Myshkin
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«NIKOLAJ GOGOL’: È INCREDIBILE!»
Antefatto
Si legge sul «Diario di Roma» del 13 dicembre 1845 : «Questa mattina, circa le ore 5, e' giunta in questa Capitale, proveniente da Napoli, S.M. Nicolo' I Imperatore di tutte le Russie e Re di Polonia, sotto il titolo di General Romanoff. La M.S. ha preso alloggio al palazzo Giustiniani, residenza della I. e R. Legazione Russa».
Lo zar si trattenne a Roma per cinque giorni, fino al 17 dicembre. Veniva dalla Sicilia dove aveva trascorso alcuni mesi in compagnia della zarina che vi si era recata per motivi di salute. Sulla via del ritorno in Patria Nicola I non volle perdere l'occasione per una visita alla citta' eterna.
A dire il vero la notizia della sua venuta aveva destato non poche preoccupazioni nella Curia, anche perché poco tempo prima era giunta a Roma la madre Makrina, «abbadessa delle monache basiliane di Minsk, nella Polonia russa», che aveva narrato al cardinale Mezzofanti le vessazioni a cui era stata sottoposta per non aver accettato di convertirsi all'ortodossia. C'era chi voleva che Gregorio XVI si rifiutasse di incontrare lo zar, come possiamo leggere anche in una lettera di Nikolaj Gogol' che in quel periodo si trovava a Roma e fu un testimone d'eccezione della visita dello zar: «Il Papa e' stato in imbarazzo su come accogliere il sovrano, e per questo ha riunito il concistoro. I cardinali gli hanno consigliato di evitare l'incontro e di fingersi malato, ma il Papa ha risposto in modo degno alla sua fama: "Non ho mai finto e non lo faro' ora. Per parte mia utilizzo le lacrime, le preghiere, e questo e' tutto cio' che ritengo a me permesso"».
Cosi' il Pontefice incontro' lo zar due volte: al suo arrivo a Roma e poco prima della partenza. Sebbene la narrazione dei due incontri sia stata spesso colorita di inesattezze e particolari che tendevano a sottolineare un contrasto palese, le relazioni giunteci dimostrano invece che si tratto' di un colloquio franco, ma cortese.
Nicola I, naturalmente, non manco' di visitare la citta'. La Cronaca del Roncalli ci consente di seguire da vicino gli spostamenti del sovrano che: «Alle ore 10 ant. dei 16 dicembre (...) usci' da palazzo (...) e si porto' alla pubblica esposizione de' quadri alla piazza del Popolo. (...) Si porto' quindi allo studio dello scultore Wicar al Vicolo del Vantaggio ed uscendone, a piedi, fece la nuova passeggiata di Ripetta, visitando altro studio di un russo. Visitati altri studi di scultura, si diresse alla basilica di S. Paolo sulla via Ostiense».
Come testimonia anche la corrispondenza di Gogol', forse proprio in questa occasione lo zar ebbe modo di incontrare anche il pittore Aleksandr Andreeviи Ivanov, che all'epoca stava lavorando alla sua opera piu' famosa dal titolo L'apparizione di Cristo al popolo, e il cui studio si trovava in una soffitta di Palazzo Borghese. Questo studio e' raffigurato dallo stesso Ivanov in un disegno della fine degli anni trenta e ce ne ha lasciato una colorita descrizione lo storico e pubblicista Michail Pogodin che proprio Gogol' aveva portato in visita dal pittore nel 1839.
Aleksandr Andreeviи Ivanov e' uno degli esponenti di maggior spicco della colonia di pittori russi che tra la fine del Settecento e la prima meta' dell'Ottocento soggiorno' a Roma per motivi di studio. Nel 1757, infatti, per iniziativa di Ivan Ivanoviи Šuvalov era stata fondata a Pietroburgo l'Accademia delle Belle Arti, che ben presto strinse rapporti di collaborazione con altre istituzioni europee analoghe, tra cui l'Accademia di San Luca, con lo scopo tra l'altro di favorire la possibilita' di viaggi di studio all'estero, in particolare in Francia e in Italia, dei giovani artisti russi. Dal momento che l'Accademia non disponeva di grandi mezzi, all'inizio degli anni venti «era stata fondata da facoltosi mecenati la Societa' di Incoraggiamento degli Artisti (Obšиestvo Poošиerenija Chudoћestv), un'istituzione benemerita che si assunse l'onere dell'invio e del controllo dell'attivita' dei giovani talenti. La Societa' preparava per ogni borsista un programma di lavoro, in cui dava dettagliate istruzioni sulle citta' da visitare, i capolavori da ammirare, le opere da ricopiare, i soggetti su cui verificare la propria abilita'». Con l'avvento al trono di Nicola I nel 1825, dopo la repressione della rivolta decabrista, «il manipolo di borsisti ando' infoltendosi, vuoi per la maggiore apertura dell'arte russa alle correnti occidentali, vuoi per le opinioni personali dello zar, che nutriva una particolare avversione per la Francia e preferiva che i giovani artisti si formassero in Italia». Nel 1834 Giuseppe Brancadoro elenca 17 pittori, 4 architetti e un mosaicista russi operanti a Roma. Tre anni dopo Gogol' in una delle sue prime lettere da Roma scrive con tagliente sincerita': «Fossi un pittore, anche pessimo, vivrei agiatamente: qui a Roma ci sono una quindicina di nostri pittori inviati di recente dall'accademia, alcuni dei quali dipingono peggio di me e ricevono tutti tremila rubli l'anno». Questa cattiva fama doveva essere abbastanza diffusa e negativamente 'condivisa' anche dagli altri artisti stranieri residenti a Roma se sulla rivista «Il Pirata. Giornale di letteratura, belle arti, varieta' e teatri», in data 24 novembre 1837, possiamo leggere in un articolo dal titolo Artisti stranieri a Roma, delle simili descrizioni: «Quando v'aggirate per le strade di Roma, o per quelle famose ruine, e v'abbattete in certe strane figure con certe capellature scomunicate, con certi vestiti in tutto originali, dite pure, senza tema di errare, quegli sono artisti... e sono stranieri. (...) E cosa dite di questo profumato damerino che legge i giornali? Sono giornali di belle arti. Oh! Se lo sentiste con quanta erudizione egli parla di filosofia delle belle arti, della loro destinazione, della loro influenza sulla societa', specialmente quando pranza nell'Albergo della Lepre. Ma e i suoi lavori?». In una lettera di Gogol' a Aleksandr Semenoviи Danilevskij, datata "Roma, Anno 2558 dalla fondazione della citta'. 13 maggio [1838]", si legge: «Cosa fanno i pittori russi lo sai anche da solo. Alle 12 e alle 2 da Lepre, poi il caffe' Greco, poi al Monte Pincio, poi al Bon Gout, poi di nuovo da Lepre, poi al biliardo. Quest'inverno avevano tentato di introdurre il te' e le carte alla russa, ma per fortuna l'uno e le altre sono state abbandonate. (...) I nostri artisti, soprattutto quelli che tornano una seconda volta, sono una cosa.... Che educazione insopportabile c'e' oggi da noi! Insolentire e giudicare tutto e tutti, questa e' diventata da noi la parola d'ordine di ogni persona mediamente educata, e di persone cosi' adesso ce n'e' una gran quantita'. E trinciare giudizi e commenti sulla letteratura e' considerato indispensabile, la patente di una persona istruita. Tu lo sai bene quali possono essere i giudizi di letterati che hanno completato la loro educazione all'Accademia di Belle Arti». Commenta Alpatov: «Non avendo dapprincipio in Roma né conoscenze né relazioni, Gogol' prese a comparire di sovente nella societa' degli artisti russi. La sua prima impressione fu sfavorevole: la maggior parte dei pittori russi, com'egli li chiamava ironicamente in italiano, si alienarono le sue simpatie per l'assenza di sviluppo intellettuale, la volgarita' dei costumi, il basso livello dei loro interessi artistici e la scasezza del profitto. Gogol' soffriva allora di cronica penuria di denaro ed era preoccupato della sua sorte futura. Al contrario il piu' mediocre dei "pensionati" aveva l'esistenza assicurata piu' brillantemente dello scrittore».
Un famoso dagherrotipo del 1845 ritrae Gogol' al centro di un gruppo di artisti russi, a testimonianza, comunque, della sua frequentazione con alcuni di loro. Tra l'altro, vista la penuria di mezzi, ricordata anche da Alpatov, lo scrittore aveva anche sperato di poter diventare segretario di Pavel Ivanoviи Krivcov, direttore dell'Accademia russa delle Belle Arti di Roma, istituita nel 1840 con lo scopo di seguire piu' da vicino l'attivita' dei borsisti. Ne aveva scritto da Mosca a Vasilij Ћukovskij, importante letterato russo, all'epoca precettore dell'erede al trono, nel maggio del 1840: «Adesso devo deporre ai vostri piedi una preghiera. Una preghiera che, quasi seguendo un'ispirazione, mi hanno contemporaneamente consigliato di avanzare il principe Vjazemskij e Turgenev. Come sapete Krivcov ha ottenuto il posto di direttore della nostra Accademia delle Belle Arti, appena istituita a Roma, con uno stipendio di 20 mila rubli all'anno. Visto che ogni direttore ha un segretario, perché non nominare me suo segretario. (...) Voi potete rappresentare questo caso al principe ereditario, ben disporlo a mio favore e scriverne voi stesso a Krivcov. Se il Granduca, vedendo Krivcov come e' presumibile che accada, gli esprimesse un suo desiderio anche minimo in questo senso, sono sicuro che Krivcov, per quanto in suo potere, chiederebbe che venissi nominato suo segretario». Nell'ottobre dello stesso anno Gogol' ne scriveva anche a Pogodin da Roma: «Non vi sono notizie da Pietroburgo se possa aspirare al posto presso Krivcov. A giudicare dalle intenzioni di Krivcov di cui sono venuto a conoscenza qui, non ho alcuna speranza, perché Krivcov cerca per questo posto una personalita' di rinomanza europea in campo artistico». Questo pessimismo e' confermato in una lettera del 28 dicembre 1840 a Sergej Timofeeviи Aksakov: «Sembra che non ricevero' il posto per il quale - ricordate? - ci siamo dati da fare e che poteva assicurare la mia permanenza a Roma. Io, devo confessare, lo avevo quasi previsto, perché questo Krivcov, che ha infinocchiato tutti, lo avevo capito quasi alla prima occhiata. E' un uomo che ama troppo soltanto se stesso e che ha finto di amare questo e quello solo per soddisfare maggiormente cosi' la propria passione, vale a dire l'amore per se stesso. Io gli sto a cuore quanto uno straccio. Ha bisogno di avere immancabilmente accanto una qualche celebrita' europea nel mondo dell'arte, nella cui dignita' interiore egli stesso, magari non crede neppure, ma crede nella sua crescente celebrita'; giacché lui - il che e' perfettamente logico - vuole interpretare in tutto il suo fulgore un ruolo di cui non si intende granché. Ma che vada con Dio!».
In effetti Gogol' non ottenne il posto che desiderava. Ma rifiuto' anche un'altra proposta di Krivcov, come comunica sdegnato a Ivanov in una lettera del 20 settembre 1841 da Hanau: «Krivcov e' convintissimo che cerchi un'occupazione presso di lui, e ha detto a Ћukovskij che mi ha riservato un posto meraviglioso... il posto di bibliotecario di una biblioteca ancora inesistente. Ovviamente ho ringraziato per l'offerta, dicendo che se anche Krivcov mi proponesse il suo posto, non lo potrei accettare a causa di altri impegni e occupazioni».
E' da ritenersi, pero', che Krivcov o il suo successore A. Kil' diedero seguito all'intenzione di costituire questa biblioteca di cui lo scrittore non aveva voluto diventare il bibliotecario, visto che nel 1902 quando la colonia russa di Roma decise di istituire la Biblioteca "Gogol'", assieme alle donazioni di privati cittadini, «i primi libri arrivarono dal preesistente "Club dei pittori russi"».
Breve storia della Biblioteca "Gogol'"
Nel 1902 la colonia russa a Roma volle celebrare degnamente il cinquantesimo anniversario della morte dello scrittore. Malgrado fosse diventata la capitale del nuovo Stato italiano unificato, la citta' non aveva ancora subito radicali cambiamenti e era possibile seguire facilmente le «tracce» lasciate da Gogol'. Venne scoperta una lapide bilingue sulla facciata della casa di Via Sistina in cui Gogol' aveva abitato e composto Le anime morte e si tenne una solenne manifestazione a Villa Wolkonsky, dove spesso lo scrittore si era recato in visita dalla padrona di casa, la principessa Zinaida Volkonskaja. Al termine di questa manifestazione venne raccolta una rilevante somma di denaro destinata alla creazione di una biblioteca russa a Roma, che venne inaugurata nel novembre dello stesso anno in Via San Nicola da Tolentino col nome di "Biblioteka-Иital'nja imeni Gogolja" (Biblioteca-Sala di lettura "Gogol'"). Nasceva cosi' la prima biblioteca russa in Italia. Come abbiamo gia' visto, inizialmente i libri provennero da donazioni private e dai preziosi volumi del "Club dei pittori russi". Ma appena si diffuse la notizia che a Roma esisteva questa biblioteca, le principali case editrici russe cominciarono a inviare le loro pubblicazioni.
Nel 1905 la Biblioteca si costitui' in Associazione e nel corso dell'assemblea dei soci venne eletto un comitato direttivo. L'anno successivo l'assemblea generale della colonia russa di Roma nomino' una Direzione, tra i cui membri i soci della Biblioteca nella loro assemblea annuale potevano scegliere il Comitato della biblioteca.
Nel 1907 la Biblioteca venne trasferita prima in via Gregoriana e poi in Via delle Colonette, n. 27, in quello che era stato lo studio del Canova: «questo antico palazzo (...), situato in una via pittoresca dell'antica Roma, era molto adatto per ospitare una biblioteca russa. (...) La Biblioteca russa resto' in questa casa-museo piu' di sessanta anni, fino al 1969».
Nel 1912 la quota associativa annuale ammontava a 15 lire, mentre l'abbonamento mensile costava 2 lire per prendere in prestito un libro e 3 lire per prenderne due. D'inverno la Biblioteca era aperta dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 22, d'estare (da maggio a ottobre) dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 20.
Nel 1913, su iniziativa di Maksim Gor'kij, nei locali della Biblioteca dell'Associazione "L.N. Tolstoj", si tenne a Roma il primo Congresso delle Associazioni culturali ed economiche russe. I russi presenti in citta' ammontavano allora a circa una cinquantina, fra cui molti studenti. E' probabile che tutti frequentassero la "Gogol'". Di certo vi capitava Michail Osorgin, giornalista russo, di cui proprio in quell'anno venne pubblicato il volume Oиerki sovremennoj Italii (Schizzi dell'Italia contemporanea).
Fino al 1914 la Biblioteca svolse un'intensa attivita' culturale, ospitando conferenze, concerti e mostre. Gli eventi bellici e lo scoppio della rivoluzione russa provocarono un'inevitabile crisi, dovuta inizialmente al ritorno in patria di alcuni esponenti della colonia russa e alle difficolta' di comunicazione, poi alla mutata situazione politica in Russia. Se la rivoluzione di febbraio era stata salutata con favore anche da alcuni esponenti della colonia russa, la vittoria dei bolscevichi venne accolta molto negativamente. Sebbene siano proprio questi gli anni in cui cominciano le prime serie difficolta' della Biblioteca e la sua lotta per la sopravvivenza, e' anche vero che la "Gogol'"comincia ad acquistare una fisionomia nuova: non e' piu' soltanto il punto di riferimento di un nucleo piu' o meno consistente di russi che si trovano a vivere o a soggiornare a Roma, ma diviene l'erede di una tradizione storica che si assume il compito di tramandare, da un lato mantenendo fede ai valori della vecchia Russia, dall'altro testimoniando l'attivita' dei tanti emigrati che da Parigi, da Berlino, da Praga, da Sofia, da Belgrado tentavano di opporsi all'Unione Sovietica.
In Italia sono gli anni del fascismo, ma anche della nascita dell'Istituto per l'Europa Orientale (I.p.E.O.) e dell'istituzione delle prime cattedre di slavistica nelle Universita': la "Gogol'" prosegue il suo tormentato cammino, sebbene la colonia russa si assottigli sempre di piu', anche per colpa del regime, con inevitabili ripercussioni sulle entrate della Biblioteca. Allo scoppio della seconda guerra mondiale la "Gogol'" non deve subire lo stesso destino della biblioteca russa di Parigi, la Biblioteca "Turgenev", depredata dai nazisti, ma sopravvive quasi nascosta e silenziosa.
Nel secondo dopoguerra si assiste al repentino fiorire di un nuovo interesse nei confronti dell'Unione Sovietica e della cultura russa. Aumenta il numero degli studenti che studiano la lingua e la letteratura russa e nel corso del tempo si moltiplicano anche le cattedre universitarie. Il patrimonio della "Gogol'" diventa sempre piu' prezioso per chi si voglia avvicinare allo studio del mondo russo e la Biblioteca diventa una sorta di punto di riferimento per chi desideri conoscere da vicino gli usi e i costumi di una Russia ormai scomparsa.
Paradossalmente, pero', quanto piu' la biblioteca diviene famosa in tutta Italia per la sua unicita', tanto piu' diminuiscono i mezzi di sussistenza. Per altro la storica sede della Biblioteca nello studio del Canova necessita di costosissimi lavori di ristrutturazione. Nel 1969 i locali vengono dichiarati inagibili e si paventa una possibile definitiva chiusura della Biblioteca, che viene, pero', salvata da un «miracolo inatteso»: un munifico «benefattore» americano risponde all'appello lanciato per salvare la Biblioteca e comincia a inviare regolamente un contributo in danaro. Questo aiuto insperato permette di trovare una nuova sede prestigiosa in un bell'appartamento in Piazza San Pantaleo, dove nel 1972 la Biblioteca puo' festeggiare i settanta anni dalla sua fondazione, proprio nel momento in cui una nuova ondata di emigrati, soprattutto di origine ebrea, si riversa in Occidente. La Biblioteca sembra trovare una sua seppure precaria stabilita' e accoglie una gamma variegata di utenti:
«a) i membri della colonia russa che periodicamente viene infoltita da nuovi emigrati;
1. italiani, greci, armeni, baltici e slavi, oriundi russi che desiderano non perdere il contatto con la lingua madre;
2. professori di slavistica e studenti, soprattutto italiani, che studiano la lingua, la storia e la letteratura russa;
3. altri stranieri che parlano il russo e che studiano la Russia;
4. turisti sovietici che capitano "di contrabbando».
Si tenta anche di dare alla Biblioteca una nuova struttura gestionale: nasce l'Associazione "Gogol'", in cui ai membri superstiti della colonia russa si aggiungono anche docenti italiani di discipline slavistiche.
Agli inizi degli anni Ottanta, pero', l'appartamento che ospita la Biblioteca viene reclamato dai proprietari che intimano lo sfratto. Si riesce a ottenere delle proroghe, non bastevoli, pero', a trovare una soluzione definitiva tanto che alla vigilia dell'inevitabile abbandono della sede, si scopre che, di nascosto, si sta tentando di trasferire all'estero l'intero patrimonio librario della Biblioteca. Grazie all'immediato intervento di alcuni docenti italiani, si riesce a bloccare questa operazione e il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali decide di notificare la "Gogol'" in data 31 ottobre 1984.
E' l'inizio di una lunga odissea. Lo sfratto esecutivo costringe a trovare soluzioni provvisorie, mentre a seguito dello 'scandalo' il «benefattore» americano interrompe le sue donazioni. La "Gogol'", rinchiusa in delle casse, viene sistemata in alcuni scantinati dell'Istituto di Studi Romani, dove rimane depositata per tre anni, senza che nessuna cassa venga aperta, malgrado la Regione Lazio abbia stanziato dieci milioni per la catalogazione del fondo. Scaduta la convenzione con l'Istituto, si decide di trasferire la Biblioteca nello scantinato della Chiesa russa di Via Palestro. Si tratta di cinque locali di diversa ampiezza, attrezzati con scaffalature metalliche o di legno. Malgrado dei lavori di sistemazione, lo scantinato si presenta in uno stato di sostanziale abbandono: polveroso d'estate e umido d'inverno e' assolutamente inadatto a ospitare una biblioteca. I muri sono scrostrati, l'intonaco fatiscente. Non mancano nemmeno i topi. Nonostante cio' si continua a sperare che la Biblioteca possa in qualche modo riaprire, come testimonia il fatto che i libri vengono ricollocati secondo la suddivisione tematica precedente: arte, filosofia, letteratura (opere e critica letteraria), teologia, storia, traduzioni in russo di classici stranieri, collezioni di periodici.
Ma la mancanza di personale e l'assoluta carenza di finanziamenti rendono impossibile qualsiasi ragionevole soluzione. L'Associazione "Gogol'" non e' in grado di sostenere gli oneri finanziari di una possibile riapertura e, per altro, anche l'ospitalita' da parte della Chiesa russa e' da ritenersi provvisoria. Si comincia a ventilare l'ipotesi che la Biblioteca possa essere ceduta dall'Associazione "Gogol'" per venire inglobata in altre raccolte. Comincia a questo punto l'attivita' di mediazione della Sezione Lazio dell'Associazione italiana biblioteche. Una mediazione non facile perché e' necessario trovare un'istituzione bibliotecaria che sia disponibile a ospitare l'intero fondo e un finanziamento che possa consentire l'acquisizione della Biblioteca. Per di piu' la Regione Lazio chiede all'Associazione "Gogol'" di utilizzare lo stanziamento erogato per la catalogazione o di restituirlo pagando la dovuta penale. Il primo intervento della Sezione, pertanto, si sostanzia nella schedatura di 1.200 volumi, testimoniata anche da un catalogo a stampa, in modo da soddisfare la richiesta della Regione Lazio che, per altro, grazie alla preziosa opera dell'allora soprintendente Nicoletta Campus, si dice anche disponibile a erogare trenta milioni per l'acquisizione del fondo. A questo punto bisogna trovare gli spazi per ospitare la Biblioteca: Paolo Veneziani da' la disponibilita' della Biblioteca Nazionale Centrale "Vittorio Emanuele II", che ha gia' accolto, con un'operazione del tutto analoga, la Biblioteca dell'Associazione Italia-URSS. Unica condizione e' che i volumi vengano preventivamente sottoposti a una disinfestazione, del cui finanziamento, grazie all'intercessione di Nicoletta Campus, si fa carico direttamente il Ministero dei Beni Culturali.
Intanto l'Associazione "Gogol'" viene definitivamente sciolta e la sua liquidazione consente la vendita della Biblioteca. Dopo altri lunghi mesi necessari all'attribuzione dei finanziamenti, all'espletamento della gara di disinfestazione e all'effettuazione dei lavori, finalmente il 9 aprile 1998 la Biblioteca "Gogol'" e' stata trasferita dallo scantinato della Chiesa russa nei magazzini della Biblioteca Nazionale.
Il Catalogo della "Gogol'"
Purtroppo non esiste e, forse, non e' mai esistito un inventario della Biblioteca. Esiste, invece, uno schedario, oggi trasferito alla nazionale, che contiene delle schedine di formato internazionale redatte a penna, opera comunque recente, successiva al trasferimento nella Chiesa russa. Punto di riferimento fondamentale per ricostruire quanto posseduto dalla Biblioteca e', pero', il Catalogo della Biblioteca russa N.V. Gogol a Roma, compilato nel giugno del 1972 da Sergej Grotov. Il Catalogo, ciclostilato in russo, e' suddiviso nelle seguenti sezioni: Storia, Filosofia, Storia militare, Manuali di storia, Arte, Archeologia e storia della chiesa ortodossa, Diritto, Pubblicistica, Geografia, Riviste prerivoluzionarie, Letteratura russa, Storia della letteratura russa, Opere di consultazione, Periodici prerivoluzionari d'arte. All'interno di ogni sezione i libri vengono elencati in ordine alfabetico, fornendo i dati bibliografici essenziali e tralasciando sempre l'indicazione della casa editrice. Da notare che la sezione relativa alla letteratura russa e' la piu' sommaria, in quanto spesso si indica solamente l'esistenza delle opere di alcuni autori senza dare nessuna indicazione bibliografica precisa. Per altro l'intero Catalogo si presenta come un catalogo ragionato ad uso soprattutto degli utenti della Biblioteca nella sede di Piazza S. Pantaleo, di cui sono anche allegate delle foto.
Una descrizione del fondo si trova anche nell'opuscolo The Gogol Russian Library of Rome, riferibile sempre al 1972, in cui si afferma che la Biblioteca possiede 26.000 volumi tra cui tutti i classici della letteratura russa, spesso in rare edizioni, molte opere della letteratura russa dell'emigrazione tra le due guerre e della letteratura sovietica del secondo dopoguerra, oltre a ottocento traduzioni in russo di opere di letteratura straniera. Per quel che concerne le altre sezioni vengono riportati i seguenti dati: la sezione teologica conta 600 volumi «alcuni dei quali delle vere rarita'», mentre quella fisolosofica vanta 300 titoli e quella giuridica circa 200. La sezione storica con i suoi 1500 volumi e' tra le piu' ricche, con alcuni volumi di pregio. La sezione artistica e' impreziosita dalla presenza di alcune importanti riviste quali: «Apollon» (1909-1916), «Starye gody» (1908-1916), «Zolotoe runo» (1906-1909), «Teatr i iskusstvo» (1908-1913), «Vesy» (1906-1907). Di notevole rilievo e', comunque, l'intera raccolta di periodici, tra cui vanno segnalati sia dei titoli antecedenti la rivoluzione quali: «Russkaja starina» (1885-1916), «Russkij vestnik» (1859-1916), «Vestnik Evropy» (1870-1916), sia molte riviste dell'emigrazione russa all'estero.
Al 1995 risale, invece il Catalogo a stampa da me redatto su incarico della Sezione Lazio dell'Associazione italiana biblioteche che contiene la descrizione di 1200 titoli della sezione di opere di letteratura russa. Si tratta di una parziale integrazione del Catalogo di Grotov per quella sezione che, come ricordato, vi era solo sommariamente descritta.
Se non vi e' dubbio che tutti i volumi schedati nel 1995 sono giunti alla Nazionale e' piu' difficile stabilire se le tante vicissitudini che hanno visto protagonista la "Gogol'" in questi ultimi quindici anni non abbiano provocato la perdita di materiale librario. Solo quando il fondo sara' definitivamente schedato, potremo verificarne lo stato effettivo. Comunque sia la sistemazione alla Nazionale ha consentito di evitare la dispersione della Biblioteca e si tratta gia' di un risultato importante. Si sono dovute affrontare molte difficolta' e molte altre bisognera' affrontarne. Ma chi si e' preso a cuore le sorti di questa Biblioteca ha sempre condiviso quanto scrive Sergej Grotov nel suo Catalogo: «L'importanza della "Biblioteca russa Gogol'" a Roma (proprio a Roma!!...) e' enorme. Questo devono saperlo tutti i russi e tutti coloro che si avvicinano alla cultura russa». Certo lo stesso Grotov si appella agli uomini di buona volonta' non solo perché evitino la sparizione della Biblioteca, ma anche perché «quando la nostra patria risorgera', possa presentarsi ad essa come una sua creazione e non come la sezione slava di una biblioteca straniera». Personalmente, ritengo che il trasferimento alla Nazionale rispetti anche questo desiderio. Lo conferma anche un famosissimo passo di una lettera di Gogol' a Vasilij Ћukovskij: «Se sapeste con quanta gioia ho lasciato la Svizzera e sono volato verso la mia amata, verso la mia bella, l'Italia! Essa e' mia! Nessuno al mondo me la portera' via! Io sono nato qui».
La biblioteca "Gogol'" alla Nazionale
Con l'acquisizione della "Gogol'" da parte della Regione Lazio e il suo deposito presso la Nazionale, i fondi di slavistica della Biblioteca hanno ormai assunto una notevole rilevanza. Al fondo Maver, giunto in dono agli inizi degli anni settanta dopo la morte dello studioso, negli ultimi anni la Nazionale ha sommato la biblioteca privata di Tomaso Napolitano, insigne giurista, esperto di diritto sovietico, la biblioteca della disciolta Associazione Italia-URSS e adesso la "Gogol'". Si tratta complessivamente di piu' di centomila volumi tra periodici e monografie, ai quali e' stato destinato un settore specifico dei magazzini e per i quali si prevede, al termine dei lavori di ristrutturazione delle sale destinate al pubblico, di realizzare uno spazio specifico di consultazione.
Quando la catalogazione di tutto questo materiale sara' terminata la Nazionale potra' offrire a tutti gli studiosi del mondo slavo un patrimonio ragguardevole, di indubbio valore. Ma a nessuno, credo, possa sfuggire anche il significato storico della riunione in un'unica Biblioteca, dei fondi di Italia-URSS e della "Gogol'" all'indomani della caduta del muro di Berlino e della scomparsa dell'Unione Sovietica. E' difficile dire se la Russia sia davvero risorta, ma e', certo, che si e' conclusa l'epoca della diaspora, dell'emigrazione forzata, della separazione.
La letteratura russa del Novecento ha vissuto una sorte particolarissima, in cui a quanto si scriveva in URSS andava necessariamente aggiunta la produzione di chi, pur emigrato in diversi paesi del mondo, non volendo perdere il legame con la proprio terra d'origine, ha continuato a scrivere, ma soprattutto a pensare in russo. Oggi questa separazione non esiste piu' o quanto meno non esiste piu'con la stessa caratterizzazione ideologica.
La riunione dei fondi di Italia-URSS e della "Gogol'" segna emblematicamente questo passaggio, sancisce simbolicamente la fine di questa divisione e l'inizio di una nuova epoca. La scomparsa dell'URSS e' stata, senza dubbio, vissuta da molti come la possibilita'di restaurare la vecchia Russia, con i suoi valori, con le sue millenarie tradizioni che il comunismo aveva cercato di cancellare. E' evidente che questa restaurazione non e' possibile, cosi' come non e' facile per la Russia introdurre una economia di mercato di tipo capitalista senza subire traumatici contraccolpi. In questa delicata fase della storia della Russia ai fondi della "Gogol'" e a quello di Italia-URSS resta il compito fondamentale di testimoniare, attraverso i libri, le speranze e le delusioni di milioni di uomini.
Essere riusciti nell'intento di non disperdere questo patrimonio non solo era un atto dovuto nei confronti di quanti pazientemente nel corso di tanti decenni si sono adoperati perché queste biblioteche vivessero, ma servira' anche a fornire agli studiosi futuri degli strumenti di prima mano per tentare di rispondere a tanti degli interrogativi che questo secolo ci ha drammaticamente proposto.
Gabriele Mazzitelli
(In: «Quaderni della Biblioteca nazionale centrale di Roma», (2000), n. 8)
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