Oggetto: DA PECHINO A PARIGI IN 60 GIORNI
Nel 1908 esce per La Ulirco Hoepli il libro dell'inviato speciale del Corriere della Sera Luigi Barzini, "La metà del mondo vista da un'automobile. Da Pechino a Parigi in 60 giorni". Il libro raccoglie la cronaca del viaggio, una bella serie di fotografie e la carta geografica di tutto l'itinerario. Cento anni più tardi, il Touring Club Italiano ristamperà il testo della cronaca in una nuova edizione minore, che però non ripropone la carta e le fotografie.
Cosa c'è tra Parigi e Pechino? La Russia, ovviamente, che l'equipaggio dell'automobile italiana (l'Itala) ha percorso per gran parte della sua estensione ed è dunque il paese di cui più a lungo si parla nel libro. Per questo motivo non è esagerato dire, che si tratta di un libro sulla Russia, o meglio, sulle impressioni che tre italiani in viaggio ai primi del '900 ricevono dalla Russia.
L'aspetto avventuroso di questa grande traversata è in gran parte artificioso: nel 1907 infatti l'epoca delle esplorazioni e delle scoperte era ormai lontana; era già possibile raggiungere Pechino da San Pietroburgo con pochi giorni di treno (treni confortevolissimi, dotati di carrozze-letto, vasche da bagno e ristorante, ma le strade, ancora concepite per le diligenze ed i cavalli, effettivamente offrivano ancora l'opportiunità di un'avventura a chi proprio non riuscisse a farne a meno.
Colpisce il fatto, che per completare questo lunghissimo itinerario, all'epoca non fosse necessario passare la frontiera più di tre volte. La Cina era ancora (per poco) il Celeste Impero e la Mongolia era una semplice provincia cinese; dunque il primo confine incontrato è quello russo-cinese. Il secondo confine si trova in pratica dall'altra parte dell'Impero dello Zar: è quello russo-tedesco lungo il fiume Memel, a Tilsit (Sovetsk, Kaliningradskaja Oblast). Il buffo è che oggi, attraversando nello stesso senso quel confine, invece di lasciare la Russia per entrare in Germania, lasceremmo la Lituania per entrare in Russia! Un ultimo confine da superare sarebbe quello franco-tedesco, però l'automobile Itala segue un itinerario più settentrionale e più breve, che per un tratto sconfina nel territorio del Belgio.
Nel 1908 esce per La Ulirco Hoepli il libro dell'inviato speciale del Corriere della Sera Luigi Barzini, "La metà del mondo vista da un'automobile. Da Pechino a Parigi in 60 giorni". Il libro raccoglie la cronaca del viaggio, una bella serie di fotografie e la carta geografica di tutto l'itinerario. Cento anni più tardi, il Touring Club Italiano ristamperà il testo della cronaca in una nuova edizione minore, che però non ripropone la carta e le fotografie.
Cosa c'è tra Parigi e Pechino? La Russia, ovviamente, che l'equipaggio dell'automobile italiana (l'Itala) ha percorso per gran parte della sua estensione ed è dunque il paese di cui più a lungo si parla nel libro. Per questo motivo non è esagerato dire, che si tratta di un libro sulla Russia, o meglio, sulle impressioni che tre italiani in viaggio ai primi del '900 ricevono dalla Russia.
L'aspetto avventuroso di questa grande traversata è in gran parte artificioso: nel 1907 infatti l'epoca delle esplorazioni e delle scoperte era ormai lontana; era già possibile raggiungere Pechino da San Pietroburgo con pochi giorni di treno (treni confortevolissimi, dotati di carrozze-letto, vasche da bagno e ristorante, ma le strade, ancora concepite per le diligenze ed i cavalli, effettivamente offrivano ancora l'opportiunità di un'avventura a chi proprio non riuscisse a farne a meno.
Colpisce il fatto, che per completare questo lunghissimo itinerario, all'epoca non fosse necessario passare la frontiera più di tre volte. La Cina era ancora (per poco) il Celeste Impero e la Mongolia era una semplice provincia cinese; dunque il primo confine incontrato è quello russo-cinese. Il secondo confine si trova in pratica dall'altra parte dell'Impero dello Zar: è quello russo-tedesco lungo il fiume Memel, a Tilsit (Sovetsk, Kaliningradskaja Oblast). Il buffo è che oggi, attraversando nello stesso senso quel confine, invece di lasciare la Russia per entrare in Germania, lasceremmo la Lituania per entrare in Russia! Un ultimo confine da superare sarebbe quello franco-tedesco, però l'automobile Itala segue un itinerario più settentrionale e più breve, che per un tratto sconfina nel territorio del Belgio.
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