ELEZIONI E SUCCESSIONI
Nestor Halak
Tra dissidenti si giunge spesso alla conclusione che il cittadino medio nei paesi occidentali sia sottoposto giornalmente ad un tale volume di propaganda da parte dei mass media da vivere mentalmente in una sorta di mondo virtuale alternativo sostanzialmente diverso da quello reale. Le scelte che fa, le credenze che adotta sono adeguate al mondo virtuale, ma drammaticamente sbagliate per quanto riguarda quello reale che, con la caparbietà propria dei fatti, continua ad andare avanti per la sua strada nonostante l’unanimità contraria dei media.
Il principio che si cerca di sfruttare da parte del potere è quello enunciato nell’aforisma della fede che smuove le montagne: nella realtà nessuna fede per quanto intensa ha mai smosso neppure un granello di sabbia, però ha indotto milioni di uomini convinti da una sciocchezza qualsiasi, a lavorare duramente per spostarle davvero quelle montagne.
Il fatto che il potere dedichi tanti mezzi, tanto studio e tanta cura all’ammaestramento delle masse mantenendo un vasto stuolo di propagandisti prezzolati chiamati eufemisticamente giornalisti, dovrebbe convincere tutti della grande importanza rivestita da questa operazione di creazione del consenso che, nonostante il fatto che il potere non disdegni certo di ricorrere alla violenza pura o al segreto quando necessario, rimane pur sempre una necessità universale e imprescindibile di qualsiasi regime: senza una ragionevole percentuale dell’opinione pubblica dalla propria parte, governare diventa praticamente impossibile.
La parte più visibile della conquista propagandistica della maggioranza è svolta dai mass media tradizionali, i giornali e soprattutto la televisione che rimane la fonte principale dell’informazione per la maggioranza, ma sono adesso a disposizione del potere nuove apparecchiature e reti elettroniche funzionali allo scopo, soprattutto il telefonino, che deve essere volontariamente portato ovunque e sempre da tutti in ogni momento della vita. Questo dispositivo di comunicazione e sorveglianza permette il controllo capillare a livello di ogni cittadino e svolge quella parte della propaganda meno appariscente, meno legata alle notizie contingenti, ma in molti sensi più profonda che serve a forgiare la forma mentis necessaria per poi poter accogliere convenientemente la propaganda contingente da interiorizzare a seconda del bisogno del momento.
Così si può arrivare in pizzeria e scoprire che non ci sono menù, ma solamente quadratini di plastica che richiedono per la lettura non la semplice alfabetizzazione, ma il possesso di un’apposita apparecchiatura elettronica, l’acquisto di una linea telefonica, il fatto materiale di portarsi comunque dietro l’oggetto fisico, l’acquisto di un programma per la decodifica. Ecco dunque che con il semplice far sparire il menù cartaceo, si costringono, senza parere, le persone ad adottare un comportamento auspicato dal potere e a munirsi “volontariamente” e a proprie spese delle apparecchiature richieste.
Il sistema funziona talmente bene che la maggioranza delle persone non si rende neppure conto della manipolazione, anzi tende a vantarsi con gli altri di essere all’avanguardia ed aderire alle richieste “della modernità” con maggiore competenza e naturalezza di tutti gli altri, magari con una spruzzatina d’inglese, in un atteggiamento che, a seconda di come lo si guarda, potrebbe andare dall’essere il più competente all’essere il più coglione senza soluzione di continuità.
Questa è chiaramente la parte più insidiosa della propaganda perché agisce più a livello di schemi mentali che di semplici notizie da memorizzare. Si impara come si deve vivere piuttosto che la guerra in Ucraina sia stata scatenata da Putin solo perché è un pazzo criminale. Naturalmente, nonostante tutti gli accorgimenti possibili, c’è sempre un certo numero di persone che non aderisce alla narrativa collettiva che ha incantato tutti gli altri: negli ultimi anni abbiamo avuto degli ottimi esempi in proposito, sia con la famosa “pandemia” che con la guerra alla Russia.
Nonostante milioni di ore di propaganda incessante, nonostante l’intervento accorato dell’autorità civile, militare, sanitaria e religiosa, come si diceva una volta, c’è sempre un resto irriducibile che non si convince di quanto predicato. In molti casi il potere semplicemente lascia correre poiché ciò che veramente conta è conquistare il cuore della maggioranza, in altre occasioni si fa diffidente ed occhiuto e tenta di imporre la propria verità con l’inganno, la truffa, il ricatto, l’estorsione o la pura e semplice violenza fisica, come abbiamo ben scoperto in varie circostanze degli esempi citati. Il controllo dei mass media da parte del potere, la mancanza di un’informazione accessibile a tutte le tendenze politiche è il cancro della democrazia.
D’altra parte le persone che non si sottomettono alle credenze imposte, non fanno affatto parte di un gruppo omogeneo, se non appunto per essere l’insieme di coloro che non ci credono, ma tra loro hanno convinzioni diversissime e spesso confliggenti. Questo comporta un ulteriore vantaggio per il potere che gode di una maggiore uniformità da parte di coloro che lo sostengono poiché la “dottrina” ufficiale è pubblica, scritta e continuamente rafforzata e precisata da proclami.
Al contrario i dissidenti tendono ad essere anarchici, narcisisti e individualisti, certi sono ragionevoli, altri gonfi di rabbia e di invidia per ragioni contingenti alla loro storia personale, certi tendono a sopravvalutare drammaticamente la propria intelligenza e la propria cultura e credendosi pensatori originali e conseguentemente sottolineano le differenze piuttosto che i punti in comune, altri si esprimono in una banda larghissima di credenze differenti, alcune francamente pittoresche. Tutto ciò porta un vantaggio decisivo alle ragioni del potere che si trova a fronteggiare anziché una opposizione organizzata e decisa attorno a relativamente pochi punti da tutti condivisi, una galassia di gruppuscoli ostili l’un l’altro, divisi da minuzie e da distinguo con alcuni personaggi sufficientemente stupidi da screditare tutta la categoria.
Non a caso in tutte le religioni esistono professioni di fede ortodossa che vengono ripetute spesso aiutano a mantenere una certa qual unità nel credo ufficiale, mentre gli eretici si possono tranquillamente sparpagliare tra le credenze più fantasiose senza alcun controllo. Ciò salta agli occhi anche nel caso di molte pubbliche credenze in cui, esposta una tesi con un minimo di coerenza interna, anziché portare le prove o almeno gli indizi a sostegno (cosa ti fa pensare che le cose stiano davvero così?), sfidano gli scettici sempre con lo stesso ragionamento fallace: allora dimostrami che non è vero!
Ora come si fa a dimostrare ad uno che crede che attorno a Saturno orbitino 12 dozzine di sevizi da tè in stile chippendale perfettamente allineati che ciò non è vero? Dopotutto potrebbe anche essere vero! Ma con simile probabilità le dozzine potrebbero essere undici. O nove. Una delle quali non in stile chippendale . Chiaramente non c’è una conclusione possibile in una discussione di questo genere: parlando di siffatte fattispecie non si arriva mai a nulla. L’ovvia verità è che non ci sono serviti da tè in orbita attorno a Saturno e allo scettico pare che neppure ci sia bisogno di dirlo, ma il credente a questo punto incalzerà: dimostrami che non è vero! Non si può dimostrare. Non più di quanto si possa dimostrare che Topolino non esiste.
Capita ogni volta che ci sono le elezioni, ad esempio, con i mistici dell’astensionismo. Non con quelli che non vanno a votare perché non ne hanno voglia, fatto peraltro comprensibile, ma con quelli convinti, malgrado ogni evidenza contraria, abbondantemente provata con migliaia di elezioni pregresse, che non andare a votare faccia inceppare il sistema e lo porti all’autodistruzione. In realtà la distruzione di quel sistema non è neppure auspicabile. Le elezioni non creano l’arbitrio, lo mitigano.
Mettiamo che il sistema prendesse davvero atto che le elezioni non sono legittimate per mancanza di numero minimo di partecipanti e le abolisse, a chi andrebbe il potere? La risposta è in realtà molto semplice, il potere resterebbe nelle mani di chi già lo possiede che non avrebbe più bisogno di organizzare la costosa, divisiva, pericolosa complicata incombenza elettorale. L’astensione, lo gridano le pietre, favorisce lo status quo.
Dopo tutto, prima che venisse introdotta la cosiddetta democrazia liberale con le sue elezioni a suffragio più o meno universale, il meccanismo del potere funzionava perfettamente: era semplicemente in mano ad un certo numero più o meno ristretto di famiglie che se lo spartivano lottando tra loro un poco come avviene oggi per le famiglie criminali, ma lasciando completamente al di fuori di qualsiasi decisione e di qualsiasi possibilità di ricambio tutti coloro che al giorno d’oggi sono detti “elettori”, esercitanti o astenuti che siano. Nessuno di loro aveva la minima voce in capitolo per far valere i propri interessi, i più erano troppo ignoranti persino per capire cosa stava accadendo, semplicemente erano convinti della verità delle favolette che il prete narrava loro la domenica dall’ambona. Dio voleva che il tal gaglioffo fosse re o conte o duca o signore della guerra.
La grande domanda, che Churchill aveva perfettamente inquadrato con un suo celebre aforisma, non è tanto se la democrazia liberale sia un buon sistema di governo, ma con cosa possiamo sostituirlo di meglio. In altre parole, con cosa sostituiamo le elezioni? Con la successione dinastica? Con un gratta e vinci? Con la trasmissione televisiva ballando coi politici? Con un “bivacco di manipoli”? Col partito comunista? Non pensate che i Rotschild farebbero volentieri a meno delle elezioni per sostituirle con la nomina diretta al governo di membri della loro dinastia o di loro famigli piuttosto che doversi accordare con personaggi più o meno infedeli che traggono il loro potere proprio dall’investitura popolare? Dopotutto era così che il sistema funzionava da secoli. Il sistema elettorale è stato imposto recentemente al potere che, potendo, ne farebbe tranquillamente a meno.
Ogni evidenza porta a comprendere che la contemporanea denigrazione della politica e la sua sostituzione con circoli di potere più o meno segreti sia un modo di favorire i potenti a detrimento della grande maggioranza dei cittadini, un modo per tornare indietro. Le elezioni e la politica così come sono state concepite nell’era moderna non sono certo garanzia di giustizia, ma sono comunque un’occasione di maggiore giustizia proprio per le classi svantaggiate, non certo per chi il potere lo detiene per altre vie. In realtà coloro che lavorano contro la politica e contro le elezioni tentando ogni maniera per svilirne l’importanza sono esattamente coloro che detengono il potere oppure gente pagata da questi, oppure utili idioti che lavorano gratis.
La verità è che nelle società attuali non c’è alcuna alternativa credibile alle elezioni e al suffragio universale per migliorare la condizioni delle classi subalterne, nessuno ha mai saputo indicare un’altra via valida e praticabile se non la dittatura comunista che ha funzionato come ha funzionato. Oggi come oggi il miglioramento delle condizioni della società nella sua stragrande maggioranza non può che passare anche dalle elezioni. Ovviamente non si tratta di tutto o niente, ma di una questione di misura. Purtroppo la direzione intrapresa ormai da diversi anni dal sistema, grazie anche alla propaganda dell’antipolitica, va in direzione esattamente opposta. Incessantemente si tenta di diminuire l’importanza del momento elettorale con tutta una serie di trucchi. Qualche esempio? Il sistema maggioritario, il premio di maggioranza, il bipolarismo, l’eliminazione delle preferenze, le alchimie sulla formazione dei collegi, la diminuzione del numero dei parlamentari, lo sbarramento percentuale, i governi “tecnici”, le elezioni indirette, il voto elettronico. Tutto ciò che si allontana dal proporzionale puro, una testa un voto, si allontana dalla democrazia.
La burocrazia europea, non eletta e auto legittimante, è ottimo esempio di dove conduce questa tendenza. Più si va avanti su questa strada, meno i governanti rispondono al popolo, più obbediscono ai circoli di potere ristretti e segreti che li controllano fino ad arrivare alla franca distruzione della società che, almeno nominalmente, li ha espressi. L’attuale ministro degli esteri tedesco (la Germania sta esprimendo forse la peggiore classe politica della sua storia recente), è arrivato a dirlo chiaramente: non importa se i nostri elettori non sono d’accordo, continueremo la guerra alla Russia qualunque siano le conseguenze per il paese. Solo pochi anni fa un ministro che avesse fatto una dichiarazione del genere avrebbe immediatamente perso il posto.
Non basta non credere all’incessante propaganda dei media, occorre anche saper distinguere cosa va nella direzione giusta e cosa in quella sbagliata, cosa favorisce una determinata causa e cosa la ostacola evitando le posizioni “assolute”, dato che l’assoluto è abbondantemente al di fuori della nostra portata. Le elezioni, per quanto possono essere truccate, sono tuttora insostituibili nelle nostre società occidentali, occorre lavorare per aumentarne l’importanza, non diminuirla, l’astensione può solo essere un’arma tattica da usare in particolari circostanze, usarla come un fine strategico è fallimentare e fa l’interesse del nemico.
(fonte: https://comedonchisciotte.org/elezioni-e-successioni/)