Una fiaba popolare russa che è conosciuta a tutti, è raccontata e letta dai genitori e dai nonni ai loro bambini. È famosa a tutti i Russi grazie al suo «motto arguto» magico:
Caval sauro, caval mauro, = Сивка-бурка,
Caval di cavalla, caval di càbala, = Вещая каурка,
Pàrati dinanzi a me ricco = Стань передо мной,
Come canna al vento ritto = Как лист перед травой!
La bellissima fiaba popolare russa. Che cosa significa la denominazione della fiaba: «Caval sauro, caval mauro» cioè in russo «Сивка-бурка» («Sìvka-bùrka»)? A questa domanda non si può rispondere in modo univoco. Prima di tutto «Сивка-бурка» («Sìvka-bùrka») è un cavallo incantato o magico delle favole russe. Da questo punto di vista «Caval sauro, caval mauro» («Сивка-бурка») significa prima di tutto il colore del cavallo. La parola «сивый» («sìvyj») cioè «grigio cenere a mantello di cavallo», invece la parola «бурый» («bùryj») cioè «grigio-marrone o bruno». Poi leggiamo: «Caval di cavalla, caval di càbala» cioè in russo «Вещая каурка». Il significato dell’espressione «вещая каурка» («vèsciaja kaùrka») dice della capacità del cavallo di prevedere il corso degli avvenimenti e testimonia della verità d'un fatto della capacità particolare e magica del cavallo.
«CAVAL SAURO, CAVAL MAURO…» «СИВКА-БУРКА, ВЕЩАЯ КАУРКА…»
C’era una volta un vecchio che aveva tre figli. I due più grandi mandavano avanti la casa e tutto il resto, erano lesti e lindi; il minore, Ivan lo scemo, era fatto invece a modo suo: gli piaceva andare per funghi nel bosco e in casa preferiva starsene sulla stufa. Quando venne l’ora di morire il vecchio chiamò i figli e comandò:
- Dopo che sarò morto dovrete per tre notti di seguito venire alla mia tomba e portarmi del pane.
Il vecchio fu sepolto. Venne la notte e a vegliare sulla tomba doveva andarci il figlio maggiore; ma non ci andò; о perché non ne aveva voglia о perché aveva paura. E allora il fratello maggiore disse a Ivan:
- Ivan, va' in vece mia questa notte: io ti compro poi del panpepato.
Ivan accettò, prese del pane e andò alla tomba del padre. Si mise lì accanto. A mezzanotte la terra si aprì, il padre si levò dalla tomba e chiese:
- Chi c'è qui? Sei tu, mio figlio maggiore? Dimmi che cosa succede in Russia: sono i cani che abbaiano, sono i lupi che ululano о è mio figlio che piange?
Ivan rispose: - Sono io, tuo figlio. E in Russia tutto è calmo.
Il padre mangiò il pane e si rimise nella tomba. Ivan tornò a casa e per strada raccolse dei funghi. Quando fu a casa il fratello maggiore gli chiese:
- Hai visto nostro padre?
- L'ho visto.
- Ha mangiato il pane?
- Sì. A sazietà.
Venne la seconda notte. Era la volta dell'altro fratello, ma non ci andò: о perché non ne aveva voglia о perché aveva paura. E disse a Ivan:
- Ivan, vacci tu in vece mia questa notte. Io poi ti faccio un paio di calzari di scorza di betulla.
- E va bene: ci vado.
Ivan prese del pane, andò alla tomba del padre. Si mise lì accanto. A mezzanotte la terra si aprì, il padre si levò dalla tomba e chiese:
- Chi c'è qui? Sei tu, mio secondo figlio? Dimmi che cosa succede in Russia: sono i cani che abbaiano, sono i lupi che ululano о е mio figlio che piange? Ivan rispose:
- Sono io, tuo figlio. E in Russia tutto è calmo.
Il padre mangiò il pane e si rimise nella tomba. Ivan tornò a casa e per strada raccolse dei funghi. Il fratello subito gli chiese:
- Il padre il pane l'ha mangiato?
- Sì. A sazietà.
La terza notte era la volta di Ivan. Disse ai fratelli:
- Ci sono andato per due notti di fila: andateci voi ora, che io mi riposo. I fratelli gli risposero:
- No, Ivan, oramai sei pratico; vacci tu.
- E va bene.
Ivan prese del pane e partì. A mezzanotte la terra si apri, il padre si levò dalla tomba:
- Chi c'è qui? Sei tu, mio figlio minore Ivan? Dimmi che cosa succede in Russia: sono i cani che abbaiano, sono i lupi che ululano о è mio figlio che piange? Ivan rispose:
- Sono tuo figlio Ivan. E in Russia tutto è calmo.
Il padre mangiò il pane e disse:
- Solo tu hai fatto come avevo detto: non hai avuto paura di venire alla mia tomba per tre notti di seguito. Vai ora in un campo di aperta campagna e chiama:
«Caval sauro, caval mauro,
Caval di cavalla, caval di càbala,
Pàrati dinanzi a me ricco
Come canna al vento ritto».
Arriverà un cavallo: tu entragli nell'orecchio destro ed escine da quello sinistro. Così diventerai baldo e bello. Montaci poi sopra e parti. Ivan prese le briglie, ringrazio il padre e andò a casa e per strada non si dimenticò di raccogliere funghi. A casa i fratelli gli chiesero:
- Hai visto nostro padre?
- Si, l'ho visto.
- Il pane, l'ha mangiato?
- Si, ne ha mangiato a sazietà e ha detto di non andarci più.
In quel tempo lo zar fece annunciare dai banditori che tutti i giovani baldi e belli, scapoli, dovevano presentarsi alla reggia. La sua adorata figlia, Bella-Come-Nessuna (Красà-Ненаглядная), aveva ordinato un palazzo con dodici colonne, con dodici corone. Lei si sarebbe messa alla più alta finestra per vedere chi sarebbe stato capace di raggiungerla con un balzo del proprio cavallo e di baciarla sulla bocca. A questo cavaliere, non importa chi esso fosse, lo zar avrebbe dato in sposa la figlia, Bella-Come-Nessuna, e la metà del regno per giunta. I fratelli di Ivan sentirono il bando e dissero fra di loro:
- Tentiamo la fortuna!
E così diedero ai loro bravi cavalli l’avena, li condussero fuori della stalla, si vestirono ammodo, si pettinarono i riccioli. Ivan dall'alto della stufa disse:
- Fratelli, prendetemi con voi: voglio anch'io tentare la fortuna!
Scemo, dorminpiedi, dorminstufa! Va' per funghi e non far ridere la gente! I fratelli montarono sui loro bravi cavalli, si misero i cappelli alla gagliarda, fischiarono e urlarono ai cavalli e partirono al galoppo: solo un gran polverone si lasciarono dietro. Ivan prese le briglie e andò in campagna. Arrivo in un campo e grido, come il padre gli aveva insegnato:
«Caval sauro, caval mauro,
Caval di cavalla, caval di càbala,
Pàrati dinanzi a me ricco
Come canna al vento ritto».
Qui, non si sa da dove, arrivò di camera un cavallo: la terra gli tremava sotto, dalle narici soffiava fiamme,
- Cosa mi comandi?
Ivan accarezzò il cavallo, gli mise le briglie, gli si infilo nell'orecchio destro e uscì da quello sinistro: divento baldo e bello che non c'è favola che tenga né c'è penna che a descriverlo pervenga. Montò sul cavallo e partì. Il caval sauro-mauro correva di camera, sotto gli tremava la terra, monti e piani con la coda non toccava, i ceppi e gli alberi se li faceva passare sotto gli zoccoli. Così Ivan arrivò alla reggia: qui c'era gente a non finire. Nell'alto palazzo con dodici colonne e con dodici corone, in cima, alla finestra più in alto, stava la principessa Bella-Come-Nessuna. Lo zar uscì sulla corte e disse:
- Chi di voi, baldi giovani, con un salto del suo cavallo raggiungerà la finestra e bacerà sulla bocca mia figlia l'avrà in sposa e metà del regno per giunta.
E i baldi giovani presero a saltare. Ma non c'era niente da fare: troppo in alto era la principessa. Tentarono anche i fratelli di Ivan: nemmeno a metà strada arrivarono. Venne la volta di Ivan. Ivan fece fare al cavallo una rincorsa, urlò, fischiò, saltò e arrivò due corone al di sotto della finestra. S'impennò di nuovo, un altra volta prese la rincorsa e arrivò ad una corona al di sotto della finestra. Volteggiò e girò ancora, scaldò per bene il cavallo e gli fece fare un salto altissimo: come il fuoco passò al di sopra della finestra, baciò la principessa sulla bocca di miele e la principessa riuscì a dargli un colpetto in fronte con il suo anello: gli lasciò un segno. Qui il popolo tutto gridò:
- Fermatelo, fermatelo!
Ma di Ivan nemmeno l'odore. Ivan intanto galoppò fino a un campo in aperta campagna, s'infilò nell'orecchio sinistro del cavallo, uscì da quello destro e ritornò a essere Ivan lo scemo qual era. Lasciò andare il cavallo, tornò a casa e per strada raccolse dei funghi. Si fasciò la fronte con uno straccio, salì sulla stufa e ci si sdraiò. Arrivarono i fratelli, raccontarono dove erano stati, cosa e chi avevano visto:
- Ci sono stati molti baldi giovani, ma ce n'è stato uno, il più bravo, che con un balzo del suo cavallo è saltato fino alla principessa e l'ha baciata sulla bocca. Tutti hanno visto da dove era venuto, nessuno ha visto per dove se n'è andato. Ivan dall'alto della stufa disse:
- E che, non sono stato io?
I fratelli si infuriarono:
- Stolto e stoltezze dice! Stattene sulla stufa e mangiai funghi, va’!
Ivan pian pianino si levò lo straccio dalla fronte, da lì dove la principessa l'aveva segnato con l’anello: subito la isbà si illuminò tutta di fuoco vivo. I fratelli presero paura, gridarono:
- Che fai, scemo? Ci bruci l'isbà!
Il giorno dopo lo zar chiamò a banchetto tutti i boiardi e i principi e anche tutto il popolo, e ricchi e poveri, e vecchi e giovani. I fratelli di Ivan si prepararono per andare al banchetto. Ivan disse:
- Portatemici con voi!
- Ma cosa dici, scemo: vuoi far ridere la gente! Stattene sulla stufa a mangiare i funghi.
I fratelli montarono sui loro bravi cavalli e partirono; Ivan andò a piedi. Arrivò al banchetto e si mise in un angolino. La principessa Bella-Come-Nessuna cominciò a servire gli ospiti. Offriva la coppa di miele e guardava se c'era chi aveva il segno sulla fronte. Così servì tutti gli invitati; si avvicinò poi a Ivan: il cuore le diede un tuffo. Lo guardò e vide che era tutto sporco di fuliggine, e capelli spettinati e irti. La principessa Bella-Come-Nessuna cominciò a chiedergli:
- Chi sei? Di dove sei? Perché hai la fronte fasciata?
- Ho preso una botta.
La principessa gli slegò lo straccio sulla fronte: subito tutto il palazzo si illuminò di luce viva. La principessa gridò:
- Ecco il segno che ho lasciato! Ecco il mio sposo! Lo zar si avvicinò e disse:
- Questo qui è il tuo sposo? Ma se è brutto e sporco di fuliggine!
Ivan allora disse allo zar:
- Posso andare a lavarmi la faccia?
Lo zar glielo permise. Ivan uscì in cortile e gridò come il padre gli aveva insegnato:
«Caval sauro, caval mauro,
Caval di cavalla, caval di cabala,
Pàrati dinanzi a me ricco
Come canna al vento ritto».
Subito, non si sa da dove, apparve correndo di gran camera un cavallo, la terra gli tremava sotto, dalle narici soffiava fiamme, dalle orecchie il fumo a spirale gli usciva. Ivan gli si infilò nell'orecchio destro, uscì da quello sinistro e diventò un giovane così baldo e bello che non с'è favola che tenga né c'è penna che a descriverlo pervenga. Il popolo tutto gridò per la gran meraviglia. Le cose, dopo, non furono lunghe: un allegro banchetto e poi le nozze.
Traduzione di Aldo Canestri
«CAVAL SAURO, CAVAL MAURO…» «СИВКА-БУРКА, ВЕЩАЯ КАУРКА…»
Ultima modifica di Zarevich il 08 Gen 2018 07:11, modificato 3 volte in totale
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Zarevich