Quella che segue è la trascrizione della conferenza stampa dopo la fine del Consiglio Russia-NATO, Lisbona 20 novembre 2010
(video originale è sul sito www.kremlin.ru)
Domanda di un’inviata del canale televisivo russo in lingua inglese Russia Today: Signor Presidente, in molti, sia gli analisti che i leader dei paesi membri della Nato, hanno già definito questo summit come storico e cruciale nelle relazioni tra la Russia e la Nato. Lei si trova d’accordo con tale valutazione? Ciò potrebbe significare che Lei è riuscito a far capire la posizione della Russia ai membri dell’Alleanza Atlantica? E come è stata percepita tale posizione? Grazie molte.
Dmitrij Medvedev: Grazie. Oggi in generale i miei colleghi erano molto generosi con le definizioni. Forse, tale fatto è un bene. Io stesso ho usato la parola “storico” per dire che abbiamo fatto molta strada: da una serie di illusioni, che forse si avevano negli anni ’90, fino a una produttiva collaborazione degli inizi del decennio attuale dopo di che vi è stato una periodo di seri disaccordi, il disgelo, e ora ci troviamo in un periodo del rafforzamento della collaborazione. Pertanto nell’insieme sono d’accordo che questo è un periodo molto importante per la costruzione di una partenership produttiva e a tutto campo tra la Russia e la Nato. A proposito, in uno dei documenti approvati dopo le dichiarazioni del Segretario generale si parla della nostra ricerca dello sviluppo del partenariato strategico. E non si tratta di una definizione casuale. Ciò significa che nelle relazioni tra i nostri paesi si è riusciti a superare le difficoltà dell’ultimo periodo.
Per quanto concerne i risultati concreti essi hanno trovato la loro completa espressione nei documenti ufficiali. Ciò nonostante un qualche cosa vi dirò. Prima di tutto, abbiamo constatato che il periodo del disgelo e dei malcontenti è effettivamente finito. Noi con l’ottimismo guardiamo nel futuro e cerchiamo di sviluppare le relazioni tra la Russia e la Nato in tutte le direzioni, ma esistono delle sfere chiave che sono importanti per noi e lo sono anche per l’Alleanza atlantica e per i paesi membri della Nato. Questa è una collaborazione che riguarda diversi campi: la lotta contro il terrorismo come una delle minacce più serie e complesse con cui si scontra l’umanità (e non è un caso che abbiamo approvato la lista generale delle minacce di fronte ai quali si trovano i nostri paesi); la criminalità legata alla droga; i problemi legati alla pirateria, alla proliferazione delle armi di distruzione di massa. Su tutti questi temi noi non abbiamo pressoché nessuna divergenza. Vorrei ricordare che anche nel periodo più difficile, quando dopo il 2008, dopo la crisi nel Caucaso, i rapporti tra i nostri paesi si erano inaspriti, la collaborazione nella sfera alla lotta al terrorismo venne comunque mantenuta. Proprio questa era la mia posizione consapevolmente scelta. Allora non era certamente facile riuscire ad ascoltare l’un l’altro, ma comunque abbiamo continuato la collaborazione su questo problema. E tanto più tale collaborazione risulta naturale in questo momento. Continueremo a collaborare in modo produttivo rispondendo a tutte le sfide che si presentano. E in questo abbiamo già raggiunto molto.
Un altro tema su cui oggi si è discusso molto – lo scudo antimissile europeo. Sembra che vi sia tutto nuovo. Gli stessi europei e i membri della Nato per ora non hanno un’idea chiara che cosa ne uscirà fuori, che aspetto avrà il tutto ed infine quanto costerà. Ma allo stesso tempo tutti capiscono che nel suo insieme lo scudo antimissile ha un valore soltanto nel caso in cui diventa un sistema universale e non uno degli elementi che favoriscono un paese o l’altro o che si espandono soltanto su delle singole aree di operazioni militari. Ed è proprio in questa direzione che si è svolta un’interessante discussione oggi. Forse ne parlerò più tardi. Abbiamo deciso che senz’altro continueremo i lavori.
Abbiamo parlato della collaborazione in Afghanistan. Questo tema forse è uno dei temi che ha un’estrema importanza per la Federazione russa, ma certamente non di meno lo è per l’Alleanza atlantica, per i paesi che contribuiscono alla sicurezza, e cioè gli alleati della Nato e i relativi paesi che aiutano questa missione. E pure su questo tema si ha una buona intesa poiché anche nei tempi difficili non abbiamo interrotto la collaborazione. Abbiamo acconsentito al transito civile e poi a quello militare. E oggi continuiamo la discussione su questo tema. Abbiamo parlato dello sviluppo di vari tipi di transito, compreso quello dei carichi sul territorio della Federazione Russa. Per questo se parliamo dei tradizionali temi che caratterizzano il rapporto Russia-Nato, allora si può dire che la situazione è alquanto buona. Ciò non significa che non vi siano rimaste delle divergenze. Le divergenze rimangono.
Una delle divergente più importanti è la valutazione di quanto è accaduto nel 2008, la visione di quanto è avvenuto nell’agosto 2008 e la visione dei mutamenti geopolitici avvenuti in quel periodo, nello specifico, del fatto che si sono creati due nuovi stati: l’Ossezia del Sud e l’Abcasia. Ma abbiamo convenuto che questo argomento non deve compromettere il nostro rapporto. Continueremo la discussione su questo tema. Noi vorremmo che queste discussioni si svolgessero in modo produttivo perché questo è il modo attraverso cui si può garantire la pace nel Caucaso, come del resto in tutta l’Europa in generale. Queste discussioni possono avvenire anche se noi rimaniamo con le nostre opinioni e gli alleati della Nato con le loro.
Ci sono anche altre questioni su cui abbiamo divergenze, ma, uno, non sono tante e, due, abbiamo convenuto che queste non devono arrivare a rompere le nostre relazioni. Al contrario, noi dobbiamo cercare di trovare le soluzioni per queste situazioni difficili, dobbiamo operare in modo da riuscire a sentire le argomentazioni della controparte.
Sommando tutto questo posso dire che il Consiglio Russia-Nato rappresenta un passo molto importante per il rafforzamento delle nostre relazione ed è un avvenimento storico, anche perché tutte le nuove idee e i nuovi accordi sono sempre una parte della storia.
Domanda di un inviato del canale televisivo russo Ntv: Signor Presidente, Lei ha appena parlato del sistema europeo di difesa antimissile dicendo che la discussione continuerà in futuro. Allo stesso tempo si sa che Lei aveva già dichiarato più volte che la Russia teoricamente era già pronta per tale discussione. Perciò il Suo discorso, le Sue proposte durante il Consiglio i leader dell’Alleanza atlantica, si può dire, più che aspettavano. Che cosa ha detto loro? Che cosa ha proposto loro? Qual è la posizione della Federazione russa in questo momento e come hanno reagito a queste proposte i Suoi colleghi? Grazie.
D.M.: Grazie. E’ una domanda davvero importante ed è stata al centro dell’attenzione. Ho dedicato una parte considerevole del mio discorso all’idea del sistema europeo di difesa antimissile. Negli ultimi decenni il mondo si era sviluppato sul concetto del contenimento atomico. In questo memento non metto in discussione se è un fatto positivo o meno perché i giudizi saranno sempre divergenti. Da una parte, a nessuno piacciono le armi nucleari, dall’altra, invece le armi nucleari hanno aiutato a mantenere la pace in Europa per decenni, ma la comparsa dei sistemi di difesa antimissile è in grado di infrangere l’equilibrio attuale il che non giova né all’Europa né ne al mondo intero. Vi ricorderete che abbiamo sempre dedicato una particolare attenzione alle idee legate alla difesa antimissile. E quando la precedente amministrazione degli Stati Uniti propose di creare una terza zona di posizionamento dei missili… Vi ricordate qual era la reazione della Russia? La reazione era estremamente dura. Perché? Perché ci si può dire quello che si vuol dire, ma avevamo ritenuto e riteniamo che questa idea era indirizzata prima di tutto contro gli interessi della Russia e soltanto dopo (o in misura minore) contro i paesi che potrebbero adoperarsi per la proliferazione incontrollata delle armi nucleari o per il lancio dei missili dal loro territorio dove non si capisce proprio che cosa sono questi lanci. Bisogna dar atto che l’attuale amministrazione degli Usa ha trovato in sé il coraggio di rinunciare dall’idea della terza zona di posizionamento missili. Come risposta la Russia ha rinunciato al posizionamento dei missili e del radar nella regione di Kaliningrad1. E penso che tale fatto ha subito allentato le tensioni e ha dato la possibilità di parlare dello scudo antimissile non come di un sistema rivolto contro uno stato in particolare, o di alcuni stati, ma come un sistema globale. Ma allo stesso tempo si mantiene il potenziale nucleare. E quando pensiamo allo scudo antimissile, noi dobbiamo considerare in che misura influenzerà il sistema europeo di difesa antimissile il nostro potenziale nucleare. Dunque la nostra posizione è molto semplice. Se ci occupiamo tutti insieme dello scudo antimissile, questo scudo non deve infrangere l’equilibrio esistente perché per ovvi motivi se a seguito di un sistema di difesa antimissile il potenziale nucleare viene spostato da una delle parti… Tale fatto cosa provoca? Provoca la corsa agli armamenti. In tal modo l’idea di avere lo scudo antimissile può risultare quanto come costruttiva tanto come pericolosa.
Riguardo allo scudo antimissile europeo così come è stato discusso dagli alleati della Nato, sarò sincero, devono ancora capire bene che cosa sarà questo sistema. Gli stessi paesi europei devono ancora chiarirsi le idee sul proprio ruolo e che forma avrà alla fine lo scudo antimissile europeo, in particolare dopo la sua realizzazione, diciamo, entro il 2020. Anche noi dobbiamo capire il nostro ruolo. E certamente si deve partire dal presupposto che la nostra partecipazione deve essere realizzata su un piano assolutamente paritario. Anzi, la nostra partecipazione può essere realizzata soltanto in qualità di partner. Nessun altro tipo di partecipazione, come si dice solo di facciata, non è ammissibile. O la nostra partecipazione è una partecipazione a tutti gli effetti – ci si scambia le informazioni, ci si occupa insieme della soluzione dei problemi – o noi non partecipiamo in nessun modo. E se noi non partecipiamo in nessun modo chiaramente saremo costretti a difenderci. Proprio per questo motivo in Russia è stata elaborata una serie di idee sulle modalità di partecipazioni allo scudo antimissile europeo. Si tratta dei principi di parità, trasparenza, adattabilità al processo tecnologico e responsabilità per la soluzione di vari tipi di problemi.
Abbiamo proposto l’idea di creare un cosiddetto sistema di difesa antimissile per settori. Questo è un tema che richiede un’analisi a parte. Io oggi non ho insistito su una risposta rapida. Capisco inoltre che riguardo all’assegnazione delle responsabilità nel quadro dello scudo antimissile europeo diversi paesi possono avere posizioni diverse, ma se si pensa di realizzare davvero questa idea, allora vi è un senso anche per noi di prendere parte a questa iniziativa. In quel caso, avendo la comprensione del carico di responsabilità che ci sarà affidato, saremo pronti per una piena collaborazione con i nostri partner. Abbiamo raggiunto un accordo. Riguardo a questa questione ho condotto i negoziati uno a uno con una serie di paesi europei: Francia, Germania, Gran Bretagna; più volte con il presidente Obama dicendo che continueremo il dialogo in tutte le questioni relative allo scudo antimissile europeo. Le porte per il dialogo ora non sono chiuse, al contrario, sono aperte, ma i risultati finali per noi devono essere comprensibili e accettabili. Quindi continueremo il dialogo.
Domanda del giornalista del The Guardian: Il presidente Obama certamente aveva già parlato del resetting delle relazioni tra gli Usa e la Russia e l’incontro di oggi è considerato come il resetting delle relazioni tra la Nato e la Russia. Lei ha detto che in questo senso si sente ottimista. Potrebbe dirci cosa succederà con questo resetting se il presidente degli Usa non riuscirà ad ottenere la ratifica del nuovo accordo Start a Washington.
D.M.: Sarebbe un vero dispiacere poiché in tal caso il lavoro di un gran numero di persone volto all’attenuazione generale delle tensioni, al resetting delle relazioni tra la Russia e gli Usa, al resetting delle relazioni tra la Russia e la Nato risulterebbe essere vano. Spero che i legislatori nel Congresso degli Usa adottino un approccio di responsabilità, tanto più che l’accordo Start (Strategic Arms Reduction Treaty) interessa non solo alla Russia, ma anche agli Usa e a tutti gli altri paesi. Quaranta minuti fa ne ho parlato con il presidente Obama e lui mi ha detto di essere intenzionato a lavorare attivamente con il Congresso su questo versante. Spero che questo lavoro finisca con un successo poiché se noi non riusciremo a fare un passo in avanti su questa questione si capisce che il mondo non potrà diventare più sicuro. Ma alla fin fine sono sicuro che vincerà il buon senso e saranno prese le relative decisioni. Noi agiremo proporzionalmente a quanto avverrà negli Usa. Già dal principio avevo detto al presidente Obama che il Parlamento russo agirà in base alle decisioni che saranno prese dal Congresso poiché è nel nostro comune interesse la sincronizzazione del processo della ratifica dell’accordo Start.
Inviato del Wall Street Journal: Gli accordi raggiunti che avete firmato con la Nato potrebbero significare che la Russia si fida della Nato? E il fatto che si sta discutendo sulla cooperazione sullo scudo antimissile europeo con la Nato può significare che Lei condivide la preoccupazione di alcuni paesi occidentali riguardo al pericolo che hanno i missili ed i programmi nucleari dell’Iran2?
D.M.: Ho già detto che il Consiglio che si è svolto e anche il Summit dei membri della Nato sono senz’altro storici. Nel senso che nel corso del Summit sono state approvate decisioni molto importanti e prima di tutto per la Nato stessa. L’approvazione della nuova strategia della Nato è un fatto molto importante per lo sviluppo dell’Alleanza atlantica. Noi abbiamo studiato attentamente gli approcci da adottare nella preparazione della nuova strategia. Alcune cose che essa conteneva creavano delle tensioni in noi e ci sorprendevano, altre invece ci hanno entusiasmato. Da una parte, si tratta di una questione interna alla Nato, dall’altra, non possiamo non interessarci ad essa. E pure la versione finale della nuova strategia, secondo il mio parere, rispecchia il desiderio dei membri dell’Alleanza di costruire con la Russia delle relazioni costruttive, di muoverci verso una piena partnership. È un fatto positivo. Pertanto, relativamente allo sviluppo dei rapporti con l’Alleanza Atlantica, abbiamo compiuto dei passi in avanti malgrado le divergenze e le difficoltà con cui dovremo ancora confrontarci. Ciò che riguarda invece la valutazione delle sfide, la valutazione delle minacce esistenti, abbiamo una relazione in cui sono elencate le potenziali minacce esistenti, comprese le minacce della proliferazione incondizionata delle armi di distruzione di massa, la diffusione di queste armi nel mondo, le minacce legate ai lanci dei missili. Siamo pronti a collaborare con la Nato su questo versante, comprese le questioni legate ai programmi nucleari degli altri paesi.
Di recente ho avuto un incontro con il presidente dell’Iran. Abbiamo discusso le relazioni bilaterali Russia-Iran i quali negli ultimi tempi, per ovvi motivi, non erano dei più semplici. Ma io ho detto nuovamente al mio collega che l’Iran deve dar prova della sua buona volontà ed essendo cosciente del fatto che l’Iran è uno stato sovrano ed indipendente con un’antica storia e desiderosa di sviluppare le proprie forze, la propria economia, l’Iran, avendo il diritto al nucleare pacifico deve dimostrare al mondo che il suo programma di sviluppo dell’industria nucleare è un programma pacifico e che il paese è pronto alla cooperazione con le strutture internazionali, ed in primo luogo con la Aiea (Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica). Pertanto, valutando vari problemi, lo faremo chiaramente in chiave di cui ho già parlato. E con gli alleati della Nato seguiremo con la massima attenzione lo sviluppo dei diversi programmi esistenti negli altri stati. Non possiamo non interessarci sul chi e come si sta sviluppando e sulla situazione attuale del potenziale nucleare presente sul pianeta. C’è chi è già un membro effettivo del club nucleare, e c’è anche chi sta solo cercando di entrare in questo club. C’è chi si legittima come un membro di tale club e dichiara di essere in possesso delle armi nucleari, e c’è chi lo nasconde.
Ci sono anche altri campi in cui collaboreremo.
Domanda di un giornalista del giornale russo Kommersant: Signor Presidente, le relazioni tra la Russia e la Nato sono sempre stati non lineari – da un’aperta ostilità si è passati a una specie di cauta collaborazione. Ora, dopo le Sue dichiarazioni, sembrerebbe che le parti si stiano riconciliando. Ci potrebbe chiarire quali sono i risultati concreti che Lei vorrebbe ottenere dal questo ennesimo momento di amicizia? Grazie.
D.M.: Prima di tutto, io non vorrei che questo fosse solo un ennesimo momento di amicizia destinato a diventare alla fin fine un ennesimo scontro. Ciò sarebbe un fatto negativo non solo per la Russia, ma anche per la Nato. Per una serie di ovvi motivi il nostro legame l’uno con l’altro è talmente forte che un qualsiasi cambiamento di posizione di una delle parti va ad influenzare direttamente la posizione dell’altra parte. Supponiamo che non raggiungiamo un accordo sullo scudo antimissile, alla fin fine tra una decina d’anni (o anche prima) tale fatto può condurre ad un nuovo periodo di corsa agli armamenti. Noi non lo vorremmo assolutamente. Speriamo che dello stesso parere sia anche l’Alleanza atlantica. Ma, palando dello stato attuale delle relazioni, sono abbastanza buone – abbiamo fatto un passo in avanti, si sta parlando del partenariato. Oggi nei discorsi dei miei colleghi vi sono state espresse varie valutazioni, ma in generale tutti hanno parlato della necessità di sviluppare delle relazioni di partenariato e di sviluppare l’Alleanza. È stato persino usato il termine “unione”. Certo sono cose entusiasmanti che per ora non entrano in nessun documento ufficiale, ma tale fatto rispecchia l’andamento del dialogo, malgrado le esistenti difficoltà e i contrasti.
Che cosa ci aspettiamo? Ci aspettiamo semplicemente delle relazioni normali e regolari con gli alleati della Nato. Come risultato di queste relazioni, ci aspettiamo, la creazione delle condizioni per un regolare sviluppo dei nostri stati. Noi non vorremmo spendere soldi per la corsa agli armamenti. L’abbiamo già fatto una volta e le conseguenze negative hanno subito sia l’Unione Sovietica sia certamente… ma lo sapete anche voi. Ecco perché il nostro interesse è di avere una strategia di difesa che sia prevedibile considerando anche lo sviluppo delle nostre relazioni con l’Alleanza atlantica in qualità del più grande blocco politico militare. E se tale rapporto sarà prevedibile e trasparente, se riusciremo a capire quali sono le sfere in cui noi collaboriamo e quali sono quelle in cui possiamo addirittura occuparci insieme della soluzione dei problemi, come ad esempio, lo scudo antimissile europeo, in tal caso sarà anche più facile sviluppare la nostra politica economica. Di conseguenza le relazioni tra la Russia e la Nato si ripercuotono alla fin fine sulla qualità della vita di ogni singolo cittadino russo, come, del resto, anche sulla qualità della vita di ogni singolo cittadino europeo.
Attualmente si dibatte molto su quanto potrebbe costare, ad esempio, lo scudo antimissile europeo, poiché la crisi dà ancora segni della propria presenza e nessuno ha soldi in più. E si capisce, che non si tratta di piccole somme. Comunque supponiamo di essere riusciti a trovare l’accordo e che facciamo questo passo, l’Alleanza Atlantica prende tale decisione, noi ci pensiamo su. Ma dobbiamo capire quali saranno le conseguenze di tutto ciò. Ecco perché sottolineo di nuovo il fatto che dal buon rapporto tra l’Alleanza atlantica e la Russia dipende molto, compresi i tempi di sviluppo dei nostri paesi. Non dobbiamo fuorviare la nostra attenzione e concentrarla sulla creazione degli eccessivi programmi di difesa. Dobbiamo pensare al futuro. Dobbiamo pensare a coloro che oggi stanno costruendo una vita nuova. Dobbiamo pensare ai programmi per l’istruzione. Dobbiamo pensare, infine, ad aiutare i paesi sottosviluppati, dobbiamo pensare ad aiutare l’Africa. Si può fare tutto ciò se si ha la comprensione delle conseguenze che portano i programmi di difesa. Proprio per questo ritengo che dallo sviluppo delle relazioni con la Nato dipende non solo un buon clima sul pianeta, ma anche lo stato d’animo di un gran numero di persone.
Domanda di un giornalista francese: Riguardo alla collaborazione con l’Afghanistan e al piano di ritiro delle truppe dallo stesso che dovrà iniziare all’inizio del 2011 e concludersi nel 2014 Lei ritiene che questo piano sia realistico?
D.M.: Ho già detto che stiamo lavorando attivamente con gli alleati della Nato riguardo all’Afghanistan. Abbiamo una nostra esperienza, un’esperienza drammatica, in questo paese. E non siamo indifferenti ciò che riguarda il futuro dell’Afghanistan. Noi vorremmo che l’Afghanistan fosse uno stato libero, moderno ed efficace, uno stato indipendente in cui chiaramente venissero rispettate le tradizioni storiche del paese, ma che parlasse, come si suol dire, la lingua comune della comunità internazionale. Ho appena parlato su questo tema con il presidente Hāmid Karzai e ho detto a lui che noi continueremo ad aiutare l’Afghanistan in tutte le questioni. Lo stiamo facendo sulla base delle relazioni bilaterali e anche multilaterali aiutando le forze che contribuiscono alla pace in Afghanistan.
Di che cosa abbiamo parlato oggi? Abbiamo certamente discusso della collaborazione nella sfera del transito (è una questione molto importante a cui viene attribuita molta importanza da tutti), inoltre, siamo pronti a proseguire la collaborazione per quanto riguarda sia il transito militare sia quello civile. Ciò che concerne il transito civile, il transito delle apparecchiature non letali, abbiamo raggiunto nuovi accordi sull’esportazione dei rispettivi impianti dall’Afghanistan verso il territorio dei paesi terzi.
Continueremo a collaborare sul versante del traffico degli stupefacenti. Questo tema è estremamente importante per la Federazione russa poiché, purtroppo, tutto il flusso dell’eroina, tutto il flusso dell’oppio prodotto in Afghanistan, in primo luogo, passa da noi e poi attraverso il nostro territorio arriva in Europa. Pertanto riteniamo che in precedenza abbiamo dedicato poca attenzione a questo problema, ora abbiamo cominciato a dedicarne più. Ci stiamo lavorando, conduciamo operazioni congiunte con gli alleati della Nato. In generale siamo soddisfatti dei risultati di queste operazioni. E vorremmo chiaramente continuare il lavoro coordinato su questo fronte con il governo afghano. E abbiamo dei buoni risultati.
Continueremo ad assistere l’Afghanistan nella difesa dei suoi interessi nazionali, compresi gli aiuti sulla base dei rapporti bilaterali. Siamo pronti a fornire al paese impianti di vario genere e anche le armi se ci sarà il bisogno (e lo stiamo già facendo). Siamo pronti a collaborare sul fronte economico. E spero che tale collaborazioni si rafforzi ancor di più durante la prossima visita del presidente afghano nella Federazione russa che avverrà l’anno prossimo. Pertanto quasi in tutti i campi ci stiamo muovendo bene e abbiamo una buona intesa con i paesi alleati della Nato. E proprio in questo penso che abbiamo raggiunto molto in questi ultimi anni.
Un ultima cosa riguardo al 2011. Mi risulta difficile la valutazione di piani di questo genere, ma ritengo che attualmente la situazione in Afghanistan per ora è molto lontana dalla riappacificazione, malgrado un grande lavoro che sta conducendo il Governo e il presidente afghano. Attualmente il livello della frammentazione in Afghanistan è comunque molto alto. Anche il livello delle minacce terroristiche provenienti dall’Afghanistan è molto elevato. Pertanto se è possibile farlo in un futuro prossimo? Non lo so. Ho dei miei dubbi, ma alla fin fine tutte queste decisioni spetteranno coloro che a loro tempo avevano preso la decisione di aiutare l’Afghanistan. Finita la permanenza delle relative truppe in Afghanistan, noi vorremmo che il paese fosse in grado di svilupparsi in modo indipendente, come uno stato efficiente e noi lavoreremo in questa direzione.
Giornalista portoghese: L’incontro che si è appena concluso è un incontro storico e segna una nuova tappa nelle relazioni tra la Russia e la Nato. Nelle nuove condizioni e considerando la nuova strategia della Nato e dato che si parla della lotta alle minacce comuni e del partenariato, si potrebbe supporre che un giorno la Russia potesse diventare membro dell’Alleanza atlantica? Tanto più che Lei dice che la Russia si sta avvicinando ai paesi occidentali. Grazie.
D.M.: Prima di tutto vorrei ringraziare il Governo portoghese per aver creato delle ottime condizioni di lavoro. L’ho già detto al signor Sócrates. Tutti sono d’accodo sul fatto che l’atmosfera è differente, è democratica, molto aperta, senza alcun tipo di problema nella comunicazione. Tutto ciò che prima si voleva dire, ma si aveva paura di farlo, oggi è stato detto e tale fatto mi rende più ottimista e allo stesso tempo è un fatto decisamente costruttivo.
Ciò che riguarda il futuro, il futuro è una cosa incerta. Al giorno d’oggi non vedo una situazione in cui la Russia potrebbe diventare membro dell’Alleanza atlantica, ma tutto cambia, cambia anche l’Alleanza atlantica. E se l’Alleanza atlantica cambierà al punto che si parlerà di una collaborazione più stretta tra di noi, in tal caso non credo ci siano temi di cui non si potrebbe discutere. Le discuteremo in caso della presenza della buona volontà da parte dei nostri partner della Nato. Ad ogni modo, il fatto che al giorno d’oggi il nostro rapporto è diventato molto più stretto, molto più trasparente e molto più prevedibile mi fa pensare che il potenziale di questo rapporto non si è per niente esaurito. E spero che l’avvicinamento nei nostri modi di agire continui su tutte le questioni. Dopo questo summit mi sento più ottimista di prima.
(Konstantin Zavinovskij)
(video originale è sul sito www.kremlin.ru)
Domanda di un’inviata del canale televisivo russo in lingua inglese Russia Today: Signor Presidente, in molti, sia gli analisti che i leader dei paesi membri della Nato, hanno già definito questo summit come storico e cruciale nelle relazioni tra la Russia e la Nato. Lei si trova d’accordo con tale valutazione? Ciò potrebbe significare che Lei è riuscito a far capire la posizione della Russia ai membri dell’Alleanza Atlantica? E come è stata percepita tale posizione? Grazie molte.
Dmitrij Medvedev: Grazie. Oggi in generale i miei colleghi erano molto generosi con le definizioni. Forse, tale fatto è un bene. Io stesso ho usato la parola “storico” per dire che abbiamo fatto molta strada: da una serie di illusioni, che forse si avevano negli anni ’90, fino a una produttiva collaborazione degli inizi del decennio attuale dopo di che vi è stato una periodo di seri disaccordi, il disgelo, e ora ci troviamo in un periodo del rafforzamento della collaborazione. Pertanto nell’insieme sono d’accordo che questo è un periodo molto importante per la costruzione di una partenership produttiva e a tutto campo tra la Russia e la Nato. A proposito, in uno dei documenti approvati dopo le dichiarazioni del Segretario generale si parla della nostra ricerca dello sviluppo del partenariato strategico. E non si tratta di una definizione casuale. Ciò significa che nelle relazioni tra i nostri paesi si è riusciti a superare le difficoltà dell’ultimo periodo.
Per quanto concerne i risultati concreti essi hanno trovato la loro completa espressione nei documenti ufficiali. Ciò nonostante un qualche cosa vi dirò. Prima di tutto, abbiamo constatato che il periodo del disgelo e dei malcontenti è effettivamente finito. Noi con l’ottimismo guardiamo nel futuro e cerchiamo di sviluppare le relazioni tra la Russia e la Nato in tutte le direzioni, ma esistono delle sfere chiave che sono importanti per noi e lo sono anche per l’Alleanza atlantica e per i paesi membri della Nato. Questa è una collaborazione che riguarda diversi campi: la lotta contro il terrorismo come una delle minacce più serie e complesse con cui si scontra l’umanità (e non è un caso che abbiamo approvato la lista generale delle minacce di fronte ai quali si trovano i nostri paesi); la criminalità legata alla droga; i problemi legati alla pirateria, alla proliferazione delle armi di distruzione di massa. Su tutti questi temi noi non abbiamo pressoché nessuna divergenza. Vorrei ricordare che anche nel periodo più difficile, quando dopo il 2008, dopo la crisi nel Caucaso, i rapporti tra i nostri paesi si erano inaspriti, la collaborazione nella sfera alla lotta al terrorismo venne comunque mantenuta. Proprio questa era la mia posizione consapevolmente scelta. Allora non era certamente facile riuscire ad ascoltare l’un l’altro, ma comunque abbiamo continuato la collaborazione su questo problema. E tanto più tale collaborazione risulta naturale in questo momento. Continueremo a collaborare in modo produttivo rispondendo a tutte le sfide che si presentano. E in questo abbiamo già raggiunto molto.
Un altro tema su cui oggi si è discusso molto – lo scudo antimissile europeo. Sembra che vi sia tutto nuovo. Gli stessi europei e i membri della Nato per ora non hanno un’idea chiara che cosa ne uscirà fuori, che aspetto avrà il tutto ed infine quanto costerà. Ma allo stesso tempo tutti capiscono che nel suo insieme lo scudo antimissile ha un valore soltanto nel caso in cui diventa un sistema universale e non uno degli elementi che favoriscono un paese o l’altro o che si espandono soltanto su delle singole aree di operazioni militari. Ed è proprio in questa direzione che si è svolta un’interessante discussione oggi. Forse ne parlerò più tardi. Abbiamo deciso che senz’altro continueremo i lavori.
Abbiamo parlato della collaborazione in Afghanistan. Questo tema forse è uno dei temi che ha un’estrema importanza per la Federazione russa, ma certamente non di meno lo è per l’Alleanza atlantica, per i paesi che contribuiscono alla sicurezza, e cioè gli alleati della Nato e i relativi paesi che aiutano questa missione. E pure su questo tema si ha una buona intesa poiché anche nei tempi difficili non abbiamo interrotto la collaborazione. Abbiamo acconsentito al transito civile e poi a quello militare. E oggi continuiamo la discussione su questo tema. Abbiamo parlato dello sviluppo di vari tipi di transito, compreso quello dei carichi sul territorio della Federazione Russa. Per questo se parliamo dei tradizionali temi che caratterizzano il rapporto Russia-Nato, allora si può dire che la situazione è alquanto buona. Ciò non significa che non vi siano rimaste delle divergenze. Le divergenze rimangono.
Una delle divergente più importanti è la valutazione di quanto è accaduto nel 2008, la visione di quanto è avvenuto nell’agosto 2008 e la visione dei mutamenti geopolitici avvenuti in quel periodo, nello specifico, del fatto che si sono creati due nuovi stati: l’Ossezia del Sud e l’Abcasia. Ma abbiamo convenuto che questo argomento non deve compromettere il nostro rapporto. Continueremo la discussione su questo tema. Noi vorremmo che queste discussioni si svolgessero in modo produttivo perché questo è il modo attraverso cui si può garantire la pace nel Caucaso, come del resto in tutta l’Europa in generale. Queste discussioni possono avvenire anche se noi rimaniamo con le nostre opinioni e gli alleati della Nato con le loro.
Ci sono anche altre questioni su cui abbiamo divergenze, ma, uno, non sono tante e, due, abbiamo convenuto che queste non devono arrivare a rompere le nostre relazioni. Al contrario, noi dobbiamo cercare di trovare le soluzioni per queste situazioni difficili, dobbiamo operare in modo da riuscire a sentire le argomentazioni della controparte.
Sommando tutto questo posso dire che il Consiglio Russia-Nato rappresenta un passo molto importante per il rafforzamento delle nostre relazione ed è un avvenimento storico, anche perché tutte le nuove idee e i nuovi accordi sono sempre una parte della storia.
Domanda di un inviato del canale televisivo russo Ntv: Signor Presidente, Lei ha appena parlato del sistema europeo di difesa antimissile dicendo che la discussione continuerà in futuro. Allo stesso tempo si sa che Lei aveva già dichiarato più volte che la Russia teoricamente era già pronta per tale discussione. Perciò il Suo discorso, le Sue proposte durante il Consiglio i leader dell’Alleanza atlantica, si può dire, più che aspettavano. Che cosa ha detto loro? Che cosa ha proposto loro? Qual è la posizione della Federazione russa in questo momento e come hanno reagito a queste proposte i Suoi colleghi? Grazie.
D.M.: Grazie. E’ una domanda davvero importante ed è stata al centro dell’attenzione. Ho dedicato una parte considerevole del mio discorso all’idea del sistema europeo di difesa antimissile. Negli ultimi decenni il mondo si era sviluppato sul concetto del contenimento atomico. In questo memento non metto in discussione se è un fatto positivo o meno perché i giudizi saranno sempre divergenti. Da una parte, a nessuno piacciono le armi nucleari, dall’altra, invece le armi nucleari hanno aiutato a mantenere la pace in Europa per decenni, ma la comparsa dei sistemi di difesa antimissile è in grado di infrangere l’equilibrio attuale il che non giova né all’Europa né ne al mondo intero. Vi ricorderete che abbiamo sempre dedicato una particolare attenzione alle idee legate alla difesa antimissile. E quando la precedente amministrazione degli Stati Uniti propose di creare una terza zona di posizionamento dei missili… Vi ricordate qual era la reazione della Russia? La reazione era estremamente dura. Perché? Perché ci si può dire quello che si vuol dire, ma avevamo ritenuto e riteniamo che questa idea era indirizzata prima di tutto contro gli interessi della Russia e soltanto dopo (o in misura minore) contro i paesi che potrebbero adoperarsi per la proliferazione incontrollata delle armi nucleari o per il lancio dei missili dal loro territorio dove non si capisce proprio che cosa sono questi lanci. Bisogna dar atto che l’attuale amministrazione degli Usa ha trovato in sé il coraggio di rinunciare dall’idea della terza zona di posizionamento missili. Come risposta la Russia ha rinunciato al posizionamento dei missili e del radar nella regione di Kaliningrad1. E penso che tale fatto ha subito allentato le tensioni e ha dato la possibilità di parlare dello scudo antimissile non come di un sistema rivolto contro uno stato in particolare, o di alcuni stati, ma come un sistema globale. Ma allo stesso tempo si mantiene il potenziale nucleare. E quando pensiamo allo scudo antimissile, noi dobbiamo considerare in che misura influenzerà il sistema europeo di difesa antimissile il nostro potenziale nucleare. Dunque la nostra posizione è molto semplice. Se ci occupiamo tutti insieme dello scudo antimissile, questo scudo non deve infrangere l’equilibrio esistente perché per ovvi motivi se a seguito di un sistema di difesa antimissile il potenziale nucleare viene spostato da una delle parti… Tale fatto cosa provoca? Provoca la corsa agli armamenti. In tal modo l’idea di avere lo scudo antimissile può risultare quanto come costruttiva tanto come pericolosa.
Riguardo allo scudo antimissile europeo così come è stato discusso dagli alleati della Nato, sarò sincero, devono ancora capire bene che cosa sarà questo sistema. Gli stessi paesi europei devono ancora chiarirsi le idee sul proprio ruolo e che forma avrà alla fine lo scudo antimissile europeo, in particolare dopo la sua realizzazione, diciamo, entro il 2020. Anche noi dobbiamo capire il nostro ruolo. E certamente si deve partire dal presupposto che la nostra partecipazione deve essere realizzata su un piano assolutamente paritario. Anzi, la nostra partecipazione può essere realizzata soltanto in qualità di partner. Nessun altro tipo di partecipazione, come si dice solo di facciata, non è ammissibile. O la nostra partecipazione è una partecipazione a tutti gli effetti – ci si scambia le informazioni, ci si occupa insieme della soluzione dei problemi – o noi non partecipiamo in nessun modo. E se noi non partecipiamo in nessun modo chiaramente saremo costretti a difenderci. Proprio per questo motivo in Russia è stata elaborata una serie di idee sulle modalità di partecipazioni allo scudo antimissile europeo. Si tratta dei principi di parità, trasparenza, adattabilità al processo tecnologico e responsabilità per la soluzione di vari tipi di problemi.
Abbiamo proposto l’idea di creare un cosiddetto sistema di difesa antimissile per settori. Questo è un tema che richiede un’analisi a parte. Io oggi non ho insistito su una risposta rapida. Capisco inoltre che riguardo all’assegnazione delle responsabilità nel quadro dello scudo antimissile europeo diversi paesi possono avere posizioni diverse, ma se si pensa di realizzare davvero questa idea, allora vi è un senso anche per noi di prendere parte a questa iniziativa. In quel caso, avendo la comprensione del carico di responsabilità che ci sarà affidato, saremo pronti per una piena collaborazione con i nostri partner. Abbiamo raggiunto un accordo. Riguardo a questa questione ho condotto i negoziati uno a uno con una serie di paesi europei: Francia, Germania, Gran Bretagna; più volte con il presidente Obama dicendo che continueremo il dialogo in tutte le questioni relative allo scudo antimissile europeo. Le porte per il dialogo ora non sono chiuse, al contrario, sono aperte, ma i risultati finali per noi devono essere comprensibili e accettabili. Quindi continueremo il dialogo.
Domanda del giornalista del The Guardian: Il presidente Obama certamente aveva già parlato del resetting delle relazioni tra gli Usa e la Russia e l’incontro di oggi è considerato come il resetting delle relazioni tra la Nato e la Russia. Lei ha detto che in questo senso si sente ottimista. Potrebbe dirci cosa succederà con questo resetting se il presidente degli Usa non riuscirà ad ottenere la ratifica del nuovo accordo Start a Washington.
D.M.: Sarebbe un vero dispiacere poiché in tal caso il lavoro di un gran numero di persone volto all’attenuazione generale delle tensioni, al resetting delle relazioni tra la Russia e gli Usa, al resetting delle relazioni tra la Russia e la Nato risulterebbe essere vano. Spero che i legislatori nel Congresso degli Usa adottino un approccio di responsabilità, tanto più che l’accordo Start (Strategic Arms Reduction Treaty) interessa non solo alla Russia, ma anche agli Usa e a tutti gli altri paesi. Quaranta minuti fa ne ho parlato con il presidente Obama e lui mi ha detto di essere intenzionato a lavorare attivamente con il Congresso su questo versante. Spero che questo lavoro finisca con un successo poiché se noi non riusciremo a fare un passo in avanti su questa questione si capisce che il mondo non potrà diventare più sicuro. Ma alla fin fine sono sicuro che vincerà il buon senso e saranno prese le relative decisioni. Noi agiremo proporzionalmente a quanto avverrà negli Usa. Già dal principio avevo detto al presidente Obama che il Parlamento russo agirà in base alle decisioni che saranno prese dal Congresso poiché è nel nostro comune interesse la sincronizzazione del processo della ratifica dell’accordo Start.
Inviato del Wall Street Journal: Gli accordi raggiunti che avete firmato con la Nato potrebbero significare che la Russia si fida della Nato? E il fatto che si sta discutendo sulla cooperazione sullo scudo antimissile europeo con la Nato può significare che Lei condivide la preoccupazione di alcuni paesi occidentali riguardo al pericolo che hanno i missili ed i programmi nucleari dell’Iran2?
D.M.: Ho già detto che il Consiglio che si è svolto e anche il Summit dei membri della Nato sono senz’altro storici. Nel senso che nel corso del Summit sono state approvate decisioni molto importanti e prima di tutto per la Nato stessa. L’approvazione della nuova strategia della Nato è un fatto molto importante per lo sviluppo dell’Alleanza atlantica. Noi abbiamo studiato attentamente gli approcci da adottare nella preparazione della nuova strategia. Alcune cose che essa conteneva creavano delle tensioni in noi e ci sorprendevano, altre invece ci hanno entusiasmato. Da una parte, si tratta di una questione interna alla Nato, dall’altra, non possiamo non interessarci ad essa. E pure la versione finale della nuova strategia, secondo il mio parere, rispecchia il desiderio dei membri dell’Alleanza di costruire con la Russia delle relazioni costruttive, di muoverci verso una piena partnership. È un fatto positivo. Pertanto, relativamente allo sviluppo dei rapporti con l’Alleanza Atlantica, abbiamo compiuto dei passi in avanti malgrado le divergenze e le difficoltà con cui dovremo ancora confrontarci. Ciò che riguarda invece la valutazione delle sfide, la valutazione delle minacce esistenti, abbiamo una relazione in cui sono elencate le potenziali minacce esistenti, comprese le minacce della proliferazione incondizionata delle armi di distruzione di massa, la diffusione di queste armi nel mondo, le minacce legate ai lanci dei missili. Siamo pronti a collaborare con la Nato su questo versante, comprese le questioni legate ai programmi nucleari degli altri paesi.
Di recente ho avuto un incontro con il presidente dell’Iran. Abbiamo discusso le relazioni bilaterali Russia-Iran i quali negli ultimi tempi, per ovvi motivi, non erano dei più semplici. Ma io ho detto nuovamente al mio collega che l’Iran deve dar prova della sua buona volontà ed essendo cosciente del fatto che l’Iran è uno stato sovrano ed indipendente con un’antica storia e desiderosa di sviluppare le proprie forze, la propria economia, l’Iran, avendo il diritto al nucleare pacifico deve dimostrare al mondo che il suo programma di sviluppo dell’industria nucleare è un programma pacifico e che il paese è pronto alla cooperazione con le strutture internazionali, ed in primo luogo con la Aiea (Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica). Pertanto, valutando vari problemi, lo faremo chiaramente in chiave di cui ho già parlato. E con gli alleati della Nato seguiremo con la massima attenzione lo sviluppo dei diversi programmi esistenti negli altri stati. Non possiamo non interessarci sul chi e come si sta sviluppando e sulla situazione attuale del potenziale nucleare presente sul pianeta. C’è chi è già un membro effettivo del club nucleare, e c’è anche chi sta solo cercando di entrare in questo club. C’è chi si legittima come un membro di tale club e dichiara di essere in possesso delle armi nucleari, e c’è chi lo nasconde.
Ci sono anche altri campi in cui collaboreremo.
Domanda di un giornalista del giornale russo Kommersant: Signor Presidente, le relazioni tra la Russia e la Nato sono sempre stati non lineari – da un’aperta ostilità si è passati a una specie di cauta collaborazione. Ora, dopo le Sue dichiarazioni, sembrerebbe che le parti si stiano riconciliando. Ci potrebbe chiarire quali sono i risultati concreti che Lei vorrebbe ottenere dal questo ennesimo momento di amicizia? Grazie.
D.M.: Prima di tutto, io non vorrei che questo fosse solo un ennesimo momento di amicizia destinato a diventare alla fin fine un ennesimo scontro. Ciò sarebbe un fatto negativo non solo per la Russia, ma anche per la Nato. Per una serie di ovvi motivi il nostro legame l’uno con l’altro è talmente forte che un qualsiasi cambiamento di posizione di una delle parti va ad influenzare direttamente la posizione dell’altra parte. Supponiamo che non raggiungiamo un accordo sullo scudo antimissile, alla fin fine tra una decina d’anni (o anche prima) tale fatto può condurre ad un nuovo periodo di corsa agli armamenti. Noi non lo vorremmo assolutamente. Speriamo che dello stesso parere sia anche l’Alleanza atlantica. Ma, palando dello stato attuale delle relazioni, sono abbastanza buone – abbiamo fatto un passo in avanti, si sta parlando del partenariato. Oggi nei discorsi dei miei colleghi vi sono state espresse varie valutazioni, ma in generale tutti hanno parlato della necessità di sviluppare delle relazioni di partenariato e di sviluppare l’Alleanza. È stato persino usato il termine “unione”. Certo sono cose entusiasmanti che per ora non entrano in nessun documento ufficiale, ma tale fatto rispecchia l’andamento del dialogo, malgrado le esistenti difficoltà e i contrasti.
Che cosa ci aspettiamo? Ci aspettiamo semplicemente delle relazioni normali e regolari con gli alleati della Nato. Come risultato di queste relazioni, ci aspettiamo, la creazione delle condizioni per un regolare sviluppo dei nostri stati. Noi non vorremmo spendere soldi per la corsa agli armamenti. L’abbiamo già fatto una volta e le conseguenze negative hanno subito sia l’Unione Sovietica sia certamente… ma lo sapete anche voi. Ecco perché il nostro interesse è di avere una strategia di difesa che sia prevedibile considerando anche lo sviluppo delle nostre relazioni con l’Alleanza atlantica in qualità del più grande blocco politico militare. E se tale rapporto sarà prevedibile e trasparente, se riusciremo a capire quali sono le sfere in cui noi collaboriamo e quali sono quelle in cui possiamo addirittura occuparci insieme della soluzione dei problemi, come ad esempio, lo scudo antimissile europeo, in tal caso sarà anche più facile sviluppare la nostra politica economica. Di conseguenza le relazioni tra la Russia e la Nato si ripercuotono alla fin fine sulla qualità della vita di ogni singolo cittadino russo, come, del resto, anche sulla qualità della vita di ogni singolo cittadino europeo.
Attualmente si dibatte molto su quanto potrebbe costare, ad esempio, lo scudo antimissile europeo, poiché la crisi dà ancora segni della propria presenza e nessuno ha soldi in più. E si capisce, che non si tratta di piccole somme. Comunque supponiamo di essere riusciti a trovare l’accordo e che facciamo questo passo, l’Alleanza Atlantica prende tale decisione, noi ci pensiamo su. Ma dobbiamo capire quali saranno le conseguenze di tutto ciò. Ecco perché sottolineo di nuovo il fatto che dal buon rapporto tra l’Alleanza atlantica e la Russia dipende molto, compresi i tempi di sviluppo dei nostri paesi. Non dobbiamo fuorviare la nostra attenzione e concentrarla sulla creazione degli eccessivi programmi di difesa. Dobbiamo pensare al futuro. Dobbiamo pensare a coloro che oggi stanno costruendo una vita nuova. Dobbiamo pensare ai programmi per l’istruzione. Dobbiamo pensare, infine, ad aiutare i paesi sottosviluppati, dobbiamo pensare ad aiutare l’Africa. Si può fare tutto ciò se si ha la comprensione delle conseguenze che portano i programmi di difesa. Proprio per questo ritengo che dallo sviluppo delle relazioni con la Nato dipende non solo un buon clima sul pianeta, ma anche lo stato d’animo di un gran numero di persone.
Domanda di un giornalista francese: Riguardo alla collaborazione con l’Afghanistan e al piano di ritiro delle truppe dallo stesso che dovrà iniziare all’inizio del 2011 e concludersi nel 2014 Lei ritiene che questo piano sia realistico?
D.M.: Ho già detto che stiamo lavorando attivamente con gli alleati della Nato riguardo all’Afghanistan. Abbiamo una nostra esperienza, un’esperienza drammatica, in questo paese. E non siamo indifferenti ciò che riguarda il futuro dell’Afghanistan. Noi vorremmo che l’Afghanistan fosse uno stato libero, moderno ed efficace, uno stato indipendente in cui chiaramente venissero rispettate le tradizioni storiche del paese, ma che parlasse, come si suol dire, la lingua comune della comunità internazionale. Ho appena parlato su questo tema con il presidente Hāmid Karzai e ho detto a lui che noi continueremo ad aiutare l’Afghanistan in tutte le questioni. Lo stiamo facendo sulla base delle relazioni bilaterali e anche multilaterali aiutando le forze che contribuiscono alla pace in Afghanistan.
Di che cosa abbiamo parlato oggi? Abbiamo certamente discusso della collaborazione nella sfera del transito (è una questione molto importante a cui viene attribuita molta importanza da tutti), inoltre, siamo pronti a proseguire la collaborazione per quanto riguarda sia il transito militare sia quello civile. Ciò che concerne il transito civile, il transito delle apparecchiature non letali, abbiamo raggiunto nuovi accordi sull’esportazione dei rispettivi impianti dall’Afghanistan verso il territorio dei paesi terzi.
Continueremo a collaborare sul versante del traffico degli stupefacenti. Questo tema è estremamente importante per la Federazione russa poiché, purtroppo, tutto il flusso dell’eroina, tutto il flusso dell’oppio prodotto in Afghanistan, in primo luogo, passa da noi e poi attraverso il nostro territorio arriva in Europa. Pertanto riteniamo che in precedenza abbiamo dedicato poca attenzione a questo problema, ora abbiamo cominciato a dedicarne più. Ci stiamo lavorando, conduciamo operazioni congiunte con gli alleati della Nato. In generale siamo soddisfatti dei risultati di queste operazioni. E vorremmo chiaramente continuare il lavoro coordinato su questo fronte con il governo afghano. E abbiamo dei buoni risultati.
Continueremo ad assistere l’Afghanistan nella difesa dei suoi interessi nazionali, compresi gli aiuti sulla base dei rapporti bilaterali. Siamo pronti a fornire al paese impianti di vario genere e anche le armi se ci sarà il bisogno (e lo stiamo già facendo). Siamo pronti a collaborare sul fronte economico. E spero che tale collaborazioni si rafforzi ancor di più durante la prossima visita del presidente afghano nella Federazione russa che avverrà l’anno prossimo. Pertanto quasi in tutti i campi ci stiamo muovendo bene e abbiamo una buona intesa con i paesi alleati della Nato. E proprio in questo penso che abbiamo raggiunto molto in questi ultimi anni.
Un ultima cosa riguardo al 2011. Mi risulta difficile la valutazione di piani di questo genere, ma ritengo che attualmente la situazione in Afghanistan per ora è molto lontana dalla riappacificazione, malgrado un grande lavoro che sta conducendo il Governo e il presidente afghano. Attualmente il livello della frammentazione in Afghanistan è comunque molto alto. Anche il livello delle minacce terroristiche provenienti dall’Afghanistan è molto elevato. Pertanto se è possibile farlo in un futuro prossimo? Non lo so. Ho dei miei dubbi, ma alla fin fine tutte queste decisioni spetteranno coloro che a loro tempo avevano preso la decisione di aiutare l’Afghanistan. Finita la permanenza delle relative truppe in Afghanistan, noi vorremmo che il paese fosse in grado di svilupparsi in modo indipendente, come uno stato efficiente e noi lavoreremo in questa direzione.
Giornalista portoghese: L’incontro che si è appena concluso è un incontro storico e segna una nuova tappa nelle relazioni tra la Russia e la Nato. Nelle nuove condizioni e considerando la nuova strategia della Nato e dato che si parla della lotta alle minacce comuni e del partenariato, si potrebbe supporre che un giorno la Russia potesse diventare membro dell’Alleanza atlantica? Tanto più che Lei dice che la Russia si sta avvicinando ai paesi occidentali. Grazie.
D.M.: Prima di tutto vorrei ringraziare il Governo portoghese per aver creato delle ottime condizioni di lavoro. L’ho già detto al signor Sócrates. Tutti sono d’accodo sul fatto che l’atmosfera è differente, è democratica, molto aperta, senza alcun tipo di problema nella comunicazione. Tutto ciò che prima si voleva dire, ma si aveva paura di farlo, oggi è stato detto e tale fatto mi rende più ottimista e allo stesso tempo è un fatto decisamente costruttivo.
Ciò che riguarda il futuro, il futuro è una cosa incerta. Al giorno d’oggi non vedo una situazione in cui la Russia potrebbe diventare membro dell’Alleanza atlantica, ma tutto cambia, cambia anche l’Alleanza atlantica. E se l’Alleanza atlantica cambierà al punto che si parlerà di una collaborazione più stretta tra di noi, in tal caso non credo ci siano temi di cui non si potrebbe discutere. Le discuteremo in caso della presenza della buona volontà da parte dei nostri partner della Nato. Ad ogni modo, il fatto che al giorno d’oggi il nostro rapporto è diventato molto più stretto, molto più trasparente e molto più prevedibile mi fa pensare che il potenziale di questo rapporto non si è per niente esaurito. E spero che l’avvicinamento nei nostri modi di agire continui su tutte le questioni. Dopo questo summit mi sento più ottimista di prima.
(Konstantin Zavinovskij)
L'articolo di Eurasia