Myshkin
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Re: Motivi Cechoviani
Ho visto ieri questo film, grazie alla gentilezza del caro Zarevich, e devo confermare che è un film molto particolare, come tutti i film di Muratova. Questa regista è un fenomeno, purtroppo poco conosciuta e apprezzata, ma la sua audace visione della realtà e della vita, che a molti può apparire troppo oscura e pessimistica, ne fa decisamente uno dei protagonisti della scena cinematografica d’autore contemporanea.
La base per questo film, il quasi sconosciuto racconto “Gente difficile” e la piece “Tatiana Rèpina” di Anton Pavlovic Cechov, forniscono a Muratova i motivi, le atmosfere e i caratteri psicologici attraverso i quali, in un accostamento dagli apparenti forti contrasti, Kira dipinge una satira surrealistica sulle istituzioni sociali e familiari in Russia, in una fusione di assurdo, ironia e surrealismo.
Certo il film non è leggero e scorrevole. Alcune caratterizzazioni sono mostrate in una ripetizione al limite della pazienza.
Il film inizia con quella che può essere definita la più stramba scena di cena di famiglia nella storia del cinema, e si sposta quindi nella sequenza del matrimonio tra un ricco ed obeso tenore e una sposa che sembra uscita da un vecchio film muto degli anni venti.
La funzione è mostrata in tutta la sua completezza di dettagli, mentre che lo stuolo di ricchi invitati, una vera raccolta di personaggi assurdi e grotteschi, assistono annoiati e cominciano a dedicarsi alla loro attività preferita, quella del pettegolezzo.
Alla fine della cerimonia, uno dei preti in disparte riflette ad alta voce: “Tutto è inutile. Cantano, bruciano incenso e pregano, ma Dio ancora si rifiuta di dar loro coraggio. Ho servito per quaranta anni, e Dio non li ha ascoltati, neanche in una singola occasione… Non ho idea, dove sia questo Dio…”
Non è per niente un film facile da vedere e da capire, ma come tutti i film di Muratova, è un film che lascia il segno, che colpisce più di quanto si capisca a prima vista, e costringe a pensare. Cosa che non capita molto spesso.
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