«LA STAMPA ITALIANA ADOTTA I PRINCIPI DI GOEBBELS PER LA PROPAGANDA ANTI-PUTIN»

Marco Fontana scrive:

Precipitare il 21esimo secolo nella guerra fredda del 20esimo: l’Occidente ci si mette d’impegno per caricare questa terribile eredità sulle spalle dei suoi figli.
Un fardello ingombrante, quello del deterioramento delle relazioni diplomatiche post crisi ucraina, che si aggiunge a quello della progressiva cancellazione delle certezze valoriali che sono state per secoli il collante civile sia in Europa che negli Stati Uniti: la famiglia, il credo cristiano, i valori civici in tutte le loro forme e accezioni.

Siamo scioccati dalla serenità con cui un piccolo gruppo di leader del Vecchio e del Nuovo Continente, ben protetti e ben retribuiti da lobby e «poteri forti», stia devastando le conquiste sociali che negli anni i cittadini hanno ottenuto, spesso a prezzo del proprio sangue. Ed è ancora più aberrante vedere come costoro diano voce alle proprie tesi attraverso una campagna mediatica contro la Russia e contro il suo presidente, Vladimir Putin: una campagna fatta di menzogna e di disinformazione, nella quale è impossibile non scorgere l'utilizzo dei principi fissati da Herr Goebbels per una buona propaganda degna del terzo Reich. Qualche esempio: l'iper-semplificazione e l'appiattimento dell'immagine del nemico pubblico, l'esagerazione, il travisamento, la diffusione e la ripetizione di notizie parziali o falsate, la presunta unanimità delle condanne, la volgarizzazione.

Non possono essere lette diversamente le notizie che i media dell'Occidente avanzato e democratico impongono all'opinione pubblica: in tutte l'unico bersaglio è la Russia, e preferibilmente la persona di Putin. Pensiamo al teatrino montato di recente sul silenzio del leader russo che durava da alcuni giorni; secondo autorevoli testate italiane poteva essere già stato destituito o tolto di mezzo grazie a un golpe bianco: ma la farsa si è rivelata in meno di 24 ore, salvo poi non smentire quelle tesi balzane. Riflettiamo sugli pseudo-dossier di provenienza americana, che sempre più spesso vengono diffusi dai quotidiani nazionali senza alcuna indagine sull'autorevolezza della fonte: inquietante quel fantomatico studio sulla salute di Putin, effettuato da un think tank vicino al Pentagono, che affermava come il Presidente russo soffrisse di disturbi autistici e che le sue azioni fossero perciò quelle di un individuo «alienato».
D'altra parte, comprendiamo bene quanto sia importante per certi «club» dell'Occidente delegittimare la figura di uno dei leader più amati dai cittadini europei. Parlarne male, sempre e comunque, è questo il dogma di un quotidiano come La Stampa: gli editoriali di Anna Zafesova sono colmi di acredine verso l'attuale governo russo. Una matita rotta o una battuta a un convegno diventano motivi serissimi per raccontare di un leader in caduta libera, possibilmente omofobo e guerrafondaio. Tutto ciò viene dato in pasto al pubblico italiano da un giornale che si presenta come moderno e indipendente, ma che risponde a interessi economici e politici talmente noti da non aver bisogno di essere citati.

Che fine ha fatto quel Quarto Potere che un tempo aveva capacità di critica e di ricerca della verità? Quello, ad esempio, che inchiodò l'allora Presidente degli Stati Uniti nel caso Watergate? Purtroppo oggi all'inchiesta si preferisce la velina, e alla verità si preferisce il verosimile. L'agenzia stampa Adnkronos ha battuto nelle scorse settimane una notizia peculiare: L'Ucraina ha creato un «Esercito di Internet» e cerca volontari per portare avanti una battaglia online contro la Russia. Il ministero per le Politiche dell'Informazione di Kiev ha aperto una pagina Internet e ha fatto sapere che gli interessati alla cyberguerra riceveranno tramite posta elettronica i compiti da realizzare. Ci si aspetterebbe quindi che ogni comunicato del Governo ucraino venga posto sotto la lente d'ingrandimento, per scoprirvi quale sia la quantità di propaganda di Stato insita nelle notizie diffuse: invece in Italia i giornali lo prendono per buono e lo diffondono, magari caricando gli aspetti russofobi. Questo si può definire giornalismo?

Ma nonostante le prese in giro, Putin riscuote simpatie sempre maggiori tra i cittadini europei, che ammirano proprio ciò che viene stigmatizzato dalla stampa nostrana (naturalmente da quella più «libera» e «seria»): il suo essere «uomo forte», la sua difesa dei valori nazionali, il suo non piegarsi alle richieste di un'Europa appiattita sugli umori obamiani. Ormai molti europei sono convinti che l'attuale escalation di tensione sia frutto di una provocazione USA, e che l'UE debba avere un ruolo terzo nel conflitto ucraino, invece di accodarsi a quelle stelle e strisce che con le primavere arabe hanno contribuito alla destabilizzazione di un'area delicatissima.

Marco Fontana