Oggetto: "SHASKA" COSACCA E "SA LEPPA" SARDA
Con mia sorprendente meraviglia mi addentro nel mondo russo nelle sue millenarie tradizioni usanze e costumi, da sempre pur essendo amante della pace e della concordia non sono affatto insensibile alla bellezza del luccicar d' armi bianche, passione trasmessa da mio nonno, reduce della 1° Guerra Mondiale, Cavaliere di Vittorio Veneto mi raccontava la sua Guerra di trincea nelle terre Friulane, raccontava delle gesta della impavida Brigata Sassari, e di come gli intrepidi erano temutissimi dagli austriaci che li chiamavano "Diavoli Rossi" per il colletto bordato di rosso che li contraddistingueva dalle altre formazioni, Brigata formata esclusivamente da Sardi che avevano come anche ora, allora passione per la leppa sarda da cui mai si separavano, la leppa Sarda che si era rivelata provvidenziale nel corpo a corpo, cosa che era ricercata dagli intrepidi soldati negli assalti.

trattato nel libro “Battesimo di fuoco” di Sardus Fontana e "Trincee, i sardi nella grande guerra" di Alberto Monteverde.

...ci fu un tempo in cui si avanzava equipaggiati solamente della mantellina e delle giberne colme di cartucce; ci fu un tempo in cui ci si sbarazzava perfino del fucile per ridursi alla sola "guspinesa". Allora erano soltanto Sardi, tutti Sardi gli uomini della Brigata Sassari...

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Recita il Poeta "Montanaru" Antioco Casula uno degli autori piů importanti della poesia in lingua sarda logudorese.

Sardo
« Sempre lughente parias de prata
segaias chei su pensamentu
ispilende sa pedde ind'unu 'entu
comente chi aeres giutu fogu in s'ata »

(IT)
« Sempre splendente d'argento parevi
eri tagliente come il pensiero
radendo d'un vento le pelli lanose
come avessi il fuoco nella lama »

(Montanaru, Sa Leppa Pathadina)

Se avete conoscenza con qualche sardo e ci entrate in confidenza sicuramente prima o poi noterete il suo abile armeggiar con la sua preziosa "arresoja" altro termine per indicare il coltello a serramanico che deriva dai rasoria romani, e se desiderate sapere e meglio conoscere sara' orgoglioso e fiero di consentirvi di ammirare e poter apprezzare la manifattura e il filo della preziosa compagna. Purtroppo le leggi nazionali non consentono di indossare l'antica leppa, di misura superiore una vera e propria sciabola, persino nell'indossare gli antichi costumi tradizionali, per ovvie ragioni di ordine pubblico e sicurezza non ci si puo' accompagnare, ma state certi che un sardo un coltello in tasca lo ha sempre e nel giusto contesto non resta mai senza il suo prezioso coltello,.

A seconda della collocazione geografica sara' sa Resolza/Arresoja modelli piů famosi:
Pattadesa o Pattadese
originaria del centro montano di Pattada (SS) caratteristica per la lama "a foglia di mirto"
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Sa Arburesa,
Ad Arbus, sede di un meraviglioso museo interamente dedicato al coltello, č tradizionalmente prodotta l’arburesa, il tipico coltello con lama pieghevole. La sua forma panciuta e a foglia larga lo rende inconfondibile e viene considerato uno dei migliori coltelli per la pratica venatoria visto che consente, se ben affilato e di qualitŕ, ottime scuoiature.
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Guspinesa: il coltello del minatore, tipico per avere la punta mozzata, a seguito della legge "Giolitti" del 1908, che vietava il porto di coltelli appuntiti atti a offendere.
Sa guspinesa č il terzo fra i coltelli sardi piů noti e piů richiesti. Il coltello č tipicamente senza punta vista l’antica legge reggia varata nel 1908 che determinava lunghezza e tipologie delle lame consentite per uso personale. Nello specifico le lame senza punta potevano raggiungere anche i 10 centimetri di lunghezza, mentre quelle con punta non potevano superare i 4 centimetri. Il coltello spesso utilizzato per mangiare fu usato anche dai soldati della Brigata Sassari durante la Prima Guerra Mondiale.
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Lussurzesa: comunemente chiamato "sa lussulzesa: un coltello da scuoio, con la lama panciuta, anche denominata "a foglia larga")
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sa Corrěna, l’antichissimi antenato della pattadese, con manico in corno di capra o montone, simile all’attuale pattadese ma a lama fissa, la lametta di Tempio Pausania utilizzato specialmente per la lavorazione del sughero e su brottsu piegato all’araba.
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lametta gallurese (Lurisěnca, Tempiesa).
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Un arte antica il forgiare il metallo, arte viva che pulsa di vita in ogni bottega artigiana dell'Isola.

Ma in questo mio post desidero soffermarmi con attenzione sull'antica Leppa, e la mia meraviglia nel costatare la sua assomiglianza alla shaska cosacca.


La Šaška


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La Šaška (in russo: Шашка, traslitterato anche Shashka) č un tipo particolare di sciabola originaria della zona del Caucaso. Č una spada monofilare molto solida, priva di guardia e con impugnatura ad una mano. Nella forma, la šaška č a mezza via tra una vera sciabola ed una spada a lama diritta. La lama, presente sia nella versione scanalata che non, ha una curvatura poco accentuata, cosě l'arma puň offendere sia di punta che di taglio con buona efficacia. L'elsa era genericamente molto decorata. Il fodero, in legno, racchiudeva parte dell'elsa. A differenza della sciabola, la šaška veniva portata con il taglio rivolto verso il posteriore.
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La šaška iniziň ad essere prodotta tra le tribů del Caucaso tra il XII ed il XIII secolo[1]. Si trattň quasi certamente dell'opera di fabbri della tribů Adighč della Circassia: Shashkwa (Шашькуэ) significa appunto "lungo coltello" nella lingua adighč. Successivamente, l'arma si diffuse tra i cosacchi dell'Ucraina.

L'esercito russo incontrň la šaška durante le campagne per la conquista del Caucaso. Ritenendola migliore rispetto alle sciabole d'ordinanza, i soldati dello Zar iniziarono a servirsene. La šaška entrň in uso presso i corpi russi di stanza nel Caucaso a partire dagli Anni '30 del XIX secolo. Nel 1882, quando la cavalleria dell'esercito russo venne riorganizzata, la šaška diventň l'arma d'ordinanza per i corpi dei dragoni. Ancora in uso nel XX secolo (la cavalleria dell'Unione Sovietica era armata di šaška durante la seconda guerra mondiale), la šaška era divenuta arma d'ordinanza per tutti i corpi di cavalleria russi: filmati dell'epoca riportano gli esercizi dello zar Nicola II di Russia (1868-1918) mentre carica armato di šaška un palo per allenare il fendente di decapitazione da cavallo. Arma d'etichetta per i generali russi a partire dal 1940, tale rimase fino al 1968.
Esistono due tipologie di šaška: la šaška caucasica e la šaška cosacca, piů corta.

Entrambi i modelli presentano l'assenza della guardia, passata dall'originale modello caucasico alla variante cosacca. Del pari, entrambi i modelli presentano impugnatura ricurva, per agevolare il fendente, comprendente, senza soluzioni di discontinuitŕ, il pomello.
La lama, sempre molto robusta, presenteva doppia, a volte tripla, scanalatura.
Come la maggior parte delle armi dell'Europa Orientale, la šaška era riccamente decorata da incisioni e pietre preziose, l'impugnatura ed il fodero realizzati in avorio o legno pregiato ornato di tarsie etc.

La šaška veniva portata con il taglio rivolto verso l'alto, in modo simile al katana giapponese, per facilitare l'estrazione finalizzata ad un fendente circolare dall'alto verso il basso.




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La leppa Sarda


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La "leppa", č una corta sciabola(50-60 cm) sarda, ancora oggi in uso sopratutto presso pastori e contadini, la parola proviene dal greco lepis, lépos che significa 'lamina di metallo'. Con impugnatura in corno o in legno rivestito di lamine di ottone; faceva parte del costume sardo e veniva portata infilandola entro la cintura. Reca sovente scritte come "Vincere o morire".

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Tra Tutti i coltelli prodotti in Sardegna Sa Leppa č il manufatto esclusivo e peculiare dell'artigianato popolare.Infatti non ha riscontro per forma e dimensioni in altra parte d'Italia,mentre coltelli molto simili sono tutt'ora in uso in alcune popolazioni Caucasiche e del Nord Africa e del Medio Oriente.
Le popolazioni Caucasiche, Berbere e Arabe,ad esempio,non solo forgiano una lama molto simile a quella della nostra leppa, ma addirittura usano portarla nella cintola come i Sardi.
La Leppa č una sorta di sciabola la cui lama varia in lunghezza da 50 a 60 cm,leggermente ricurva nella parte terminale; č larga cm 2,5 -3 cm e ha uno spessore nel dorso di circa 3 mm.Spesso č incisa con elementi floreali, e nel caso degli esemplari piů preziosi anche geminate.Quest'ultima lama,probabilmente importata dalla Spagna, č chiamata marca ' e sole.Spesso nella stessa lama sono incise lettere alfabetiche se non addirittura frasi e motti riguardanti la forza,la vendetta ,il patriottismo.Il manico in corno o in legno rivestito in lamina di ottone,ha solitamente struttura zoomorfa e rappresenta la testa di un felino o di un rapace con una sporgenza nella parte inferiore che rappresenta il grifo dell'animale e che funge da nasello,indispensabile per impedire che l'arma scivoli durante l'uso.La lamina,che riveste il manico in tutte le sue parti,č completamente incisa a bulino con semplici forme di cuori e festoni floreali.Questo delicato lavoro era svolto non dal fabbro ferraio bensě da un argentiere.Molti di questi manici recano la data dell'anno di fabbricazione e le iniziali dell'artigiano.Di particolare pregio e assai rinomate erano le leppe fabbricate a Dorgali da un argentiere che operň nella seconda metŕ del settecento.
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tratto dal sito: http://www.temaf.com/gb/article_leppa


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Oggetto: Re: "SHASKA" COSACCA E "SA LEPPA" SARDA
Cara amica! Il tuo posto č assai interessante. L'ho letto con vero interesse. Te ne sono molto grato!
Zarevich

 
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