Tatiana Santi
L’Occidente ha una malattia cronica, la russofobia, che si manifesta durante la storia con fasi più acute, guarda caso quando la Russia è particolarmente forte sulla scena geopolitica. Ebbene, la russofobia è un male incurabile? C'è sempre un buon motivo per lottare contro la Russia, lo è stato per decenni il comunismo, ma una volta sparito, la russofobia non si è placata, anzi. L'Occidente si può veramente sbizzarrire usando una gamma infinita di pretesti, con l'unico scopo di rappresentare la Russia come una minaccia, costruendosi così un nemico perfetto.
Il complesso fenomeno della russofobia è stato analizzato dal giornalista svizzero Guy Mettan nel libro «Russofobia, mille anni di diffidenza», che cerca di rispondere alle domande che molti europei si saranno posti. La narrazione mediatica occidentale non basta più, il ritornello dei «russi cattivi» ha stancato, la gente vuole saperne di più. Sputnik Italia ha raggiunto per un approfondimento l'autore del libro, lo storico e giornalista Guy Mettan.
— Signor Mettan, possiamo dire che più la Russia diventa forte sulla scena geopolitica più aumenta la russofobia? — Sì, assolutamente! Nel mio libro ho analizzato le quattro forme più importanti della russofobia moderna. Quella francese, molto attiva fra il 1780 e il 1880, ha compiuto un'inversione di tendenza spettacolare alla fine del XIX secolo per rapporto alla minaccia tedesca, ma è molto presente di nuovo a Parigi questi ultimi tempi. La russofobia inglese è iniziata dopo la vittoria contro Napoleone, ottenuta grazie alle truppe russe. Londra allora è tornata ad essere in contrapposizione al suo alleato, che aveva paura divenisse troppo potente nel Mediterraneo e in Asia Centrale. La russofobia tedesca è nata dalla frustrazione coloniale dell'Impero Tedesco, che ha spinto Il Kaiser, poi Hitler a voler allargare i loro territori in Russia (teoria dello spazio vitale, del Lebensraum). Questo fenomeno è all'origine del revisionismo storico attuale, che consiste a sopravvalutare il contributo americano nella liberazione dell'Europa (400 mila americani uccisi) e a svalutare lo sforzo maggiore fornito dalla Russia sovietica (26 milioni di morti). Infine abbiamo la russofobia americana che si è scatenata all'indomani della vittoria sul nazismo, secondo lo stesso schema della russofobia inglese. — La russofobia si è manifestata quindi a ondate durante la storia? — Esattamente. Appena sconfitto il nemico comune, gli Stati Uniti hanno condotto la guerra fredda contro il loro alleato sovietico in nome della lotta anti comunista. Ognuno ha potuto costatare come, una volta scomparsa la minaccia comunista ormai da 25 anni, la russofobia americana sia raddoppiata di intensità questi ultimi anni! Pensare che la lotta al comunismo fosse stata un pretesto è una supposizione naturale. Storicamente le fasi più gravi di russofobia corrispondono sempre a dei periodi durante i quali la Russia è particolarmente forte. Dopo il 1760 ai tempi di Caterina II, nel 1815, dopo la vittoria su Napoleone, dopo il 1945, dopo la vittoria contro il nazismo… — Come è stato accolto il suo libro dal pubblico e i colleghi in Francia? — In Svizzera l'accoglienza mediatica è stata corretta e largamente positiva, perché la nostra posizione di Paese neutrale ci rende più equilibrati nel nostro modo di vedere il mondo. In Francia invece i media istituzionali hanno ignorato il libro. In compenso i social network e il passa parola hanno funzionato bene ed il libro viene comprato molto bene anche dopo 15 mesi dalla sua pubblicazione. Do diverse conferenze e posso costatare che c'è un vero interesse tra il pubblico. Le persone vogliono capire, cercano un altro punto di vista e non si accontentano più delle idee, di fatto, manipolate dai media principali. Russofobia, ecco perché i russi sono i cattivi — La Russia, come notava prima, interessa molto il pubblico europeo, che ne ha abbastanza della stessa visione unilaterale proposta dai media. La russofobia è un male quindi curabile a suo avviso? Lei è ottimista? — Per fortuna è un male curabile. Come la germanofobia di cui la Francia è riuscita a liberarsi dopo tre guerre, di cui due mondiali! È anche però una malattia cronica alla quale l'Occidente si è abituato. Questo significa che per estirparla, la cura prenderà del tempo. A breve termine sono pessimista, non ci saranno grandi risultati nell'immeditato. Le sanzioni non verranno tolte presto e troveranno sempre dei pretesti per giustificarle, come la Crimea, russa quanto l'Alsazia-Lorena è francese. La Crimea si è riunita alla Russia attraverso due referendum popolari nel 1991 e nel 2004, mentre il Kossovo è stato staccato dalla Serbia senza alcuna consultazione democratica. In generale, lo scopo è di strangolare la Russia militarmente ed economicamente obbligandola ad armarsi. Rivediamo lo scenario degli anni '80, si spera di far crollare la Russia come l'Unione sovietica. La differenza è che la Russia è un Paese aperto e che ha degli alleati e Paesi vicini come la Cina. Viviamo in un equilibrio del terrore, come durante la Guerra fredda, la «guerra» attuale resterà non militare. Il rischio tornerà se i generali e i think tanks neoconservatori avranno la convinzione che una guerra contro la Russia potrà essere vincibile, come pensarono Guglielmo II e Hitler rispettivamente nel 1914 e 1939. Per il momento, quindi, la strategia preferita dall'Occidente resta quella del «cambio di regime» imposto dalle sanzioni economiche, la corsa agli armamenti, le vessazioni di media e ONG assoldati.
«SPUTNIK»
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