«IL MITO DI ADMETO E ALCESTI»
Admeto era figlio di Fere, fondatore della città di Fere in Tessaglia; egli regnava sulle fertili terre poste in vicinanza del lago Bebeide. Godette una grande propserità e ricchezza, col favore e la grazia di Febo Apollo, ili Dio raggiante, figlio di Zeus e di Leto. Apollo, allorquando, in punizione per aver ucciso con i suoi dardi i Ciclopi, figli di Urano, fu obbligato a rimanere schiavo di qualche mortale, venne da Admeto, e stette un intero anno al suo servizio come pastore. In questo tempo Admeto e Apollo strinserto tra loro un'intima amicizia; gli armenti di Admeto prosperavano in maniera meravigliosa; Apollo lo aiutò anche ad ottenere in moglie la bella Alcesti figlia di Pelia re di Iolco, adempiendo la condizione imposta dal padre della sposa di aggiogare allo stesso carro un cinghiale e un leone. Durante le feste nuziali, Apollo dando da bere del dolce vino alle Moire, le Divinità del Destino, le indusse a promettere che giunta l'ultima ora di Admeto, esse lo avrebbero lasciato in vita purché si trovasse un'altra persona disposta a scendere al suo posto nell'Inferno. Quando questo momento giunse, non vollero né il vecchio padre di Admeto né la madre morire per il figlio, per quanto secondo il corso naturale delle cose non dovesse essere lontana la loro fine.
Allora la bella e fiorente Alcesti, sebbene affezionastissima ai suoi due figlioli, non dubitò e non esitò ad accettare la morte per prolungare la vita al marito. Persefone, figlia di Zeus e Demetra e moglie del tenebroso re dell'Inferno Ade, commossa da un così bell'esempio di amore coniugale, la rimandò ad Admeto.
Secondo un'altra leggenda, Eracle (Ercole), capitato in quel momento a casa di Admeto, strappò, dopo violenta lotta, alla Morte la sua preda.
Il figlio di Admeto e Alcesti, Eumelo di nome, figura fra gli eroi greci a Troia, e si fa notare specialmente per la bellezza dei suoi cavalli.
Admeto fu più volte argomento di lavori poetici in Grecia; ma il più bel monumento innalzato a celebrare la fortuna di lui e l'atto eroico di Alcesti, è la tragedia di Euripide che si intitola appunto "Alcesti", rappresentata nel 438 a.C.. Nella tragedia di Euripide, dopo un fiero dibattito tra Febo e la Morte che è venuta a rapire la sua preda, si assiste agli ultimi momenti dell'eroica sposa; il suo distacco dal marito e dai figli non potrebbe esser più commovente; sopraggiunge Eracle, sentito di che si trattava si reca alla tomba della defunta, e dopo fiera lotta con la Morte, ne torna riconducendo ad Admeto la sposa rivivente; quindi la tragedia si chiude tra inni di gioia e di festa. "Alcesti" è la più antica fra le tragedie di Euripide a noi pervenute.
Dell mito di Admeto e Alcesti narra anche Platone nel suo "Simposio". E George Frideric Handel ne ricavò, nel 1749, un'opera musicale.