Ieri, 18 febbraio 2012 in Lettonia si è tenuto il referendum, richiesto dal Partito dell'Armonia Nazionale (considerato vicino ai russi di Lettonia), sull'adozione del russo come seconda lingua nazionale. L'esito della consultazione (il settantacinque per cento ha votato per il "no") non ha meravigliato nessuno, meno che mai i promotori dell'iniziativa, sicché viene da chiedersi perché mai si sono dati tanto da fare, per una causa, che fin dall'inizio sapevano certamente persa.
Il fatto è, che in Lettonia la popolazione di madrelingua russa a livello nazionale non raggiunge la metà del totale, mentre in alcune regioni, ed in particolare nella città di Daugavpils/Двинск, i russi costituiscono la grandissima maggioranza della popolazione. Per le stade di Daugavpils si sente parlare quasi sempre in russo e pure i negozi normalmente esibiscono insegne con scritte cirilliche. Da quelle parti i "sì" hanno raggiunto quote fino all'ottantacinque per cento e questo risultato potrebbe creare i presupposti per la rivendicazione del bilinguismo a livello locale, realtà possibile, aupicata dalle istituzioni europee, già operante, com'è ben noto in Italia, dove le province di Aosta/Aoste e Bolzano/Bozen riconoscono come seconda lingua ufficiale il francese ed il tedesco, rispettivamente.
La questione della lingua in Lettonia non è soltanto un problema culturale ed identitario, una questione di principio; ci sono anche aspetti molto pratici. Circa trecentomila lettoni russofoni si trovano ancora in una situazione paradossale di "senza patria", perché non hanno mai ricevuto la nuova cittadinanza lettone - per avere la quale, dovrebbero dimostrare la conoscenza della lingua lettone, superando un esame - mentre la loro vecchia cittadinanza sovietica non ha più alcun valore giuridico. E' chiaro, che con il bilinguismo si aggirerebbe la difficoltà dell'esame di lingua.
In questa vicenda bisognerebbe fare anche un piccolo sforzo, per comprendere la psicologia collettiva lettone, la sua ansia per il sempre temuto rischio di assimilazione culturale, ma questo è un altro dicorso.
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Oggetto: REFERENDUM LETTONE
Oggetto: Re: REFERENDUM LETTONE
Adesso in Italia, per poter lavorare e avere il permesso di soggiorno bosogna superare un esame d'italiano, se non mi sbaglio. Potete immaginare uno straniero in Italia che ci vive il minimo da 20 anni e che non sa ancora parlare l'italiano? Chissa se un giorno gli stranieri organizzeranno un referendum in Italia per adottare la loro lingua come seconda lingua nazionale. Vi piace l'idea? Sapete che il numero degli stranieri sta crescendo e gli italiani diminuiscono?
Oggetto: Re: REFERENDUM LETTONE
Ultima modifica di Vincentius Antonovich il 02 Mar 2012 13:35, modificato 1 volta in totale
E' esatto, Luba, per ottenere il permeso di soggiorno di lungo periodo in Italia, bisogna dimostrare un certo livello di conoscenza della lingua italiana. Hai pure ragione nel fatto, che la composizione etnica dell'Italia sta cambiando velocemente e profondamente, tanto che appare ormai certo che il bel paese diventerà sempre più multietnico e forse pure multiculturale (e che questo piaccia o meno, salvo imprevisti cambiamenti epocali, sarà così). Sono convinto, che la maggior parte degl'italiani - io tra quelli - auspica, che la cultura italiana possa continuare a fornire un'identità comune a tutti quelli, che vivono nel nostro paese. Confido nella forza della tradizione culturale nazionale e nella capacità del sistema scolastico di formare (anche linguisticamente) i figli degl'immigrati; tuttavia, almeno in teoria, il rischio di una dispersione della cultura italiana non deve essere ignorato; semplicemente tocca a noi, vecchi italiani, gestire questo fenomeno.
Detto questo, mi sembra che ci sia una differenza importante tra la comunità dei quasi centomila bengalesi (Bangladesh), che ha cominciato a stabilirsi in Italia da una decina d'anni a questa parte (tanto per fare un esempio a caso e con il massimo rispetto per i bengalesi e la loro cultura), e quella dei russi di Lettonia (circa il 40% della popolazione totale).
La Lettonia fu annessa all'Impero Russo sotto Pietro il Grande e da allora la presenza russa accanto a quella autoctona baltica non è mai venuta a mancare. In un sobborgo di Riga ha trovato rifugio una comunità molto numerosa di Antichi Credenti e la loro chiesa è ancorà lì, frequentata dai loro discendenti, che hanno mantenuto la Fede degli antenati. Nelle campagne si possono distinguere facilmente due tipi tradizionali di case in legno: quelle lettoni, hanno caratteristici basamenti di pietra, sono colorate di nero ed hanno finestre dalle cornici semplici; quelle russe mostrano colori vivaci e le cornici delle finestre sono immancabilmente decorate con intagli, che disegnano veri e propri merletti. Al Museo Nazionale Lettone delle Arti di Riga alcuni fra i più interessanti quadri in esposizione sono opere di pittori russi dell'Ottocento, come pure esistono chiese russo-ortodosse, che sono monumenti storici di architettura. Insomma, negli ultimi trecento anni la Lettonia ha vissuto un bilinguismo di fatto, che mi sembra, abbia arricchito non poco la vita culturale del paese. In realtà era più di un bilinguismo, perché in Lettonia si parlavano pure il tedesco e l'yiddish.
Ancora bisogna ricordare, che il russo era la lingua ufficiale di tutto l'Impero e poi di tutta l'URSS e così molte persone, nate in Lettonia più di vent'anni fa, hanno avuto il russo come lingua nazionale e non hanno mai sentito il bisogno di studiare il lettone. Ormai almeno i due terzi dei russofoni di Lettonia hanno imparato abbastanza bene il lettone, ma ce ne sono ancora circa trecentomila, che per motivi di età, o perché vivono in zone dove quasi tutti parlano normalmente in russo, non riescono (o non intendono) ad adeguarsi. Tuttavia queste persone non sono realmente stranieri immigrati, vivevano già lì quando la Repubblica di Lettonia ha riottenuto la sua indipendenza e adesso si trovano senza patria e senza passaporto. Una delle conseguenze paradossali di questa situazione è che i russofoni, essendo spesso privi di cittadinanza formale e dei documenti relativi, non possono emigrare, mentre continua l'emigrazione dei baltici, sicché il paese tende a diventare, percentualmente, sempre più russofono.
Comprendo le motivazioni (irrazionali), che spingono i lettoni ad insistere su questa politca, ma con tutta la simpatia, che provo per loro, non posso dire altro che stanno sbagliando. In fondo, persino in Israele, che sicuramente non è il miglior esempio di serena convivenza multicuturale, accanto all'ebraico, pure l'arabo è riconosciuto come lingua ufficiale, e quando lo stato d'Israele è nato, anche gli arabi, che già vivevano in quel territorio, hanno ottenuto la cittadinanza israeliana.
In Italia negli anni '20 si è tentato di "italianizzare" brutalmente, quasi infilando loro una camicia di forza, le popolazioni di lingua tedesca dell'Alto-Adige. Nel 1918, sconfitta l'Austria, il Regno d'Italia aveva guadagnato il territorio austriaco del Südtirol; lì si parlava soltanto tedesco, tutti i monumenti storici e le lapidi di tutti gli antichi cimiteri presentano iscrizioni in tedesco. Visitando i loro cimiteri, vedrai che molti uomini del posto hanno lasciato vedove ed orfani, caduti proprio combattendo contro il Regno d'Italia; una ferita così dolorosa avrebbe richiesto ben altra medicina! Quella gente fu allora costretta, suo malgrado, ad italianizzare il suo nome, ad esprimersi in una lingua, che non era la sua, a far sue tradizioni, che non le appartenevano, ed a subire una colonizzazione di "veri italiani". Quello però era il fascismo, il peggior regime della storia d'Italia; oggi la realtà è ben diversa e il bilinguismo è anzi tutelato già nella Costituzione della Repubblica Italiana.
Concludendo, credo che l'identità culturale di ogni uomo sia la parte essenziale della sua dignità, e sono convinto, che dev'essere da chiunque rispettata. Con una pistola puntata alla tempia, posso pregare in tutti i riti che volete, posso anche parlare in tutte le lingue che volete; nessuno però può impedirmi di scegliere quale Fede riconosco come vera, oppure in quale lingua prendono forma i pensieri nella mia mente e la politica farebbe bene a rendersene conto. Forse mi sbaglio, questa però è una mia profonda convinzione.
Detto questo, mi sembra che ci sia una differenza importante tra la comunità dei quasi centomila bengalesi (Bangladesh), che ha cominciato a stabilirsi in Italia da una decina d'anni a questa parte (tanto per fare un esempio a caso e con il massimo rispetto per i bengalesi e la loro cultura), e quella dei russi di Lettonia (circa il 40% della popolazione totale).
La Lettonia fu annessa all'Impero Russo sotto Pietro il Grande e da allora la presenza russa accanto a quella autoctona baltica non è mai venuta a mancare. In un sobborgo di Riga ha trovato rifugio una comunità molto numerosa di Antichi Credenti e la loro chiesa è ancorà lì, frequentata dai loro discendenti, che hanno mantenuto la Fede degli antenati. Nelle campagne si possono distinguere facilmente due tipi tradizionali di case in legno: quelle lettoni, hanno caratteristici basamenti di pietra, sono colorate di nero ed hanno finestre dalle cornici semplici; quelle russe mostrano colori vivaci e le cornici delle finestre sono immancabilmente decorate con intagli, che disegnano veri e propri merletti. Al Museo Nazionale Lettone delle Arti di Riga alcuni fra i più interessanti quadri in esposizione sono opere di pittori russi dell'Ottocento, come pure esistono chiese russo-ortodosse, che sono monumenti storici di architettura. Insomma, negli ultimi trecento anni la Lettonia ha vissuto un bilinguismo di fatto, che mi sembra, abbia arricchito non poco la vita culturale del paese. In realtà era più di un bilinguismo, perché in Lettonia si parlavano pure il tedesco e l'yiddish.
Ancora bisogna ricordare, che il russo era la lingua ufficiale di tutto l'Impero e poi di tutta l'URSS e così molte persone, nate in Lettonia più di vent'anni fa, hanno avuto il russo come lingua nazionale e non hanno mai sentito il bisogno di studiare il lettone. Ormai almeno i due terzi dei russofoni di Lettonia hanno imparato abbastanza bene il lettone, ma ce ne sono ancora circa trecentomila, che per motivi di età, o perché vivono in zone dove quasi tutti parlano normalmente in russo, non riescono (o non intendono) ad adeguarsi. Tuttavia queste persone non sono realmente stranieri immigrati, vivevano già lì quando la Repubblica di Lettonia ha riottenuto la sua indipendenza e adesso si trovano senza patria e senza passaporto. Una delle conseguenze paradossali di questa situazione è che i russofoni, essendo spesso privi di cittadinanza formale e dei documenti relativi, non possono emigrare, mentre continua l'emigrazione dei baltici, sicché il paese tende a diventare, percentualmente, sempre più russofono.
Comprendo le motivazioni (irrazionali), che spingono i lettoni ad insistere su questa politca, ma con tutta la simpatia, che provo per loro, non posso dire altro che stanno sbagliando. In fondo, persino in Israele, che sicuramente non è il miglior esempio di serena convivenza multicuturale, accanto all'ebraico, pure l'arabo è riconosciuto come lingua ufficiale, e quando lo stato d'Israele è nato, anche gli arabi, che già vivevano in quel territorio, hanno ottenuto la cittadinanza israeliana.
In Italia negli anni '20 si è tentato di "italianizzare" brutalmente, quasi infilando loro una camicia di forza, le popolazioni di lingua tedesca dell'Alto-Adige. Nel 1918, sconfitta l'Austria, il Regno d'Italia aveva guadagnato il territorio austriaco del Südtirol; lì si parlava soltanto tedesco, tutti i monumenti storici e le lapidi di tutti gli antichi cimiteri presentano iscrizioni in tedesco. Visitando i loro cimiteri, vedrai che molti uomini del posto hanno lasciato vedove ed orfani, caduti proprio combattendo contro il Regno d'Italia; una ferita così dolorosa avrebbe richiesto ben altra medicina! Quella gente fu allora costretta, suo malgrado, ad italianizzare il suo nome, ad esprimersi in una lingua, che non era la sua, a far sue tradizioni, che non le appartenevano, ed a subire una colonizzazione di "veri italiani". Quello però era il fascismo, il peggior regime della storia d'Italia; oggi la realtà è ben diversa e il bilinguismo è anzi tutelato già nella Costituzione della Repubblica Italiana.
Concludendo, credo che l'identità culturale di ogni uomo sia la parte essenziale della sua dignità, e sono convinto, che dev'essere da chiunque rispettata. Con una pistola puntata alla tempia, posso pregare in tutti i riti che volete, posso anche parlare in tutte le lingue che volete; nessuno però può impedirmi di scegliere quale Fede riconosco come vera, oppure in quale lingua prendono forma i pensieri nella mia mente e la politica farebbe bene a rendersene conto. Forse mi sbaglio, questa però è una mia profonda convinzione.
Ultima modifica di Vincentius Antonovich il 02 Mar 2012 13:35, modificato 1 volta in totale
Oggetto: Re: REFERENDUM LETTONE
Чемодан, вокзал, Россия...
Oggetto: Re: REFERENDUM LETTONE
Non capisco che vuoi dire con ciò...
Roberto ha scritto: [Visualizza Messaggio]Чемодан, вокзал, Россия...
Non capisco che vuoi dire con ciò...
Oggetto: Re: REFERENDUM LETTONE
Quando vivevo a San Pietroburgo, i miei amici russi, per spiegarmi l'atteggiamento dei Paesi baltici nei confronti dei russi, mi raccontarono che a un russo poteva capitare di ricevere questa risposta... Valigia, stazione, Russia... nel senso di vattene, tornatene a casa tua... esageravano?
Angelo di fuoco ha scritto: [Visualizza Messaggio]Roberto ha scritto: [Visualizza Messaggio]Чемодан, вокзал, Россия...
Non capisco che vuoi dire con ciò...
Quando vivevo a San Pietroburgo, i miei amici russi, per spiegarmi l'atteggiamento dei Paesi baltici nei confronti dei russi, mi raccontarono che a un russo poteva capitare di ricevere questa risposta... Valigia, stazione, Russia... nel senso di vattene, tornatene a casa tua... esageravano?
Oggetto: Re: REFERENDUM LETTONE
E forse questa non è nemmeno l'espressione più dura, tra quelle rivolte ai russi nelle repubbliche ex-sovietiche. Per esempio, in Moldova (e non solo lì), quando si parla dei russi, di dice "i porci" ed è tanto radicata l'abitudine, che si continua a dire così, pure quando nel discorso non c'è alcuna intenzione polemica.
Forse è fatale, che nell'epoca del post-comunismo le cose vadano in questo modo, forse il passare del tempo renderà tutti più saggi, ma intanto in quelle repubbliche è diffuso un sentimento xenofobo antirusso, che andrebbe tenuto sotto controllo. Mi sembra di capire, che la memoria collettiva ha operato una semplificazione di questo tipo:
comunismo=una forma dell'imperialismo russo; quindi, abbasso il comunismo, abbasso la Russia!
Una semplificazione davvero eccessiva! Per cominciare, anche la FR è una repubblica post-comunista, ma soprattutto dovremmo ricordare quanto è stato importante il contributo dei fucilieri lettoni, nel determinare il successo della Rivoluzione d'Ottobre. Sbaglio o neanche Stalin era russo? E come pronunciava la lingua russa?
E poi questa storia della "pulizia etnica", degli stati, che devono essere etnicamente sterilizzati, va tanto di moda oggi... a me dà veramente ai nervi! Ogni tanto penso, che se Hitler ha la possibilità di vederci dall'inferno, oggi dovrebbe sentirsi abbastanza soddisfatto :( :( :(
Forse è fatale, che nell'epoca del post-comunismo le cose vadano in questo modo, forse il passare del tempo renderà tutti più saggi, ma intanto in quelle repubbliche è diffuso un sentimento xenofobo antirusso, che andrebbe tenuto sotto controllo. Mi sembra di capire, che la memoria collettiva ha operato una semplificazione di questo tipo:
comunismo=una forma dell'imperialismo russo; quindi, abbasso il comunismo, abbasso la Russia!
Una semplificazione davvero eccessiva! Per cominciare, anche la FR è una repubblica post-comunista, ma soprattutto dovremmo ricordare quanto è stato importante il contributo dei fucilieri lettoni, nel determinare il successo della Rivoluzione d'Ottobre. Sbaglio o neanche Stalin era russo? E come pronunciava la lingua russa?
E poi questa storia della "pulizia etnica", degli stati, che devono essere etnicamente sterilizzati, va tanto di moda oggi... a me dà veramente ai nervi! Ogni tanto penso, che se Hitler ha la possibilità di vederci dall'inferno, oggi dovrebbe sentirsi abbastanza soddisfatto :( :( :(
Oggetto: Re: REFERENDUM LETTONE
Ultima modifica di Luba il 02 Mar 2012 19:10, modificato 1 volta in totale
Vincentius Antonovich, hai detto bene, "il russo era la lingua ufficiale di tutto l'Impero e poi di tutta l'URSS", allora nell'impero nelle scuole si insegnava nella lingua russa e non esisteva una università, dove si parlava la lingua diversa da quella russa.
Anche nei territori non russificati durante il periodo dell'Impero, perché non ne facevano parte prima, ma annesse dopo all'URSS, la russificazione è durata non poco - dal 1922 al 1991. Quindi possiamo dire che tutti i cittadini delle ex-repubbliche, tranne quelli nati dopo il 1991, sono stati russificati.
La maggior parte della minoranza russa è arrivata in quelle repubbliche proprio durante il periodo dell'URSS, che, arrivando là non si integravano, ma costruivano la loro "russia", avevano tutto: nidi e scuole, ospedali e tutti i servizi pubblici, giornali e tv, tutto in russo. La popolazione autoctona che non sapeva parlare la lingua russa bene, senza errori, veniva considerata non colta, quasi analfabeta. Erano loro stranieri a casa loro, in loro terra.
Proprio oggi ho visto in TV una puntata di un serial russo. Vi racconto brevemente... Una brava ginecologa visita una donna di "razza caucasica". Non è stato detto di che nazionalità è, ma è "caucasica". La donna è quindi musulmana, vestita in tutto nero e con velo nero. E laureata e nel suo paese andava da una ginecologa, quindi laureata anche lei, ma quella la curava non con i metodi moderni diagnostici e terapeutici, ma con qualcosa tipo magia Vudù - uccideva un gallo nero di notte, con luna piena. Ecco come vedono i russi le persone che parlano lingua diversa e di diversa cultura. E molto utile guardare questi serial russi che rispecchiano la mentalità, le credenze, tutto del popolo russo.
Tu, Vincentius Antonovich, fai un parallelo tra l'Alto-Adige italiano e la Russia. Approfondiamolo. I tedeschi dell'Alto-Adige hanno tutte le scuole con insegnamento del tedesco e anche l'esame di stato di lingua tedesca. In Russia si sono 20% della popolazione che si dichiarano non russi per nazionalità. Ma la russificazione, durata centinaia di anni, mi fa pensare che questi dati in realta siano ben diversi. In Russia ci sono 136 lingue delle minoranze etniche in via d'estinzione (secondo l'UNECO). Non esistono scuole, libri ecc per questi popoli, stanno morendo queste culture. Loro con le loro terre sono stati annessi alla Russia, e secondo te, è giusto che si integrano completamente e scompaiono, rinascendo "russi"?
I russi in Lettonia sono immigrati, non autoctoni. Cosi come cittadini russi di nazionalità lettone. Almeno a Mosca, la capitale con 11,5 milioni di abitanti, c'è una scuola per lettoni? No. La più grande minoranza entica autoctona in Russia, la tartara, ha gli stessi diritti dei tedeschi italiani? No. Certo, nessuno proibisce ai tartari parlare la loro lingua. E se uno va in comune e lì parlera la sua lingua, avrà la risposta in tartaro da un pubblico ufficiale? No. Se non per fortuna di trovare un tartaro patriota. Non parliamo dei documenti bilingue (a proposito, come sarà il plurale di bilingue?).
Come spiegare ai ragazzi a scuola che bisogna imparare il tartaro, se è considerata una lingua inutile, barbara e non obbligatoria, come il tedesco a Bolzano?
In Moldova e non solo serbano il rancore? Pensate, la Moldova non ha confine con la Russia, ma proprio la Russia fa politica in questa terra. A chi bisogna dire "grazie" per esistenza di Transnistria-Pridnestrovie?
Anche nei territori non russificati durante il periodo dell'Impero, perché non ne facevano parte prima, ma annesse dopo all'URSS, la russificazione è durata non poco - dal 1922 al 1991. Quindi possiamo dire che tutti i cittadini delle ex-repubbliche, tranne quelli nati dopo il 1991, sono stati russificati.
La maggior parte della minoranza russa è arrivata in quelle repubbliche proprio durante il periodo dell'URSS, che, arrivando là non si integravano, ma costruivano la loro "russia", avevano tutto: nidi e scuole, ospedali e tutti i servizi pubblici, giornali e tv, tutto in russo. La popolazione autoctona che non sapeva parlare la lingua russa bene, senza errori, veniva considerata non colta, quasi analfabeta. Erano loro stranieri a casa loro, in loro terra.
Proprio oggi ho visto in TV una puntata di un serial russo. Vi racconto brevemente... Una brava ginecologa visita una donna di "razza caucasica". Non è stato detto di che nazionalità è, ma è "caucasica". La donna è quindi musulmana, vestita in tutto nero e con velo nero. E laureata e nel suo paese andava da una ginecologa, quindi laureata anche lei, ma quella la curava non con i metodi moderni diagnostici e terapeutici, ma con qualcosa tipo magia Vudù - uccideva un gallo nero di notte, con luna piena. Ecco come vedono i russi le persone che parlano lingua diversa e di diversa cultura. E molto utile guardare questi serial russi che rispecchiano la mentalità, le credenze, tutto del popolo russo.
Tu, Vincentius Antonovich, fai un parallelo tra l'Alto-Adige italiano e la Russia. Approfondiamolo. I tedeschi dell'Alto-Adige hanno tutte le scuole con insegnamento del tedesco e anche l'esame di stato di lingua tedesca. In Russia si sono 20% della popolazione che si dichiarano non russi per nazionalità. Ma la russificazione, durata centinaia di anni, mi fa pensare che questi dati in realta siano ben diversi. In Russia ci sono 136 lingue delle minoranze etniche in via d'estinzione (secondo l'UNECO). Non esistono scuole, libri ecc per questi popoli, stanno morendo queste culture. Loro con le loro terre sono stati annessi alla Russia, e secondo te, è giusto che si integrano completamente e scompaiono, rinascendo "russi"?
I russi in Lettonia sono immigrati, non autoctoni. Cosi come cittadini russi di nazionalità lettone. Almeno a Mosca, la capitale con 11,5 milioni di abitanti, c'è una scuola per lettoni? No. La più grande minoranza entica autoctona in Russia, la tartara, ha gli stessi diritti dei tedeschi italiani? No. Certo, nessuno proibisce ai tartari parlare la loro lingua. E se uno va in comune e lì parlera la sua lingua, avrà la risposta in tartaro da un pubblico ufficiale? No. Se non per fortuna di trovare un tartaro patriota. Non parliamo dei documenti bilingue (a proposito, come sarà il plurale di bilingue?).
Come spiegare ai ragazzi a scuola che bisogna imparare il tartaro, se è considerata una lingua inutile, barbara e non obbligatoria, come il tedesco a Bolzano?
In Moldova e non solo serbano il rancore? Pensate, la Moldova non ha confine con la Russia, ma proprio la Russia fa politica in questa terra. A chi bisogna dire "grazie" per esistenza di Transnistria-Pridnestrovie?
Ultima modifica di Luba il 02 Mar 2012 19:10, modificato 1 volta in totale
Oggetto: Re: REFERENDUM LETTONE
per fare "pulizia etnica", come ce lo dimostra la storia russa, non bisogna fucilare migliaia di persone di diversa nazionalità. Basta denigrare la loro cultura, basta fargli vivere in miseria e come mezzo di salvataggio offrire la cultura e patriotismo russo.
Bisogna "diluire" la popolazione che vive concentrata e questo le aiuta a conservare la propria cultura. Per questo l'immigrazione dentro l'URSS era cosi intensa, perché imposta, non naturale. Immaginate cosa succede, se facciamo emigrare la metà degli italiani in Cina, e solo 5% dei cinesi in Italia.
Bisogna "diluire" la popolazione che vive concentrata e questo le aiuta a conservare la propria cultura. Per questo l'immigrazione dentro l'URSS era cosi intensa, perché imposta, non naturale. Immaginate cosa succede, se facciamo emigrare la metà degli italiani in Cina, e solo 5% dei cinesi in Italia.
Oggetto: Re: REFERENDUM LETTONE
Sono d'accordo con Luba e apprezzo molto la sua posizione. La via verso una vera pacificazione deve passare per il riconoscimento delle ragioni storiche dell'odio e di quello che potremmo chiamare "diritto all'odio". Non è giusto che le colpe dei padri ricadano sui figli, ma ciò non impedisce ai figli di chiedere perdono in nome dei padri. Qui il perdono non è ammissione di colpa ma dice all'altro "io non sono come mio padre". In questo modo i figli mostrano di riconoscere le colpe dei padri e promettono di non perpetuarle. Anche perché fra le ragioni dell'odio c'è sicuramente la paura, legittima, che i figli, se pure non colpevoli, possano aver "ereditato" dai padri le radici culturali delle violenze che i padri hanno compiuto. Questo mette l'altro nella disposizione di spirito migliore per capire che la Storia passata è, appunto, passata e che può iniziare una Storia nuova.
Il plurale di bilingue è bilingui ma... vai su Google Libri e cerca, ad esempio "dizionari bilingue", vedrai che il plurale invariato è ormai da accettare...
"la metà degli italiani in Cina, e solo 5% dei cinesi in Italia" fa 30 milioni di italiani in mezzo a 1 miliardo e 300 milioni di cinesi e 70 milioni di cinesi con i restanti 30 milioni di italiani...
Luba ha scritto: [Visualizza Messaggio]per fare "pulizia etnica", come ce lo dimostra la storia russa, non bisogna fucilare migliaia di persone di diversa nazionalità. Basta denigrare la loro cultura, basta fargli vivere in miseria e come mezzo di salvataggio offrire la cultura e patriotismo russo.
Bisogna "diluire" la popolazione che vive concentrata e questo le aiuta a conservare la propria cultura. Per questo l'immigrazione dentro l'URSS era cosi intensa, perché imposta, non naturale. Immaginate cosa succede, se facciamo emigrare la metà degli italiani in Cina, e solo 5% dei cinesi in Italia.
Sono d'accordo con Luba e apprezzo molto la sua posizione. La via verso una vera pacificazione deve passare per il riconoscimento delle ragioni storiche dell'odio e di quello che potremmo chiamare "diritto all'odio". Non è giusto che le colpe dei padri ricadano sui figli, ma ciò non impedisce ai figli di chiedere perdono in nome dei padri. Qui il perdono non è ammissione di colpa ma dice all'altro "io non sono come mio padre". In questo modo i figli mostrano di riconoscere le colpe dei padri e promettono di non perpetuarle. Anche perché fra le ragioni dell'odio c'è sicuramente la paura, legittima, che i figli, se pure non colpevoli, possano aver "ereditato" dai padri le radici culturali delle violenze che i padri hanno compiuto. Questo mette l'altro nella disposizione di spirito migliore per capire che la Storia passata è, appunto, passata e che può iniziare una Storia nuova.
Il plurale di bilingue è bilingui ma... vai su Google Libri e cerca, ad esempio "dizionari bilingue", vedrai che il plurale invariato è ormai da accettare...
"la metà degli italiani in Cina, e solo 5% dei cinesi in Italia" fa 30 milioni di italiani in mezzo a 1 miliardo e 300 milioni di cinesi e 70 milioni di cinesi con i restanti 30 milioni di italiani...
Oggetto: Re: REFERENDUM LETTONE
Scusatemi cari amici, ma vorrei fare due precisazioni:
I) A scanso di equivoci, voglio precisare, che ritengo da tutelare il più possibile tutte quante le culture, in tutti gli stati del mondo. Questo vale anche per la minoranza russa della Lettonia, ma certamente non soltanto per loro.
II) Per me è irricevibile la tesi, che vede all'interno dell'URSS i russi nella parte dei cattivi e gli altri popoli come le vittime innocenti; in realtà ai vertici del PCUS si sono alternati illustri esponenti provenienti dalle varie repubbliche e dalle varie etnie; perché dunque tutto il peso della "colpa" dovrebbe cadere esclusivamente sulle spalle dei russi? Ma soprattutto è irricevibile questo: una normale famiglia russa di Lettonia, come può essere giudicata colpevole delle storture del sistema sovietico? Perché confondere il comunismo con il popolo russo? Questa è una questione storica e politica, ma non etnica! Non vi sembra poi che, il popolo russo abbia condiviso la stessa sorte di tutti gli altri popoli sovietici (a parte la questione della lingua)?
Infine non trovo accettabile il "diritto all'odio", soprattutto se mal riposto. Che senso ha odiare della gente comune, soltanto perché parla nella stessa lingua con la quale si esprimeva il potere sovietico? Sarebbe un po' come se qualche straniero, che ha poca stima di Berlusconi o addirittura della UE, si rivolgesse agl'italiani, che vivono nel suo paese, dicendo: "Чемодан - вокзал - Италия!"
I) A scanso di equivoci, voglio precisare, che ritengo da tutelare il più possibile tutte quante le culture, in tutti gli stati del mondo. Questo vale anche per la minoranza russa della Lettonia, ma certamente non soltanto per loro.
II) Per me è irricevibile la tesi, che vede all'interno dell'URSS i russi nella parte dei cattivi e gli altri popoli come le vittime innocenti; in realtà ai vertici del PCUS si sono alternati illustri esponenti provenienti dalle varie repubbliche e dalle varie etnie; perché dunque tutto il peso della "colpa" dovrebbe cadere esclusivamente sulle spalle dei russi? Ma soprattutto è irricevibile questo: una normale famiglia russa di Lettonia, come può essere giudicata colpevole delle storture del sistema sovietico? Perché confondere il comunismo con il popolo russo? Questa è una questione storica e politica, ma non etnica! Non vi sembra poi che, il popolo russo abbia condiviso la stessa sorte di tutti gli altri popoli sovietici (a parte la questione della lingua)?
Infine non trovo accettabile il "diritto all'odio", soprattutto se mal riposto. Che senso ha odiare della gente comune, soltanto perché parla nella stessa lingua con la quale si esprimeva il potere sovietico? Sarebbe un po' come se qualche straniero, che ha poca stima di Berlusconi o addirittura della UE, si rivolgesse agl'italiani, che vivono nel suo paese, dicendo: "Чемодан - вокзал - Италия!"
Oggetto: Re: REFERENDUM LETTONE
Vincentius Antonovich, forse non capito quello che cercavo di spiegarti. Non credo che i lettoni siano contrari alla lingua russa per motivi di vecchio rancore, ma per l'odierna politica della Russia e del comportamento dei russi in Lettonia. Per i "russi" indendo più che altro le persone che parlano il russo, non la nazionalità russa. La Russia è storicamente multietnica, ma la politica dello stato è unire tutti i popoli, facendo di tutti russofoni.
Nell'URSS i "cattivi" erano di tutte le nazionalità, il comunismo non ha nazionalità, non è fascista o nazi, però un comunista deve essere russificato e parlare il russo. Nello stato sovietico tutte le nazionalità erano uguali, la i russi erano più uguali di tutti. L'inno dell'URSS comincia con le parole:
Союз нерушимый республик свободных
Сплотила навеки Великая Русь.
Come sai, forse, la Rus di Kiev fu uno stato medievale, e non si chiamava "Rus di Kiev", ma "Rus", "di Kiev" è stato aggiunto dagli studiosi di storia russi verso il novecento. Il nome Rossìa è nato nel seicento, etimoligia molto probabile dal nome Rus, perche a fondare la città di Mosca e a governare sono arrivati i
Ruricovici, la dinastia di Rus. Ma nel novecento gli storici coninciarono ad attribuire il termine "Rus" alla Russia, chiamandola "La Grande Rus", la Bialorussia - La Rus Bianca è l'Ucraina quindi trasformata da Rus in Rus Piccola. Perché la Russia a quel tempo era gia molto espansa verso l'oriente.
Ecco, "La Grande Rus ha unito per l'eternità le repubbliche "libere" in unione irremovibile."
Sì, la Grande Rus era alla guida. La forma dello stato cambiò da impero a unione, ma la politica di russificazione rimase la stessa.
In unione sovietica se non volevi essere semplice operaio o contadino, bastava imparare il russo, diventare comunista e solo cosi si poteva entrare nella classe dirigente. I comunisti non erano, certo esclusiavamente russi, ma esclusivamente russofoni.
Io direi che il rancore non riguarda la nazionalità...
Ma perché quelli russofoni che vivono in Lettonia disprezzano la cultura della terra che gli da il pane? La terra dove andranno sepolti un giorno? Io trovo giusta quella frase "Valigia, stazione, Russia", perché se non caghi la Lettonia, la tua patria, vattene in Russia, che è lei che la consideri tua patria.
Nell'URSS i "cattivi" erano di tutte le nazionalità, il comunismo non ha nazionalità, non è fascista o nazi, però un comunista deve essere russificato e parlare il russo. Nello stato sovietico tutte le nazionalità erano uguali, la i russi erano più uguali di tutti. L'inno dell'URSS comincia con le parole:
Союз нерушимый республик свободных
Сплотила навеки Великая Русь.
Come sai, forse, la Rus di Kiev fu uno stato medievale, e non si chiamava "Rus di Kiev", ma "Rus", "di Kiev" è stato aggiunto dagli studiosi di storia russi verso il novecento. Il nome Rossìa è nato nel seicento, etimoligia molto probabile dal nome Rus, perche a fondare la città di Mosca e a governare sono arrivati i
Ruricovici, la dinastia di Rus. Ma nel novecento gli storici coninciarono ad attribuire il termine "Rus" alla Russia, chiamandola "La Grande Rus", la Bialorussia - La Rus Bianca è l'Ucraina quindi trasformata da Rus in Rus Piccola. Perché la Russia a quel tempo era gia molto espansa verso l'oriente.
Ecco, "La Grande Rus ha unito per l'eternità le repubbliche "libere" in unione irremovibile."
Sì, la Grande Rus era alla guida. La forma dello stato cambiò da impero a unione, ma la politica di russificazione rimase la stessa.
In unione sovietica se non volevi essere semplice operaio o contadino, bastava imparare il russo, diventare comunista e solo cosi si poteva entrare nella classe dirigente. I comunisti non erano, certo esclusiavamente russi, ma esclusivamente russofoni.
Io direi che il rancore non riguarda la nazionalità...
Ma perché quelli russofoni che vivono in Lettonia disprezzano la cultura della terra che gli da il pane? La terra dove andranno sepolti un giorno? Io trovo giusta quella frase "Valigia, stazione, Russia", perché se non caghi la Lettonia, la tua patria, vattene in Russia, che è lei che la consideri tua patria.
Oggetto: Re: REFERENDUM LETTONE
Ragazzi, voglio congratularmi con tutti voi per l'ottimo esempio di civiltà che state dando nell'affrontare un tema come questo.
Questa è la dimostrazione che si può discutere su qualsiasi argomento, anche con discordanza di opinioni, laddove l'educazione, la tolleranza e il rispetto reciproco non cedano mai il posto alla prevaricazione, l'orgoglio e la superbia.
Grazie! :up:
Questa è la dimostrazione che si può discutere su qualsiasi argomento, anche con discordanza di opinioni, laddove l'educazione, la tolleranza e il rispetto reciproco non cedano mai il posto alla prevaricazione, l'orgoglio e la superbia.
Grazie! :up:
Oggetto: Re: REFERENDUM LETTONE
La questione è complessa. Quello che tu descrivi è un punto d'approdo ideale, ma come arrivarci? Io intendevo dire che secondo me la via "diretta" che tu proponi, cioè la dimostrazione logica dell'infondatezza dell'odio, non funziona, proprio per la natura irrazionale dell'odio. Se esiste un sentimento di odio diffuso, bisogna prenderne atto, comprenderne le ragioni, riconoscere il diritto storico all'odio, anche se diretto irrazionalmente contro chi non ha alcuna responsabilità personale. Io penso, o spero, che in questo modo chi odia possa aprirsi molto di più al "perdono", perché comunque è inevitabile passare attraverso una qualche forma di "perdono" per le violenze subite. Un perdono che significherebbe anche comprendere quanto sia ingiusto far ricadere sui figli le colpe dei padri. Io troverei normale, ad esempio, se i giovani tedeschi sentissero oggi, in qualche modo, la colpa per le violenze commesse dai padri verso gli ebrei, anche se di fatto non hanno alcuna colpa. In questo modo, chi odia e chi è odiato condividono la stessa irrazionalità di un sentimento d'odio mal diretto, e la speranza è che questa condivisione li avvicini e aiuti entrambi a superare ciò che li divide.
Vincentius Antonovich ha scritto: [Visualizza Messaggio]Scusatemi cari amici, ma vorrei fare due precisazioni:
I) A scanso di equivoci, voglio precisare, che ritengo da tutelare il più possibile tutte quante le culture, in tutti gli stati del mondo. Questo vale anche per la minoranza russa della Lettonia, ma certamente non soltanto per loro.
II) Per me è irricevibile la tesi, che vede all'interno dell'URSS i russi nella parte dei cattivi e gli altri popoli come le vittime innocenti; in realtà ai vertici del PCUS si sono alternati illustri esponenti provenienti dalle varie repubbliche e dalle varie etnie; perché dunque tutto il peso della "colpa" dovrebbe cadere esclusivamente sulle spalle dei russi? Ma soprattutto è irricevibile questo: una normale famiglia russa di Lettonia, come può essere giudicata colpevole delle storture del sistema sovietico? Perché confondere il comunismo con il popolo russo? Questa è una questione storica e politica, ma non etnica! Non vi sembra poi che, il popolo russo abbia condiviso la stessa sorte di tutti gli altri popoli sovietici (a parte la questione della lingua)?
Infine non trovo accettabile il "diritto all'odio", soprattutto se mal riposto. Che senso ha odiare della gente comune, soltanto perché parla nella stessa lingua con la quale si esprimeva il potere sovietico? Sarebbe un po' come se qualche straniero, che ha poca stima di Berlusconi o addirittura della UE, si rivolgesse agl'italiani, che vivono nel suo paese, dicendo: "Чемодан - вокзал - Италия!"
La questione è complessa. Quello che tu descrivi è un punto d'approdo ideale, ma come arrivarci? Io intendevo dire che secondo me la via "diretta" che tu proponi, cioè la dimostrazione logica dell'infondatezza dell'odio, non funziona, proprio per la natura irrazionale dell'odio. Se esiste un sentimento di odio diffuso, bisogna prenderne atto, comprenderne le ragioni, riconoscere il diritto storico all'odio, anche se diretto irrazionalmente contro chi non ha alcuna responsabilità personale. Io penso, o spero, che in questo modo chi odia possa aprirsi molto di più al "perdono", perché comunque è inevitabile passare attraverso una qualche forma di "perdono" per le violenze subite. Un perdono che significherebbe anche comprendere quanto sia ingiusto far ricadere sui figli le colpe dei padri. Io troverei normale, ad esempio, se i giovani tedeschi sentissero oggi, in qualche modo, la colpa per le violenze commesse dai padri verso gli ebrei, anche se di fatto non hanno alcuna colpa. In questo modo, chi odia e chi è odiato condividono la stessa irrazionalità di un sentimento d'odio mal diretto, e la speranza è che questa condivisione li avvicini e aiuti entrambi a superare ciò che li divide.
Oggetto: Re: REFERENDUM LETTONE
Interessante Luba, la rabbia dei lettoni baltici sarebbe dunque rivolta verso la lingua e non verso le persone! Tu pensi che, se i russofoni dimostrassero una migliore volontà di studiare la lingua lettone, le tensioni si allenterebbero? Mi potresti spiegare quali aspetti dell'attuale politica della Federazione Russa irritano i Lettoni, secondo te?
Roberto, indubbiamente la natura dell'odio non è razionale, però esiste anche un Io cosciente, che dovrebbe arginare, almeno in una certa misura, la violenza delle pulsioni irrazionali. Certo è che, se la cultura e la politica, invece di razionalizzare i problemi, soffiano sul fuoco, difficilmente gli animi si ricomporranno. Credo comunque, che la pacificazione, il "perdono" alla fine arriverà. Ricordo, che già nel 2008 una mostra d'arte dal titolo: "Mitologia dalla terra sovietica" fu allestita nell'Arsenale di Riga. Quello è uno spazio prestigioso e molto ufficiale, situato nel cuore istituzionale della capitale lettone, tra il parlamento e la residenza del Presidente della Repubblica. Mi è sembrato un' utile sforzo di ripensare al passato in modo più sereno.
Tu fai l'esempio della Germania; se c'è un popolo, che può insegnare agli altri come fare i conti con i fantasmi del passato, secondo me, sono proprio i tedeschi, che hanno dimostrato la loro capacità capaci di fare della memoria un monito ed un oggetto di culto (per non dire del tipo di società sono riusciti a ricreare dalle ceneri del III Reich).
Roberto, indubbiamente la natura dell'odio non è razionale, però esiste anche un Io cosciente, che dovrebbe arginare, almeno in una certa misura, la violenza delle pulsioni irrazionali. Certo è che, se la cultura e la politica, invece di razionalizzare i problemi, soffiano sul fuoco, difficilmente gli animi si ricomporranno. Credo comunque, che la pacificazione, il "perdono" alla fine arriverà. Ricordo, che già nel 2008 una mostra d'arte dal titolo: "Mitologia dalla terra sovietica" fu allestita nell'Arsenale di Riga. Quello è uno spazio prestigioso e molto ufficiale, situato nel cuore istituzionale della capitale lettone, tra il parlamento e la residenza del Presidente della Repubblica. Mi è sembrato un' utile sforzo di ripensare al passato in modo più sereno.
Tu fai l'esempio della Germania; se c'è un popolo, che può insegnare agli altri come fare i conti con i fantasmi del passato, secondo me, sono proprio i tedeschi, che hanno dimostrato la loro capacità capaci di fare della memoria un monito ed un oggetto di culto (per non dire del tipo di società sono riusciti a ricreare dalle ceneri del III Reich).
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