Oggetto: «IL VIAGGIO DI CATERINA II LA GRANDE IN CRIMEA»
«IL VIAGGIO DI CATERINA II LA GRANDE IN CRIMEA»
«ПУТЕШЕСТВИЕ ЕКАТЕРИНЫ II ВЕЛИКОЙ В КРЫМ»
«CRIMEAN JOURNEY OF CATHERINE II THE GREAT»

Il «Viaggio tauridico» o il «Viaggio di Tauride» («Таврический вояж») dal 2 gennaio 1787 all’11 luglio 1787 è un viaggio senza precedenti, su larga scala, dell’Imperatrice russa Caterina II durò più di metà dell’anno. La Tauride (o Tauride di Cherson o Chersoneso Taurico) era il toponimo con cui gli antichi Greci identificavano la penisola di Crimea, dal nome dei Tauri. Mi piacerebbe presentare il mio breve racconto del viaggio di Caterina II la Grande in Crimea. Cominceremo da Mosca. Diritta verso il Sud, una buona strada, che ha quasi tutte le caratteristiche tecniche di un‘autostrada, congiunge Mosca a Jalta in Crimea (Крым) dopo 1500 chilometri di percorso. Il suo tracciato ricalca per sommi capi il famoso tragitto che compi, verso la Crimea recentemente strappata al do minio turco, la carovana imperiale della Zarina Caterina II la Grande (Екатерина II Великая) con tutto il suo fastoso seguito di cortigiani, ambasciatori, truppe da parata, nell’anno 1787. Rifacciamo dunque anche noi questo itinerario meridionale, che ci porterà alla scoperta di altri aspetti del paese, del tutto nuovi rispetto alla Russia. Conosceremo così la ricca e ondulata campagna, le steppe della terra cosacca dove ancor oggi si vedono volare le aquile e guizzar via le antilopi, i rocciosi paesaggi della Crimea, le chiese ortodosse e le moschee e le regge turche del Mar Nero. Da Mosca, questa strada s’imbocca dal Corso Leninskij (Ленинский Проспект) in direzione dell’Aeroporto di Vnùkovo (Внуково) e di Podòlsk (Подольск), ma prima di iniziarla può interessarci una breve variante: sulla strada per Kashìra (Кашира), leggermente divergente da quella per Podólsk, a 35 km. a Sud da Mosca si trova su un’alta collina al centro di un parco di querce secolari l’antica dimora nobiliare di Gòrki Lèninskije (Горки Ленинские). Nella bella villa in stile neoclassico i visitatori sostano nella residenza-museo di Vladimir Lenin. Fu qui che Lenin, già malato, venne a stabilirsi nel marżo 1923 e qui mori il 21 gennaio 1924.
Ma torniamo sulla grande strada per il Sud, e prendiamo l’avvio per il lungo viaggio verso il Mar Nero. A 80 km. da Mosca, nel villaggio di Mièlikhovo (Мелихово), c’è la casa-museo del grande scrittore russo Anton Cèkhov (Антон Чехов), che visse qui dal 1892 al 1899, facendo lunghe passeggiate nella zona, interessandosi di costruzioni agricole, di allevamento di pesci nello stagno, di rimboschimento della piccola tenuta, e, naturalmente, di letteratura: è qui che ha scritto il dramma celeberrimo «Il Gabbiano» («Чайка») e parecchi dei suoi racconti, per esempio «L’uomo nell’astuccio» («Человек в футляре»), «La casa col mezzanino» («Дом с мезонином»), «La sala n.6» («Палата №6»). Il pittore Issaak Levitan (Иссаак Левитан) veniva spesso a trovarlo in questa campagna, che gli suggeriva temi per i suoi paesaggi agresti. Nella casa, sono stati ricostruiti fedelmente l’ambiente e l’arredamento dello studio, del salone, della sala da pranzo e di quella da letto.
Precedendo ancora verso il Sud, si giunge alla città di Sièrpukhov (Серпухов), considerevole non già per particolari attrattive d’arte o di paesaggio, ma perché qui ha sede il più importante dei centri di ricerca nucleare russi, con un acceleratore di particelle a forma circolare, di proporzioni immense, che e di gran lunga più moderno e potente di quelli di Dubnà (Дубна).
A 181 km. da Mosca si tocca la prima città di un qualche rilievo: la vecchia Tùla (Тула), centro industriale di notevole ampiezza, e già rinomato nel passato per i suoi artigiani espertissimi nella lavorazione del ferro. Erano di Tula, nei secoli passati, le migliori armi prodotte nella Russia; erano di Tula i migliori samovàr (e ancora adesso se ne producono a migliaia, sia pure nella versione modernizzata a riscaldamento elettrico); erano di Tula i mobili in ferro, alcuni dei quali di notevole valore decorativo. Alcuni esempi illustri si conservano nel Museo della città. La loro caratteristica è una sorta di filigrana sottile di ghisa, ottone, bronzo, acciaio brunito arricciolato secondo i motivi ornamentali tradizionali della Russia centrale (volute, fogliame stilizzato) mentre la forma generale e mutuata dal mobilio francese del XVIII-XIX secolo. Erano di Tula, inoltre, i migliori maniscalchi della Russia e i migliori carradori: il che faceva di questa città una tappa importante nel lungo viaggio verso il Sud. Come molte altre città russe che in passato dovettero fronteggiare invasori stranieri - dai tartari del XIII secolo ai tedeschi del XX - anche Tula ha il suo Cremlino fortificato a mura merlate secondo lo stile moscovita.
Da questo punto, prima di proseguire l’itinerario meridionale, conviene proporre una breve variante: ad Ovest di Tula si trova l’antica citta di Kalùga (Калуга), dove visse e lavorò il “padre della cosmonautica", lo studioso Konstantin Tsyolkovskij (Константин Циолковский, di professione semplice maestro di scuola) che fin dal 1903, e con maggiore insistenza e più precisa progettazione dal 1911, propose i viaggi dell’uomo negli spazi extraterrestri per mezzo di veicoli a razzo (missilistica). Nella sua casa-museo si conservano i suoi cimeli, fra cui alcuni progetti di razzi. Da visitare a Kaluga anche il Museo delle Belle Arti nella cui sezione antica sono esposte icone russe di gran valore e statue lignee, fra cui un primitivo e vigoroso Nikolaj Mozhajskij (San Nicola di Mozhajsk) dell’inizio del XVI secolo. A Nord-Est di Kaluga, molte attrezzature turistiche boschive e campestri, campings e centri per turisti accolgono d’estate migliaia di persone fra i paesaggi e le foreste di Tarùssa (Тарусса). Si tratta comunque, è bene segnalarlo subito, di un turismo tipo «accampamento», adatto ai giovani, e dove il confort e ovviamente rudimentale; in compenso, la natura e lussureggiante e il paesaggio fra i più belli della Russia centrale.
Riprendendo adesso la strada dell’Imperatrice Caterina II da Tula verso il Sud, eccoci dopo soli 18 km. in una località celebre: Jàssnaja Poljàna (Ясная Поляна). Qui, in una residenza agreste trasformata ora in museo, dimoró per 70 anni Lev Tolstoj, stella di prima grandezza nel firmamento letterario russo. Poco lontano dalla casa-museo di Lev Tolstoj, si eleva la bella torre campanaria, di forma inconsueta, della chiesa di S.Nikolaj (1650) accanto al cimitero di famiglia dei Tolstoj.
Continuando a Sud, si arriva ad un altro importante centro, Oriòl («Орёл» che significa «Aquila»), ricco di memorie letterarie e storiche: nella zona di Oriol è ambientato infatti il celebre libro di Ivan Turghenev «Le memorie di un cacciatore» («Записки охотника») che apri al mondo occidentale la conoscenza della vita reale del contadino russo nell’Ottocento e mostrò l’ispirazione democratica e popolare della letteratura russa. Può interessare rammentare che proprio in questa regione l’imperatrice Caterina «regalò» ad uno dei suoi protetti, il Conte Orlòv (Граф Орлов), con un sol tratto di penna, un latifondo di 230 mila ettari e tutti gli abitanti dei villaggi compresi in quel territorio, che quindi divennero istantaneamente servi di proprietà assoluta del conte Orlov. Il nome di Oriol è anche familiare alle cronache della seconda guerra mondiale nel corso della conquista tedesca rivolta al Sud-Est fino al Caucaso.
Una deviazione ad Est di Oriol conduce nella zona industriale di Lìpietsk (Липецк), con interessante chiesa neo-classica del XIX secolo, splendidi parchi di querce, poderoso stabilimento metallurgico, e stele-monumento a Pietro il Grande, che qui fondò sul flume Voròniezh il primo cantiere navale per la guerra ai Turchi di Crimea. A Sud di Lìpietsk, la città storica di i Voròniezh (Воронеж) e ricca di monumenti che ricordano le imprese di Pietro I e le tradizioni popolari locali, particolarmente vivaci: e qui che si formò il famoso Coro contadino di Pjatnitskij. Il bel viale fiancheggiato di tigli e castagni lungo l’alta riva destra del flume Voròniezh si chiamava un tempo Bolshaja Dvorjanskaja, cioè Grande Via dei Nobili. Anche il paesaggio urbano di Tambòv (Тамбов = a Nord-Est di Voroniezh) ricorda in alcuni angoli assai suggestivi, e nel suo bel Teatro Cittadino in stile franco-russo, quel mondo orinai scomparso. Ancora a Nord di Tambòv, presenta interesse la citta di Morshànsk (Моршанск), col suo Museo Storico ove si conservano sculture sacre e cantorie del XVIII secolo, in stile profondamente diverso da quello russo tradizionale. Ma, conclusa questa digressione, torniamo a far capo ad Oriol per proseguire la grande strada verso la Crimea. Siamo nel cuore delle fertili «terre nere» («чернозём») e già il paesaggio cambia rispetto a quello della Russia centrale. Più a Sud, nella zona di Kùrsk (Курск), sorgono numerosi monumenti a ricordo della formidabile, decisiva Battaglia di Kursk (Курская Битва) al termine della quale le armate del Terzo Reich, già spezzate a Stalingrado, presera definitivamente la via della ritirata verso Occidente.
La zona è anche celebre in tutto il mondo scientifico e fra i geologi di ogni continente per i giacimenti di ferro, così compatti e giganteschi da formare la cosiddetta «KMA», «Курская Магнитная Аномалия» («Anomalia Magnetica di Kursk») che fa impazzire gli aghi delle bussole.
Delle varie strade principali che si dipartono da Kharkov, una ad Est verso il Caucaso, una ad Ovest verso Kiev, una a Sud verso Zaporozhje, imbocchiamo quest’ultima sempre sulle tracce della carovana imperiale di Caterina. Dopo una galoppata attraverso campagne e steppe, si giunge proprio alia citta cui Caterina diede il proprio nome: Jekatierinoslàv, oggi divenuta Dnepropetròvsk. Essa si allarga per 25 km. su entrambe le rive del gran flume Dniepr, ed è un altro grosso centro industriale coi suoi 800 mila abitanti, la gigantesca diga, la centrale termoelettrica, gli stabilimenti siderurgici, un paesaggio fosco e grandioso di ciminiere e di tralicci. Ancora più a Sud, ecco Zaporozhje, così chiamata perché un tempo era il luogo centrale di raccolta degli Zapozózhtsy o Cosacchi del Dniepr. Qui è in funzione la formidabile centrale idroelettrica «Dnieproges», una delle «cattedrali moderne» - come si ama chiamare i giganti industriale - più impressionanti e spettacolari d’Europa. L’enorme diga, oggi ricostruita dopo le distruzioni hitleriane, forma un arco dagli innumerevoli spicchi, e sulla sua sommità si svolge il traffico intenso fra le due rive: filobus e auto vi scivolano sopra a tutta velocità, mentre l’acqua del flume, che la diga ha sollevato di 37 metri, forma un vero e proprio lago, irto di barche a vela e di istallazioni nautiche.
A Nord-Ovest porta attraverso la steppa fino a Chkàlovo. Di qua, invece di proseguire per Kakhòvka, si prende la nuova deviazione per Askània Nòva (Аскания Нова): siamo nella più fantastica riserva zoologica d’Europa. In queste steppe gli scienziati hanno trovato le condizioni ambientali ideali non soltanto per la fauna selvatica del Sud-Europa, non solo per certe rare specie in via d’estinzione come i bisonti «Uri», ma perfino per la fauna africana. In questo comprensorio selvaggio di 10 mila ettari vivono in assoluta liberta, soltanto sotto la sorveglianza di butteri tartari e di biologi, torme di gazzelle, di «gnu» africani, di bufali africani, di zebre, di struzzi, di «emii», per non parlare degli stormi di uccelli della steppa, dalle cicogne alle gru, dagli awoltoi agli sparvieri che incrociano lentamente nel cielo.



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Riprendendo a Novo-Alieksejevka la via del Sud, si penetra finalmente in Crimea, la Tauride degli antichi, Il vecchio dominio tartaro e turco che soltanto nel 1787 la Grande Caterina, grazie al suo generale Grigorij Potiomkin (Григорий Потёмкин), era riuscita ad acquisire alla corona russa. Dalla città di Dzhankój (Джанкой) la via taglia una grande steppa desolata, ai cui margini s’incontra talvolta un vecchio serbatoio d’acqua turchesco azionato da un cammello, oppure un’aquila appollaiata su un logoro cippo di legno. E alдa fine si giunge alia capitale della Crimea, Simfierópol (Симферополь). Da questo punto in poi, s’infittiscono sempre più i ricordi del millenario dominio turco e quelli, ancora più remoti, delle colonie dell’Ellade disseminate sulle coste della Tauride, e perfino di colonie genovesi. Piegando attraverso suggestive e spelate catene di montagne (che ricordano assai certe brulle groppe dell’Appennino meridionale), la strada sfocia sui panorami verdazzurri del Mar Nero: la prima città marina che si tocca è Alùshta (Алушта), abbellita da filari di cipressi e digradante, coi suoi caratteristici graziosi tetti tartari e le sue ariose verande, verso la riva. Ai lati di Aliishta si innalzano le montagne Demerdzhi e Chatyrdag, ai cui piedi si sviluppa il Parco nazionale di Crimea, ricco di cervi, caprioli, mufloni, cinghiali. Da Alùshta incomincia, verso Occidente, la parte piu piacevole e turisticamente meglio attrezzata della Crimea: ovunque si trovano case di riposo, luoghi di villeggiatura, alberghetti e pensioni situate in zone panoramiche a picco sul mare, fra una vegetazione subtropicale folta ed ombrosa, oppure tra vigneti e frutteti. Un vero paradiso è Gurzùf (Гурзуф), anch’essa digradante a ventaglio verso il mare, e il villaggio dei ragazzi di «Artek» («Артек») situato in una delle anse più suggestive della ripida costa rocciosa.
Il centro della zona, nella parte piu bella del Mar Nero, è infine Jàlta (Ялта), distesa come una conchiglia circondata da tre parti da una cerchia di monti alti sui 1000 metri. Essi proteggono la città dai venti freddi del Nord e dell’Ovest, mentre dal mare viene la brezza tiepida che mantiene per tutto l’anno a questa riva felice un clima temperato. Si calcola che oltre un milione di persone vengono ogni anno a villeggiare a Jalta, forniti di tutti i conforts per i turisti, di splendide passeggiate lungomare fiancheggiate da palme, oleandri e platani, di panorami ammirevoli, di attrezzature per ogni genere di sport nautico, dallo sci acquatico agli yachts da diporto. Degni di visita a Jalta: il foltissimo giardino Nikìtskij Sad (Никитский Сад), ove prosperano innumerevoli piante tropicali, papiri, palmizi, fiori d’ogni colore e dimensione; il Primòrskij Bulvar (Приморский Бульвар = Lungomare) gremito di caffè e di alberghi, e di una folla multicolore che talvolta richiama alla memoria, con certe fogge fin de siecle e con certi asiatici parasoli, l’atmosfera della «Dama col cagnolino» («Дама с собачькой») di Anton Cekhov. Nelle vicinanze di Lalta: il famoso castello arrampicato su uno sperone roccioso chiamato Làstochkino Gniezdó (Ласточкино Гнездо = Nido di Rondine) a picco su un vertiginoso paesaggio marino; l’ancor più famoso Palazzo Imperiale di Livàdia, dove gli ultimi Zar Romanov trascorrevano lunghi periodi e dove si tenne dal 4 all’11 febbraio 1945 lo storico incontro Stalin-Roosevelt-Churchill. Poco lontano, accanto a un parco magnifico, il Seminario Russo-Ortodosso: In altra zona, Massandra con i suoi vini rinomati e le sue favolose cantine.
La strada litoranea della Crimea, che passa per Jalta, tocca alla sua estremità orientale il porto di Kerch (Керч), ricco anch’esso di cimeli storici e punto terminale del colossale canale-acquedotto lungo oltre 200 km., piega a meta strada verso l’antica colonia greca di Feodóssia (Феодосия - dove si ammira un diruto castello genovese dalia triplice corona merlata del secolo XIV) tocca all’estremità Nord-Ovest l’altra colonia greca di Jevpatòria (Евпатория - in cui si sono avuti recentemente ritrovamenti archeologici di prim’ordine, fra l’altro una Afrodite del III secolo a.C.) ed ha al centro il grosso porto strategico di Sievastòpol (Севастополь = Sebastopoli) e la baia di Balaklava, che hanno dato tanto lavoro per secoli a storiografi e letterati. A Sebastopoli si erge il monumento - una colonna su uno scoglio, sormontata da un’aquila - ai marinai periti nella difesa della città, la bella scalinata Sinópskaja che per oltre un chilometro di gradinate conduce dalla parte alta della città fino al mare, e il Lungomare Grafskij, con decorosi edifici neoclassici e colonnati che formano un ricco scenario visti dal mare.
Chi voglia poi visitare la vicina città turca di Bakhcissaraj (Бахчисарай) - ed è una gita che vale la pena di fare - deve imboccare una strada montana che si sviluppa a Nord-Est. Bakhcissaraj è un compiuto esempio di complesso architettonico perfettamente turco nella valle del Churuk-Su. Fondata nel secolo XV, fu dapprima un semplice villaggio di pastori e contadini, ma nel secolo successivo fu scelta come capitale della Crimea turca e residenza del Khanato. Nei suoi palazzi dalle lunghe gallerie moresche, nei suoi giardini ombrosi, tra le sue famose fontane di pietra, sotto le sue verande spaziose, dimorarono i Khan della dinastia Ghirej. Oggi l’interessante complesso, che dopo la conquista russa del sec. XVIII, è stato ricostruito ed è una vera e propria cittadina-museo, che offre innumerevoli attrattive al turista: un angolo di Turchia antica ricostruito com’era nel 1787. Si è anche ridata vita alla famosissima «Fontana di Bakhcissaraj» («Бахчисарайский фонтан») che all’epoca di Aleksandr Pushkin era disseccata e in rovina, mentre si è dato mano anche al ripristino della fortezza di Chufut-Kale che sorge fra alti speroni nella montagna vicina e dove viene indicato il passaggio segreto che metteva in comunicazione questo fortilizio-rifugio con i palazzi del Khan Ghirej e con il suo harem.

 

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