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«L’UCCELLO DI FUOCO»
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Messaggio «L’UCCELLO DI FUOCO» 
 
Una versione dell'Uccello di Fuoco realizzata in Russia nel 1984 dal regista V.Samsonov.
Questo cortometraggio animato è molto originale e presenta uno stile pittorico molto marcato.
Le figure non sono disegnate con il classico contorno ben definito, ma sono dipinte con pennelli più larghi a ricordare la pittura su tela oppure, in certe scene, la pittura tradizionale su legno con temi folklorici nello stile delle miniature della scuola di Palekh.
 La musica utilizzata è quella della suite orchestrale che Stravinskij stesso trasse dal balletto completo.
C'è da notare tuttavia che la trama di questa animazione non segue esattamente quella del balletto, ma si rifà in parte alla sua fonte cioè la fiaba della raccolta di Afanas'ev.
Un albero, che simboleggia la natura e la vita, perde le sue foglie, l'atmosfera si fa cupa poichè le forze del male di Kashej si avvicinano alla città. Un fumo nero, come nubi oscure, avvolge le case e le persone. La Principessa è rapita.
Il principe Ivan, che non ha poturo impedire che gli esseri di Kashej portassero via la sua amata, si reca in un bosco su un' altura dove vive lo splendido Uccello di Fuoco. Per dare maggior risalto alla sua luminosità gli artisti hanno dipinto la vegetazione quasi su uno sfondo nero, come nelle miniature tradizionali.
Nonostante l'aiuto del suo lupo grigio, che Ivan Zarevich cavalca per i suoi spostamenti, e di un berretto magico che lo rende invisibile, il principe non riesce a catturare la fantastica creatura che tuttavia, nella lotta per liberarsi,  perde una sua piuma.
Armato della preziosa piuma dell'Uccello di Fuoco, Ivan si lancia contro i mostri di Kashej. Grazie alla magia la piuma si trasforma in una spada e il suo lupo in un destriero bianco.
La bella principessa è liberata e le creature del male sconfitte.
Cos'altro fare se non festeggiare con un bel khorovod tra le bianche mura della città?  
La sconfitta del male significa anche la fine dell'inverno e ai colori grigi e freddi adesso si sostituiscono quelli dell'estate. La natura trionfa, nell'infinito ciclo della vita, gli alberi tornano a fiorire e gli abitanti ringraziando il loro salvatore, si recano alla  mietitura del grano.



Ultima modifica di Oneg il 05 Feb 2009 17:36, modificato 1 volta in totale 




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Messaggio «L’UCCELLO DI FUOCO» 
 
Grazie per questa interessante e piacevole sintesi illustrata, Oneg.  Thumbup
  



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Messaggio «L’UCCELLO DI FUOCO» 
 
Caro Oneg! Hai descritto molto bene la bella fiaba dell’Uccello di Fuoco. A dir il vero io non conosco questo cartone di Vladimir Samsonov. In ogni modo non me ne ricordo affatto. Io so che negli anni ’40 fu fatto il cartone «Жар-Птица», ma non è restaurato fino ad ora.
  




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Zarevich
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Messaggio «L’UCCELLO DI FUOCO» 
 
«L’UCCELLO DI FUOCO» «ЖАР-ПТИЦА»

L’«Uccello di Fuoco» cioè in russo «Жар-Птица» è un uccello fiabesco, il personaggio delle fiabe russe, di solito, è un vero scopo della ricerca per l’eroe della fiaba. Le penne dell’uccello di fuoco possiedono una capacità di risplendere e con il suo scintillio colpiscono la vista dell’uomo. L’uccello di fuoco è focoso e ardente, le sue penne brillano, le sue ali sono come le lingue delle fiamme, i suoi occhi brillano come i bei cristalli. L’uccello di fuoco è di grandezza del pavone. I mitologisti russi, per esempio il più famoso dei folcloristi russi dell'Ottocento Aleksandr Afanàsjev (Александр Афанасьев, 1826-1871), interpretano e spiegano «l’uccello di fuoco» russo come una personificazione dell’fuoco della luce e del Sole. L’uccello di fuoco si nutrisce solo delle mele d’oro che gli danno e portano la giovinezza, la bellezza e l’immortalità. Quando l’uccello di fuoco canta, allora dal suo becco cadono le belle perle. Il canto dell’uccello di fuoco sempre guarisce tutti i malati e restituisce la vista a tutti i ciechi. Per la caccia dell’uccello di fuoco gli eroi fiabeschi usano sempre solo la gabbia d’oro con le mele d’oro dentro come una trappola. Non si può acchiappare l’uccello di fuoco a mani disarmate! Si può scottarsi dal suo impennaggio!
Ho scritto qualche spiegazione fiabesca del bell’uccello cui è dedicato il nostro post. Scrivete le vostre domande!
Zarevich

  

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Zarevich
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Messaggio «L’UCCELLO DI FUOCO» 
 
«L’UCCELLO DI FUOCO» «ЖАР-ПТИЦА»

C'era una volta lo zar Berendej che aveva tre figli: il minore si chiamava Ivan. Lo zar aveva un magnifico giardino nel quale c’era un melo che faceva mele d’oro. Qualcuno prese a visitare questo giardino, a rubare le mele d'oro. Lo zar ne se la prese a male. E ordinó di montare la guardia nel giardino. Ma nessuno riuscì a scoprire il ladrone. Lo zar, triste e afflitto per il gran dispiacere, non mangiava e non beveva più. I figli cercavano di consolare il padre:
- Caro padre, non disperarti, noi stessi faremo la guardia nel giardino.
Il figlio maggiore disse:
- Oggi e il mio turno, vado a fare la guardia per acchiappare il ladro.
E il figlio maggiore montò la guardia. Girò e sorvegliò tutto il giardino senza trovare nessuno, poi si corico sull’erba soffice e si addormentó. Al mattino lo zar gli chiese:
- Sentiamo, cosa mi dici di bello? Hai visto il ladro?
- No, caro padre, non ho dormito tutta la notte, non ho chiuso occhio, ma non ho visto nessuno.
La notte seguente andó a fare la guardia il secondo figlio. Anche lui dormì tutta la notte e la mattina disse di non aver visto il ladro. Venne il turno del fratello minore. Il principe Ivan andó a sorvegliare il giardino del padre: aveva paura non solo a coricarsi, ma perfino ad accoccolarsi. Appena il sonno cominciava ad avere il sopravvento si lavava la faccia con la rugiada e si ritrovava ben desto. Passo così la prima metà della notte. D’un tratto a Ivan parve di vedere una luce nel giardino. Una luce sempre più forte, sempre più viva. Tutto il giardino ne era illuminato. E Ivan vide che sul melo si era posato l’Uccello di Fuoco a beccare le mele d’oro. Il principe Ivan strisció pian piano fino al melo e afferró l’uccello per la coda. L’Uccello di Fuoco si scosse e volo via. Ivan rimase lì con una penna in mano. La mattina il principe Ivan si presentó allo zar.
- Allora, caro Ivan, non hai visto il ladro?
- Caro padre, acchiapparlo non l’ho acchiappato, ma ho scoperto chi saccheggia il nostro giardino. E qui vi ho portato un ricordo del ladro. Vedete, padre, il ladro e l’Uccello di Fuoco.
Lo zar prese la penna e da allora tornó a mangiare, a bere e a non avere più dispiaceri. Ma un bel giorno tornó a pensare a quell’Uccello di Fuoco. Chiamó i figli e disse loro:
- Cari e diletti figli, sellate i vostri bravi cavalli, girate un po’ per il mondo, andate in luoghi sconosciuti, chissà che non vi riesca di imbattervi nell’Uccello di Fuoco.
I figli si inchinarono al padre, sellarono i loro bravi cavalli e partirono: il maggiore prese una strada, il secondo ne prese un’altra e il principe Ivan ne prese una terza. Il principe Ivan cavalco e cavalco; la giornata era calda. Il principe Ivan si affaticó, smontó da cavallo, lo impastoió e si butto a dormire. Passo del tempo, il principe Ivan si sveglio e vide che il cavallo non c’era più. Andò a cercarlo, girò e girò, cercó e cercó e lo trovò: ne erano rimaste solo ossa scarnite. Il principe Ivan si rattristó: come fare adesso senza cavallo?
«Cosa ci vuoi fare - pensó - oramai sono in ballo e devo ballare». E continuò la strada a piedi. Camminò, camminò, e si stancò a morte. Si sedette sulla soffice erba tutto afflitto. Ma all’improvviso sbucó il lupo grigio.
- Principe Ivan, cos’hai che sei cosi triste e sconsolato?
- Per forza, lupo grigio, sono sconsolato. Sono rimasto senza il mio bravo cavallo.
- Sono stato io, principe Ivan, a mangiarlo… Ora mi fai pena. Raccontami un po’ perché sei venuto e dove stai andando.
- Mi ha mandato mio padre a girare il mondo, a trovare l’Uccello di Fuoco.
- Eh, eh, sul tuo bravo cavallo nemmeno in tre anni saresti arrivato fino all’Uccello di Fuoco. Solo io so dove sta. Bene, siccome ti ho mangiato il cavallo, saró il tuo fedele e utile servitore. Montami sopra e tieniti stretto.
Il principe Ivan montó sul lupo. Il lupo grigio parti al galoppo: i boschi azzurri non faceva nemmeno in tempo a vederli, i laghi faceva appena in tempo a sfiorarli con la coda. Galopparono e galopparono e arrivarono ai piedi di un’altissima fortezza. Il lupo grigio disse:
- Stammi a sentire, principe Ivan, e tienilo bene a mente: scavalca le mura e non avere paura; il momento e buono: tutte le guardie stanno ora dormendo. Nel palazzo vedrai una piccola finestrella, sulla finestrella c’e una gabbia d’oro e nella gabbia c’e l’Uccello di Fuoco. Prendi l’Uccello, nascondilo in petto, sotto la giubba, ma bada di non toccare la gabbia.
Il principe Ivan scavalco le mura, vide il palazzo: sulla finestrella stava la gabbia d’oro, nella gabbia l’Uccello di Fuoco. Prese l’Uccello, lo mise in petto, sotto la giubba, e si attardó ad ammirare la gabbia. Il cuore gli batte forte: «Oh, come bella, d’oro e così preziosa! Me la prendo!» E dimenticò quel che gli aveva raccomandato il lupo. Appena ebbe toccato la gabbia, per tutta la fortezza si levarono dei rumori: squillarono le trombe, rullarono i tamburi, le guardie si svegliarono, afferrarono il principe Ivan e lo portarono dalio zar Afron.
Lo zar Afròn si infurió e chiese:
- Chi sei? Da dove vieni?
- Sono il figlio dello zar Berendej, Ivan.
- Ih, che vergogna! Un figlio di zar che si mette a fare il ladro.
- E cosa dovevo fare? E il vostro uccello che ha fatto? Ci ha saccheggiato il giardino.
Saresti dovuto venire da me, chiedermelo con garbo e te l’avrei dato per rispetto al padre tuo, lo zar Berendej. Ora, invece, farò correre per tutte le città la mala fama di voi… E va bene, ci ho ripensato: se mi rendi un servigio, ti perdoneró. In un certo regno, in quello dello zar Kusman, c’è il cavallo dala criniera d’oro. Portamelo e ti darò l’Uccello di Fuoco con la gabbia.
Il principe Ivan si rattristó. Andó dal lupo grigio. E il lupo gli fece:
- Te l’avevo detto di non toccare la gabbia! Perche non mi hai obbedito?
- Perdonami, ti prego, lupo grigio.
- Sì, ora chiedi perdono… Va bene, montami sopra. Oramai siamo in ballo!
E di nuovo il lupo partì al galoppo con in groppa il principe Ivan. Galopparono e galopparono, e arrivarono alla fortezza dove si trovava il cavallo dalla criniera d’oro. Principe Ivan, scavalca le mura, i guardiani dormono, va’ alla scuderia, prendi il cavallo, ma bada, non toccare le briglie. Il principe Ivan scavalco le mura della fortezza: i guardiani stavano dormendo; andó alla scuderia, acchiappo il cavallo dalla criniera d’oro. Vide le briglie tutte d’oro, ornate di pietre preziose. Solo briglie così faranno onore a questo cavallo! Il principe Ivan tocco le briglie e subito si sentirono rumori: squillarono le trombe, rullarono i tamburi, le guardie si svegliarono, acchiapparono il principe Ivan e lo portarono davanti allo zar Kusman.
- Chi sei? Di dove sei?
- Sono il principe Ivan.
- Guardate cosa si e messo a fare! A rubare cavalli! Non ci starebbe a farlo nemmeno l’ultimo dei miei villani. E va bene, forse ti perdono, principe Ivan, se mi rendi un servigio. Lo zar Dalmat ha una figlia, Elena la Bella. Me la devi rapire, portarla qui da me e io ti regaleró il cavallo e le briglie d’oro.
Il principe Ivan questa volta si rattristó come non mai. Andó dal lupo grigio.
- Те l’avevo detto, principe Ivan, di non toccare le briglie! Non mi hai obbedito nemmeno questa volta.
- Perdonami, ti prego, perdonami, lupo grigio.
- Si, ora chiedi perdono… E va bene, montami sopra.
E di nuovo il lupo partì al galoppo con in groppa il principe Ivan. Arrivarono dallo zar Dalmat. Nel giardino della sua fortezza Elena la Bella passeggiava attorniata dalle sue donne. Il lupo grigio disse:
- Questa volta non ti mando più: ci vado io. E tu torna indietro, ti raggiungerò presto.
Il principe Ivan prese la strada del ritorno e il lupo grigio con un salto fu al di la del muro, nel giardino. Si appostó dietro un cespuglio e vide Elena la Bella uscire con le sue donne. La principessa passeggiava e passeggiava, appena si trovo un po’ indietro, il lupo grigio la afferró, se la buttó sulla groppa e scappó via. Il principe Ivan intanto era già incamminato sulla strada del ritorno quando all’improvviso sbucó il lupo con Elena la Bella in groppa. Ivan si rallegró e il lupo gli disse:
- Presto, montami in groppa: ho paura che ci inseguano.
E il lupo grigio parti al galoppo, con il principe Ivan
ed Elena la Bella, sulla strada del ritorno: i boschi azzurri non faceva nemmeno in tempo a vederli, i laghi e i fiumi faceva appena in tempo a sfiorarli con la coda. Galopparono e galopparono e arrivarono dalio zar Kusman. Il lupo grigio chiese:
- Ehi, principe Ivan, cos’hai che sei così silenzioso e triste?
- Per forza, lupo grigio, sono sconsolato. Come farò a dare via in cambio una ragazza così bella? Come farò a scambiare Elena la Bella con il cavallo?
Il lupo grigio gli rispose:
- Farò in modo che tu non ti separi da lei: la nasconderemo da qualche parte, io mi tramuterò in Elena la Bella e tu mi porterai dallo zar.
E così nascosero Elena la Bella in una piccola isbà nel folto del bosco. Il lupo grigio fece una capriola e si fece tale e quale Elena la Bella. Il principe Ivan lo condusse dallo zar Kusman. Lo zar si rallegró, prese a ringraziarlo:
- Grazie, principe Ivan, di avermi procurata la fidanzata che sposeró. To’, prendi il cavallo dalla criniera d’oro e le briglie.
Il principe Ivan montò sul cavallo e parti per riprendere Elena la Bella. La raggiunse, la fece montare sul cavallo e si misero in viaggio lungo la strada del ritorno. Lo zar Kusman intanto annunció le nozze, banchetto dalla mattina alla notte e quando fu l’оrа di andare a dormire condusse Elena la Bella nella camera da letto. Appena lo zar si fu coricato accanto alla sposa, vide il muso di un lupo invece della giovane moglie! Lo zar per la gran paura cadde giù dal letto e il lupo grigio scappò via. Dopo poco il lupo grigio aveva già raggiunto il principe Ivan e Elena la Bella.
- Perché sei così triste e serio? - chiese il lupo.
- Per forza sono triste e in pensiero: mi displace disfarmi di un tesoro così, del cavallo dalia criniera d’oro, di scambiarlo con l’Uccello di Fuoco.
- Non ti rattristare, ti aiuteró.
Arrivarono dallo zar Afron. Il lupo disse a Ivan:
- Il cavallo ed Elena li devi nascondere, io mi tramuto nel cavallo dalla criniera d’oro e tu conducimi dallo zar Afron.
Ivan e il lupo nascosero Elena la Bella e il cavallo dalla criniera d’oro nel bosco. Il lupo grigio fece una capriola e si tramutò in cavallo e il principe Ivan lo condusse dallo zar Afron. Lo zar si rallegró e gli diede l’Uccello di Fuoco con la gabbia d’oro. Il principe Ivan tornó a piedi nel bosco, fece montare Elena la Bella sul cavallo dalla criniera d’oro, prese la gabbia d’oro con l’Uccello di Fuoco e partì sulla strada del ritorno. Intanto lo zar Afron ordinó di condurgli il cavallo donate e già stava per montarci sopra quando il cavallo si tramutó in lupo. Lo zar per la gran paura stramazzó in terra e il lupo grigio se la diede a zampe levate e ben presto raggiunse il principe Ivan.
- E ora addio; non posso andare oltre.
Il principe Ivan smontó da cavallo e gli si inchinó tre volte e così con rispetto ringrazió il lupo grigio. Questi gli disse:
- Non dirmi addio per sempre: avrai ancora bisogno di me.
Il principe Ivan pensó: «Quando mai avrò ancora bisogno di te? Tutti i miei desideri sono stati esauditi». Monte sul cavallo dalla criniera d’oro e riprese il viaggio, con Elena la Bella e l’Uccello di Fuoco. Arrivò nel suo paese e qui gli venne voglia di desinare. Aveva con se un po’ di pane. Lo mangiarono, bevvero dell’acqua di fonte e si coricarono per riposare. Appena il principe Ivan si fu addormentato ecco che arrivano i suoi fratelli, che avevano viaggiato per altre terre, avevano cercato l’Uccello di Fuoco, ma tornavano a mani vuote. Si avvicinarono al fratello e videro che il principe Ivan aveva trovato tutto. E allora decisero di far combutta a suo danno.
- Ammazziamo il fratello, così tutti questi beni saranno nostri.
Così stabilirono e uccisero il principe Ivan. Montarono sul cavallo dalla criniera d’oro, presero l’Uccello di Fuoco, fecero montare in sella Elena la Bella e la minacciarono:
- Guai se a casa fai parola di quel che e stato!
Il principe Ivan era lì disteso, morto. Già i corvi roteavano sopra di lui, ma all’improvviso sbucó il lupo grigio e afferró uno dei corvi con il suo piccolo.
- Tu, corvo, vola a prendere l’acqua della morte e l’acqua della vita. Se me le porti lasciò andare il tuo piccolo.
Il corvo, per forza di cose, volò via e il lupo si tenne intanto il piccolo. Il corvo volo e volò e porto l’acqua della morte e l’acqua della vita. Il lupo grigio spruzzó con l’acqua della morte le ferite del principe Ivan e le ferite si chiusero, lo spruzzó con l’acqua della vita e il principe Ivan risuscitó.
- Oh, come ho dormito sodo!
- Sì, hai dormito sodo - disse il lupo grigio. - Se non ci fossi stato io, tu non ti saresti svegliato mai più. I tuoi fratelli ti avevano ucciso, portandosi via tutto quel che avevi. Presto, montami in groppa.
I due partirono all’inseguimento e ben presto raggiunsero i due fratelli. Il lupo grigio li sbranó e i pezzi li disperse per la campagna. Il principe Ivan con un inchino diede l’addio al lupo grigio, per sempre. Il principe Ivan tornó a casa sul cavallo dalla criniera d’oro e con l’Uccello di Fuoco per il padre e la sposa, Elena la Bella, per se. Lo zar Berendej si rallegró, volle sapere subito le sue avventure. Il principe Ivan raccontó tutto: come il lupo grigio l’aveva aiutato, come i fratelli l’avevano ucciso nel sonno e come il lupo grigio li aveva fatti a pezzi. Lo zar Berendej si disperó, ma presto si consoló. Il principe Ivan sposó Elena la Bella e i due sposi vissero insieme felici e contenti.

Traduzione dal russo all’italiano di Aldo Canestri

  

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Zarevich
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Messaggio «L’UCCELLO DI FUOCO» 
 
Il 25 giugno 1910, a Parigi, nell'ambito di «Russian Seasons», ebbe luogo la prima del balletto «L’Uccello di Fuoco» («Жар-Птица») alla musica di Igor Stravinskij. Serghej Diaghilev ha attratto un giovane compositore poco conosciuto a lavorare dopo aver ascoltato una delle sue composizioni «Fireworks». «Questa musica brucia, brucia, genera scintille», ha detto l'impresario e ha deciso che questo era esattamente ciò che gli mancava per una nuova esibizione. I temi della maggior parte delle fiabe russe sono già stati usati, ma l'immagine di «L’Uccello di Fuoco» sul palco non è ancora stata vista. Il coreografo Mikhail Fokin lo ha combinato con altri racconti popolari. Di conseguenza, Ivan Zarevich, Kascej l'Immortale, i cavalieri e gli stregoni apparvero nel balletto e l'immagine di un bellissimo uccello divenne la personificazione di una bellezza soprannaturale e irraggiungibile. Tutti i bohémien francesi si sono riuniti per la prima: Marcel Proust, Maurice Ravel, Claude Debussy, Manuel de Falla. Il successo della produzione è stato eccezionale.
  

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