| «VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO» | |
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Zarevich
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«VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO»
«VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO»
«ВЛАДИМИР СОЛОУХИН: РУССКИЙ ПОЭТ И ПИСАТЕЛЬ»
Vladimir Soloùkhin (Владимир Солоухин, 1924-1997), il poeta e scrittore russo, uno degli autori più importanti delle cosiddetta «prosa contadina» («деревенская проза») sviluppatasi in Russia nel XX secolo. Nella sua pubblicistica della fine degli anni ’50 e dell’inizio degli anni ’60 lo scrittore indicava la necessità di conversazione delle tradizioni nazionali e scriveva dell’arte russa. All’inizio degli anni ’60 si interessò profondamente delle icone russe e diventò acceso fautore di riguardo per le icone, ed anche il loro collezionista e specialista nella tecnica della pittura sacra.
Le sue pubblicazioni su quest’argomento come «Le Lettere dal Museo Russo» («Письма из Русского музея», 1966), «Le Tavole Nere» («Чёрные доски», 1969) suscitarono un grandissimo interesse.
Il tema principale dell’attività letteraria di Vladimir Soloukhin è la campagna russa. Nel 1975 nel mensile letterario «Moskvà» («Москва») è stato pubblicato il suo romanzo autobiografico «La Sentenza» («Приговор»). Nel retaggio letterario di Vladimir Soloukhin un posto particolare occupa la prosa autobiografica in cui l’autore riflette sugli avvenimenti passati, sulla storia della Russia del XX secolo: «L’ultimo grado» («Последняя ступень»), «Al chiar di giorno» («При свете дня»), «Il lago salato» («Солёное озеро»), «La Coppa» («Чаша»).
•Opere scelte in 10 volumi, 1995 (sono usciti volumi 1-3)
•Opere scelte in 5 volumi, 2011
•Opere scelte in 4 volumi, 1983-1984
•Opere scelte in 2 volumi, 1974
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VLADIMIR SOLOUKHIN (1924-1997) |
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VLADIMIR SOLOUKHIN (1924-1997) |
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VLADIMIR SOLOUKHIN (1924-1997) Opere scelte in 4 volumi, 1983-1984 |
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VLADIMIR SOLOUKHIN (1924-1997) Opere scelte in 2 volumi, 1974 |
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«VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO»
Il libro di Vladimir Soloùkhin «Le Tavole Nere» («Чёрные доски») è dedicato a quel periodo della vita dell’autore quando lui si occupava delle icone russe per conservarle per le generazioni future. Questo libro è assai interessante! Ognuno che si interessa della pittura antica russa, delle icone russe io consiglierei di leggere questo libro. Peccato che non sia tradotto in italiano.
Ultima modifica di Zarevich il 27 Ott 2018 13:16, modificato 1 volta in totale
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Vladimir Soloùkhin «Le Tavole Nere» |
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Vladimir Soloùkhin «Le Tavole Nere» |
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«VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO»
Vladimir Soloukhin Владимир Солоухин
«LE STRADE VICINALI DELLA REGGIONE DI VLADIMIR»
«ВЛАДИМИРСКИЕ ПРОСЁЛКИ»
«Roman-Gazeta» No.6 (152) Mosca (Pagine 79)
«Роман-Газета» №6 (152) Москва 1958
Per scrivere il suo libro «Le Strade vicinali della regione di Vladimir» («Владимирские просёлки») Vladimir Soloukhin ha passato a piedi attraverso tutta la regione di Vladimir. L'oblast' di Vladimir (Владимирская область) è un'oblast' della Russia sita su un territorio pianeggiante con rilievi appena accennati. A sud confina con le oblast'di Niznyj Novgorod e Rjazan, ad est con quella di Ivanovo, a nord con l'oblast' di Jaroslavl e ad ovest con quella di Mosca. Oltre allo sfruttamento forestale di grande importanza è l'agricoltura (cerealicoltura) e le derivate industrie (alimentari e conserviere). La regione è attraversata dal fiume Kljaz'ma e dai suoi numerosi affluenti. La capitale è Vladimir.
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Vladimir Soloukhin «LE STRADE VICINALI DELLA REGGIONE DI VLADIMIR» «Roman-Gazeta» No.6 (152) Mosca (Pagine 79) |
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«VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO»
Vladimir Soloukhin Владимир Солоухин
«OPERE SCELTE» in 4 volumi
«СОБРАНИЕ СОЧИНЕНИЙ» в четырёх томах
Casa Editrice «Khudozhestvennaja literatura» Mosca 1983
Издательство «Художественная литература» Москва 1983
Il rappresentante della cosiddetta «prosa contadina» Vladimir Soloukhin nacque nella famiglia contadina. Dopo la guerra arrivò a Mosca a studiare all’università letteraria. Le sue prime pubblicazioni non suscitavano interesse particolare. Solo dopo il suo romanzo breve «Le Strade vicinali della regione di Vladimir» («Владимирские просёлки») il suo nome diventò conosciuto. Sono dei diari sui luoghi natali. Così lo scrittore trovò la sua nicchia legata alla vita di campagna e alle osservazioni autobiografiche.
Nell’edizione delle Opere Scelte di Vladimir Soloukhin, del celebre poeta e scrittore, sono entrati: la sua lirica scritta in vari anni ed anche dei suoi racconti, dei saggi che raccontano delle bellezze dei monumenti architettonici e della pittura sacra russa. Anche nell’edizione sono entrati: un romanzo breve del conquisto della cima della montagna «La Bella Adyghene» («Прекрасная Адыгене»), due romanzi brevi «Le Strade vicinali della regione di Vladimir» («Владимирские просёлки») e «Le Gocce della rugiada» («Капли росы»), i saggi sulla natura russa «La Terza caccia» («Третья охота»), «Le Isole di Grigor» («Григоровы острова»), «L’Erba» («Трава») ed altri.
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Vladimir Soloukhin «OPERE SCELTE» in 4 volumi Casa Editrice «Khudozhestvennaja literatura» Mosca 1983 |
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Vladimir Soloukhin «OPERE SCELTE» in 4 volumi Casa Editrice «Khudozhestvennaja literatura» Mosca 1983 |
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Vladimir Soloukhin «OPERE SCELTE» in 4 volumi Casa Editrice «Khudozhestvennaja literatura» Mosca 1983 |
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«VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO»
Vladimir Soloukhin Владимир Солоухин
«I CIOTTOLI NEL PALMO»
«КАМЕШКИ НА ЛАДИНИ»
Casa Editrice «Detskaja literatura» Mosca 2023 (Pagine 283)
Издательство «Детская литература» Москва 2023
Il libro del famoso scrittore comprende storie scritte in anni diversi, come «La Pagnotta di pane dolciastro» («Каравай заварного хлеба»), «L’erba bianca» («Белая трава»), «Il Coltello con manico in osso» («Ножичек с костяной ручкой») e altri. Si basano su una persona, il suo mondo, le sue azioni. Il ciclo «Ciottoli nel palmo» («Камешки на ладони») contiene miniature liriche, storie su tutto ciò che l'autore nota nella vita di tutti i giorni. Un libro per l'età delle scuole medie.
Ultima modifica di Zarevich il 23 Apr 2023 17:31, modificato 2 volte in totale
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Vladimir Soloukhin «LE PIETRUZZE SUL PALMO DELLA MANO» |
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«VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO»
«VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO»
Vladimir Soloùkhin (Владимир Солоухин, 1924-1997) - scrittore e poeta russo, rappresentante della cosiddetta «prosa contadina» («деревенская проза») sviluppatasi in Russia nel XX secolo. Nato il 14 giugno 1924 nel villaggio di Alèpino, distretto della città di Vladimir, in una famiglia di contadini. Vladimir era il decimo, ultimo figlio. Nel 1942 si laureò in meccanica utensile all’Istituto meccanico di Vladimir. Le prime poesie sono state pubblicate sul quotidiano della città di Vladimir «L’Appello» («Призыв»). Nel 1951 si laureò all'Istituto Letterario. È stato membro del comitato di redazione della rivista letteraria «La Giovane guardia» («Молодая гвардия», 1958-1981), del comitato di redazione, e poi del consiglio di redazione della rivista mensile letteraria «Il Nostro Contemporaneo» («Наш Современник»). Nel suo giornalismo della fine degli anni Cinquanta e dei primi anni Sessanta, lo scrittore ha parlato come un patriota russo, ha sottolineato la necessità di preservare le tradizioni nazionali e ha riflettuto sui modi di sviluppare l'arte russa. All'inizio degli anni '60 si interessò alle icone russe, divenne un campione di atteggiamento attento e attenzione nei loro confronti, collezionista e specialista nell'interpretazione e nella tecnica della pittura di icone. Le sue pubblicazioni su questo argomento – «Lettere dal Museo Russo» («Письма из Русского Музея», 1966), «Le Tavole Nere» («Чёрные доски», 1968) - hanno incontrato un'ampia risposta di pubblico. Il tema principale del lavoro di Vladimir Soloukhin è il villaggio russo. Vladimir Soloukhin è un importante rappresentante della «prosa contadina» («деревенская проза»). Nel 1975, sul mensile letterario «Mosca» («Москва»), viene pubblicato il racconto autobiografico «La Sentenza» («Приговор»), dove al personaggio principale (per conto del quale viene raccontata la storia) viene diagnosticato un cancro e viene sottoposto a un intervento chirurgico. La prosa autobiografica occupa un posto speciale nell'eredità dello scrittore, in cui l'autore comprende la storia della Russia nel XX secolo: «L'ultimo passo» («Последняя ступень»), «Alla luce del giorno» («При свете дня»), «Il Lago salato» («Солёное озеро»), «Il calice» («Чаша»). Le poesie di Vladimir Soloukhin erano dapprima tradizionali nella forma, poi i suoi testi si avvicinarono sempre più alla prosa, abbandonò la rima e il metro, separando le poesie attraverso parallelismi sintattici e ripetizioni di parole e parti di una frase. La prosa di Vladimir Soloukhin, nella sua struttura associativa e nel fatto che l'azione in essa spesso si ritira sullo sfondo, ricorda la prosa di Konstantin Paustòvskij (Константин Паустовский). Questa prosa combina documentario giornalistico e testi naturali, primordialmente contadini, basati sulle proprie osservazioni sulla vita dei contadini collettivi, e riflessioni su argomenti di storia dell'arte, ammirazione nazional-russa per la madrepatria e le sue tradizioni culturali e critiche di attualità.
Vladimir Soloukhin ha viaggiato molto, le sue opere sono state tradotte in lingue straniere. Ha lasciato una grande eredità poetica, tra cui spicca la poesia «Tre giorni di ciliegio selvatico» («Три черёмуховых дня»). Negli ultimi anni della sua vita, l'autore ha letto la poesia «Il ciliegio selvatico» («Черёмуха») dal palco in tutti gli eventi letterari e artistici a cui è stato invitato. Vladimir Soloukhin è stato un ardente sostenitore del restauro della Cattedrale di Cristo Salvatore (Храма Христа Спасителя) a Mosca come simbolo della «rinascita della spiritualità e della cultura russa» («возрождения русской духовности и культуры») e «generatore di energia spirituale» («генератор духовной энергии»). Negli anni '90, Vladimir Soloukhin ha vissuto una forte delusione dalla perestrojka, sulla quale inizialmente nutriva grandi speranze. Era indignato per le riforme (in particolare la privatizzazione) attuate dal governo di Eltsin - Gaidar - Chubais, e categoricamente non accettò il nuovo ordine democratico, affermando che la democrazia è uno schermo dietro il quale un gruppo di persone che si definiscono democratiche impongono alla popolazione il proprio modo di pensare, i propri gusti, le proprie preferenze. l'obiettivo è assurdo. È solo un mezzo per raggiungere alcuni obiettivi. Lenin, i bolscevichi erano tutti democratici fino al 1917. Ma quando presero il potere, organizzarono una tale democrazia, non riusciamo ancora a districarla. Vladimir Soloukhin è morto il 4 aprile 1997 a Mosca. Il servizio funebre si è svolto presso la Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Vladimir Soloukhin è stato il primo ad essere sepolto nella Cattedrale di Cristo Salvatore dopo la sua apertura. È stato sepolto nel suo villaggio natale di Alepino, dove nel 2021 è stato aperto il museo commemorativo dello scrittore Vladimir Soloukhin.
Ultima modifica di Zarevich il 05 Gen 2023 12:43, modificato 1 volta in totale
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«VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO»
Vladimir Soloukhin Владимир Солоухин
«LE RISATE DIETRO LA SPALLA SINISTRA» «LE TAVOLE NERE»
«СМЕХ ЗА ЛЕВЫМ ПЛЕЧОМ» «ЧЁРНЫЕ ДОСКИ»
Casa Editrice «Monastero di Sretenskij Stauropegial» Mosca 2014
Издательство «Сретенский ставропигиальный мужской монастырь» Москва 2014
Il libro include il romanzo autobiografico «Le Risate dietro la spalla sinistra» («Смех за левым плечом», 1988) e le note da collezione «Le Tavole nere» («Чёрные доски», 1969), scritte dal notevole scrittore russo Vladimir Soloukhin (1924-1997)
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Vladimir Soloukhin «LE RISATE DIETRO LA SPALLA SINISTRA» «LE TAVOLE NERE» Casa Editrice «Monastero di Sretenskij Stauropegial» Mosca 2014 |
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«VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO»
«VLADIMIR SOLOUKHIN» «ВЛАДИМИР СОЛОУХИН»
Vladimir Soloùkhin. Tanto è stato scritto e detto su questo scrittore e poeta unico. Quante persone ancora lo amano e lo leggono, e quante persone non lo apprezzano e non lo leggono. Era un uomo difficile, ma sempre unico nelle sue dichiarazioni e nei suoi giudizi. È persino strano che non sia con noi adesso. A volte mi chiedo cosa direbbe Soloukhin di questo o di quello nelle nostre vite adesso. Stranamente questo nome non compare affatto nelle fonti italiane. Anche «Wikipedia» italiana tace ostinatamente su questo scrittore. Questo è strano, perché per la letteratura russa del 20° secolo questo nome è enorme. Forse non lo so, ma mi sembra che in Italia non esistano nemmeno le traduzioni in italiano delle opere di Vladimir Soloukhin. Se sbaglio, forse uno dei visitatori del nostro forum «Arca Russa» mi confuterà.
Chi tra i russi non conosce il famoso libro di Vladimir Soloukhin «Lettere dal Museo Russo» («Письма из Русского Музея»). Il libro è stato scritto negli anni '60 e poi ha conquistato tutti con la sua sincerità. Questo lavoro è toccante e francamente giornalistico. Cercando di difendere i valori veri ed eterni, che non possono essere abbandonati nella costruzione della cultura moderna, l'autore, a causa delle caratteristiche del genere, a volte esprime giudizi controversi. Ma questo è ciò che gli conferisce fascino e novità. Un altro libro che ha entusiasmato le menti dei lettori russi in quegli anni lontani è «Le Tavole Nere» («Чёрные доски»). Questo è ciò che la gente chiamava icone russe, che col tempo diventarono nere con l'età. Vladimir Soloukhin era un grande conoscitore e collezionista di antiche icone russe e descrisse su tavole tutte le sottigliezze di questo antico dipinto russo unico. Da citare anche il bellissimo libro di Vladimir Soloukhin «I Ciottoli nel palmo» («Камешки на ладони»). È il ciclo che contiene liriche in miniatura, storie su tutto ciò che l'autore nota nella vita di tutti i giorni.
Vladimir Soloukhin proveniva dalla provincia di Vladimir, cioè dalla terra intorno all'antica città di Vladimir. Questa è una regione unica della Russia. Tutti parlano in un modo unico, enfatizzando la lettera «o» in tutte le parole russe. I residenti della regione di Vladimir si sono sempre distinti per il loro modo di parlare russo. Questo stile è molto bello. Questo è esattamente ciò che ha detto Vladimir Soloukhin per tutta la sua vita. Era un grande narratore che raccoglieva un vasto pubblico di spettatori e lettori dei suoi libri. Erano incontri improvvisati, poiché il pubblico gli faceva molte domande e lui rispondeva a tutto in dettaglio. Erano incontri straordinari e si voleva ascoltare sempre di più lo scrittore. Vladimir Soloukhin aveva i suoi giudizi e le sue opinioni sul mondo che lo circonda e sulla politica. Non gli piacevano i bolscevichi e non gli piaceva l'intera ideologia comunista, e ne parlava sempre apertamente. Diceva sempre quello che pensava in faccia e per questo non piaceva ad alcuni suoi colleghi. Ad esempio, negli anni '50, disse apertamente in faccia a Boris Pasternak che il suo romanzo «Il dottor Zivago» («Доктор Живаго»), a causa del quale una vergognosa isteria fu lanciata in Occidente, era un romanzo debole e mediocre per la letteratura russa. E aveva ragione, dal momento che il romanzo di Pasternak è impossibile da leggere, perché è semplicemente una sorta di kitsch su un tema russo. Poi l’Occidente è diventato isterico e persino gli americani hanno realizzato un film basato sul romanzo, che è ancora più kitsch dello stesso romanzo di Pasternak. Boris Pasternak è stato un magnifico poeta russo, ma non è mai stato un buon scrittore di prosa, e Vladimir Soloukhin glielo ha detto in faccia. Penso che gli italiani non traducano né pubblichino Soloukhin perché sono affascinati dagli scandali americani legati al romanzo di Pasternak in Occidente. Gli italiani hanno sempre pubblicato il romanzo «Il dottor Zivago» e ne sono sempre stati orgogliosi. Questo mi fa ridere. Sarebbe meglio se tutta la poesia di Boris Pasternak fosse tradotta in Italia.
È così che mi è venuto in mente un saggio su Vladimir Soloukhin. Da tempo desideravo scrivere qualcosa su questo scrittore, che amo e rispetto. Anche se leggi tutto quello che ho scritto prima in questa pagina dedicata a Vladimir Soloukhin, potrai capire molto su di lui.
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Zarevich
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«VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO»
In continuità con tutto quanto detto nel mio precedente post dedicato allo scrittore Vladimir Soloukhin, vorrei provare a tradurre dal russo all'italiano un capitolo del libro «Lettere dal Museo Russo». Questo è l'inizio del libro, il primo capitolo. Vorrei ricordarvi che il libro ha solo tredici voluminosi capitoli. Le lettere furono scritte nel 1966 e stampate nel 1967. Lascia che ti ricordi che Soloukhin scriveva lettere dalla sua stanza all' «Evropeiskaya Hotel», che si trova di fronte al Museo Russo. Ma prima vorrei fornire brevemente informazioni sul Museo Russo, che si trova a San Pietroburgo. Il Museo Russo è la più grande collezione di arte russa al mondo. Situato nella parte centrale di San Pietroburgo. Il moderno Museo Russo è un complesso museale. La parte espositiva principale del museo occupa cinque edifici. Al 1° gennaio 2015, la collezione del Museo Russo ammontava a 410.945 articoli. Questo numero comprende opere di pittura, grafica, scultura, numismatica, arte decorativa, applicata e popolare, nonché materiali d'archivio. Nel 2021, il museo è diventato il secondo museo d'arte più visitato al mondo.
VLADIMIR SOLOUKHIN ВЛАДИМИР СОЛОУХИН
«LETTERE DAL MUSEO RUSSO»
«ПИСЬМА ИЗ РУССКОГО МУЗЕЯ»
Capitolo I.
Ricordo che, partendo per Leningrado, ti avevo promesso di scriverti delle lettere, e ricordo che ne sei rimasto molto sorpreso. Che stranezza: nel XX secolo c'erano lettere da Leningrado a Mosca! È come se non esistessero né il telegrafo né il telefono. È come se fosse impossibile in cinque minuti (ora è fatto in cinque minuti) connettersi con Mosca e parlare, scoprire tutte le notizie e dire cosa c'è di nuovo con te.
C'erano, ovviamente, «Lettere dall'Italia», «Lettere da lontano» e «Lettere di un viaggiatore russo». Immagina: un uomo ha viaggiato dalla Russia a Parigi e ha scritto due volumi di lettere! Mentre su un moderno volo Mosca-Parigi il passeggero ha appena il tempo di comporre un telegramma su una partenza e un atterraggio sicuri. Questi due eventi, di per sé completamente diversi - lasciare la loro terra natale e mettere piede sul suolo della Francia - ognuno dei quali dovrebbe essere un evento grandioso indipendente, si fondono in due o tre parole comuni del testo telegrafico. «Arrivato sano e salvo». Da dove vengono i due volumi? Due parole invece di due volumi: ecco il ritmo, ecco il tempo, ecco, se volete, lo stile del Novecento.
A quanto pare, è passato il tempo in cui le lettere contenevano interi trattati filosofici. E anche allora, per dire, beh, se andassi da qualche parte lontano, beh, se andassi per un anno, due o anche solo quindici giorni. Avrai tempo per scrivere almeno due lettere in quindici giorni? Riesci a resistere alla tentazione di sederti al tavolo di un albergo scomodo per scrivere, senza guardare di traverso il telefono, senza allungare la mano, senza comporre il numero desiderato? Dopo aver parlato al telefono e aver lasciato andare la tua anima, è divertente sedersi e scrivere lettere.
A proposito, sui tavoli degli hotel. Hai mai notato che nei vecchi hotel (non dico che siano migliori di quelli nuovi sotto tutti gli altri aspetti) quasi la cosa principale nella stanza era una scrivania? Anche la tovaglia verde, anche il calamaio sul tavolo. Quindi vedi che una persona si guarda intorno dalla strada, mette via le sue cose, si lava, si siede al tavolo per scrivere una lettera o annotare per sé alcuni pensieri. Gli organizzatori dell'hotel sono partiti dal fatto che ogni ospite ha bisogno di sedersi a una scrivania, che è naturale per lui sedersi a una scrivania e che è difficile per una persona fare a meno di un buon tavolo.
La scomparsa dei dispositivi a inchiostro è comprensibile e giustificata. Si presume che ogni persona ora abbia una penna automatica. Con il passare del tempo, i banchi stessi sono diventati più piccoli e poco appariscenti, si sono trasformati in tavoli, muoiono, proprio come si atrofizza qualche organo di una specie animale, di cui l'animale non ha più bisogno. Recentemente, in una grande città europea, in un albergo dotato delle ultime tecnologie e della moda del nostro secolo, in un albergo completamente moderno, a più piani, con mezzo vetro, mi sono guardato intorno nella stanza assegnatami, che, secondo modo, non era economico e non ho trovato alcun tavolo. Scostata dalla parete c'è una mensola con specchio e un cassetto, ovviamente per l'igiene femminile: cipria, creme, mascara e altro. Non c'è un tavolo. Quindi si vede che le persone si guardano intorno dalla strada, smontano le cose e... gli organizzatori dell'hotel apparentemente sono partiti dal fatto che l'accessorio più necessario e più attraente della stanza dovrebbe, ahimè, essere il letto.
E in una città moderna, riesci a trovare il tempo per sederti pensieroso e non correre da nessuna parte per un po', per non agitarti con la tua anima e sederti non sul bordo della sedia, ma con calma, completamente, disconnesso dal generale, sempre di più un trambusto vorticoso e sempre più accelerato? È generalmente accettato che il telegrafo, il telefono, i treni, le automobili e gli aerei di linea siano progettati per far risparmiare tempo prezioso a una persona, per liberare tempo libero che può essere utilizzato per sviluppare le proprie capacità spirituali. Ma si è verificato un sorprendente paradosso. Possiamo dire con sincerità che ognuno di noi che utilizza i servizi della tecnologia ha più tempo di quanto ne avesse la gente nell’era pre-telefono, pre-telegrafo, pre-aviazione? Dio mio! Tutti coloro che allora vivevano in relativa prosperità (e tutti noi ora viviamo in relativa prosperità) avevano molto più tempo, anche se poi tutti trascorrevano una settimana, o anche un mese, sulla strada da una città all'altra, invece delle nostre due o tre ore.
Dicono che Michelangelo o Balzac non abbiano avuto abbastanza tempo. Ma è proprio per questo che se ne sono persi, perché in un giorno ci sono solo ventiquattro ore, e nella vita ci sono solo sessanta o settant’anni. Noi, se ci viene dato libero sfogo, ci agiteremo per circa quarantotto ore in un giorno, svolazzeremo come matti di città in città, di continente in continente, e comunque non troveremo un'ora per calmarci e fare qualcosa piacevole, approfondito, nello spirito della normalità, della natura umana.
La tecnologia ha reso potente ogni stato nel suo insieme e l’umanità nel suo insieme. In termini di fuoco distruttivo e di tutti i tipi di potere, l'America del ventesimo secolo non è la stessa America del diciannovesimo, e l'umanità, se avesse dovuto respingere, beh, almeno i marziani, li avrebbe affrontati in modo diverso rispetto a due o tre secoli fa. Ma la domanda è: la tecnologia ha reso più potente solo una persona, una persona, una persona in quanto tale? Potente era il biblico Mosè, che guidò il suo popolo da una terra straniera, potente fu Giovanna d'Arco della città di Orleans, potenti furono Garibaldi e Raffaello, Spartaco e Shakespeare, Beethoven e Petofi, Lermontov e Tolstoj. Non si sa mai... Scopritori di nuove terre, i primi esploratori polari, grandi scultori, pittori e poeti, giganti del pensiero e dello spirito, devoti delle idee. Possiamo dire che tutto il nostro progresso tecnologico ha reso l'uomo più potente da questo punto di vista, solo corretto? Naturalmente, strumenti e dispositivi potenti...
Ma anche una nullità spirituale, un codardo, può tirare la leva giusta o premere il pulsante giusto. Forse il codardo tirerà per primo. Sì, tutti insieme, con la tecnologia moderna, siamo più potenti. Udiamo e vediamo per migliaia di chilometri, le nostre braccia sono mostruosamente allungate. Possiamo colpire qualcuno anche in un altro continente. Abbiamo già raggiunto la luna con la nostra macchina fotografica. Ma siamo tutti noi. Quando «tu» rimani solo con te stesso, senza reazioni radioattive e chimiche, senza sottomarini nucleari e persino senza tuta spaziale - semplicemente solo, puoi dire a te stesso di avere segni di arteriosclerosi precoce e calcoli nel rene sinistro riguardo allo spirito I (non sto nemmeno dicendo) che sei più potente di tutti i tuoi predecessori sul pianeta Terra?
L’umanità può conquistare collettivamente la Luna o l’antimateria, ma una persona siede comunque individualmente alla scrivania. Questo è più o meno ciò a cui ho pensato quando, in un hotel ultramoderno in una grande città europea, in una stanza separata e costosa non c'era una normale scrivania: quattro gambe e una tavola. All'«European Hotel», da dove scrivo adesso, grazie a Dio, c'era un tavolo. Purtroppo devo interrompere la mia lettera perché ho un biglietto del cinema. O forse sai una cosa: è meglio concludere la prima lettera con questo. È vero, avevo promesso di dirti le mie impressioni sul Museo Russo, ma il fatto è che non ci sono ancora arrivato. In realtà non ho ancora avuto il tempo di visitare il Palazzo Mikhajlovskij. Probabilmente inizierò i miei viaggi programmati lì domani. Nel frattempo sto cercando di mantenere la seconda parte delle mie promesse: scrivere una lettera ogni giorno.
1966
Vladimir Soloukhin Владимир Солоухин
«LETTERE DAL MUSEO RUSSO»
«ПИСЬМА ИЗ РУССКОГО МУЗЕЯ»
Casa Editrice «Sovetskaja Rossija» Mosca 1967 (Pagine 136)
Издательство «Советская Россия» Москва 1967
Ultima modifica di Zarevich il 25 Ott 2023 15:48, modificato 1 volta in totale
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MUSEO RUSSO A SAN PIETROBURGO |
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Vladimir Soloukhin «LETTERE DAL MUSEO RUSSO» Casa Editrice «Sovetskaja Rossija» Mosca 1967 (Pagine 136) |
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Vladimir Soloukhin «LETTERE DAL MUSEO RUSSO» Casa Editrice «Sovetskaja Rossija» Mosca 1967 (Pagine 136) |
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Vladimir Soloukhin «LETTERE DAL MUSEO RUSSO» Casa Editrice «Sovetskaja Rossija» Mosca 1967 (Pagine 136) |
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«VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO»
Vladimir Soloukhin Владимир Солоухин
«LA PAGNOTTA DI PANE A LIEVITAZIONE NATURALE»
«КАРАВАЙ ЗАВАРНОГО ХЛЕБА»
(frammento)
Prima bussai alla porta del portico, poi, incoraggiato, picchiai con l'unghia sul vetro gelido della finestra. Attraverso i doppi telai il mio martellamento non arrivava alle mie viscere, al calore della capanna, o forse si confondeva con il rumore del vento e i vari suoni della bufera di neve. Allora cominciai a bussare con la piega del dito, e presto qualcosa nel profondo della casa si mosse, scricchiolò, sospirò, e una voce molto vicina a me dietro la porta chiese:
- Chi vuoi?
-Vorrei poter passare la notte, ho perso la strada e c'è una tempesta di neve.
-Eko, cosa ha inventato! Posso io, una donna sola, lasciare che un uomo passi la notte?
-Sì, non sono un uomo, beh, sembra che... in una parola, uno studente.
-Da dove vieni?
-Da Vladimir.
-Tè, non da Vladimir a piedi?
-Esattamente dall'inizio.
La donna (dimostrava circa cinquanta-cinquantacinque anni, quindi dobbiamo supporre che avesse circa quarant'anni) prese degli stivali di feltro dalla stufa e dalla stufa, facendo tremare la maniglia, una piccola pentola di ghisa.
- Ho cucinato la zuppa di cavolo per pranzo. Sì, ora il tè si è raffreddato ed è un po' caldo.
Tutto si è avverato esattamente come immaginavo quando stavo ancora camminando accanto a un uomo sconosciuto! E la pagnotta si rivelò spessa e pesante come l'avevo sentita quando non solo non l'avevo ancora in mano, ma non c'era nemmeno speranza che lo fosse. Stavo mangiando e zia Masha (così si chiamava la donna) mi guardava, seduta di fronte a me, pensando alle sue cose.
- Quanti anni hai? - chiese infine.
- Diciassette.
- Quindi l’anno prossimo, se non finisce, dovresti andarci anche tu?
Poi zia Masha fece una pausa, come se decidesse tra sé se parlare ulteriormente o non parlare, e cominciò a raccontare. Lei raccontò la storia e io l'ascoltai accendendomi una sigaretta dopo cena (c'era del tabacco avanzato da mio figlio, proprio quello di cui parlava adesso). E passarono i minuti, passarono le ore, e fuori dalla finestra passò una notte di guerra bufera... E qui passò la vita di una donna russa, zia Masha, che mi fece entrare nel cuore della notte e ora mi sta dicendo tutto, mi dice, mi dice...
Ciò significa che prima non c'era l'opportunità di raccontare e alleviare l'anima. Ciò significa anche che le sono sembrato un ascoltatore grato, altrimenti, a volte, viene chiesto qualcosa all'anima, ma non c'è voglia di trasmetterlo alla persona. Ed è vero: l’unico modo in cui potevo rispondere alla zia Masha per il suo rifugio e la sua gentilezza era il mio ascolto grato. Ha detto che all'inizio non c'erano notizie di suo figlio, poi è arrivata una lettera, ed era scritta di mano di qualcun altro. Mitja ha scritto che era in un ospedale a Mosca e ha chiamato per vederla.
La parte principale della storia di zia Masha consisteva in una descrizione dettagliata di tutti gli ostacoli che ha dovuto affrontare sulla strada per Mosca e che ha superato a sua volta. Non fu così facile arrivare a Mosca nell'autunno del quarantuno, quando Mosca era quasi una città assediata. Se allora potessi scrivere questo suo viaggio, e ora lo correggessi leggermente, allora sarebbe tutta una storia e non ci sarebbe bisogno di aggiungere nulla.
Alla fine è arrivata a Mosca e ha trovato Mitja in ospedale. Si è rivelato ferito e, inoltre, completamente congelato. Zia Masha lo guardò e capì subito che non era un inquilino. Si sedette accanto a lui, avrebbe voluto sedersi accanto a lui anche per una notte, anche per sette notti. Dopotutto, siederai per cento se tuo figlio sarà l'ultimo e anche le sue notti saranno le sue ultime...
Ma non c'era bisogno di sedersi: Mitja chiedeva davvero del latte. Si scopre che era un grande amante del latte e in tempo di pace, durante la falciatura o la raccolta, beveva direttamente dalla brocca. E adorava anche il bagno turco. Fin da piccola ho imparato a prendere una tazza di latte direttamente dal pentolino: «Avevamo una tazza grande...». Poi zia Masha ha portato anche questa tazza dal cucinotto per farmi vedere com'era. La tazza era di alluminio, ammaccata in molti punti. Può darsi che Mitja ci giocasse da ragazzo, o almeno lo lasciasse cadere spesso.
Se la madre fosse riuscita ad arrivare a Mosca e persino ad andare a Mosca stessa, allora, probabilmente, sarebbe riuscita a procurarsi il latte per il figlio ferito, se fosse stato possibile. Ma nel tardo autunno del '41 a Mosca non c'era latte. Zia Masha ha deciso di andare nel suo villaggio a prendere il latte.
Qui mi ha raccontato di nuovo in dettaglio delle sue avventure sulla strada: quando stava guidando da Mosca al villaggio e quando portava a Mitja una lattina del latte di mucca più grasso.
- Ne avrei catturati di più. Non si rovinerebbe. Ma cosa lo porterai dentro?
Zia Masha rimase a lungo in silenzio. E si scopre che non mi sbagliavo quando le ho chiesto con voce tranquilla:
- Beh, ha avuto tempo per bere o non ha avuto tempo?
«Ce l'ho fatta», rispose zia Masha.
Mi è stato preparato sulla stufa. Ben presto, attraverso la biancheria da letto (un vecchio cappotto di pelle di pecora e sopra una coperta di flanella), il calore costante e uniforme dei mattoni cominciò a raggiungere il corpo. Mentre mi addormentavo pensavo: stavo passeggiando per il villaggio e per me le capanne erano tutte uguali. E cosa si nascondesse in loro, dietro i tronchi fatiscenti, dietro le finestre di vetro nero, che tipo di persone, che tipo di pensieri, non è noto. Poi la porta di una delle capanne si aprì leggermente e si scoprì che ci viveva zia Masha con il suo grande e fresco dolore. E non ha più un marito, né figli, e, presumibilmente, non lo avrà mai. Ciò significa che navigherà attraverso il mare della vita da sola nella sua capanna bassa del villaggio. E le sono rimasti solo i ricordi. L'unica speranza è che non ci sia tempo per ricordare particolarmente: bisogna lavorare, dopotutto.
Se non avessi bussato a questa capanna, ma a un'altra, allora, probabilmente, non sarebbe stata zia Masha ad aprirmi, ma zia Pelagheja, o zia Anna, o zia Grùsha. Ma ognuno di loro avrebbe avuto lo stesso dolore. Sarebbe proprio come se mi trovassi in un altro villaggio, il quarto, il quinto, in un'altra regione uguale, anche oltre la catena degli Urali, in Siberia, durante la vasta bufera di neve della Russia.
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Vladimir Soloukhin «LA PAGNOTTA DI PANE A LIEVITAZIONE NATURALE» |
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«VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO»
In questa pagina dedicata allo scrittore Vladimir Soloukhin, ho inserito il primo capitolo del suo famoso libro «Lettere dal Museo Russo» («Письма из Русского Музея»). Potete leggerlo sopra. Questo è l'inizio del libro. Il libro ha solo 13 capitoli e ognuno è di grande interesse. Qui ora vorrei collocare l'ultimo tredicesimo capitolo del libro «Lettere dal Museo Russo». Spero che un giorno in Italia questo meraviglioso libro venga tradotto in italiano e possiate leggerlo integralmente. Per ora ci sono solo due capitoli, il primo e l'ultimo. Permettetemi di ricordarvi che il libro è stato scritto e pubblicato nel 1966. È passato molto tempo, ma l'interesse per i libri di Vladimir Soloukhin non si esaurisce.
Vladimir Soloukhin
«LE LETTERE DAL MUSEO RUSSO»
Capitolo XIII
Purtroppo gli affari mi chiamano a Mosca, anche se considero incompiuto il mio viaggio attraverso il Museo Russo. Potremmo limitarci ad un giorno (e ad una lettera a voi, cari amici), ma potremmo andare avanti per un anno intero. Le persone scrivono libri spessi su un artista, studiano un artista per tutta la vita. Ecco due estremi: uno sguardo fugace e un elenco di nomi, oppure uno studio professionale approfondito. Non potevo intraprendere la prima strada, perché amo troppo e troppo l’arte. La seconda strada non è adatta a me perché non capisco affatto la pittura. Eppure sono una persona viva e vedo qualcosa, sento qualcosa, stando davanti al quadro. Anche se quello che vedo e sento è terribile dal punto di vista di uno specialista, anche se è una manifestazione di cecità e ignoranza, così sia. Le opere d'arte non sono scritte solo per gli specialisti.
Che misura intendo quando dico che per me il viaggio nel museo non è finito? Sì, non esiste alcuna misura! Sento solo che mi piacerebbe passeggiare per i corridoi spaziosi e silenziosi, guardare, sognare e condividere con voi. Una volta ho scritto un articolo su Levitan. Si chiamava «Indifferente». Tu, ovviamente, non ricordi l'articolo, ma io lo ricordo solo perché, forse, proprio a causa dell'articolo, perché avevo già parlato di questo artista, ho rimandato Levitan fino alla fine, e ora ho rimandare ad un'altra volta. E il paesaggio in generale? Non è questo un argomento di discussione separato? Da Venezianov a Vassiljev, da Vassiljev a Kuindzhi, da Kuindzhi a Savrassov, da Savrassov a Levitan... E il paesaggio? Proprio il comportamento di Kuindzhi (per non parlare della sua pittura), quando nella sua gloria improvvisamente smise completamente di esporre e mostrare le sue opere a chiunque e dipinse poi per altri vent'anni! Non è una storia straordinaria e misteriosa! Non solo un articolo su questo argomento, puoi scriverne un romanzo e persino, nei tempi moderni, realizzare un film: un romanzo poliziesco con psicologia.
Ti piacerebbe che ti dicessi qualche nome, dietro ognuno dei quali sentirai (è impossibile non sentire) un abisso non solo di possibilità - del bisogno di capire e comprendere ciò che per una persona scrivere equivale ad esprimere su carta, anche in una lettera amichevole. Roerich. Benois (e il «Mondo dell'Arte» in generale). Kustodiev. Bilibin. Petrov-Vodkin. Maljavin. Arkhipov. Serov, finalmente, Valentin Serov! Ma l'ultima cosa è seguire i nomi. Allora dov'è Repin, dov'è Rjabushkin, dov'è Serebrjakova, dove... No, ho detto fin dall'inizio che ci sono le guide turistiche e puoi sfogliarle tranquillamente in qualsiasi momento. Sarebbe più interessante vedere in un'altra visita che, ad esempio, in tempi diversi diversi artisti russi hanno pensato al rapporto tra i due lati di ogni opera d'arte: il suo involucro, quella che viene chiamata forma, e la sua profondità, l'essenza spirituale. Venezianov sostiene che non si scriva nemmeno «a la nature»; ma dipingere la natura stessa, copiandola scrupolosamente e integralmente. Eppure i suoi dipinti sono meravigliosamente spirituali.
Nesterov dice senza mezzi termini: «Nell'arte sono sempre stato più attratto non dalla bellezza esteriore, ma dalla vita interiore e dalla bellezza dello spirito. Credo che sia lo spirito vivente a creare forma e stile, e non viceversa». Allo stesso tempo, Nikolaj Ghe dice: «Ma, dicono, i francesi fanno questo. Gettano colori diversi sulla tela, premono l'altra tela e iniziano a strofinarla. Le vernici vengono appiattite e vengono realizzate delle striature. Poi lo apriranno e sceglieranno una trama a caso... Tutto questo viene da dilettanti che sono intrecciati con l'arte». E poi Kramskoj entra in gioco. «Se una persona non ha grandezza d’animo, non può essere una grande persona, nemmeno un grande artista, né un grande leader, ma solo un idolo vuoto per le folle disprezzate. Il tempo li inghiottirà insieme, senza lasciare traccia. L’importante è essere, non apparire, grandi».
In breve, voglio parlare di questo. E poi un giorno bisognerà chiedersi e rintracciare come è iniziato e come si è sviluppato in diverse direzioni, il secondo Rinascimento russo negli ultimi decenni del passato e all'inizio di questo, il XX secolo. Ho già suggerito in una delle lettere che, forse, l'impulso principale è stata la scoperta di un intero mondo enorme, di un'intera civiltà fino ad allora nascosta: l'antica pittura russa, o meglio, le icone. Ma se questo era proprio il punto, allora è interessante come poi tutto abbia cominciato a crescere ed espandersi nelle direzioni più diverse e inaspettate! Ecco la straordinaria «La Fanciulla di Neve» di Ostrovskij (e poi Vasnetsov), ecco Mussorgskij con «Khovanscina» e «Godunov», ecco Borodin con «Il principe Igor», ecco Rimskij-Korsakov con le fiabe di Pushkin, ecco Savva, aspettando ancora la gratitudine dei suoi discendenti Mamontov con i suoi Abramtsevo, Sciussev, Nesterov, Teatro dell’Arte. Vasnetsov. Chaliapin. Kustodiev. Galleria Tretjakov e la Cattedrale di Cristo Salvatore, Surikov e Blok, il Museo di Tenishev e Jessenin...
Ricorda, ho concluso la mia lettera precedente dicendo che ci sono due punti critici in natura: il punto di congelamento, quando l'acqua si trasforma in ghiaccio, e il punto di ebollizione, quando l'acqua si trasforma in vapore. Mi sembra che anche nell'arte ci siano questi punti critici e che la vita, quella vera, calda, pura, viva, sia da qualche parte a metà scala. A dire il vero, questo è ciò che mi attrae di più: osservare più da vicino questi punti opposti, ma in qualche modo convergenti e cercare di capirli, almeno per me stesso. No, la prossima volta che verrò a Leningrado, andrò direttamente al Museo Russo e, se possibile, alle collezioni. Lì, dicono, ci sono enormi tele di «compleanno» avvolte su aste, lì, dicono, ci sono molte sculture: busti in bronzo e pietra con dieci file di medaglie e ordini su ogni petto.
Ma è anche qui che iniziò l'inizio dell'evaporazione: quasi tutto Malevich, gran parte di Kandinskij e gli anni Venti in generale. Non è interessante da guardare? E adesso, che ho già il biglietto per il treno «Strelà» e mancano solo tre ore per prepararmi e cenare prima di partire, ripenso a tutto quello che ho visto in questi giorni, ricordo con la tristezza che sempre appare una persona davanti alla strada, le parole di Mikhail Nesterov: «Tutto dà al museo l'aspetto di un palazzo. I Borovikovskij, i Levitskij, i Brjullov lo riempiono di vero splendore. La cultura passata, le gesta dei nostri antenati, grandi e piccoli, si rivelano ad uno sguardo ammirato. Ci sono i famosi «Smolyanki», c’è il miglior Rokotov, e tutto ci parla del passato, delle persone, della morale, della vita scomparsa».
1966
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Vladimir Soloukhin «LE LETTERE DAL MUSEO RUSSO» |
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«VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO»
«СТО ЛЕТ ВЛАДИМИРУ СОЛОУХИНУ»
«CENTO ANNI DI VLADIMIR SOLOUKHIN»
Nel 2024 Vladimir Soloukhin compirà cento anni. Vladimir Soloukhin (1924–1997) - Poeta, scrittore e personaggio pubblico di spicco russo, un rappresentante di spicco della cosiddetta «prosa contadina» («деревенская проза»), divenne il primo ad essere sepolto dopo la morte nella Cattedrale di Cristo Salvatore ancora incompiuta. Nel suo discorso al funerale, il Patriarca Alessio II ha detto dello scrittore: «Amava la Russia, la terra russa con tutta l'anima, era un vero cristiano che per primo ha ricordato alla società le nostre radici spirituali, morali, bisogno di ritornare alla fede. La generazione più anziana ricorda bene come le «Lettere dal Museo Russo» di Soloukhin abbiano letteralmente scosso il pubblico russo, ricordando a tutti i nostri santuari, dai quali le persone furono strappate con la forza...». Perché a questa persona originale, ma «scomoda» è stato assegnato un tale onore, parole così alte? Un paroliere sottile e un accusatore frenetico, uno zelante monarchico, un sincero patriota russo e un grande amante dei viaggi. Questo è ciò che ha attratto i contemporanei verso la figura di Vladimir Soloukhin per tutta la sua vita, che era una persona estremamente appassionata, a volte anche contraddittoria, ma sempre alla ricerca della verità e sicuramente di talento. E allo stesso tempo inaspettato: o una poesia brillante e toccante, o un saggio-rimprovero giornalistico, o un'escursione nella storia di un'icona russa, o anche istruzioni per raccogliere i funghi; e ci sono innumerevoli queste ipostasi di Vladimir Soloukhin. Ma soprattutto fu un grande scrittore russo.
Vladimir Soloukhin è nato il 14 giugno 1924 nel villaggio di Alepino, nella regione di Vladimir, ed è diventato l'ultimo, decimo figlio di una famiglia di contadini. Dopo la scuola, Vladimir Soloukhin entrò all’ Istituto Meccanico della città di Vladimir, dove inaspettatamente si interessò alla poesia. Le sue prime poesie furono pubblicate sul quotidiano Vladimir «Chiamata» («Призыв»). Nel 1942, dopo la laurea, Vladimir fu arruolato nell'Armata Rossa e prestò servizio nella guardia del Cremlino fino alla fine della guerra. Dopo essere stato smobilitato nel 1946, Soloukhin presentò i documenti all'Istituto letterario. Alla domanda di ammissione allegò una pila di fogli con poesie, che ottennero una valutazione favorevole da famosi maestri dell'epoca come i poeti Vassilij Kàzin e Vladimir Lugovskoj. All'istituto, Vladimir sembrava una specie di rinnegato: mentre tutti i suoi compagni di studio scrivevano di guerra o di amore, lui scriveva della natura e della vita del villaggio. Tuttavia, le poesie del giovane poeta suscitarono un interesse costante in circoli letterari ristretti. Nel 1951, Soloukhin si laureò al college e trovò lavoro come corrispondente viaggiante per il settimanale «Il Lumicino» («Огонёк»), che a quel tempo era diretto dallo scrittore Aleksej Surkòv. Su istruzioni della redazione, Soloukhin viaggiò in tutta la Russia, compreso l'estremo nord. Mentre lavorava ai saggi per la rivista, non rinunciò alle sue attività letterarie; le impressioni dei suoi viaggi si riflettevano nel suo lavoro. La prima raccolta pubblicata dal poeta, «La Pioggia nella steppa» («Дождь в степи», 1953), provocò diverse risposte stampate. Tuttavia, la prima opera di Vladimir Soloukhin ad essere veramente notata dal pubblico è stata la storia lirica «Le Strade vicinali della regione di Vladimir» («Владимирские просёлки»), pubblicata dalla popolare rivista letteraria «Il Mondo Nuovo» («Новый Мир», 1957). In realtà, si trattava di appunti di viaggio, realizzati dall'autore durante un viaggio di quaranta giorni, a volte a piedi o a cavallo, a volte in macchina e persino in barca, intorno alla sua piccola patria: la regione di Vladimir. La forma della narrazione si distingueva per la nuda confessionalità, come notarono i critici, che non era caratteristica di nessuno scrittore russo dell'epoca. In realtà, queste proprietà - apertura e franchezza - sono inerenti a tutta la letteratura di Vladimir Soloukhin. Le opere «La Farfara» («Мать-мачеха», 1963), «La Sentenza di tribunale» («Приговор»), 1975), «La Bella Adygene» («Прекрасная Адыгене», 1976), «L'ultimo passo» («Последняя ступень», 1976) sono a modo loro autobiografiche.
Il libro principale dello scrittore era il romanzo confessionale «L'ultimo passo», che l'autore stesso chiamava la sua intuizione spirituale. Ha scritto il romanzo per molto tempo: lo ha iniziato all'inizio degli anni '60 e lo ha terminato nel 1976. È stato pubblicato solo nel 1995. Nel giornalismo, uno degli argomenti più importanti per Soloukhin era il suo zelo nel preservare le tradizioni dell'arte russa, per il ritorno agli antichi rituali. I suoi taglienti saggi giornalistici «Lettere dal Museo Russo» («Письма из Русского Музея», 1966) sono profonde riflessioni sul destino dei monumenti della cultura russa nel senso più ampio; «Le Tavole Nere» («Чёрные доски», 1969) - sull'antica pittura di icone russe, sulla raccolta e il salvataggio di immagini uniche; «È ora di scegliere le pietre» («Время выбирать камни», 1980) riguarda la ricostruzione del famoso monastero di Óptina o Óptina Pùstyn' (Оптина Пустынь) e molti altri sono straordinari esempi di pensiero sociale. Soloukhin forma la propria «filosofia del patriottismo», in cui ogni persona è responsabile nei confronti delle generazioni future di preservare la ricchezza spirituale del popolo russo. E segue questi principi non solo sulla carta, pubblicando i suoi saggi: Soloukhin è uno dei fondatori della Società tutta russa per la protezione dei monumenti storici e culturali, membro attivo del Club russo, e negli anni '90 uno dei leader del movimento per il restauro della Cattedrale di Cristo Salvatore. È significativo che sotto il dominio sovietico, Vladimir Soloukhin non nasconda il fatto di essere allo stesso tempo un monarchico (indossa con aria di sfida un anello con l'immagine di Nicolaj II, fuso da una moneta d'oro da cinque rubli) e una persona profondamente religiosa. Nel 1979, Vladimir Soloukhin visitò gli Stati Uniti come parte di un gruppo di scrittori sovietici. Cogliendo l'attimo (e diffondendo la voce che stava ubriacandosi), Soloukhin lasciò segretamente l'hotel, andò nel Vermont e lì incontrò Aleksandr Solzhenitsyn, che era stato esiliato dalla Russia. Gli scrittori hanno parlato per un'intera giornata: avevano qualcosa di cui parlare!..
Soloukhin salutò la perestrojka come un amico tanto atteso che portava la libertà di parola (sapeva per certo cosa fossero la censura e la repressione), la libertà di pensiero politico e la libertà di imprenditorialità. Si oppose apertamente ai comunisti. Tuttavia, rimase molto presto deluso dalle «trasformazioni» avvenute. E soprattutto nel programma di privatizzazione, che, a suo avviso, ha derubato il popolo, e ancor di più nel nuovo ordine «democratico». Vladimir Soloukhin scrisse poi: «La democrazia è uno schermo dietro il quale gruppi di persone che si definiscono democratici impongono il loro modo di pensare, i loro gusti e le loro preferenze alla popolazione. La democrazia come obiettivo è assurda. È solo un mezzo per raggiungere alcuni obiettivi. Lenin, i bolscevichi erano tutti democratici prima del 1917. Ma abbiamo preso il potere e creato una democrazia tale che non riusciamo ancora a districarla». A metà degli anni '80, Vladimir Soloukhin, insieme alla moglie e con la partecipazione di entrambe le figlie, ha intrapreso il restauro della loro casa nel villaggio di Alepino. Dopo la ricostruzione, la famiglia ha vissuto in questa casa durante i mesi estivi e si è stabilita armoniosamente sul terreno. Vladimir Soloukhin morì nel 1997 e fu sepolto nel cimitero del suo villaggio natale, Alepino. E nel 2021 ad Alepino è stato creato un museo commemorativo dello scrittore, la cui direttrice era Elena Soloukhina, la figlia maggiore dello scrittore.
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Vladimir Soloukhin poeta e scrittore russo |
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«VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO»
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«VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO»
Il 4 giugno 2024 presso la Casa Centrale degli Scrittori di Mosca avrà luogo una presentazione delle opere raccolte di Vladimir Soloukhin in 11 volumi. L'evento è dedicato al centenario della nascita di Vladimir Soloukhin.
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Il 4 giugno 2024 presso la Casa Centrale degli Scrittori di Mosca avrà luogo una presentazione delle opere raccolte di Vladimir Soloukhin in 11 volumi. L'evento è dedicato al centenario della nascita di Vladimir Soloukhin. |
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«VLADIMIR SOLOUKHIN: POETA E SCRITTORE RUSSO»
Vladimir Soloukhin entrò immediatamente nella letteratura multinazionale come scrittore russo in tutti i sensi. Corrispondente della rivista «Ogonyok», autore di numerosi articoli «ortodossi», pubblicò improvvisamente, al culmine della democratizzazione, un saggio lirico, insolito nella forma e nel contenuto, sul suo nativo entroterra della Russia centrale. La storia «Vladimir Country Roads», che ha portato al lettore una brezza fresca, calda e gentile, è stata pubblicata con alcune edizioni sulla rivista «Il Mondo Nuovo» (1957) e ha ottenuto un successo clamoroso. Fu con lei che iniziò il percorso dell'autore, poeta e giornalista verso la grande prosa. Questo libro conteneva già i semi di pensieri difficili che, anni dopo, portarono a una revisione completa delle opinioni precedenti.
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