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Si capisce che quest'opera di Sokurov è destinata a far discutere a lungo, nel bene e nel male.
Tu l'hai anche registrata, vero?

 
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Sì, l'ho registrata ieri
Temo che gli utenti dei forum russi di opera si uccideranno e si ammazzeranno.
Ci é già cominciata la guerra



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Qui si può guardare qualche foto dallo spettacolo di ieri



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Come procede la guerra?
In ogni caso è già una vittoria quando il teatro riesce ad attirare l'attenzione degli appassionati, nel bene e nel male.

 
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L’ultima Prima dell’Opera di Mussorgskij “BORIS GODUNOV” in regia di Aleksandr Sokurov al Teatro Bolshoj (aprile 2007).

E’ evidente che questo spettacolo è registico. Il direttore principale del Teatro Bolshoj Aleksandr Vedèrnikov (Александр Ведерников) in qualità di padrone si è tirato da banda, al secondo piano, concedendo all’ospite, al celebre regista cinematografico Aleksandr Sokurov (Александр Сокуров), un diritto pieno di comandare il palcoscenico teatrale e di definire egli stesso dei punti di riferimento musicali e le priorità vocali.
E’ evidente anche che con il diritto ricevuto Sokurov comandava assai prudentemente, non come i suoi arditi colleghi. Il suo spettacolo registico è direttamente indirizzato contro un’attività registica lirica di moda.
È una dimostrazione artistica della lezione del buon tono e un avviso dei diritti dimenticati del comportamento sul palcoscenico lirico.
L’azione non è stata trasportata ai nostri tempi, i personaggi non erano vestiti nei costumi moderni. Sokurov restituisce nel teatro lirico, ora quasi rifiutato e disdetto, l’istorismo e sta realizzando lo spettacolo nello stile degli spettacoli storici del Teatro di Stanislavskij.
Un po’ arcaico, soprattutto nelle scene di massa. Questo il prezzo di questo ritorno al principio del teatro lirico. Però Sokurov non dimentica il suo mestiere di regista cinematografico e sta facendo lo spettacolo in quel giro come nel suo famoso film «Arca Russa» («Русский Ковчег» «Rùsskij Kovcèg» 2001), quasi continuato, senza montaggio, di un unico piano sequenza.
Assolutamente parlando ci sono due piani, il primo, close up, e l’altro, da lontano o comune. Al primo piano agiscono tutti i personaggi storici, si pronunciano monologhi e dialoghi. Come la migliore scena dello spettacolo è un dialogo fra Boris Godunov (Mikhail Kasakov Михаил Казаков) e Vassilij Shujskij (Maksim Paster Максим Пастер). È una sfera della storia pubblica, politica o segreta e chiusa. Sullo sfondo al secondo piano avviene o succede sempre qualcosa. Qualcuno cammina, portano delle cose o oggetti, appaiano degli uomini o donne. E' una sfera della vita quotidiana che continua ad essere senza fermarsi nonostante gli avvenimenti storici, i cataclismi, l’apparizione dell’impostore, il Falso Dimitrij ecc.
È probabile che qui ci sia un’idea principale e una metafora. La tragedia russa consiste nel fatto che ambedue queste sfere non vengono a contatto e non si toccano. La storia è una cosa prosaica di per sé. Alla storia non importa la vita quotidiana e alla vita quotidiana non importa affatto della storia. E quando queste due parti in un attimo si toccano improvvisamente, succede la catastrofe nazionale.
E qui Sokurov pronuncia la sua idea principale. La vita della Russia quotidiana di oggi completamente non si incontra con la politica del Cremlino e di Putin. Sono due parti che si negano completamente. Dall’Occidente vedono solo il Cremlino e non vogliono vedere nient'altro. È occupa tutta l’immagine di oggi della Russia.
Boris Godunov nello spettacolo di Sokurov non è solo lo zar sfortunato o zar reformatore, ma anche lo zar padre e prima di tutto il padre dei suoi figli. Boris è sempre presente nelle scene di Cremlino. A Boris la presenza di suo figlio è necessaria. Attorno a Boris c’è un tradimento, una defezione, dei discorsi falsi, solo L’Innocente (Юродивый - Виталий Панфилов Vitalij Panfìlov) dice quello che pensa lui e pensano tutti. Solo Fiodor (Фёдор), figlio di Boris, è sincero e attaccato a Boris.
Boris Godunov mira e tende nella vita privata anche se non può non essere lo zar. Lui lo capisce e perciò questo sentimento lo affligge e lo cruccia. Da una parte “bambini sanguinosi negli occhi” e dall’altre parte nella vita privata c’è un bambino reale, suo figlio. Boris capisce molto bene che la sua morte porterà la morte ai suoi bambini. Gli adulatori boiardi del Cremlino non risparmieranno la vita ai suoi figli. Boris sa cosa sarà in futuro.
Nel finale dello spettacolo Boris morendo spinge in alto Fiodor sul trono, nella speranza da disperato di salvare il figlio dalla giustizia sommaria. (E’ una scena orribile!). La tragedia di Boris sta nel fatto che lui non è capace di salvare suo figlio e la tragedia del padre diventa la tragedia del figlio.
Sokurov ha fatto questa scena formidabilmente, la scena che suscita uno stupore.



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Descrizione: L’ultima Prima dell’Opera di Mussorgskij “BORIS GODUNOV” in regia di Aleksandr Sokurov al Teatro Bolshoj (aprile 2007). 
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Complimenti!
Una recensione interessantissima, ben scritta e ricca di dettagli e preziose impressioni.

 
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Vorrei tanto vedere uno spettacolo lirico come questo a Mosca, ma quando ci verrò quest'estate i teatri saranno già chiusi per le vacanze. :cry:

 
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Ecco DVD di "BORIS GODUNOV" di Aleksandr Sokurov
Registrato dal TVcanale "Kultura" 28 aprile 2007
Teatro Bolshoj di Mosca
Direttore: Aleksandr Vedernikov
Boris Godunov - Mikhail Kazakov



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Descrizione: DVD "BORIS GODUNOV" di Aleksandr Sokurov
Registrato dal TVcanale "Kultura" 28 aprile 2007
Teatro Bolshoj di Mosca
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«BORIS GODUNOV» all’aperto a Kostromà
Il 29 agosto 2009 alla Piazza Ivan Sussànin dell’antica città russa di Kostromà si è svolto lo spettacolo all’apero «BORIS GODUNOV» («БОРИС ГОДУНОВ») di Modest Mùssorgskij. L’Opera è stata eseguita dal Teatro Lirico di Mosca «NOVAJA OPERA» («НОВАЯ ОПЕРА»). Tre anni fa alla città di Jaroslàvl è stata già presentata quest’opera dal Teatro «NOVAJA OPERA».
SITO UFFICIALE DEL TEATRO «NOVAJA OPERA» DI MOSCA
www.novayaopera.ru

Nello spettacolo all’aperto a Kostromà hanno preso parte circa 200 artisti e musicisti. Oltre ai solisti del Teatro «NOVAJA OPERA» ha preso parte l’Orchestra Sinfonica del Governatore e il Coro da Camera della Filarmonica di Kostromà. La scenografia pricipale è stata l'antica città di Kostromà stessa. Proprio da questa città discende la stirpe dei boiardi Godunov.
Kostromà (Кострома) è una città della Russia europea centrale, a nordest di Mosca, alla confluenza del fiume Kostromà nel Volga. Fa parte del cosiddetto «Anello d'Oro» («Золотоё Кольцо»). La città viene citata per la prima volta nelle cronache nel 1213, anche se pare sia più antica di circa mezzo secolo essendo stata fondata dal Principe Jurij Dolgorùkij (Юрий Долгорукий); sembrerebbe quindi essere all'incirca contemporanea di Mosca.



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Descrizione: «BORIS GODUNOV» all’aperto a Kostromà
Il 29 agosto 2009 alla Piazza Ivan Sussànin dell’antica città russa di Kostromà si è svolto lo spettacolo all’apero «BORIS GODUNOV» 
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Volevo segnalare la nuova produzione di "Boris Godunov" che aprirà a breve la stagione 2010/11 del Teatro Regio di Torino.

Boris Godunov basso Orlin Anastassov
Valdimir Matorin (6, 9, 12, 14)

Il pretendente Grigorij tenore Ian Storey

Pimen basso Sergej Aleksaškin

Il principe
Vasilij Šujskij tenore
Peter Bronder

Varlaam basso Vladimir Matorin
Vladimir Baykov (6, 9, 12, 14)
Jurodivyj, l'Innocente tenore
Evgenij Akimov

Andrej Ščelkalov baritono Vasilij Ladjuk
Jurij Laptev (6, 9, 12, 14)
L'ostessa mezzosoprano Nadežda Serdjuk

Ksenija soprano Alessandra Marianelli
Anna Kraynikova (6, 9, 12, 14)

La nutrice di Ksenija
mezzosoprano

Elena Sommer
Fëdor voce bianca Pavel Zubov
Misail tenore Luca Casalin

Mitijucha basso Jurij Laptev
Oliviero Giorgiutti (6, 9, 12, 14)
Mikitič basso John Paul Huckle
Un boiaro di corte tenore Matthias Stier


Direttore d'orchestra Gianandrea Noseda


Regia e luci Andrei Konchalovsky

Regista collaboratore Irkin Gabitov
Scene Graziano Gregori

Costumi Carla Teti

Assistente alla regia e interprete Karina Arutyunyan
Assistente alle scene Angelo Linzalata
Assistente ai costumi Katia Marcanio
Assistente alle luci Vinicio Cheli
Movimenti scenici Ramune Chodorkaite
Maestro del coro di voci bianche Claudio Fenoglio
Maestro del coro Roberto Gabbiani

 
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Riporto il comunicato stampa di presentazione.

Boris Godunov inaugura la Stagione d'Opera 2010-11
Gianandrea Noseda apre la Stagione con il nuovo allestimento del capolavoro di Musorgskij firmato da Andrei Konchalovsky
Teatro Regio, martedì 5 ottobre 2010 ore 20

La Stagione 2010-2011 del Teatro Regio si apre martedì 5 ottobre alle ore 20 con un nuovo allestimento del Boris Godunov. Il capolavoro drammatico di Modest Musorgskij sarà presentato in una nuova e originale versione drammaturgica frutto dell’intenso lavoro e della prolifica collaborazione tra il Direttore musicale Gianandrea Noseda – che sarà sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio – e il pluripremiato regista russo Andrei Konchalovsky che ne firma la messa in scena e le luci. Protagonista sarà il basso Orlin Anastassov, con lui Ian Storey, Sergej Aleksaškin, Peter Bronder, Vladimir Matorin, Evgenij Akimov; le imponenti scene sono di Graziano Gregori, i sontuosi costumi di Carla Teti. Maestro del coro sarà Roberto Gabbiani e Claudio Fenoglio istruirà il Coro di voci bianche e del Conservatorio "G. Verdi" di Torino. Il nuovo allestimento è realizzato dal Teatro Regio in coproduzione con il Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia e la Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari.

In occasione dell’appuntamento più importante della Stagione si rinnova, per il settimo anno consecutivo, il fondamentale sostegno del Gruppo Fondiaria Sai che dimostra, ancora una volta, la propria volontà di continuare a fare investimenti per la cultura rafforzando il legame e sottolineando l’affinità con il Teatro Regio e la sua Città.

Partitura orchestrale e libretto del Boris Godunov furono composti di slancio da Musorgskij in soli quattordici mesi, tra l’ottobre del 1868 e il maggio 1869, sulla scorta dell’omonima tragedia di Aleksandr Puškin e del decimo e undicesimo volume della Storia dello Stato russo di Nikolaj Karam’zin. Foschi intrighi, assassini, rivolte di popolo, una delle fasi più torbide della storia russa: la feroce lotta per il trono alla morte di Ivan il Terribile, l’ascesa e gli anni di regno dello zar Boris Godunov nella seconda metà del 1500, della sua follia e della sua morte forniscono al compositore la materia storica per dipingere un memorabile affresco. Al centro dell’opera, Musorgskij pone il popolo russo, preda di fame e miseria, dilaniato tra impulso alla rivolta e timore del potere costituito – il compositore tratteggia un ruolo drammatico fondamentale per il coro – cui fa da contraltare la tragedia del singolo individuo, il dramma di Boris, distrutto dal senso di colpa per l’assassinio del legittimo successore al trono imperiale che finirà per condurlo alla follia. «Boris è una profonda meditazione sull’essenza del potere e sul prezzo di sofferenza che esso impone; una riflessione sulla degenerazione che si verifica quando il potere stesso sfugge di mano a chi lo detiene». In questa lettura di Claudio Toscani appare estremamente chiara una delle principali linee guida che hanno dettato la scelta dei titoli che compongono la Stagione 2010-2011: mettere in luce il rapporto dell’opera con la storia e sottolineare come le opere non raccontino solo di un mondo passato, ma come ognuna possa dire qualcosa sull’oggi. Come sottolinea Gianandrea Noseda: «Boris è la storia di un tentativo di arrivare al potere con qualsiasi mezzo: la corruzione ai tempi di Boris non è la stessa del mondo di oggi?».

Ma la storia del Boris Godunov è anche la storia di un eterno work in progress, al primo Boris, o Ur-Boris del 1869, respinto dalla Commissione di lettura dei Teatri Imperiali, seguì una seconda versione (anch’essa in un primo tempo respinta), curata dallo stesso Musorgskij e datata 1872, nota come versione originale, nella quale il compositore inserì tre nuove scene, due delle quali costituiscono l’”Atto polacco”, e la terza, quella conclusiva, la rivolta di popolo nella foresta di Kromy. Si dovrà attendere fino al gennaio 1874 per la prima esecuzione integrale dell’opera: e per il suo grandissimo successo. Seguirono tre celebri versioni: le due di Rimskij-Korsakov, nel 1896 e nel 1908, che soppiantarono il testo autentico, e quella elaborata nel 1940 da Šostakovič.

Gianandrea Noseda e Andrei Konchalovsky propongono una versione originale frutto di interventi drammaturgici sull’Ur-Boris con una nuova successione di scene che rispettano la cronologia degli accadimenti storici.

Si può parlare di kolossal per quest’opera e indubbiamente sarà grandioso il nuovo allestimento firmato da Andrei Konchalovsky, autore di film indimenticabili come Maria’s Lovers, A 30 secondi dalla fine, del premiatissimo Zio Vanja; discepolo di Andrej Tarkovskij, autore dell’ultimo allestimento di Boris visto al Regio nel 1997. Estroso, visionario, il regista russo, fratello di Nikita Michalkov, ha saputo esprimere con le sue opere le diverse anime, le ansie e le contraddizioni della Russia contemporanea; Konchalovsky da tempo coltiva la passione per la musica e per la lirica, indimenticabile la sua firma sul Guerra e Pace di Prokof’ev, una delle più imponenti produzioni andate in scena negli ultimi anni al Metropolitan di New York (Stagione 2007-08) e che lo vide collaborare con il Maestro Noseda. Nell’allestimento di Boris, tutto sarà molto vicino alla realtà storica per invitare l’ascoltatore a concentrarsi sulla concretezza dolorosa, primordiale e violenta della vicenda; il terrore esplicitato da elementi semplici e terrigni come il fuoco e il sangue.

Nel ruolo del titolo il giovane basso bulgaro Orlin Anastassov, vincitore del prestigioso Operalia-Placido Domingo nel 1999, torna al Regio dopo la brillante interpretazione del conte di Walter nella Luisa Miller della Stagione 2009-10. Accanto a lui: il tenore Ian Storey, già visto nella Fanciulla del West nel gennaio 2004, sarà il pretendente Grigorij; il basso Sergej Aleksaškin, specialista del repertorio russo, sarà Pimen; il tenore Peter Bronder, già Erode nella splendida Salome di Carsen, sarà Vasilij Šujskij; il basso Vladimir Matorin sarà Varlaam, ruolo che ha già ricoperto nel 2007 al Teatro Real di Madrid nel Boris di Klaus Michael Grüber diretto da Jesús López-Cobos; l’Innocente sarà Evgenij Akimov, il tenore russo vincitore, per ben due volte nel 1996 e nel 2003, del Golden Mask di San Pietroburgo.

Nel corso delle nove recite, dal 5 al 17 ottobre, Vladimir Matorin sarà Boris e Vladimir Baykov canterà nel ruolo di Varlaam.

Rai Trade realizzerà un dvd di questa nuova produzione. Boris Godunov verrà anche trasmesso in diretta da Rai-Radio3 martedì 5 ottobre alle ore 20.

Biglietteria del Teatro Regio, piazza Castello 215 - Tel. 011.8815.241/242 - e-mail: - www.teatroregio.torino.it.

Torino, 7 settembre 2010

 
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Farai la cronaca dello spettacolo?

 
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Provvederò sicuramente. A breve spero di poter aggiungere anche qualche altra notizia e qualche immagine dello spettacolo.

 
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Riporto le inteviste ad Andreij Konchalovskij e Gianandrea Noseda in relazione al prossimo "Boris Godunov" torinese.

Gianandrea Noseda
«Boris Godunov, l’opera di un visionario»
di Susanna Franchi

Il suo primo Boris Godunov di Musorgskij Gianandrea Noseda lo descrive così: «Terribile e bellissimo! Era il novembre 1997, ero a Parigi per una tournée con i complessi del Kirov, il Teatro di San Pietroburgo del quale ero direttore ospite principale. Valery Gergiev stava dirigendo Boris Godunov al Théâtre des Champs-Élysées quando, un lunedì, mi dice: “La recita di Boris di sabato la dirigi tu”. Ho studiato l’opera in cinque giorni! Non ho mai avuto timor panico prima di salire sul podio, ma quella sera ho pensato “Non so se finirò”.
Era la versione del 1869: due ore e venti senza intervallo; alla fine ci sono arrivato e ne rimasi affascinato, ma non posso dire di averlo capito fino in fondo, quella
volta. Poi nel gennaio 1998 ho diretto Boris al Mariinskij di San Pietroburgo. Ho fatto una prova di sala: io, il pianista e Sergej Alekšaskin che era il protagonista. Lui ha cantato il grande monologo di Boris, venti minuti meravigliosi:
era come se il resto del mondo, fuori, non esistesse più e lì ho capito tutto. Prima rispettavo quest’opera, ma in quell’occasione me ne sono innamorato e da allora la considero uno dei grandi capolavori della storia dell’opera».
Facile immaginare quindi perché Noseda abbia scelto di dirigere il Boris Godunov come titolo inaugurale della Stagione 2010-2011 del Teatro Regio.

C’è il primo Boris, quello del 1869, senza l’atto polacco; c’è il Boris del 1872 con l’inserimento della figura di Marina; poi c’è quello con la revisione di Rimskij-Korsakov; quello di Šostakovič… insomma, tra i tanti Boris, quale sarà quello che il pubblico del Regio ascolterà il 5 ottobre?
«Eseguiamo la prima versione, quella del 1869, il primo Boris, solo che alle sette scene della prima versione aggiungiamo la scena della Foresta di Kromy; è una scelta fatta insieme con il regista Andrei Konchalovsky, per motivi drammaturgici: il pretendente Grigorij lo vedi scappare nella scena della locanda e poi non lo vedi più per tutta l’opera. Così invece il personaggio ritorna e sta marciando su Mosca. Questa versione, il Boris del 1869, è meno spettacolare, meno rifinita, e meno sontuosa ma ha più forza, più severità, è più diretta delle altre versioni. Diciamo che è come un blocco di marmo dal quale sta uscendo una statua che non è ancora levigata, così appare ancora più forte. C’è un linguaggio più onesto, senza nessun make-up».

Ma perché quella versione venne bocciata dal comitato di lettura del Teatro Mariinskij che non volle metterlo in scena con sei voti contrari e uno solo favorevole?
«Perché i visionari non sono mai accettati. E questa è l’opera di un visionario!»

Boris, ovvero il potere logora chi ce l’ha?
«È un uomo molto combattuto: all’inizio esprime anche dei buoni propositi, vuole che il suo potere sia anche al servizio del popolo, ma ha degli scheletri nell’armadio e prima o poi un’anta si apre e qualcosa viene fuori…»

 
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Andrei Konchalovsky
«L’odore, una delle basi della vita»
«Il problema delle produzioni teatrali è che non hanno odore» esordisce a sorpresa Andrei Konchalovsky, nome d’arte di Andrej Sergeevich Michalkov (adottato anche per distinguersi dal fratello Nikita, pure lui regista) è l’autore di film come la Storia di Asja Kljacina che amò senza sposarsi, una pellicola sui kolchoz, il pluripremiato Zio Vanja, poi Siberiade, una saga ambientata nelle regioni più orientali della Russia, o Il proiezionista, ritratto straordinario di Stalin e del suo entourage osservato dallo sguardo del proiezionista del Cremlino, fino a La casa dei matti sui conflitti caucasici visti in una prospettiva molto personale.
“Konchalovsky insomma attraverso il mezzo cinematografico è stato uno dei testimoni più attenti e sensibili della vita dello sterminato continente della Rus’, che noi chiamiamo Russia”.

Odore in che senso?
«È una delle basi della vita e delle relazioni umane. Fa apparire una cosa attraente o repulsiva, la rende identificabile e fa parte del modo in cui conosciamo il mondo. A teatro è importante riuscire a portare l’odore, non in senso letterale naturalmente, perché in palcoscenico si sente soprattutto l’esalazione della colla».

E per Boris Godunov che odore cerca?
«Il terrore medioevale, il fuoco e la puzza di bruciato, l’odore del sangue e della paura, della tortura e del sudore del popolo, delle candele che ardono nei conventi.
L’epoca di Boris era quella di Macbeth o di Savonarola».

E da un punto di vista visivo, come si orienterà?
«È sempre come trovarsi tra Scilla e Cariddi, il passaggio è stretto e pericoloso: come deve apparire? Come rappresentarlo? Trasferirlo in epoca contemporanea, mai! Il realismo non funziona, anche perché troppo costoso; la cosa migliore sarebbe non avere nulla in scena, lo spazio vuoto. E così arriviamo all’estremo paradosso, perché non si ha idea di quanto sia costosa la scatola nera: sembra vuota ma non lo è affatto. La mia risposta per Boris è: sembra ci sia poco, ma porta con sé molti significati».

A Musorgskij cosa interessava della tragedia di Puškin e cosa interessa a lei del lavoro di entrambi?
«Partiamo da Puškin: a lui interessava fare un dramma shakespeariano. Forse partendo dalla storia di Ivan il Terribile avrebbe raggiunto l’obiettivo lo stesso. Ma per la sua dimensione tragica è rimasto affascinato da Boris Godunov, perché una tragedia si irradia sempre dal conflitto fra l’individuo e la società. Così, nel mettere al centro della vicenda di Boris anche il popolo, Puškin focalizza come senza un’idea il popolo sia plebaglia, ma quando ha delle idee o una direzione diventi una “massa”. E non è solo teatro, è una regola della storia, valida per ogni società: per la Russia medioevale, per quella del XIX secolo e per il mondo di oggi. Questo è un nodo importantissimo nel Boris Godunov».

E ha influenzato il suo lavoro?
«È il centro della drammaturgia: la relazione tra il potere e le masse e tra lo zar e il popolo. Un conflitto teatrale fortissimo tra due vicende, ecco perché la scena della foresta di Kromy diventa fondamentale».

È per questo che avete scelto di usare materiale da entrambe le versioni del Boris Godunov?
«La versione musicale è una responsabilità di Gianandrea Noseda ma condivido pienamente la sua scelta. Inserire nella prima versione di Boris Godunov la scena della foresta di Kromy aggiunge uno snodo decisivo: quando il popolo sceglie di sostenere Dmitrij, l’impostore, la caduta e la fine di Boris sono segnate. Spostarla, quella scena, prima della morte dello zar è stato gioco forza: dopo la morte di Boris non c’è più storia. Quindi si può dire che questa di Torino è una nostra versione, e in questa chiave l’atto polacco, pur bellissimo, può anche non esserci».

 

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