«LA FANCIULLA DI NEVE» «СНЕГУРОЧКА»
Libretto proprio, dalla piece teatrale di Aleksandr Ostròvskij «Snegùrochka»
Opera fantastica in un prologo e quattro atti
Prima: Pietroburgo, Teatro Mariìnskij 1882
PERSONAGGI:
La Fata Primavera (mezzosoprano) Весна-Красна
Il Nonno Gelo (basso) Дед Мороз
La Fanciulla di Neve (soprano) Снегурочка
Lo Zar Berendèj (tenore) Царь Берендей
Bermjata, boiaro (basso) Бермята, ближний боярин
Bobyl Bakùla (tenore) Бобыль Бакула
Bobylìkha (mezzosoprano) Бобылиха
Lel’, pastore (contralto) Лель, пастух
Kupàva, giovane figlia di un ricco abitante del paese (soprano) Купава
Mizghìr’, commerciante (baritono) Мизгирь, купец
Un paggio di corte (mezzosoprano) Царский отрок
Il primo araldo (basso) Первый бирюч
Il secondo araldo (tenore) Второй бирюч
Il Folletto della foresta (tenore) Леший
Animale impagliato (basso) Соломенное чучело
Suonatori di salterio al servizio dello zar Berendej, suonatori di gùsli, di rebec e di cornamusica, boiardi e loro consorti, bardi, buffoni, menestrelli, violinisti, pastori, i giovanetti e giovanette, Berendjani di tutte le specie, elfi della foresta, fiori, seguito della Primavera, gli uccelli: le gru, le anatre, i gracchi, le gazze, gli stornelli, le allodole
ATTENZIONE!
La riproduzione totale o parziale dell'esposizione sintetica del balletto di Nikolaj Rimskij-Korsakov «LA FANCIULLA DI NEVE» («СНЕГУРОЧКА»), in qualunque forma, su qualsiasi supporto e con qualunque mezzo è proibita senza espressa autorizzazione del forum «ARCA RUSSA»!
«LA FANCIULLA DI NEVE» «СНЕГУРОЧКА»
L’azione si svolge nel paese dei Berendjani nei tempi preistorici russi. Il prologo si svolge sulla «Collina Rossa» nei pressi della città di Berendej, capitale dello Zar Berendej.
PROLOGO
L’inizio della primavera all’equinozio di marzo. La Collina Rossa coperta di neve. A destra, alberelli ed un boschetto di giovani betulle, a sinistra, un bosco già fitto di grandi pini dai rami piegati sotto la neve. In fondo, sotto la Collina, scorre il fiume, c’è la capitale dello Zar Berendej, con palazzi, case, isbe, tutte di legno dipinto a vivi colori. Le finestre sono illuminate. La luna piena inargenta. Si ode lontano il canto dei galli. Lo spiritello, il folletto della foresta, sta seduto su un ramo. Tutto il cielo a poco a poco si popola di uccelli che vengono d’oltremare. La Fata Primavera (Веснà-Краснà) trainata da cicogne, cigni ed oche scende sulla Collina Rossa circondata dal suo seguito di uccelli. Sedici anni prima lei diventò la moglie del rigido e vecchio Nonno Gelo. Da quando il paese dei berendjani è soggettodai crudeli e freddi inverni. Il Sole Jarìlo con gelosia guarda quest’alleanza fra il Nonno Gelo e la Fata Primavera, ed anche la Fata stessa languisce in schiavitù, amando sua figlia Snegurochka, la Fanciulla di Neve, non si decide a contraddire il terrificante Nonno Gelo.
Dal bosco esce il Nonno Gelo. Gli uccelli si nascondono fra gli alberi. Allo spuntar del giorno lui deve abbandonare la terra dei Berendej e volare nella tundra siberiana. Lo disturba solo la sorte di sua figlia, la fanciulla di neve. Il Nonno Gelo sente dire che il Sole Jarìlo vuole rovinarla facendo nascere in lei il fuoco dell’amore. Per ora la Fanciulla è fredda e pura di cuore e non conosce nessun amore. Il Nono Gelo vuole collocarla sotto la sorveglianza nel grande villaggio dal contadino Bobyl e sua moglie Bobylìkha. La Fata Primavera chiama la Fanciulla di Neve. Avendo saputo che può vivere fra gli uomini nel villaggio, lei si rallegra e alla domanda del padre perché lei vuole lasciare il bosco e vivere in vilaggio, lei gli risponde che le piacciono delle canzoni umane. Né il canto dell’allodola, né il grido dei cigni, né il gorgheggio dell'usignolo, nessuno può eguagliare le canzoni del pastore Lel’ (Лель): «Le canzoni dell'uomo! Con le piccole compagne al bosco andar, coglier fragole e risponder ai richiami. Danzar lieti in tondo e, dopo Lel’, dir in coro un ritornel di Primavera…». Il Nonno Gelo e la Fata Primavera salutano la figlia e incaricano il folletto del bosco di badare a lei e difenderla. La tempesta si placa, le nuvole si diradano. Una folla di Berendejani spinge verso il bosco la slitta con il pupazzo che rappresenta il Carnevale. La Fanciulla di Neve è fra gli arbusti e si nasconde in un albero forato. Bobyl e Bobylìkha si dirigono verso il bosco, ma si fermano stupefatti scorgendo la Fanciulla: «Non cerco alcuna strada. Prendetemi con voi, se siete buoni. Vorrei vivere con voi. Chi primo mi ha scorta come figlia mi comandi!». I contadini ne sono contenti e lusingati. La Fanciulla dice addio alla sua vita passata: «Addio padre mio, o mamma, addio. E tu pure, bosco, addio!».
ATTO PRIMO
Il quartiere d’oltre fiume nella città di Berendej. Sulla destra, la povera casa di Bobylo dalla soglia sbilenca, con una panchina davanti. A sinistra, invece, la grande casa di Kupava. In fondo alla via un cortile con degli alleari e attraversato da una viuzza. È sera. Si sente il suono di strumenti agresti. Gli abitanti si sono radunati e fra loro Bobyl. Entra il pastore Lel’ suonando una specie di clarinetto. La Fanciulla gli chiede di cantare una canzone e gli regala un fiore.
La prima canzone di Lel’:
«Fragoletta ch’è cresciuta
Dentro il bosco dove non c’è sol,
Orfanella ch’è venuta
Alla luce destinata al duol,
Ah, Lado, mio Lado.
Senza sole ne tepore
Nel suo bosco l’una gelerà
Senza il bacio dell’amore
L’orfanella ancora appassirà …»
Nel fondo compaiono delle ragazze che vengono a chiamare Lel’. Lel’ getta il fiore donatogli dalla Fanciulla di Neve e si avvia verso le giovinette. La Fanciulla è afflitta. Capisce che il bel Lal’ si annoia con lei. Lei sente che le manca l’amorevolezza che potrebbe infervorare Lel’ di amore. La sua amica Kupàva (Купава) ha compassione per la Fanciulla, ma lei non ha tempo di occuparsi degli altri. Oggi nel villaggio arriva il suo fidanzato Mizghìr (Мизгирь). Nel Giorno del Sole Jarìlo dovrà essere le loro nozze. Arriva con le navi il mercante Mizghir con la sua compagnia. Kupava corre a nascondersi fra le altre ragazze. Mizghir prende il sacco dal servitore e comincia a distribuire regali alle ragazze portate. Così secondo l’antica tradizione il fidanzato deve riscattare la sua fidanzata. Regala un sacco di noci e di pan stampato: «Dite un po’ ragazze belle, nella vostra bella schiera è Kupava prigioniera?». Le giovinette cominciano il canto nuziale, i giovinetti circondano Kupava. I ragazzi stendono i berretti per aver la loro parte. Mizghir dà loro due manciate di monete e prende Kupava. Kupava e Mizghir’ vanno da parte e si siedono sulla soglia: «Cuor del mio cuor! Amico mio! La libertà di bimba e le mie compagne cambio col gentile amico. Non ingannare Kupava, non fare mal al cuor d’una fanciulla!». Ad un tratto Mizghir’ vede la Fanciulla di Neve. Sconvolto dalla bellezza straordinaria della Fanciulla di Neve, Mizghir respinge Kupava e supplica la Fanciulla di Neve di amarlo. Kupava è disonorata. In disperazione lei vuole affogarsi, ma il pastore Lel’ la trattiene. Il popolo critica aspramente Mizghir’ e consiglia a Kupava di ridurlo alla ragione dallo Zar Berendej.
ATTO SECONDO
L’anticamera del palazzo dello zar Berendej. Nel fondo si scorgono le cime degli alberi del giardino e torri e torrette di legno scolpito. Lo zar Berendej è seduto sul trono d’oro e dipinge una colonna. Da presso gli stanno i suonatori di gùsli con gli strumenti. Sulle soglie delle porte stanno i paggetti dello zar. Lo zar è preoccupato. Da quindici anni il paese è in disgrazia del Sole Jarilo. Le estati sono sempre più corte, le primavere sono più fredde: «Nei cuori umani veggo un raffreddarsi. Non veggo in lor la fiamma dell’amor. Non vogliono più servire la bellezza…» - dice al suo boiardo Bermjata. Come si deve entrare nelle grazie del Sole Jarilo? Come si deve restituire la sorgente della vita armonica ai berendiani? Lo zar Berendej prende la decisione di festeggiare il Giorno del Sole Jarilo con gli sposalizi di tutti i fidanzati del regno. I paggi introducono Kupava la quale piangendo e mettendosi in ginocchio prega lo zar di punire il suo offensore Mizghir’. Lo zar Berendej è arrabbiato. Ordina di trovare Mizghir’ e di convocare tutto il popolo al giudizio dello zar. Le guardie arrivano con Mizhgir’. Bermjata dispone i cortigiani. Alla fine del corteo appare anche lo zar Berendej. Lo zar esige che Mizghir’ sposi la ragazza offesa. Ma Mizghir’ davanti a tutto il popolo rinnega Kupava perché lui ama la Fanciulla di Neve. Tutto il popolo condanna Mizghir’ a vivere in esilio Ma in questo momento arriva la Fanciulla di Neve. Lo zar la vede e ne è affascinato.
Cavatina dello Zar Berendej:
È piena di beltà la fertile natura.
Tesori prodiga con abbondanza grande
E in varia forma e nuova l’impronta
Ne puoi ritrovar.
Un fiore primaverile ti getterà, così, in un canto
Campanula gentil dal capo chino al suol,
lo spruzza a sera d’argentea brina
che venuta è già Primavera a inebriaci.
Snegurochka è giunta l’ora tua
Ti cerca dunque un dolce amico!
Lo zar chiede alla Fanciulla di scegliere il fidanzato, ma il suo cuore non conosce l’amore:
La Fanciulla: - Dove lo cercherò? L’ignoro.
Lo Zar: - Nel tuo cuore.
La Fanciulla: - A me non parla il cuore.
Mizghir’ supplica lo zar di rimandare il suo esilio: «Illustre zar! Ritardami la pena. Ti giuro che il mio amor incendierà l’intatto cuor della Fanciulla di Neve».
ATTO TERZO
Un grande spazio nel bosco. Da destra a sinistra un bosco fitto come una muraglia. Davanti al bosco, da ambo le parti, bassi alberi. I giovani berendiani ballano in tondo. Giovani e ragazze portano corone. I vecchi e le vecchie stanno a capannelli sotto gli alberi, mangiando pan stampato e bevendo birra d’orzo. Nel primo cerchio c’è Kupava, Lel’ e la Fanciulla di Neve. Mizghir’ non prende parte ai giochi e appare ogni tanto fra il popolo scomparendo poi nel bosco. Lo zar col seguito guarda da lontano i giochi. Lel’ canta la sua canzone:
La seconda canzone di Lel’:
«Una nube disse un giorno al tuono:
“Tu fai chiasso mentre io bado a spruzzar con la pioggia
Questa terra a rinfrescar”
Ah, che festa per i fiori sarà!
Le ragazze andran per frutti nel bosco
e i ragazzi le seguiranno insieme a Lel’,
mio Lel’, Lel’ mio, leli, Lel’! …».
Lo zar è commosso dal canto del pastore Lel’ e gli propone di scegliere una ragazza. Lel’ si dirige verso le ragazze. La Fanciulla di Neve si rassetta e si fa bella. Lel’ passando vicino a lei, si ferma per un istante indeciso: «Prescegli dunque me, mio dolce Lel’». Lel’ passa avanti, verso Kupava. La Fanciulla di Neve, tutta in lacrime, fugge verso il boschetto. Lel’ sceglie Kupava, la conduce allo zar Berendej, e per la strada le dà un bacio. Si è fatta notte. Tutti se ne sono andati. La fanciulla di Neve è sola e triste. Lei sogna dell’amore di Lel’. Arriva Mizghir’. Le sue strane dichiarazioni d'amore fanno paura alla Fanciulla di Neve. In confusione lei fugge. Corre attraverso lo spiazzo verso il bosco in fondo. Lo spiritello si trasforma in un tronco d’albero secco. Mizghir’ vorrebbe inseguire la Fanciulla di Neve, ma improvvisamente sorge un bosco davanti a lui. Mizghir’ tenta di penetrare fra gli alberi. Lo spiritello ricompare. Appare l’ombra della Fanciulla di Neve. Mizghir’ corre verso l’ombra. L’ombra scompare ed in sua vece rimane un tronco d’albero dove due lucciole brillano come un par d’occhi. Gli arbusti ed i rami degli alberi variano di forma in modo fantastico. L’ombra della Fanciulla di Neve appare dall’altra parte e attira l’attenzione di Mizghir’. La visione scompare, Mizghir’ corre a inseguirla. Si fa giorno. Escono Lel’ e Kupava. Loro parlano del loro amore e si preparano insieme a festeggiare il Giorno del Sole Jarilo. Appare la Fanciulla di Neve fra gli arbusti ed osserva Lel’ e Kupava. Il suo cuore conobbe il tormento della gelosia, ma non conobbe l’amore. La Fanciulla di Neve si rivolge a sua madre, la Fata della Primavera:
«O Madre Primavera!
Ascolta il mio dolor, l’amor fuggì.
Ridammi il cuor ignaro, o mamma,
Ritorna alla bimba tua. Rendile amor.
O Madre Primavera. O dammi ancor l’amor!
O mandami la morte».
ATTO QUARTO
La Valle di Jarilo. In fondo un lago circondato da piante di larice e da piante acquatiche con splendidi fiori. Sulle rive alberelli fioriti con rami piegati sopra le acque. A destra la montagna di Jarilo, con la vetta acuta. È l’alba. La Fanciulla di neve aspetta sua madre. Dal lago sorge la Primavera circondata di fiori. La Fata Primavera si siede sull’erba con la Fanciulla di Neve accanto. I fiori la circondano: «Con l’alba mattutina vien Jarilo ed incomincia il regno dell’Estate. Rispondi orsù, che manca a te?». «L’amor» – risponde la Fanciulla di Neve, «- Intorno a me è amor, son lieti tutti quanti …». La Fata Primavera mette la corona sulla testa della Fanciulla di Neve: «Son pronta, figliola, a far quel che vuoi. A darti l’amor e quel che vuoi tu. In questa corona c’è fonte perenne di forza amorosa, d’immenso potere. Trattienila!». L’alba si fa sempre più chiara. La Fata Primavera scompare nel lago coi fiori. La Fanciulla di Neve guarda incantata il mondo della natura con gli occhi aperti. Dal bosco esce correndo privo di forze e strapazzato Mizghir’. La Fanciulla di Neve vedendolo porge le mani a lui. IL suo cuore è pieno dei nuovi sentimenti sconosciuti prima. Lei non può staccare gli occhi da Mizghir’. La Fanciulla di Neve e Mizghir’ si mettono all’ombra dei piccoli alberi. Dal bosco e dalla montagna arriva il popolo. Davanti i suonatori di gusli che suonano, poi i pastori coi pifferi. Dietro a loro lo zar Berendej col seguito e dietro lo zar le coppie dei fidanzati in abito di gala. Infine la massa dei berendiani. Giunto nella valle il popolo si divide in due parti. Tutti stanno in attesa di veder sorgere, ad oriente, i primi raggi del sole e cominciano a cantare. I fidanzati prendono le fidanzate e salutano lo zar. Arrivano Mizghir’ e la Fanciulla di Neve: «Illustre Zar! Il voto del tuo cuore era legge a me, ed io compio il voto. Benedici le mie nozze con la Fanciulla di Neve!». Ma uno splendido raggio di sole penetra la nebbia e colpisce la Fanciulla di Neve.
Aria della Fanciulla di Neve:
Che avvien di me? È gioia questa o morte?
O qual gioir! Che piena di delizie!
O Madre mia! O Primavera!
Ti rendo grazie per la gioia,
Pel dolce dono d’amor che tu mi hai fatto!
Non so qual dolce ebbrezza
Scorra in ogni fibra mia.
O Lel’, ascolto come in sogno
Il languido tuo canto.
Ho fiamme agli occhi
Nel cuor e nel sangue l’ardore!
Amo, e mi stempro nel senso dolce dell’amor.
Addio, compagne tutte, addio, promesso amore.
Addio! O amore mio, sono tutta tua!
A te lo sguardo estremo vada!
L’estremo sguardo è tuo o dolce amor!
La Fanciulla di Neve svanisce. Mizghir’ fugge verso la montagna di Jarilo e si getta nel lago. Lo Zar Berendej si rivolge al suo popolo: «La triste fin della Fanciulla di Neve nostra, e di Mizghir il tragico destin, non debbono sbigottirci». Del Gelo la figlia, la fredda Fanciulla di Neve è ormai scomparsa. Da quindici anni stava offeso il Sole. Ed or con questa morte avranno fine le tirannie moleste dell’Inverno. O lieto Lel’ intona un canto in lode di Jarilo, e canteremo teco!». Il pastore Lel’ canta la sua canzone.
La terza canzone di Lel’:
«Luce e forza del Dio Jarilo,
Il bell’astro del nostro cielo,
Non c’è nulla più bel di te!
Manda Signore d’ogni splendore
Col caldo fertile
L’Estate più torrida
Luce! Sorgi!»…
Tutti in attesa guardano verso oriente. La nebbia si dissipa verso la cima della montagna. Jarilo si mostra sotto l’aspetto di un giovinetto, vestito di bianco, con nella mano destra una testa umana luminosa e nella sinistra un covone di grano. Ad un segno dello zar i servi conducono al sacrificio pecore e tori con le corna dorate, barili d’idromele e gli attrezzi per l’agape.
«Luce! O almo Sol!»
Ultima modifica di Zarevich il 01 Gen 2018 10:56, modificato 2 volte in totale
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Descrizione: | Nikolaj Rìmskij-Kòrsakov (1844-1908) «LA FANCIULLA DI NEVE» Libretto proprio, dal racconto di Aleksandr Ostròvskij «Snegùrochka» |
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