di Ahmed Bensaada
Il movimento di contestazione (battezzato “Euromaidan”) recentemente vissuto dall’Ucraina, è interessante sotto diversi profili. Mostra come un colpo di Stato civile contro un governo democraticamente eletto possa essere fomentato con successo con appoggi stranieri e senza interventi militari. Rivela la flagrante parzialità e la disonestà dei media mainstream occidentali che, con argomenti falsi, sostengono acriticamente l’interventismo occidentale e, con una visione dicotomica della situazione, gratificano gli uni di essere i “buoni” e gli altri “cattivi”. Ancor più grave, delinea in contorni, fino a poco fa sfumati, una riesumazione della guerra fredda che credevamo sepolta con la caduta del muro di Berlino. Infine ci offre una anticipazione di ciò che saranno i paesi arabi “primaverizzati”, nella misura in cui l’Ucraina ha conosciuto la sua “primavera” nel 2004, primavera comunemente chiamata “rivoluzione arancione”
Ma per comprendere l’attuale situazione ucraina, è preliminare uno schema delle date importanti, oltre che dei nomi dei protagonisti della politica ucraina nell’era post sovietica.
1991 L’Ucraina si separa dall’URSS
1991-1994 Leonid Kravtchouk (ex dirigente dell’era sovietica) è il 1° presidente dell’Ucraina
1991 Yulia Timochenko crea la « Compagnia del petrolio ucraino »
1992-1993 Leonid Koutchma (filo-russo) è Primo Ministro durante la presidenza Kravtchouk. Si dimetterà nel 1993 per potersi presentare alle elezioni presidenziali dell’anno successivo
1994-1999 Leonid Koutchma è il 2° presidente dell’Ucraina
1995 Yulia Timochenko riorganizza la sua società e fonda, con l’aiuto di Pavlo Lazarenko, la compagnia di distribuzione di idrocarburi « Sistemi energetici uniti di Ucraina » (SEUU)
1995 Pavlo Lazarenko viene nominato vice-Primo Ministro con delega all’energia
1996 La SEUU fa 10 miliarid di dollari di fatturato e 4 miliardi di profitti
1996-1997 Pavlo Lazarenko è Primo Ministro durante la presidenza Koutchma
1997 Pavlo Lazarenko è dimissionato dal presidente Koutchma
1998 Lazarenko viene arrestato dalla polizia svizzera alla frontiera franco-svizzera e accusato dalle autorità di Berna di riciclaggio
1999 Lazarenko viene arrestato all’aeroporto JFK di New-York. Viene condannato nel 2004 per riciclaggio (114 miliardi di dollari), corruzione e frode
1999-2005 Leonid Koutchma viene rieletto presidente dell’Ucraina
1999-2001 Viktor Yushchenko è Primo Ministro. Yulia Timochenko è vice-Primo Ministro con delga all’energia (posto che già era stato di Lazarenko)
2001 Yulia Timochenko viene dimisisonata dal presidente Koutchma nel gennaio 2001. E’ accusata di “contrabbando e falsificazione di documenti”, per avere fraudolentemente importato gas russo nel 1996, mentre era presidente della SEUU.
Timochenko viene arrestata e farà 41 giorni di prigione. La giustizia investiga sulla sua attività nel settore dell’energia negli anni 1990 e sui suoi legami con Lazarenko
2002-2005 Delfino di Koutchma, Viktor Yanukovich (filo-russo) è Primo Ministro, durante la sua presidenza
2004 Le elezioni presidenziali vedono avversari il Primo Ministro in carica, Viktor Yanukovich e l’ex Primo Ministro e leader dell’opposizione, Viktor Yushchenko (filo-occidentale). Il secondo turno viene vinto da Yanukovich (49,46 contro 46,61) %. Il risultato viene contestato in quanto, secondo l’opposizione, le elezioni sono state fraudolente
Rivoluzione arancione : Movimento di protesta popolare filo-occidentale fortemente alimentato dalle organizzazioni occidenytali di « esportazione » della democrazia, soprattutto statunitensi. Yulia Timochenko viene considerata la « musa » di questo movimento. Principale risultato di questa “rivoluzione”: annullamento del secondo turno delle elezioni presidenziali.
Viene organizzato un terzo turno delle elezioni presidenziali: viene eletto Yushchenko (51,99 contro 44,19%)
2005-2010 Viktor Yushchenko è il 3° presidente dell’Ucraina
2005 (7 mesi) Yulia Timochenko diventa Primo Ministro
2006-2007 Viktor Yanukovich diventa Primo Ministro durante la presidenza Yushchenko
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2007-2010 Yulia Timochenko è per la seconda volta Primo Ministro durante la presidenza Yushchenko
2010 Elezioni presidenziali
Risultati del primo turno : 1° – Yanukovich (35,32%);
2° – Timochenko (25,05%) e 5° – Yushchenko (5,45%).
Secondo turno : Yanukovich batte Timochenko (48,95% contro 45,47%)
2010-2014 Viktor Yanukovich è il 4° presidente dell’Ucraina
2011 Yulia Timochenko viene condannata a sette anni di prigione per abuso di potere nell’ambito dei contratti di gas firmati tra l’Ucraina e la Russia nel 2009
Un colpo di Stato approvato a grandissima maggioranza dall’Occidente
Quello che vi è stato in Ucraina nei giorni scorsi è stato un vero e proprio colpo di Stato. Infatti il presidente Viktor Yanukovich era stato democraticamente eletto il 7 febbraio 2010 battendo Yulia Tymoshenko al secondo turno delle elezioni presidenziali (48,95% di voti contro il 45,47%).
Evidentemente Tymoshenko non aveva accettato immediatamente il verdetto delle urne (1). Vi è stata sicuramente qualche frode, dal momento che lei era – durante le elezioni – Primo ministro in carica mentre Viktor Yushchenko era presidente. Le due figure emblematiche della Rivoluzione arancione, tanto ampiamente sostenuta dai paesi occidentali, quella che si supponeva avrebbe fatto entrare l’Ucraina in una nuova era, quella della democrazia e della prosperità, sono stati nettamente battuti dal candidato filo-russo. E che candidato! Yanukovich! Quello che era stato “sbeffeggiato” dagli attivisti dell’ondata arancione nel 2004. In meno di sei anni, gli Ucraini hanno capito che quella “rivoluzione” colorata non era tale.
L’8 febbraio 2010, Joao Soares, il presidente dell’Assemblea parlamentare dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OCSE) dichiara: “L’elezione ha offerto una dimostrazione impressionante di democrazia. E’ stata una vittoria per tutti in Ucraina. E’ venuto il tempo oramai per i leader politici del paese di rispettare la volontà del popolo e fare in modo che la transizione di potere sia pacifica e costruttiva” (2).
Non troppo convinta, ma posta di fronte all’evidenza del verdetto dagli osservatori internazionali, Tymoshenko si rassegna a ritirare l’azione giudiziaria diretta a invalidare il risultato delle elezioni (3).
I “rivoltosi” di piazza Maidan contestano la decisione di Yanukovich di sospendere un accordo tra il suo paese e l’Unione Europea (UE). E si pone una questione fondamentale: in democrazia, e nell’ambito dei compiti che gli sono stati conferiti, un presidente in carica ha il diritto di firmare gli accordi che ritiene utili al proprio paese? La risposta è “sì”, tanto più che molti specialisti ritengono l’accordo con la UE nefasto per l’Ucraina.
Infatti, secondo David Teurtrie, ricercatore all’Istituto Nazionale delle lingue e civiltà orientali (INALCO, Paris): “La proposta fatta (dalla UE) all’Ucraina è qualcosa che io definirei una strategia perdente-perdente. Perché? L’accordo prevedeva l’istituzione di una zona di libero scambio tra UE e Ucraina. Ma essa era molto sfavorevole all’Ucraina perché avrebbe aperto il mercato ucraino ai prodotti europei e solo socchiuso quello europeo ai prodotti ucraini, che per lo più non sono concorrenziali sul mercato occidentale. Vediamo quindi che vi sono assai pochi vantaggi per l’Ucraina. Per semplificare, l’Ucraina avrebbe subito tutti gli svantaggi di questa liberalizzazione del commercio con l’UE, senza riceverne alcun vantaggio” (4)
L’economista russo Serguei Glaziev la pensa allo stesso modo: “Tutte le stime,
comprese quelle degli analisti europei, prevedono un inevitabile rallentamento nella produzione di beni ucraini nei primi anni successivi alla firma dell’Accordo di associazione, perché condannati a una perdita di competitività nei confronti dei prodotti europei” (5).
A parte la sensibilità filo-russa di Yanukovich, è chiaro però che la proposta russa era molto più interessante per l’Ucraina rispetto a quella proposta dall’Europa. “L’UE non promette la luna ai manifestanti… solo la Grecia”, titolava ironicamente il giornale l’Humanité (6).
Dopo i sanguinosi disordini di Kiev, molti paesi occidentali si sono curiosamente affrettati a dichiarare che erano pronti a sostenere “un nuovo governo” in Ucraina (7), vale a dire a riconoscere implicitamente un colpo di Stato. Invece di attizzare la violenza e finanziare le barricate, questi paesi non avrebbero dovuto invece offrire i loro servigi per calmare gli spiriti fino alle prossime elezioni, come impongono i fondamenti di quella democrazia che tentano di esportare in Ucraina e altrove nel mondo?
Piccole precisazioni sulla “rivoluzione” arancione
La “rivoluzione” arancione fa parte di una serie di rivolte battezzate “rivoluzioni colorate”, svoltesi nei paesi dell’Est, e soprattutto nelle ex repubbliche sovietiche, negli anni 2000. Quelle che hanno provocato mutamenti dei governo in carica sono quelle che hanno interessato la Serbia (2000), la Georgia (2003), l’Ucraina (2004) e il Kirghizistan (2005).
In un articolo esauriente e ben dettagliato sul ruolo degli Stati uniti nelle rivoluzioni colorate, G. Sussman e S. Krader della Portland State University così sintetizzano: “Tra il 2000 e il 2005, i governi alleati della Russia, in Serbia, in Georgia, in Ucraina e in Kirghizistan, sono stati rovesciati da rivolte senza spargimenti di sangue. Nonostante i media occidentali sostengano generalmente che queste sollevazioni siano spontanee, indigene e popolari (potere del popolo), le “rivoluzioni colorate” sono in realtà l’esito di una ampia pianificazione. Gli Stati uniti, in particolare, e i loro alleati hanno esercitato sugli Stati post-comunisti un impressionante assortimento di pressioni e hanno utilizzato finanziamenti e tecnologie al servizio dell’aiuto alla democrazia” (8).
Una analisi delle tecniche utilizzate durante queste “rivoluzioni” mostra che esse rispettano tutte il medesimo modus operandi. Diversi movimenti sono stati usati per guidare queste rivolte: Otpor (“Resistenza”) in Serbia, Kmara (“E’ abbastanza!”) in Georgia, Pora (“E’ ora”) in Ucraina e KelKel (“Rinascita”) in Kirghizistan. Il primo, Otpor, è quello che ha provocato la caduta del regime serbo di Slobodan Milosevic. In seguito ha aiutato, consigliato e formato tutti gli altri movimenti, attraverso una agenzia appositamente concepita a questo scopo, il Center for Applied Non Violent Action and Strategies (CANVAS), con sede nella capitale serba. CANVAS forma dissidenti in erba di tutto il mondo all’applicazione della resistenza individuale non violenta, ideologia teorizzata dal filosofo e politologo statunitense Gene Sharp, la cui opera “From Dictatorship to Democracy” (Dalla dittatura alla democrazia) è stata il fondamento di tutte le rivoluzioni colorate.
Sia CANVAS, che tutti gli altri movimenti dissidenti, hanno beneficiato dell’aiuto di molte organizzazioni statunitensi di “esportazione” della democrazia, come l’United States Agency for International Development (USAID), la National Endowment for Democracy (NED), l’International Republican Institute (IRI), il National Democratic Institute for International Affairs (NDI), la Freedom House (FH), l’Albert Einstein Institution e l’Open Society Institute (OSI). Queste organizzazioni vengono finanziate dal bilancio USA o da capitali privati statunitensi. A titolo di esempio, la NED è finanziata da un budget votato dal Congresso e i fondi sono gestiti da un Consiglio di amministrazione dove sono rappresentati il Partito Repubblicano, il Partito Democratico, la Camera di Commercio degli Stati uniti e il sindacato Federation of Labor-Congress of Industrial Organization (AFL-CIO), mentre l’OSI fa parte della Fondazione Soros, dal nome del suo fondatore, George Soros, il miliardario statunitense, illustre speculatore finanziario. E’ anche interessante notare che il consiglio di amministrazione dell’IRI è presieduto dal senatore John McCain, il candidato sconfitto delle presidenziali USA del 2008. Il coinvolgimento di McCain nelle rivoluzioni colorate viene ottimamente illustrato nell’eccellente documentario che la reporter francese Manon Loizeau ha dedicato alle rivoluzioni colorate (9). Si capisce bene allora perché il senatore si sia recentemente precipitato a Kiev per sostenere i ribelli ucraini. Si capisce anche perché la Russia ha alzato i toni a proposito delle ONG straniere presenti sul suo territorio e la ragione che ha motivato l’espulsione dell’USAID dal suo territorio (10).
La relazione tra il movimento ucraino “Pora” e questi organismi statunitensi viene spiegato da Ian Traynor in un interessante articolo pubblicato da The Guardian nel novembre 2004(11). ”Ufficialmente, il governo USA ha distribuito in un anno 41 milioni di dollari per l’organizzazione e il finanziamento dell’operazione che ha consentito di sbarazzarsi di Milosevic (…) In Ucraina, la cifra si aggira introno ai 14 milioni di dollari”, spiega.
Yulia Tymoshenko e Viktor Yushchenko vengono considerati come le figure di punta della rivoluzione arancione. Con l’appoggio dell’Occidente, questo movimento ha ottenuto l’annullamento del secondo turno dell’elezione presidenziale del 2004 inizialmente vinta da Viktor Yanukovich contro Viktor Yushchenko. Il “terzo” turno diede finalmente la vittoria a Yushchenko, che divenne il 3° presidente dell’Ucraina per la gioia degli Statunitensi e degli Europei.
Fiero delle sue vittorie “rivoluzionarie” colorate, il bellicoso senatore McCain ha dichiarato che aveva proposto al Premio Nobel per la pace le candidature di Viktor Yushchenko e del suo omologo georgiano filo-occidentale Mikhail Saakashvili (12). Ha fatto un viaggio a Kiev nel febbraio 2005 (13) per felicitarsi col suo “pupillo” e forse anche per mostrargli che aveva qualche cosa a che vedere con la sua elezione.
Appena eletto presidente, Yushchenko si è affrettato a nominare Tymoshenko Primo Ministro, ma la “luna di miele” tra i compari della rivoluzione non è durata a lungo. Nonostante fossero incensati dall’Occidente, la coppia Yushchenko- Tymoshenko si rivela traballante e i suoi risultati sono deludenti.
Ecco come Justin Raimondo descrive il bilancio della magistratura Yushchenko (2005-2010): “Oggi, passato da tempo l’entusiasmo della sua rivoluzione, il suo regime si è rivelato altrettanto incompetente e clientelare dei suoi corrotti e venali predecessori, se non di più. Una gran parte dell’aiuto monetario dell’Occidente è sparito (… ) Peggio ancora, l’economia è stata paralizzata dall’imposizione di controlli sui prezzi e corrotta da un vergognoso traffico di influenza. Sotto il peso dell’accordo di spartizione del potere tra Yushchenko e la volatile Yulia Tymoshenko, la “principessa del gas” e oligarca amazzone, il paese si è disintegrato, non solo economicamente ma anche socialmente (…). La caduta verticale dell’economia e gli scandali in corso che sono diventati fatti quotidiani durante l’amministrazione di Yushchenko hanno comportato la completa marginalizzazione del venerato arancione rivoluzionario: al primo turno delle elezioni presidenziali (2010), ha ottenuto un umiliante 5% di voti. Oramai fuori gioco, e senza dover più per lungo tempo far finta di niente, Yushchenko ha lanciato una vera e propria bomba nell’arena politica, rendendo onore a Stepan Bandera, il nazionalista ucraino e collaboratore dei nazisti, definito come un ‘Eroe dell’Ucraina” (14).
Notiamo infine che le organizzazioni statunitensi di “esportazione” della democrazia sono state largamente convolte in quella che è stata chiamata la “primavera” araba. I giovani attivisti arabi sono stati formati alla resistenza individuale non violenta da CANVAS e alla cyber-dissidenza da organizzazioni statunitensi come l’Alliance of Youth Movemnets (AYM), anch’essa sponsorizzata dal Dipartimento di Stato, come anche dai giganti USA delle nuove tecnologie come Google, Facebook o Twitter (15).
I “gentili” ribelli di piazza Maidan
Nonostante la grande varietà della “fauna” rivoluzionaria che ha occupato la piazza Maidan a Kiev, gli osservatori sono concordi nell’individuare quattro principali gruppi posizionati in un arco politico che va da destra all’estrema destra.
Prima di tutto, c’è ”Batkivshina” o Unione pan-ucraina “Patria”, che è il partito di cui è leader Yulia Tymoshenko, coadiuvata da Olexandre Turchinov, un amico di lunga data considerato come il suo “fedele scudiero” (16). E’ lui che è stato recentemente nominato presidente ad interim dell’Ucraina, dopo la cacciata di Yanukovich.
Fondato nel 1999, Batkivshina è un partito liberale filo-europeo. E’ membro osservatore del Partito popolare europeo (PPE), che riunisce i principali partiti della destra europea, come la CDU (Unione cristiana-democratica di Germania) della cancelliera tedesca Angela Merkel. Da notare che la Fondazione Konrad Adenauer (Konrad Adenauer Stiftung), think tank del CDU, è anch’essa affiliata al PPE. Peraltro il PPE intrattiene strette relazioni con l’International Republican Institute (IRI). Wilfried Martens, il presidente del PPE all’epoca, ha appoggiato John McCain durante le elezioni presidenziali USA del 2008 (17). Ovvio, perché – come si è detto prima – John McCain è anche e soprattutto presidente del Consiglio di Amministrazione dell’IRI.
Secondo uno dei responsabili del “Mejlis of the Crimean Tatar People”, movimento associato al partito “Patria”, l’IRI è attivo in Ucraina da più di 10 anni, vale a dire che non ha mai lasciato il territorio dalla rivoluzione arancione (18).
Arseni Yatseniuk, personalità filo-occidentale di primo piano della vita politica ucraina, è considerato come un “leader di primo piano della contestazione in Ucraina” (19). Puro frutto della rivoluzione arancione (ha avuto incarichi ministeriali nell’amministrazione Yushchenko), aveva in un primo momento fondato un suo proprio partito (Il Fronte per il cambiamento), poi ha aderito a Batkivshina e si è avvicinato a Tymoshenko. Yatseniuk, che è stato appena designato come Primo ministro, è stato plebiscitato dai rivoltosi di piazza Maidan. Ha come compito di guidare un governo di unione nazionale prima delle elezioni presidenziali anticipate previste per il 25 maggio 2014 (20).
Il secondo partito coinvolto nella violenta contestazione ucraina è l’UDAR (Alleanza democratica ucraina per la riforma). Questo partito, liberale e filo-europeo anch’esso, è stato creato nel 2010 dalla fusione di due partiti, uno dei quali era il partito Pora, erede del movimento di giovani che era stato l’avanguardia della rivoluzione arancione. UDAR (che in ucraino significa “colpo”) è guidato dal boxer ed ex campione del mondo dei pesi massimi Vitali Klitschko. Nato in Kirghizistan, Klitschko è ucraino ma ha vissuto ad Amburgo e Losa Angeles per diversi anni, dunque i suoi tre figli sono di nazionalità statunitense perché nati negli USA (21).
Una rapida visita al sito del partito consente di rendersi conto che l’UDAR ha come unici partner stranieri: l’IRI (di McCain), il NDI (presieduto da Madeleine K. Albright, l’ex segretaria di Stato USA) e la CDU (di Merkel). Notiamo che IRI e NDI sono due delle quattro organizzazioni satellite della NED.
In un rapporto del German Foreign Policy dal titolo “Il nostro uomo a Kiev”, datato dicembre 2013, si può leggere a proposito di Klitschko e del suo partito: “Secondo informazioni giornalistiche, al governo tedesco piacerebbe che il campione di box Vitali Klitschko punti alla presidenza per portarlo al potere in Ucraina. Egli vorrebbe migliorare la popolarità della politica dell’opposizione, organizzando per esempio delle apparizioni pubbliche congiunte col ministro degli affari esteri tedesco. A tal fine è stato previsto anche un incontro di Klitschko con la cancelliera Merkel durante il prossimo summit della UE a metà dicembre. La Fondazione Konrad Adenauer ha infatti, non solo sostenuto massicciamente Klitschko e il suo partito UDAR, ma – stando alla testimonianza di un politico della CDU – il partito UDAR è stato fondato nel 2010 per disposizioni dirette della Fondazione della CDU. I rapporti sulle attività della Fondazione per lo sviluppo del partito di Klitschko forniscono una indicazione sul modo col quale i Tedeschi influenzano gli affari interni dell’Ucraina attraverso l’UDAR” (22). Cos’ l’UDAR sarebbe una creazione del CDU, cosa che spiega il forte coinvolgimento della diplomazia tedesca nel “pasticcio” ucraino. Questa informazione è confermata da numerosi altri articoli (23).
Un terzo movimento ha partecipato alla insurrezione filo-occidentale. Si tratta di ”Svoboda” (Libertà, in ucraino) che è un partito di estrema destra ultranazionalista guidato da Oleh Tyahnybok. Svoboda ha fatto versare molto inchiostro a causa delle sue posizioni xenofobe, antisemite, omofobe, antirusse e anticomuniste (24). Questo partito, che è aperto ai soli Ucraini “puri”, esalta alcuni personaggi storici ucraini apertamente fascisti e filo-nazisti, come il tristemente celebre Stepan Bandera. Durante la seconda guerra mondiale, quest’ultimo ha combattuto contro i Sovietici in stretto legame con la Germania nazista(25). Aggiungiamo a questo gli stretti legami di Svoboda con una organizzazione paramilitare “I patrioti dell’Ucraina” (26). Considerata come neo-nazista, essa è stata molto attiva nei recenti avvenimenti che hanno insanguinato le strade di Kiev.
I tre partiti citati prima hanno formato una alleanza chiamata “Gruppo di azione per la resistenza nazionale” per destabilizzare il governo Yanukovich. Si apprende inoltre che una nuova coalizione è stata creata nel parlamento ucraino post- Yanukovich. Chiamata “Scelta europea”, raggruppa 250 deputati di diversi gruppi parlamentari, tra cui Batkivtchina, UDAR e Svoboda (27).
Per completare l’impossessamento del nuovo potere sulle istituzioni ucraine, Oleg Mahnitsky è stato appena nominato procuratore generale dell’Ucraina, posto di importanza strategica in questo periodo di soprassalti “rivoluzionari” e di evidenti regolamenti di conti “democratici”. Piccola precisazione: Mahnitsky è iscritto al partito Svoboda (28). La ciliegina sulla torta? Nel nuovo governo post-Euromaidan largamente dominato dal partito Batkivshina di Tymoshenko, tre portafogli sono stati affidati a membri di Svoboda: Oleksandr Sych, vice-Primo ministro; Andriy Mokhnyk, Ministro dell’ambiente e Oleksandr Myrnyi, Ministro dell’agricultura [29].
Un’altra nomina non è passata inosservata in questo governo: quella di Pavel Sheremeta che, dal 1995 al 1997, è stato direttore di programma all’Open Society Institute di Budapest, la famosa fondazione di George Soros (30).
Il quarto gruppo presente sulla piazza Maidan è probabilmente il più violento di tutti. Conosciuto come”Pravy Sektor” (Settore di destra), è una coalizione di una moltitudine di gruppuscoli dell’estrema destra radicale e fascista che considera Svoboda “troppo liberale” (sic) (31). Creata nel novembre 2013 (32), l’organizzazione ha come leader Dmitro Yarosh, capo di una organizzazione di estrema destra che si chiama “Trizub” (Tridente), considerata il nocciolo duro della dissidenza violenta (33). Oltre a Trizub, ne fanno parte i “Patrioti dell’Ucraina”, “l’Ukrainska Natsionalna Asambleya – Ukrainska Narodna Sambooborunu – UNA-UNSO” (Assemblea Nazionale Ucraina – Autodifesa Nazionale Ucraina), Bilyi Molot (Martello Bianco) oltre all’ala radicale di Svoboda (34).
In una intervista al magazine TIME, pubblicata il 4 febbraio 2014, Yarosh ha dichiarato che le sue “coorti antigovernative a Kiev sono pronte alla lotta armata” (35) . “Noi non siamo dei politici, siamo soldati della rivoluzione nazionale”, ha aggiunto. Bisogna dire che il leader di Pravy Sektor ha passato qualche anno nell’esercito sovietico e, per lui, la “rivoluzione nazionale” è impossibile senza violenza e dovrà realizzare uno Stato “ucraino puro” con capitale Kiev” (36). Ha anche rivelato, nell’intervista, che la sua colazione aveva ammassato un arsenale di armi letali. E precisato “solo per difendere l’Ucraina dagli occupanti interni (e dai membri del governo)”.
In effetti numerose foto e video mostrano i militanti di Pravy Sektor in tenuta paramilitare mentre si addestrano pubblicamente sulla piazza Maidan (37), coinvolti in scaramucce di estrema violenza con le forze dell’ordine o utilizzando armi da fuoco contro i “Berkut” (polizia antisommossa) (38).
In un reportage da Kiev, il giornalista inglese David Blair ci fornisce il suo punto di vista sulla organizzazione Pravy Sektor: “Quello che è chiaro è che sono organizzatissimi. Forniture regolari di maschere antigas, cibo e grandi quantità di tute mimetiche dell’esercito giungono agli uomini sulle barricate. Ex soldati offrono addestramento per la lotta a mani nude davanti alla tenda che serve da piccola base operativa di Pravy Sektor sulla piazza dell’Indipendenza a Kiev. I volontari hanno formato un sistema di comando con diversi capi che dirigono l’esercito eteroclita dispiegato sulla barricata principale sulla via Grushevskogo a Kiev. La domanda che sorge spontanea in molti è che cosa farebbe un gruppo così potente, che sfugge al controllo dei politici tradizionali, se la rivoluzione riuscisse e il governo cadesse “(39).
Nessuno può dire se la rivoluzione sia riuscita né se questa insurrezione possa essere considerata come tale. Ma quel che è certo è che il governo è caduto veramente e che Dmitro Yarosh è stato nominato presidente aggiunto del Consiglio di sicurezza e di difesa nazionale dell’Ucraina (40), organismo consultivo di Stato, incaricato della difesa nazionale alle dipendenze del presidente. E chi è il presidente di questo Consiglio?
Addirittura Andriy Parubiy, il “comandante di Maidan” (41), il “capo di stato maggiore della rivoluzione ucraina” (42) che, scoppiata la rivoluzione, ha mutato i suoi panni di deputato del partito Batkivshchyna per vestire quello di “generalissimo dell’esercito” dei ribelli di Euromaidan. Ma la cosa più interessante è sapere che Parubiy è un transfuga del partito Svoboda, Infatti è, con Oleh Tyahnybok, co-fondatore nel 1991 del Partito Social-Nazionalista di Ucraina (SNPU), ribattezzato Svoboda nel 2004 (43). Ecco come le barricate, le sommosse, la disobbedienza civile , la violenza e il fascismo possono portare molto in alto in Ucraina.
Bisogna riconoscere che i fatti di Kiev hanno messo l’acquolina in bocca ad un grande amante di guerre “senza amarle”. Così, come uno squalo attirato dal sangue, Bernard Henri Levy (BHL), il famoso “usignolo dei carnai” è andato a Kiev per incontrare i ribelli. Senza alcun ritegno dopo il fiasco libico e mentendo come un cavadenti, ha esclamato: Io non ho visto neo-nazisti, non ho sentito parole antisemite” (44).
Per contraddire il dandy dalle camice bianche scollate, ecco cosa dice l’ucraina Natalia Vitrenko, presidente del partito socialista progressista di Ucraina: “All’inizio (i leader) erano i deputati dell’opposizione Iatseniuk, Klitschko e Tyahnybok. Erano questi tre che guidavano Maidan. Ma poi è stato il Pravy Sektor che ha preso le cose in mano. Da metà dicembre, la politica del Maidan è stata dettata da Pravy Sektor che è una alleanza di diversi partiti e movimenti neo-nazisti. Si tratta di gruppi paramilitari, di terroristi molto ben addestrati” (45).
Ma la migliore risposta, quella che meglio corrisponde al livello della dichiarazione di BHL, viene dalla giornalista Irina Lebedeva: “(BHL) E’ fortunato, i militanti di Svoboda e del Pravy Sektor, organizzazione che predica la purezza razziale, hanno certamente ricevuto chiare istruzioni di non farsi vedere da lui” (46).
Tymoshenko bionda o bruna?
La figura politica ucraina più madiatizzata dagli organi di stampa occidentali mainstream è incontestabilmente Yulia Tymoshenko. Trattata come un personaggio storico più grande di quanto meriti, le sono stati attribuiti soprannomi elogiativi, ma soprattutto pomposi: la “Marianne con la treccia”, la “Principessa del gas”, la “Giovanna d’Arco ucraina” o la “dama di ferro”. Ma anche se qualcuno ha notato la presenza di una statuetta di Giovanna d’Arco e delle memorie di Margaret Thatcher nel suo studio (47), il suo percorso non è così virtuoso. Infatti la sua pratica politica ha più a che vedere coi romanzi di scandali politico-finanziari (perfino mafiosi) che con l’abnegazione per la patria e il popolo ucraino. Giudicate voi.
A proposito di romanzi, cominciamo con Olexandre Turchinov che è – sembra – un vero e proprio romanziere, specializzato nel genere “scienza-fiction”. Sì proprio colui che è attualmente presidente dell’Ucraina, che è stato definito “fedele scudiero” di Tymoshenko e che, come lei, è nato nella città di Dnipropetrovs’k.
Nel 1994, Turchinov creò, insieme a Pavlo Lazarenko, un notabile di Dnipropetrovs’k, il partito Hromada, del quale Tymoshenko diventerà presidente nel 1997. Un anno dopo, la “Marianne con la treccia”, che aveva umilmente avviato la carriera di imprenditrice con un prestito di 5000 dollari, ristruttura la sua piccola “Compagnia del petrolio ucraino” (creata nel 1991) e fonda, con l’aiuto di Lazarenko, la compagnia di distribuzione di idrocarburi “Sistemi energetici uniti di Ucraina” (SEUU). Lo stesso anno Lazarenko viene nominato vice-primo ministro, con delega all’energia. Certamente favorito dall’appoggio politico di Lazarenko, SEUU ottiene straordinari successi: 10 miliardi di dollari di fatturato e 4 miliardi di profitti nell’anno 1996! E ciò grazie a dei contratti assai vantaggiosi di vendita in Ucraina di gas naturale russo (48). Gli anni fortunati continuano con la promozione di Lazarenko al posto di primo ministro nel maggio 1996, benché egli debba sfuggire ad un attentato con una bomba appena due mesi dopo (49). All’inizio del 1997 la SEUU controlla diverse banche, ha partecipazioni in decine di imprese metallurgiche e meccaniche, è comproprietaria della terza più grande compagnia aerea dell’Ucraina e del decimo aeroporto più grande, quello di Dnipropetrovs’k, oltre a partecipazioni nei progetti di gasdotti turchi e boliviani e il controllo di diversi giornali locali e nazionali (50).
Dato che l’arricchimento “esponenziale” è spesso sinonimo di affari loschi, dei sospetti cominciano a pesare su Lazarenko e la SEUU. Nell’aprile 1997, il New York Times riferisce che Lazarenko possedeva quote di questa compagnia. Altri affari vengono rivelati e, nel luglio dello stesso anno, il presidente Koutchma dimissiona Lazarenko. Il seguito è rocambolesco. Nel 1998, Lararenko viene arrestato dalla polizia svizzera alla frontiera franco-svizzera e accusato dalle autorità di Berna di riciclaggio e rilasciato previo pagamento di una forte cauzione. In un articolo pubblicato nel 2000 e intitolato “I fantastici conti del signor Lazarenko”, Gilles Gaetner parla di sottrazione di fondi pubblici ucraini nell’ordine di 800 milioni di dollari, “senz’altro la più importante vicenda di riciclaggio del dopoguerra” (51). Lazarenko fugge allora negli Stati Uniti, cercando di ottenere l’asilo politico, ma vi viene arrestato nel 1999.
Nonostante fossero stati eletti nelle fila di Hromada, Tymoshenko e Turchinov lasciano questo partito nel 1999 dopo le disavventure di Lazarenko per creare, insieme, il partito Batkivshina (52).
Incriminato dalla giustizia statunitense, Lazarenko viene condannato nel 2006 a nove anni di prigione per sottrazione di fondi, riciclaggio attraverso le banche statunitensi e frode (53). Un rapporto 2004 di “Transparency International Global Corruption “colloca Lazarenko tra i 10 leader politici più corrotti del mondo (54). La giustizia ucraina persegue ancor oggi Lazarenko per l’uccisione del deputato Evguen Scherban e di sua moglie nel 1996. Secondo l’accusa, il gruppo di Sherban era concorrente della SEUU e ne ostacolava le attività.
Lazarenko è stato liberato nel novembre 2013 ma è stato collocato in un centro di detenzione per migranti in quanto il suo visto era scaduto (55).
L’arresto di Lazarenko non ostacola per nulla l’opportunismo politico di Tymoshenko. Quando Viktor Yushchenko diventa primo ministro nel 1999, viene nominata vice-primo ministro con delega all’energia, lo stesso posto occupato da Lazarenko qualche anno prima. Nondimeno viene finalmente toccata dallo scandalo Lazarenko e accusata nel 2001 di “contrabbando e falsificazione di documenti” per avere fraudolentemente importato gas russo nel 1996 quando era presidente della SEUU (56). Tymoshenko viene arrestata e farà qualche settimana di prigione (57). Nel 2002 è vittima di un grave incidente stradale che interpreterà come un tentativo di assassinio (58).
E’ in questo periodo che cambia look. Da bruna, diventa bionda. “Yulia cambia il suo stile di donna d’affari sexy, capelli sciolti e tailleur attillati, con quello, più sobrio, di parlamentare con collo alla collegiale, gonna al di sotto dei ginocchi. Adotta la sua attuale pettinatura, la famosa treccia bionda disposta a corona intorno alla testa” (59).
Nel 2004 scoppia la rivoluzione arancione e Tymoshenko ne diventa la musa. Yushchenko accede alla magistratura suprema nel 2005 e lei al posto di Primo Ministro per due volte. Tutti i guai giudiziari vengono, come per incantamento, dimenticati.
Un rapporto al Congresso statunitense del 2005 – divulgato da Wikileaks – descrive in questo modo la “principessa del gas”: ” Tymoshenko è un leader energico e carismatico con uno stile politico talvolta combattivo che ha fatto una campagna efficace per Yushchenko. E tuttavia è anche un personaggio controverso a causa dei suoi legami, nel corso degli anni 1990, coi le élite oligarchiche, tra cui l’ex primo ministro Pavlo Lazarenko, che sconta attualmente una pena nelle prigioni statunitensi per frode, riciclaggio ed estorsione. Tymoshenko è stata contemporaneamente dirigente di una imprese di commercio di gas e vice-primo ministro nel governo notoriamente corrotto di Lazarenko. Si dice che sia ricchissima (…). E’ stata anche indagata per corruzione e riciclaggio e imprigionata per breve tempo. Tutte le accuse sono state archiviate dopo l’elezione di Viktor Yushchenko. Anche la Russia ha depositato denunce contro di lei per corruzione, poco prima della campagna elettorale” (60).
La conquista del potere della coppia Yushchenko – Tymoshenko (grazie all’ondata arancione) consente a Turchinov di occupare il posto di capo dei Servizi Segreti Ucraini (SBU) nel febbraio 2005. Tuttavia, nel 2006, vi è una inchiesta su di lui e il suo aggiunto. Li si accusa di avere distrutto il dossier di un pericoloso padrino della criminalità organizzata ucraina, Semyon Mogilevich (61). Questo mafioso è sospettato di dirigere un grande impero criminale e viene descritto dallo FBI, nel 1998, come il “gangster più pericoloso al mondo” (62). Le accuse vengono sbalorditivamente archiviate qualche mese dopo ed egli ottiene anche una importante promozione. Infatti, al suo secondo mandato di Primo Ministro, Tymoshenko gli affida l’incarico di vice-Primo Ministro, funzione che occuperà fino al 2010, data in cui perde le elezioni presidenziali contro Yanukovich.
Le relazioni conflittuali della coppia Yushchenko – Tymoshenko danno il colpo di grazia ai miraggi della “rivoluzione arancione”. Tymoshenko viene accusata di aver tradito l’interesse nazionale per coltivare le proprie ambizioni personali (63).
L’arrivo di Yanukovich al potere pone fine alla impunità della candidata battuta dalle urne e il suo fascicolo giudiziario viene ripescato dai cassetti e vi si aggiungono nuove e vecchie vicende. Tymoshenko viene incriminata in diverse indagini: storno dei fondi ricevuti nel 2009 per le vendita di quote di emissione di CO2, abuso di potere nella firma del 2009 di contratti con la Russia per la fornitura di gas, considerati sfavorevoli per il paese, frode fiscale e storno di fondi relativi alla vicenda Lazarenko e la sua responsabilità nella gestione della SEUU (64). Ancor più grave, viene accusata di concorso in omicidio (con Lazarenko) nella vicenda Scherban (1996). Secondo il procuratore generale aggiunto, “la vittima era in conflitto con la signora Tymoshenko, che si occupava allora della distribuzione del gas russo in Ucraina e tentava di costringere le imprese della regione industriale di Donec’k (EST) ad acquistarlo dalla sua società, Sistemi Energetici Uniti di Ucraina (SEUU), con l’appoggio dell’allora Primo Ministro Pavlo Lazarenko”; “Evguen Scherban, un uomo forte della regione il cui gruppo industriale era concorrente della società di Tymoshenko, si era pubblicamente opposto alla espansione della SEUU, e ha pagato questo con la vita” (66). Aggiunge che “vi sono testimoni che Tymoshenko e l’ex Primo Ministro Pavlo Lazarenko avevano pagato per l’omicidio”. Queste accuse vengono sostenute da Ruslan, il figlio di Scherban, sopravvissuto all’uccisione dei genitori. In una conferenza stampa, egli ha dichiarato di avere consegnato al Procuratore generale dei documenti che provano il coinvolgimento dei due ex primi ministri (Lazarenko e Tymoshenko) negli omicidi (66).
Si sospetta la complicità di Tymoshenko in due altri omicidi: l’uomo d’affari Alexander Momot (ucciso nel 1996, qualche mese prima di Scherban) e l’ex governatore della Banca nazionale di ucraina, Vadym Hetman (ucciso nel 1998) (67).
Tymoshenko è stata condannata a sette anni di prigione nell’ottobre 2011 e posta agli arresti per il suo coinvolgimento nelle vicende dei contratti di gas (68).
Gli insperati avvenimenti di Euromaidan hanno strappato la “principessa del gas” alla sua galera. E in che modo! Sabato 22 febbraio 2014, alle ore 12,08, Turchinov, il braccio destro di Tymoshenko, viene eletto Presidente del parlamento ucraino. Trenta minuti dopo, come se si trattasse della cosa più urgente da risolvere in un paese in piena insurrezione, il Parlamento ha votato la “immediata” liberazione di Tymoshenko. Solo a titolo di comparazione, è stato solo alle ore 16,19 che il Parlamento ha votato la destituzione di Yanukovich (69).
Con la nomina del militante di estrema destra Oleg Mahnitsky a Procuratore Generale, e quelle di un grandissimo numero di membri del partito Batkivshina a posti-chiave in seno all’apparato dello Stato, si può agevolmente predire che Tymoshenko non dovrà più, almeno per un certo tempo, preoccuparsi dei suoi problemi giudiziari.
Bisogna registrare che per due volte Tymoshenko è stata strappata dalle mani della Giustizia grazie a rivolte popolari di grande importanza: la “rivoluzione” arancione del 2004 e, adesso, l’Euromaidan.
Ma “Kiev vale bene una messa”, no?
L’insolente ingerenza occidentale
L’Euromaidan può considerarsi una “rivoluzione” colorata, rivista e corretta in salsa “primavera” araba, con aromi siriani. infatti, benché molte similitudini possano essere trovate tra la “rivoluzione” arancione e l’Euromaidan, si devono notare però due differenze fondamentali. La prima, già precedentemente accennata, è relativa alla violenza della sollevazione, dovuta essenzialmente alla onnipresenza dei manifestanti dell’estrema destra fascista e neo-nazista. La “rivoluzione” arancione si fonda invece sulle teorie non-violente di Gene Sharp. La seconda differenza sta nella insolente presenza fisica di personalità occidentali, politiche e civili, in piazza Maidan, che arringano le folle e incitano alla disobbedienza civile, in completa contraddizione con il principio fondamentale di non ingerenza negli affari interni di un paese sovrano, i cui dirigenti siano stati democraticamente eletti.
Cominciamo da John McCain, presidente del Consiglio di amministrazione dell’IRI che, a Kiev, è merce conosciuta. Effettivamente, dopo (e non durante) la “rivoluzione” arancione, si era già recato in Ucraina (nel febbraio 2005) per incontrarvi i suoi “pupilli” che aveva generosamente finanziato.
Il senatore statunitense è anche andato nei paesi arabi “primaverilizzati”: Tunisia (21 febbraio 2011), Libia (22 aprile 2011) e Siria (27 maggio 2013. Durante i due primi viaggi, i governi erano già caduti. negli ultimi due la guerra infuriava ancora (e prosegue ancora in Siria).
A Kiev, McCain si è rivolto agli insorti di Maidan il 14 dicembre 2013. “Noi siamo qui per sostenere la vostra giusta causa, il diritto sovrano dell’Ucraina di scegliere il proprio destino liberamente e in tutta indipendenza. E il destino che desiderate si trova in Europa”, ha strombazzato.
Ha incontrato il “triumvirato di Maidan”, vale a dire Iatseniuk, Klitschko e Tyahnybok. Non si è sentito in imbarazzo a farsi fotografare con Tyahnybok, nonostante a questi fosse stato vietato, l’anno scorso, di entrare negli Stati Uniti a causa dei suoi discorsi anti-semiti (71). No, niente, né lo ha disturbato il fatto di dover trattare col leader di Svoboda, un partito apertamente ultra-nazionalista, xenofobo e che predica valori neo-nazisti, così come non l’aveva turbato il fatto di sostenere dei sanguinari terroristi in Libia e in Siria. Il fine giustifica i mezzi, l’importante è di sottrarre l’Ucraina dalla influenza russa.
L’ingerenza statunitense è illustrata “dall’affaire Nuland”, che ha dimostrato come il vocabolario diplomatico usato da alcuni alti funzionari statunitensi non abbia niente da invidiare a quello dei carrettieri. “Fuck the UE!”, ha esclamato. Cosa che la dice lunga sulla lotta di influenza che oppone lo zio Sam al Vecchio Continente.
E come Victoria Nuland, la sotto-segretaria di Stato per l’Europa e l’Eurasia, chiama i leader di Euromaidan? “Yats” e “Klitsch” (72)? Come “Jon” e “Ponch” nella popolare serie statunitense “CHIPs”? Utilizzare un linguaggio così familiare suppone una evidente prossimità e una innegabile connivenza tra i membri del triumvirato e l’amministrazione USA, è il meno che si possa dire.
Oltre all’IRI, anche la NED è presente a Kiev. Per rendersene conto, basta seguire Nadia Diuk che scrive da Kiev e i cui articoli vengono pubblicati nel “Kiyv Post” e altri famosi giornali. I titoli dei suoi articoli sono idilliaci: “La rivoluzione auto-organizzata di Ucraina” (73), “Le visioni del futuro dell’Ucraina” (74) ecc. Già nel 2004, in piena “rivoluzione” arancione scriveva: “In Ucraina, una libertà indigena” (75), per dimostrare che la “rivoluzione” era spontanea, analisi contraddetta da tutti gli studi (occidentali) successivamente pubblicati. Bisogna arrendersi all’evidenza che l’autrice di questi articoli non è per niente cambiata col passar del tempo. E a buona ragione, la signora Diuk è vice-presidente della NED, incaricata dei programmi per l’Europa, l’Eurasia, l’Africa, l’America latina e i Caraibi (76).
I rapporti annuali della NED mostrano che, solo nel 2012, le somme assegnate ad una sessantina di organizzazioni ucraine raggiungono quasi i 3,4 milioni di dollari (77). Nel rapporto si dice che l’IRI di McCain e il NDI di Albright hanno rispettivamente beneficiato di 380.000 e 345.000 dollari per le loro attività in Ucraina.
Questo evidente coinvolgimento statunitense in Ucraina è stato segnalato da Serguei Glaziev che ha dichiarato che “gli Statunitensi dispensano 20 milioni di dollari a settimana per finanziare l’opposizione e i ribelli, e anche per armarli” (78).
Il secondo paese occidentale più fortemente coinvolto nell’Euromaidan è la Germania. una decina di giorni prima di McCain, Guido Westerwellw, capo della diplomazia tedesca, ha preso un bagno di folla in mezzo ai manifestanti di piazza Maidan in compagnia die suoi protetti “Yats” e “Klitsch” o, più educatamente, Iatseniuk e Klitschko. Dopo essersi intrattenuto con loro a porte chiuse, ha dichiarato: “Noi non siamo qui per sostenere un partito, ma noi sosterremo i valori europei. £ quando ci impegniamo per questi valori europei, fa piacere ovviamente sapere che una grande maggioranza di Ucraini condividono questi valori, vogliono condividerli e desiderano imboccare la strada che porta in Europa” (79). Parlando di maggioranza, Westerwelle non ha evidentemente consultato i recenti sondaggi che mostrano come solo il 37% della popolazione ucraina sia favorevole ad una adesione del loro paese all’Unione Europea (80). D’altronde lo sono forse i cittadini europei? Non sembra. Per esempio, un recentissimo sondaggio mostra che il 65% dei Francesi sono contrari all’idea di un aiuto finanziario della Francia e dell’Unione Europea all’Ucraina e il 67% sono contrari all’ingresso di questo paese nella UE (81).
D’altra parte la cancelliera tedesca ha, come il suo ministro, ricevuto Iatseniuk e Klitschko il 17 febbraio 2014 a Berlino. Il candidato su cui hanno scommesso Merkel, la CDU e il suo Think tank, la Fondazione Konrad Adenauer, è Klitschko (82). Anche il partito di Tymoshenko viene considerato un alleato del PPE e della CDU, come aveva già detto Martens in un discorso tenuto al Club della Fondazione Konrad Adenauer nel 2011: “Yulia Tymoshenko è persona di fiducia e il suo partito è membro importante della nostra famiglia politica”. Nello stesso discorso ha dichiarato che la sua posizione è simile a quella di McCain per ciò che concerne il sostegno a Tymoshenko (per la sua liberazione, mentre era ancora in prigione) (83).
Occorre sottolineare che tale convergenza di vedute tra l’IRI e la Fondazione Konrad Adenauer non è né fortuita, né recente. In realtà risale alla creazione della NED, come ci spiega Philip Agee, l’ex agente della CIA che ha abbandonato l’agenzia per vivere a Cuba (84). Prima di tutto bisogna capire che la NED è stata creata perché assumesse il carico di taluni compiti originariamente della CIA, nella specie la gestione dei programmi segreti di finanziamento delle società civili estere. Dopo avere consultato un ampio ventaglio di organizzazioni nazionali e straniere, le autorità statunitensi rivolsero la loro attenzione verso le fondazioni dei principali partiti della Germania Ovest, che erano finanziati dal governo tedesco: la Friedrich Ebert Stiftung dei socialdemocratici e la Konrad Adenauer Stiftung dei democratici-cristiani. Vediamo attualmente una struttura analoga nel paesaggio politico statunitense. L’IRI e la NDI, i due satelliti della NED, sono rispettivamente legati ai partiti repubblicano e democratico statunitense e, come i loro omologhi tedeschi, vengono finanziati con fondi pubblici. Giacché la CIA collaborava con questi “Stiftung” tedeschi per finanziare dei movimenti nel mondo ben prima della creazione della NED da parte del presidente Reagan nel 1983, le relazioni sono rimaste solide fino ai giorni nostri.
Per quanto in modo più discreto dei due precedenti, il terzo paese a essere molto coinvolto nei fatti di Ucraina è il Canada. Forse perché il Canada ospita la più numerosa diaspora ucraina nel mondo dopo quella della Russia. Più di 1,2 milioni di canadesi sono di origine ucraina (85).
John Baird, il ministro degli affari esteri canadesi, ha incontrato il triumvirato ucraino il 4 dicembre 2013 a Kiev e, come gli altri, ha effettuato un “pellegrinaggio” a piazza Maidan. Il capo della diplomazia canadese è tornato a Kiev il 28 febbraio 2014 per incontrare le nuove autorità. il presidente Turchinov, il primo ministro Iatseniuk e la “Giovanna d’Arco ucraina”. Intervistato a proposito del suo sostegno “incondizionato” all’Ucraina e le possibili conseguenze nei rapporti con la Russia, ha risposto: Non dobbiamo certo scusarci per avere sostenuto il popolo ucraini nella sua lotta per la libertà” (6). Da notare che Paul Grod, il presidente del Congresso degli Ucraini-Canadesi (UCC), ha accompagnato Baird nei suoi due viaggi. Le sua posizioni sono un calco di quelle della diplomazia canadese.
Le posizioni e le reazioni di tutti questi politici lasciano però perplessi. Certamente le perdite di vite umane durante i sanguinosi scontri sono da deplorare, ma loro che cosa avrebbero fatto se dei manifestanti violenti, appartenenti a gruppi estremisti, avessero occupato il centro della loro capitale, ucciso dei poliziotti, sequestrato decine di poliziotti, occupato dei locali pubblici e creato disordine per mesi? E non hanno anche loro una parte di responsabilità nell’accresciuto numero di vittime, essendo venuti a gettare benzina sul fuoco di Maidan?
In Francia, per esempio, il ministro dell’interno Manuel Valls si è scagliato contro una recente manifestazione di “Black Bloc” che ha provocato sei feriti tra le forze dell’ordine, il 22 febbraio 2014. Ecco cosa ha detto: “Questa violenza che viene da questa ultra-sinistra, da questi Black Bloc, che sono originari del nostro paese ma che vengono anche da paesi stranieri, è inammissibile e continuerà a trovare una risposta particolarmente determinata da parte dello Stato”. Dopo aver reso omaggio “al prefetto della Loira Atlantica, alle forze dell’ordine, poliziotti e gendarmi, che con grande sangue freddo e professionalità hanno contenuto questa manifestazione”, ha aggiunto: “Nessuno può accettare simili prepotenze”(87).
E gli Ucraini devono accettarle? E come avrebbe reagito la classe politica francese e occidentale se questi “Black Bloc” fossero stati finanziati, formati o sostenuti da organizzazioni politiche straniere, Russe, Cinesi o Iraniane, venute a Nantes per sostenerli?
Lascio a voi la risposta.
Conclusioni
In definitiva, occorre arrendersi all’evidenza che l’Euromaidan, come la “rivoluzione” arancione, è un movimento largamente sostenuto da agenzie occidentali. Una simile conclusione non deve far dimenticare la reale corruzione di tutta la classe politica ucraina.
Presentare, come fanno i media occidentali mainstream, i “buoni” con Tymoshenko e i “cattivi” con Yanukovich è una visione che non ha nulla a che vedere con la realtà. Il governo Yanukovich essendo stato democraticamente eletto, gli avvenimenti recenti devono essere considerati, senza equivoci, come un colpo di Stato.
Questo colpo di Stato ha consentito a dei militanti dell’estrema destra ucraina, ultra-nazionalisti fascisti e neonazisti, di entrare a far parte del nuovo governo. Questa presenza, apertamente accettata dai governi occidentali, è nefasta per l’avvenire e la stabilità del paese. La affrettata, immediata, controversa e incomprensibile abrogazione della legge sulle “basi della politica linguistica dello Stato” ne è un esempio patente (88).
Inoltre, questo avvicinamento “forzato” dell’Ucraina all’Unione Europea e il suo corollario, l’allontanamento di questi paese dalla Russia, non porta benefici al popolo ucraino. Secondo alcuni specialisti occidentali e non occidentali, la proposta russa era di gran lunga più interessante di quella congiunta di Unione Europea e Stati Uniti, che non hanno altra alternativa se non di offrire la “medicina FMI” a questo paese (89).
Contrariamente ai pietosi voti della Tymoshenko a piazza Maidan, sarebbe utopistico pensare che l’Ucraina possa entrare a far parte dell’Unione “in un prossimo avvenire” (90), tenuto conto dello stato disastroso in cui versano certi paesi europei come la Grecia, per esempio. La “Marianne con le trecce” non ha probabilmente ascoltato le parole del ministro francese degli affari europei, Thierry Repetin: “In tutti i negoziati di adesione dell’Ucraina ad una accordo di associazione, noi ci siamo fermamente battuti perché fossero ritirate tutte le allusioni ad una adesione alla UE. Non è il caso di cambiare adesso posizione”, ha dichiarato in un articolo pubblicato il 3 febbraio scorso (91).
Se l’Ucraina non può pretendere una adesione all’Unione Europea e i difensori occidentali della sua “rivoluzione” non mettono mano alla tasca, tutto sembra indicare che questo paese non è altro che un “cavallo di Troia” per disturbare la Russia che sta prendendo troppo spazio e molta disinvoltura nelle questioni internazionali, come è stato il suo ruolo nel conflitto siriano. Un modo come un altro per aprire una nuova era di guerra fredda. I torbidi in Crimea e le minacce di esclusione della Russia dal G8 (92) ne sono solo le avvisaglie.
Gli Ucraini devono sapere che essi sono condannati a vivere in rapporti di buon vicinato con la Russia, con la quale hanno una frontiera comune e legami storici, commerciali, culturali e linguistici.
Una cosa è sicura però: il risveglio “post-rivoluzionario” sarà doloroso per gli Ucraini.
Ahmed Bensaada
fonte: www.ossin.org - Osservatorio Internazionale per i Diritti - link: http://www.ossin.org/ucraina/ucrain...o-di-stato.html
Articolo originale: http://www.mondialisation.ca/ukrain...p-detat/5372363
Oggetto: «UCRAINA: AUTOPSIA DI UN COLPO DI STATO»
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