Vasilij Semenovich Grossman (Василий Семёнович Гроссман, in realtà – Josif Solomonovich) nacque il 29 novembre (12 dicembre) del 1905 nella cittadina ucraina di Berdičev, importante centro dell'ebraismo dell'est europeo. Ricevette la prima formazione scolastica nella scuola reale di Kiev. Suo padre era un chimico, e il figlio percorse le orme di suo padre laureandosi nel 1929, alla Facoltà di Fisica e Matematica dell’Università Statale di Mosca, fino al 1932 lavorò nel Donbass, come responsabile del laboratorio chimico di polvere e gas nella miniera Smolyanka II. Si ammalò di tubercolosi, e si trasferì a Mosca.
Nel 1934 uscì il primo racconto di Grossman, "Nella città di Berdičev”, poi il racconto "Glyukauf", lodato dallo stesso Maksim Gorkij.
Sei mesi dopo l'inizio della guerra, nel 1941, Vasilij Grossman andò al fronte come corrispondente di guerra per il quotidiano dell’esercito “Stella rossa”.
In guerra, iniziò a scrivere il romanzo "Il popolo è immortale" (1943) - esaltazione dei sacrifici sofferti dai popoli dell'Unione Sovietica e dello spirito combattivo che li animò durante l'invasione tedesca del 1941. E scrisse anche saggi su Stalingrado, che andavano a ruba – al fronte e nelle retrovie. I saggi spinsero Grossman alla creazione del romanzo "Stalingrado", ma apparso poi con un altro nome – “Per una giusta causa”.
Nel frattempo, Vasilij Semenovich lavorava sulla seconda parte della dilogia – il romanzo "Vita e destino". Era un lavoro titanico: in dieci anni (1950-1960) scrisse più di mille pagine. Come notò Vladimir Lakshin, il romanzo di Grossman è "enorme, roboante, ramificato”. Un epos simile a quello di Lev Tolstoj. Ci sono molte pagine chiaramente tragiche, per esempio, la descrizione della fine di Sophia Levinton con il bambino David alla vigilia della camera a gas.
Il cuore dello scrittore è sempre stato pieno di compassione per le sofferenze del popolo ebraico. Quando uscì "Babi Yar" di Evtushenko, Grossman disse: "Finalmente, un uomo russo ha scritto che nel nostro paese esiste l’anti-semitismo. I versi non sono gran che, ma qui non si tratta di questo. Si tratta di un atto bello, perfino coraggioso".
Vasilij Grossman, creando "Vita e destino", compì un atto bello e coraggioso. Scrisse il suo romanzo senza guardare ad ogni sorta di tabù e divieti, come una rivelazione dell'epoca di Stalin. In esso lo scrittore affermava che ogni sottomissione sociale è inaccettabile, poiché è essenzialmente un tradimento. In effetti la rassegnazione porta le persone ad un rancore sotterraneo. "Il destino conduce l'uomo - ha detto Grossman - ma l'uomo va perché lo vuole, e lui è libero di non volere".
Quando il romanzo fu finito, si pose il problema, dove stamparlo? A quel tempo Grossman era ai ferri corti con Tvardovskij e pertanto decise di affidare il suo sofferto lavoro a un altro giornale, "La bandiera", il cui direttore era Vadim Kozhevnikov. Questo si rivelò un errore fatale per Grossman.
La revisione del romanzo nella redazione veniva tirata per le lunghe. Infine, il 19 dicembre 1960 si tenne una riunione del Comitato Editoriale. Grossman a causa di un attacco di cuore non poté parteciparvi, ma accettò che il romanzo fosse discusso senza di lui. L'assenza dell’autore scatenò solo i suoi oppositori. Boris Galanov, ad esempio, indirizzò a Grossman una tale filippica: "Il suo talento l’artista lo ha usato per una ricerca e una montatura di tutto quello che c’è di brutto e offensivo nella vita della nostra società, nel carattere della gente. E’ un quadro distorto e antisovietico della vita. Tra lo Stato sovietico e il fascismo, in sostanza, ha posto un segno di identità. Il romanzo è inammissibile per la pubblicazione".
Dal discorso di Viktor Pankov: "Di cosa l'autore non parlerebbe, tutto per lui si restringe al 1937, la tortura, le prigioni, i campi di concentramento, i mucchi di cadaveri durante la collettivizzazione ... Un romanzo storico non obiettivo. Esso può rallegrare soltanto i nostri nemici".
Gli altri pronunciamenti erano del medesimo spirito: Il romanzo di Grossman è un prodotto che è ostile all'ideologia sovietica. In chiusura, Vadim Kozhevnikov dichiarò: "Abbiamo voluto aprire gli occhi a Grossman: affinché capisca la profondità della sua caduta ..."
Nel difficile momento di Grossman a sostenerlo fu quello stesso Tvardovskij. Andò da Vasilij Semenovich, bevette molto con lui e dichiarò che il romanzo era geniale. Poi si lamentò amaramente: "E’ impossibile per noi scrivere la verità, non vi è libertà". E ancora: "Anche io non lo stamperei, salvo che le scene di battaglia ..."
Nell'autunno del 1960 Semyon Lipkin consigliò di conservare le copie del romanzo in un luogo sicuro. Senza dir nulla Grossman diede a Lipkin tre cartelle di colore marrone chiaro. Un'altra copia Vasilij Semenovich la diede al suo amico di istituto Vyacheslav Ivanovic Lobod.
E il 14 Febbraio 1961 il romanzo di Grossman “Vita e destino” fu sequestrato. Vennero da lui delle persone in borghese e presero non solo le copie dattiloscritte, ma il manoscritto originale e le bozze dei capitoli non inclusi, e tutti i lavori preparatori, bozzetti, schizzi, perfino la carta carbone usata e la macchina da scrivere! Da Grossman pretendevano una dichiarazione, che non avrebbe detto a nessuno del sequestro del manoscritto, ma lo scrittore rifiutò di firmare qualsiasi cosa.
A Grossman fu attaccata l'etichetta di "emigrante interno". Ovunque si rifiutavano di stampare i suoi libri. Incapace di sopportare l'isolamento, il 23 febbraio 1962 Grossman scrisse una lettera a Krusciov e gli chiese di chiarire la sorte del suo romanzo. "A lungo e insistentemente ho pensato alla catastrofe che è avvenuta nella mia vita di scrittore, al tragico destino dei miei libri ... Il mio libro non è un libro politico. Ho parlato della gente, del loro dolore, gioia, delusioni, morte, ho scritto dell’amore per la gente e della pietà per il popolo ... "
Krusciov non rispose. Invece delle lettere del sovrano Grossman fu invitato al Comitato Centrale per parlare con il "cardinale grigio " Mikhail Suslov. Questi disse a Grossman: "Il suo romanzo è un libro politico ... il suo romanzo non soltanto è ostile al popolo sovietico e allo Stato, ma anche a tutti coloro che lottano per il comunismo al di fuori dell'Unione Sovietica, a tutti i lavoratori progressisti nei paesi capitalisti, a tutti coloro che lottano per la pace:" E arrivò alla conclusione: "Stampare il suo libro è impossibile, e non sarà stampato". E nel congedarlo Suslov augurò a Grossman "tutto il meglio".
La raccolta di opere di Grossman in cinque volumi promessa da Suslov per molto tempo venne tirata per le lunghe fino a quando il progetto fu definitivamente abbandonato dalla casa editrice. Come ricordava Semyon Lipkin, "Grossman stava invecchiando sotto gli occhi dei suoi cari. Sulla sua testa ricciuta si erano aggiunti dei capelli bianchi, e la calvizie aveva fatto la sua apparizione. La sua andatura si era fatta strascicante. Il telefono aveva smesso di squillare, molti amici di vecchia data lo avevano lasciato. E Grossman aveva bisogno di amici, di compagni, gli interlocutori. Di cosa queste persone avevano paura? Eppure Stalin non c’era più ... " Sì, Stalin non c’era, ma il terrore genetico era rimasto.
Negli ultimi anni, Grossman scrisse gli appunti di viaggio, "Buon per te!" su un viaggio in Armenia, il saggio "La Madonna Sistina", il racconto "Tutto scorre” sulla storia di un uomo che aveva trascorso 30 anni nel gulag. In esso egli descrisse il suo pensiero sul destino della Russia, sul fatto che le radici della sua infelicità non sono nel fanatismo leninista-stalinista, ma molto più in profondità – nella schiavitù russa, che è intimamente intrecciata con le idee di progresso e di rivoluzione.
Alla fine del 1962, Grossman si ammalò di cancro in conseguenza del grave shock nervoso e della depressione. Giaceva nell’ospedale Botkinskij in una stanza singola, e dietro il muro stava morendo di cancro anche Mikhail Svetlov.
La notte dal 14 al 15 Settembre 1964 Vasilij Grossman morì, alcuni giorni prima di compiere 59 anni. Anche la morte dello scrittore fu oggetto di censura. Sulla Gazzetta Letteraria uscì un necrologio di Erenburg, ma senza darne un ritratto. Dal testo fu scartata tutta la vita, lasciando solo parole senza significato. Qualcuno chiese con stupore ad uno dei dirigenti dell'Unione degli scrittori ': "Davvero c’è bisogno di rivedere Erenburg? La risposta fu: "Proprio lui bisogna rivedere"
Adesso sulla sorte postuma delle opere di Vasilij Grossman.
La copia del manoscritto di "Vita e destino" salvata da Lipkin fu fotografata su microfilm da Andrej Dmitrevich Sacharov. Vladimir Voinovich riuscì a portarla all'estero, e nel 1980 il romanzo fu stampato in Svizzera. In patria, "Vita e destino" venne pubblicato sulla rivista "Ottobre" nel 1988 e allo stesso tempo, uscì il libro. Il racconto "Tutto scorre" vide la luce la prima volta in Germania nel 1970, e dopo 19 anni, in URSS. Nel 1985, a Tel Aviv, sono stati pubblicati i due volumi di Grossman "Sui temi ebraici".
Concludiamo con una miniatura di Vasilij Grossman - "Il senso della vita":
"Discutevano, qual è il significato della vita.
- Nella lotta!
- Nell’amore!
- Nel lavoro creativo!
- Nel godimento!
- Stolti - disse l'ultimo. - Poiché il significato della lotta, dell’amore, della creatività, del godimento è nella vita stessa ".
Nella vita di Vasilij Grossman vi erano tutte queste componenti. E c'erano anche le molestie, la critica, il rifiuto, la gelosia, - tutte le erbe amare dei campi russi. Ma il suo talento ha dimostrato di essere più forte.
In Italia il libro è stato pubblicato per la prima volta dalla casa editrice Jaca Books nel 1983, diventando una sorta di oggetto di culto, poco accessibile ai grandi circuiti editoriali. Ormai questa edizione è praticamente introvabile.
Nel 2008 fortunatamente il libro è stato pubblicato in una nuova traduzione dalla casa editrice Adelphi, ed è acquistabile senza problemi.
QUI si può scaricare il libro in lingua russa
e QUI lo si può leggere online
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Descrizione: | «Жизнь и судьба» |
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Descrizione: | «Vita e destino» |
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