia spende per l’armamento una frazione insignificante di ciò che spende il Pentagono, e certo non è preparata, nè desidera una vera guerra con gli Stati Uniti, che non potrebbe essere che nucleare. Solo dei dementi possono volerla, e Mosca è razionale. Forse il calcolo è di indurre Mosca a cedere di fronte a questo pericolo, giocando il tutto per tutto sulla sfida; forse, nel tramonto di Bush, a Washington alcuni gruppi puntano al fatto compiuto, contro altri che appaiono più prudenti.

Sono possibili colpi di testa e colpi di mano, corrono tentazioni di usare la forza assoluta, quella dove gli USA, alle corde, mantengono una superiorità schiacciante. Inutile dire quanto questo sia inquietante.



Fonte: http://www.effedieffe.com/content/view/3939/166/
  



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Ho inviato questa mail alla Redazione Esteri del TG1 attendo la risposta  Mr. Green

INTERVISTA DI VITA AL VESCOVO CATTOLICO ROMANO  DI T'BLISI
da vita.it


... VITA: Come valuta il lavoro dei media in
questo conflitto?
PASOTTO: Sono davvero scioccato dalle
palesi falsità che sono state raccontate.
Penso che la politica ormai detti l'informazione.
Oppure vi è una professionalità
davvero bassa… oppure ancora si tratta
semplicemente di una guerra mediatica
parallela a quella combattuta con le armi.
Ho perso moltissima fiducia.

Che ne dite ? Che ne dice il Vs Direttore ?
Saluti
  



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Karenin ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Mio Dio ... analizzarebbe il tipo con molta attenzione e ne farebbe un vero personaggio (negativo)


Lo penso anche io, con una differenza pero', e cioe' che nei confronti di baffetto, se lo conoscesse, non direbbe mai quello che scrisse sull'episodio delle 90 frustate a un disgraziato cui assistette Mr. Green
  




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Myshkin ha scritto: [Visualizza Messaggio]


C’è qualche meraviglia?  Per me nessuna. Disgusto e nausea, ma non certo meraviglia.


Condivido perfettamente. Forse e' anche per questo che ormai da quasi dieci anni non seguo piu' i giornali ma leggo libri e seguo altre fonti di informazione.
Aveva ragione Gaber: "Io se fossi Dio
maledirei davvero i giornalisti
e specialmente tutti
che certamente non sono brave persone
e dove cogli, cogli sempre bene.
Compagni giornalisti avete troppa sete
e non sapete approfittare delle libertà che avete
avete ancora la libertà di pensare
ma quello non lo fate
e in cambio pretendete la libertà di scrivere
e di fotografare.
Immagini geniali e interessanti
di presidenti solidali e di mamme piangenti.
E in questa Italia piena di sgomento
come siete coraggiosi, voi che vi buttate
senza tremare un momento.
Cannibali, necrofili, deamicisiani e astuti
e si direbbe proprio compiaciuti.
Voi vi buttate sul disastro umano
col gusto della lacrima in primo piano.
Sì, vabbe’, lo ammetto
la scomparsa dei fogli e della stampa
sarebbe forse una follia
ma io se fossi Dio
di fronte a tanta deficienza
non avrei certo la superstizione della democrazia"
  




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Risposta odierna della redazione esteri TG1 (dopo 2 mail di sollecito)

"Il vescovo le ha detto che si riferiva al Tg1?
 
Cordiali saluti"

Mia risposta odierna

"A parte la misera ironia da prima elementare (poterste, forse, fare di più),
vi ricordo che l'arroganza che vi contraddistingue nel non rispondere MAI
all'interlocutore - abbia esso ragione o torto - non dovrebbe appartenere
a dei lavoratori di una azieda di PUBBLICO SERVIZIO.
In un paese normale (ma l'Italia sappiamo non essere) dovreste rispondere
al cittadino/telespettatore e non al politico (come usate fare)
Ne prendo ancora una volta atto.
Saluti"
  



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Di nuovo m'inserisco in un vecchio argomento.


Se all'Ovest (in Italia, per esempio) c'è stata una sola ragione alla quale tutti quanti, nonostante i sentimenti contrastanti, facevamo riferimento, nel salutare con gioia la catena di eventi, che portò tra il 1989 ed il '91 all'abolizione dell'URSS ed alla sua frammentazione in una miriade di stati, quella unica ragione fu proprio la consapevolezza del fatto che, venuta meno la contrapposizione ideologica, anche la detestabile "Cortina di ferro", non avrebbe più avuto motivo di sussistere e finalmente "dall'Atantico agli Urali" si sarebbe aperto un vastissimo spazio di convivenza, nuovo ed antico al tempo stesso: la "Casa Comune Europea", come si usava dire negli anni '90.

Purtroppo quella lacerazione si è dimostrata più persistente dei presupposti, che l'avevano generata e, passati quasi vent'anni, è sconfortante constatare, fino a che punto logiche da Guerra Fredda continuano a tracciare divisioni in quello spazio; non si tratta soltanto della ben nota competizione per il controllo delle risorse energetiche globali ma anche di un mancato chiarimento nella percezione reciproca, che da parte occidentale si potrebbe riassumere all'incirca nella domanda, evidentemente malposta: "Chi sono questi nuovi Russi? Hanno infine intenzione di occidentalizzarsi o no?" A parte il fatto che pure i Russi potrebbero chiedersi altrettanto legittimamente: "gli Occidentali hanno intenzione di russificarsi o no?" (ma loro no, non hanno questo diritto, che - com'è noto - spetta solo al vincitore ed i Russi hanno perso la Guerra Fredda), cosa significa "occidentalizzarsi"?

In questa stagione a Roma bisogna indossare maglioni viola bordati di nero, dei quali, per la prossima (quando magari saranno  ancora in perfette condizioni però il colore-moda sarà cambiato), bisognerà disfarsi, gettandoli nel cassonetto dei rifiuti e così facendo, si sarà dimostrato, di riuscire ad andare al passo coi tempi [!]. Naturalmente non tutti si sentono veramente obbligati e molti sono quelli, che si preoccupano di più del problema dell'ecccesso di rifiuti ma la pressione, che ci spinge a seguire quei modelli di comportamento è molto forte.
Per quel po' che ho cominciato a conoscerla (e ad apprezzarla), la Russia, non mi sembra proprio il tipo di paese disposto facilmente a mettere in soffitta i suoi libri di poesia, a lasciare vuoti i suoi teatri e le sue sale da musica, per riempire tutto il tempo libero con il "pellegrinaggio"  alle vetrine dei negozi, in attesa che quelle maglie viola diventino rosse, poi verdi e poi gialle, etc...

A me sembra che le rappresentazioni geopolitiche non aiutino affatto a mettere nella giusta luce la Russia, anzi!  La geopolitica - per fortuna - non è una scienza esatta e nemmeno una verità rivelata ma se noi assumessimo senza riserve il punto di vista esposto nell'articolo di Savino (quello riportato nel post di Antonio), che pure vuole esprimere solidarietà alla Russia, non potremmo trarre altra conclusione: i paesi europei, che si affacciano sui mari caldi, sarebbero alleati naturali della Potenza Marittima (un tempo era l'Inghilterra, oggi gli USA); la Russia, che si estende nel cuore del continente e si affaccia sui mari gelati, sarebbe invece la Potenza Continentale, nemica naturale di quella Marittima (alleati compresi); dunque, che sussistano contrapposizioni ideologiche o meno, che gl'interessi nazionali divergano oppure convergano, tutto questo non conterebbe un bel nulla, perché la posizione, che esse occupano nelle carte geografiche, obbligherebbe le due metà d'Europa ad essere nemiche, sempre e comunque.
Mi domando allora a cosa servirebbero la Politica e gli scambi culturali e commerciali, visto che tutto sarebbe stato stabilito a-priori, come se si trattasse di un immutabile destino, una specie di mistica  delle carte geografiche!

Non nego, che la Geopolitica riesca a mostrare il significato più generale di alcuni fatti, che altrimenti, potrebbero sembrare soltanto locali, questo però diventa ancor più vero per il fatto che queste teorie godono oggi di un grande prestigio e non è da escludere, che possano addirittura influenzare le decisioni, che si prendono nelle stanze dei bottoni.
Anche l'immagine della Russia come il paese "grembo di energie guerriere e di culture tradizionali" mi lascia molte perplessità: sicuramente l'Esercito Russo è una potenza formidabile, con la quale bisogna far bene i conti ma cos'è la Russia? è forse una grande caserma e basta? non c'è proprio nient'altro da apprezzare in quel paese? Dubito che, se un venditore dovesse presentare la Russia al mondo, come si fa con una merce in vendita, farebbe buoni affari, usando quest'argomento. Se si lascia diffondere in Occidente un'immagine così limitata e minacciosa della realtà russa, come possiamo biasimare la signora di Milano in vacanza a Mosca, che teme d'imbattersi nell'"orso russo", ad ogni angolo della Tverskaja?

Meno male che, oltre ai saggi di Geopolitica, esistono anche spazi come questo sito, dove ci si può fare un'idea della profondtà e della ricchezza della cultura russa!


Ciao a tutti, Vincenzo
  



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Un interessantissimo post dell’anno 2008
  

Calendario dell'Anno 2008.jpg
Descrizione: Il Calendario dell'Anno 2008 
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Zarevich
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