«QUANDO LA MERKEL NON SA DOVE GIRARSI»
«КОГДА МЕРКЕЛЬ НЕ ЗНАЕТ КУДА ПОВЕРНУТЬСЯ»
Quando Sahra Wagenknecht parla di Angela Merkel la sua voce assume un tono molto aspro. Quando invece alla Cancelliera si rivolge di persona le sue parole sono cariche di un misto di rabbia ed emozione. Così è stato la scorsa settimana, quando di fronte a tutto il Parlamento tedesco è intervenuta per denunciare le politiche che la maggioranza del Bundestag promuove nei confronti della Russia e a favore degli interessi americani: «Signora Merkel, i valori europei li lasci determinare dalla scelta democratica dei popoli e non dalla volontà americana e dai desideri di un investment banker come Mario Draghi».
Sahra Wagenknecht è la vice presidente del partito della Sinistra tedesco (die Linke). Giornalista e parlamentare, è la faccia politica della sinistra dura e pura che non smette di criticare il sistema economico capitalistico e guarda ancora con una punta di nostalgia alla vecchia Ddr. Nata nella Germania Orientale da una relazione tra uno studente iraniano e una dipendente pubblica della Ddr, la Wagenknecht crebbe a Berlino Est con la madre (da cui prende il cognome). Fin da ragazzina fu attiva politicamente in alcuni movimenti giovanili di ispirazione comunista e organici al regime, esperienza che non ha ma rinnegato. Il suo partito si pone infatti in diretta continuità ideologica ma soprattutto umana con la ormai disciolta Sed. Quasi tutti i colonnelli della Linke, infatti, sono ex funzionari comunisti della defunta Repubblica democratica tedesca, che dal 2007 si sono riuniti per creare un nuovo partito che proiettasse anche nella Germania unificata le idee anticapitaliste avute in eredità. Tra di esse permane una forte avversione per l'egemonia globale statunitense e una malcelata simpatia per la Russia di Putin. Due aspetti, questi, che solo molto raramente trovano consensi nella restante sinistra europea, ma che invece premiano i duri e puri della gauche tedesca, i quali continuano ad essere rappresentati nei parlamenti locali, nazionali (8,6%) e al Parlamento europeo (7,3%). È dal Bundestag che la Wagenknecht lancia i suoi infiammanti e passionali interventi di critica contro Angela Merkel. È attraverso di questi che la carismatica (vice) leader del partito non solo attacca la lady di ferro tedesca, ma anche gli interessi americani in Europa a difesa della politica di buon vicinato con la Russia.
Così è stato lo scorso 19 di marzo, quando in 13 minuti di intervento ha ricordato alla maggioranza che storicamente le priorità della Repubblica Federale Tedesca dal 1989 in avanti sono state la creazione di un'unità europea e la coltivazioni di rapporti amichevoli con la Russia. Entrambi questi obiettivi sono, a suo dire, totalmente vanificati dalla volontà americana di danneggiare gli interessi russi e con essi quelli europei. Ha continuato dicendo che l'allontanamento politico ed economico degli stati dell'Europa orientale dalla Russia non danneggia solo il governo di Mosca, ma anche e soprattutto gli stessi stati protagonisti di questo allontanamenti e che la Germania si annovera tra di essi. Per confermare questa tesi ha poi chiamato in causa il think tank americano Stratfor, che in un suo articolo ha scritto a chiare lettere che il primo obbiettivo della politica estera statunitense deve essere "la scongiura della creazione di un'alleanza russo-tedesca, perché essa è l'unica a potere minacciare i nostri interessi". Ha infine concluso affermando che per porre fine a questa nuova Guerra Fredda ed evitare che con essa tornino a prendere piede i nazionalismi sia fondamentale abbandonare la Nato e le politiche di austerità.
Sahra Wagenknecht si pone come nuovo volto di un anticapitalismo che si ispira al socialismo sovietico e che si sente tale in contrapposizione all'influenza americana sul vecchio continente. La nostalgia per la Ddr non viene rinnegata, sotto molti punti di vista (soprattutto per quanto riguarda la difesa del settore pubblico dalle privatizzazioni) viene anzi vista come un modello da seguire. Le simpatie per la Russia rispecchiano chiaramente l'antica Weltanschauung della classe dirigente della Ddr, che in Mosca vedeva sempre e comunque un punto di riferimento. Non a caso per la Wagenknecht il dialogo costruttivo con la Russia è una risorsa su cui si deve basare la politica estera tedesca. A chi le obbietta che l'omissione della tutela dei diritti umani nella Russia contemporanea ricordi quella vigente nell'ormai esploso blocco sovietico, la vice presidente della Linke ribatte affermando che il sistema politico vigente nella Ddr non è da condannare perché, per quanto non si trattasse di una democrazia, neanche il sistema capitalistico contemporaneo garantisce rende possibile una vera partecipazione popolare alla vita pubblica.
Nemici del capitale e degli Stati Uniti, avversari delle politiche di austerità dell'Unione europea e della Merkel, i tedeschi post-sovietici sono tra gli ultimi esponenti della sinistra occidentale a rivendicare la propria continuità con le proprie origini politiche ed ideologiche. Se nella sinistra italiana è dura scovare chi ancora si ispiri a Marx e Gramsci, in Germania esiste un partito che rappresenta quasi il 10% dell'elettorato che esalta gli Spartachisti e Rosa Luxemburg e guarda con speranza verso Oriente, andando ad assumere posizione che, oltre a loro, solo la destra più estrema rivendica apertamente. Cosa a cui però Sahra Wagenknecht non sembra voler dare troppo peso.
Luca Steinmann, giornalista, collabora con «Die Welt»
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