Ciao a tutti!
Segnalo questa intervista http://www.chayka.com/article.php?id=2516 a Claudia Zonghetti fatta da Irina Chajkovskaja. Irina si occupa di critica letteraria ed è autrice di alcuni racconti e pièce teatrali, è stata mia professoressa alla Scuola per interpreti e traduttori quando viveva in Italia, ora con tutta la famiglia si è trasferita a Boston. Claudia Zonghetti vive a Milano, è traduttrice dal russo, allieva di Julija Dobrovol'skaja (http://it.wikipedia.org/wiki/Julia_Abramovna_Dobrovol'skaja), ha tradotto fra le altre cose il libro autobiografico della Dobrovol'skaja Post scriptum. Memorie. O quasi, edito in Italia da Cafoscarina, e per Adelphi La Russia di Putin di Anna Politkovskaja e Vita e destino di Vasilij Grossman. Per quest'ultima traduzione ha ricevuto vari premi.
L'intervista è in russo, Claudia Zonghetti mi ha dato il permesso di tradurla e postarla nel forum o di farne un sunto. Se Zarevich e Myshkin pensano che ne valga la pena, posso tentare nei prossimi giorni, lavoro permettendo, questo per coloro che eventualmente fossero interessati ma non conoscono affatto il russo o non abbastanza da poter leggere l'intervista in originale.
Per ora tutto qua!
Ciao.
Oggetto: Intervista A Claudia Zonghetti
Oggetto: Re: Intervista A Claudia Zonghetti
Certo che ne val la pena.
Oggetto: Re: Intervista A Claudia Zonghetti
Roberto, sono passati alcuni giorni.... non hai ancora finito la traduzione dell'intervista? :mrgreen:
Roberto ha scritto: [Visualizza Messaggio]L'intervista è in russo, Claudia Zonghetti mi ha dato il permesso di tradurla e postarla nel forum o di farne un sunto. Se Zarevich e Myshkin pensano che ne valga la pena, posso tentare nei prossimi giorni, lavoro permettendo, questo per coloro che eventualmente fossero interessati ma non conoscono affatto il russo o non abbastanza da poter leggere l'intervista in originale.
Roberto, sono passati alcuni giorni.... non hai ancora finito la traduzione dell'intervista? :mrgreen:
Oggetto: Re: Intervista A Claudia Zonghetti
Molto divertente... :| ...non so se si trova ancora in rete... adesso la cerco... se non subito... entro qualche giorno... poi la traduco... se non subito, entro... qualche altro giorno... è che ho tanti progetti e niente da fare... :(
Myshkin ha scritto: [Visualizza Messaggio]Roberto ha scritto: [Visualizza Messaggio]L'intervista è in russo, Claudia Zonghetti mi ha dato il permesso di tradurla e postarla nel forum o di farne un sunto. Se Zarevich e Myshkin pensano che ne valga la pena, posso tentare nei prossimi giorni, lavoro permettendo, questo per coloro che eventualmente fossero interessati ma non conoscono affatto il russo o non abbastanza da poter leggere l'intervista in originale.
Roberto, sono passati alcuni giorni.... non hai ancora finito la traduzione dell'intervista? :mrgreen:
Molto divertente... :| ...non so se si trova ancora in rete... adesso la cerco... se non subito... entro qualche giorno... poi la traduco... se non subito, entro... qualche altro giorno... è che ho tanti progetti e niente da fare... :(
Oggetto: Re: Intervista A Claudia Zonghetti
Ehi, adesso però non impermalosirti però, eh? Era una battuta innocente senza nessun fine, non volevo sollecitarti a tradurre l'intervista sul serio. Tanto più che in questo momento sei occupato con una traduzione ben più impegnativa! :)
Piuttosto... rileggendo questo post, ho scoperto, o meglio ho notato una cosa che non mi era saltata all'occhio quando lo scrivesti, e cioè che tu hai frequentato una scuola per interpreti e traduttori. Ora so perché te la cavi così bene con le traduzioni.
Comunque, avere tanti progetti è tutto sommato un segno di vitalità, senza la quale non si arrivano neanche a concepirli, i progetti. Bisogna solo avere un po' di perseveranza e determinazione, per riuscire a portarne a termine almeno qualcuno. :wink:
Piuttosto... rileggendo questo post, ho scoperto, o meglio ho notato una cosa che non mi era saltata all'occhio quando lo scrivesti, e cioè che tu hai frequentato una scuola per interpreti e traduttori. Ora so perché te la cavi così bene con le traduzioni.
Comunque, avere tanti progetti è tutto sommato un segno di vitalità, senza la quale non si arrivano neanche a concepirli, i progetti. Bisogna solo avere un po' di perseveranza e determinazione, per riuscire a portarne a termine almeno qualcuno. :wink:
Oggetto: Re: Intervista A Claudia Zonghetti
Non sono così permaloso... manifestavo alla mia maniera apprezzamento per la battuta... io come traduttore non valgo niente, se un giorno mi faranno tradurre dal russo qualcosa di bello ne riparliamo... il mio problema è che io ho solo progetti... io vivo di unicamente di progetti... il mio Io sociale mostra di disprezzarsi per questo... il mio Io più autentico sa che dietro questo c'è una definitiva, dolorosa comprensione della vanità di tutte le cose... come sono profondo...
Myshkin ha scritto: [Visualizza Messaggio]Ehi, adesso però non impermalosirti però, eh? Era una battuta innocente senza nessun fine, non volevo sollecitarti a tradurre l'intervista sul serio. Tanto più che in questo momento sei occupato con una traduzione ben più impegnativa! :)
Piuttosto... rileggendo questo post, ho scoperto, o meglio ho notato una cosa che non mi era saltata all'occhio quando lo scrivesti, e cioè che tu hai frequentato una scuola per interpreti e traduttori. Ora so perché te la cavi così bene con le traduzioni.
Comunque, avere tanti progetti è tutto sommato un segno di vitalità, senza la quale non si arrivano neanche a concepirli, i progetti. Bisogna solo avere un po' di perseveranza e determinazione, per riuscire a portarne a termine almeno qualcuno. :wink:
Non sono così permaloso... manifestavo alla mia maniera apprezzamento per la battuta... io come traduttore non valgo niente, se un giorno mi faranno tradurre dal russo qualcosa di bello ne riparliamo... il mio problema è che io ho solo progetti... io vivo di unicamente di progetti... il mio Io sociale mostra di disprezzarsi per questo... il mio Io più autentico sa che dietro questo c'è una definitiva, dolorosa comprensione della vanità di tutte le cose... come sono profondo...
Oggetto: Re: Intervista A Claudia Zonghetti
Molto più di quanto credi, Roberto.
Secondo me, sei troppo severo con te stesso.
Roberto ha scritto: [Visualizza Messaggio]come sono profondo...
Molto più di quanto credi, Roberto.
Secondo me, sei troppo severo con te stesso.
Oggetto: Re: Intervista A Claudia Zonghetti
Ultima modifica di Roberto il 23 Gen 2012 18:04, modificato 1 volta in totale
Questa intervista della scrittrice e studiosa Irina Čajkovskaja a Claudia Zonghetti, traduttrice fra l'altro del romanzo Vita e destino di Vasilij Grossman, è stata pubblicata il 1 agosto 2009 dalla rivista statunitense in lingua russa Čajka.
— Cara Claudia, ho saputo che la sua traduzione del libro di Vasilij Grossman Vita e destino sta avendo un grande successo in Italia, lei ha ricevuto il prestigioso Premio Vallombrosa [nel 2009, per la migliore traduzione italiana di un'opera di narrativa straniera]. Di Grossman nella sua traduzione ha scritto non molto tempo fa anche la New York Review of Books. È straordinario che in un mese e mezzo sia già andata esaurita la quarta edizione, una cosa mai vista prima. Perché ha deciso di tradurre questo libro, ne aveva previsto il successo?
— Non avrei mai sperato di poter tradurre Vita e destino. La precedente “vecchia” edizione era uscita soltanto 25 anni prima, quindi la speranza che l’editore si arrischiasse a pubblicare una nuova traduzione era minima, per giunta di un’opera così complessa e di autore russo (la letteratura russa ha in Italia i suoi ammiratori, ma non si può dire che venda bene). Eppure è accaduto.
Non nego che all’inizio un po’ di paura l’avevo, la risposta alla prima edizione era stata modesta, e se la mia traduzione non fosse riuscita a spingere il pubblico italiano a rileggere questo capolavoro, il povero Grossman avrebbe dovuto aspettare una terza traduzione, magari fra un secolo.
Ma lo sbalorditivo successo commerciale testimonia evidentemente che l’impresa è riuscita. Dico “sbalorditivo” perché vendere in così poco tempo 30.000 copie di questo stupendo ma "robusto" romanzo di 837 pagine («È spesso cinque centimetri!», mi ha detto un amico che poi mi ha ringraziato per il libro) è un fatto senza precedenti.
— In Russia Grossman è uno scrittore sottovalutato. Ai tempi dell’Unione Sovietica il romanzo fu confiscato, allo scrittore e a coloro che conservavano il libro tolsero persino la carta carbone, a tal punto il potere temeva la carica antistaliniana e antisovietica di Vita e destino. A Grossman dissero che la sua opera avrebbe visto la luce, forse, dopo un paio di secoli. Ma non dovette aspettare tanto, venne pubblicata prima all’estero e poi in Russia, durante la Perestrojka. Quando lessi il romanzo, ricordo che mi colpì profondamente la sua forza intellettuale, il coraggio e la perfezione stilistica, molte pagine sono paragonabili forse soltanto a Guerra e pace di Tolstoj. Tuttavia, mi sembra che molti lettori e critici in Russia non ne abbiano un’opinione così alta. E in Italia?
— Le nostre divergenze “ideologiche” con Grossman sono state senza dubbio meno forti delle vostre, sebbene in un primo momento da noi l’accostamento fra Stalin e Hitler, l’affinità fra i due sistemi totalitari del XX secolo (con i quali anche il nostro fascismo ha in parte delle somiglianze) hanno creato qualche problema, ulteriori ostacoli alla diffusione del libro. Tuttavia, in tutte le recensioni apparse negli ultimi mesi, senza eccezione, si sottolineano i meriti dell’opera e si cita George Steiner: «Libri come Vita e destino eclissano quasi tutti i romanzi che oggi, in Occidente, vengono presi sul serio».
— Quali sono state le principali difficoltà che ha incontrato come traduttrice? Quanto tempo ha richiesto il lavoro? E quali sensazioni ha provato durante la traduzione e a lavoro compiuto?
— La difficoltà principale è stata ricreare lo stile e la lingua di Grossman, soprattutto là dove suonano asciutti e severi, senza scadere nel banale e nel logoro. Il materiale, il contenuto, sono già di per se stessi a tal punto forti, potenti, ardenti che nella traduzione non si sente il bisogno di superlativi, iterazioni, enfasi. È come lava raffreddata, ma in compenso all’interno c’è un cuore caldo, rovente.
Alla traduzione ho lavorato un anno; poi la revisione, la lettura e rilettura e rilettura e ancora rilettura del testo… sono trascorsi mesi durante i quali vedevo realmente Štrum, le sorelle Šapošnikov, Novikov, Krymov, Sof'ja Levinton, David e tutti gli altri. Ci sono stati giorni in cui gioivo per lo sfondamento dei carri armati, altri in cui “aggredivo” Victor Pavlovič per i sui dubbi, altri ancora in cui piangevo per Sof'ja e David morti nella camera a gas, o scrivevo insieme con la madre di Štrum la lettera al figlio… Vivevo, come mai mi era accaduto prima, in una specie di “simbiosi”. Per giunta, completamente distaccata dalla vita “reale”…
— L’opera di Grossman è strutturata su piani molteplici e solleva molte questioni vitali: l’affinità fra il sistema nazista e quello stalinista, che nel romanzo sono visti addirittura come “gemelli identici”, il contrasto fra lo scienziato-intellettuale e la società, il tema dell'amore, la guerra, il lager, il destino del popolo ebraico… Secondo lei che cosa ha attratto di più il lettore italiano? Da quale motivo del romanzo si è sentito maggiormente toccato?
— Penso (o almeno, spero) che non sia possibile isolare un piano del romanzo che abbia interessato in modo particolare il pubblico italiano. In Vita e destino l’intreccio fra la Storia, con la maiuscola, e le piccole storie dei singoli personaggi è al tal punto riuscito che tentare di districarli credo sia inutile (o, come ho già detto, lo spero). Certo, ogni lettore avrà il suo eroe “prediletto”, e si appassionerà alle scene di battaglie o al toccante amore platonico fra Štrum e Mar’ja Ivanovna, ma non penso si possa individuare un peculiare interesse “nazionale” italiano per questo o quel piano della narrazione.
— Uno dei miei ex studenti italiani lamentava il fatto che tradurre dal russo non è remunerativo, mentre c’è molta richiesta di traduzioni per la letteratura inglese. Che ha da dire in proposito? L’interesse per Grossman è solo una felice eccezione?
— Il giudizio del suo studente si basa sulla realtà “commerciale”. La traduzione letteraria non è un’attività redditizia, e se traducendo dall’inglese c’è la possibilità di buttar giù in fretta una traduzione di ciò che voi russi chiamate чтиво, cioè letteratura di consumo, libri senza troppe pretese, con il russo questo non è possibile. Il lettore italiano si è formato su scrittori russi “difficili” come Dostoevskij o Tolstoj, di conseguenza gli editori evitano di pubblicare autori russi più “leggeri” e si limitano ai classici, oppure ad autori che in qualche modo si distinguono, ad esempio per l’originalità del linguaggio, per i temi trattati o per come costruiscono i loro racconti o romanzi. Tanto per capirci, da noi si traduce Dovlatov e non Robski…
— La mia impressione è che la russistica in Italia sia tutt’altro che morta. Ho sentito di una splendida pubblicazione di Serena Vitale, che basandosi sui diari di Marina Cvetaeva ha curato un testo biografico sulla poetessa. La stessa Serena Vitale ha dato un contributo inestimabile agli studi su Puškin, riuscendo a venire in possesso, tramite gli eredi, della corrispondenza fra d'Anthès e Ekaterina Gončarova. Lei che segue l’evoluzione di questi studi dall’interno, cosa può dirci sulla situazione della russistica in Italia oggi? C’è interesse per gli scrittori russi contemporanei?
— Purtroppo non sono così “all’interno” come vorrei. Ma è vero che grazie a Vittorio Strada e Serena Vitale, la russistica italiana è ora fra le migliori in Europa. Tuttavia, posso dire che al presente loro eredi nelle università italiane non se ne vedono. Certo, il livello medio dell’insegnamento e della ricerca è incredibilmente più alto rispetto a dieci anni fa, ma manca il grande, insigne studioso (forse si sta formando proprio ora in qualche università), in compenso di validi e validissimi ce se sono molti.
I loro interessi si ampliano sempre più, rispetto al passato sono più aperti alla letteratura contemporanea, allo studio della realtà culturale russa in tutti i suoi aspetti: l’alta e la bassa letteratura, la musica, il teatro, le arti figurative, la pubblicità… Ve ne sono di cose in grado di soddisfare la curiosità degli studiosi, senza dovere limitarsi unicamente ai simbolisti o ai grandi classici.
— Di che cosa si sta occupando in questo momento? Quali sono i suoi piani per il futuro? Il lavoro del traduttore è duro, porta via un sacco di tempo e di forze, e lei ha due bambini piccoli. Sono certa che il compenso per le sue fatiche non sia altissimo. Che cosa la tiene ancora legata a questo lavoro?
— Ho appena finito di tradurre una corposa selezione di articoli di Anna Politkovskaja (è il terzo volume della raccolta di opere pubblicata da Adelphi dopo La Russia di Putin e Diario russo, e contiene principalmente scritti usciti sulla Novaja Gazeta). Ed ecco un esempio di quanto sia complicato conciliare gli impegni familiari con quelli lavorativi: la mia figlia maggiore (ha sette anni) prima mi ha fatto un sorriso radioso e poi mi ha domandato: «Adesso non inizierai mica una nuova traduzione?» È piuttosto difficile, ma mi rendo conto che sono le stesse difficoltà che incontrato molte donne e madri. E io ho un vantaggio, lavoro in casa e organizzo i miei orari come voglio. Mi capita di lavorare di notte, è vero, ma per fortuna soffro d’insonnia…
— Gli insegnamenti di Julija Dobrovol’skaja le sono stati d’aiuto nella traduzione?
— Certamente! Non c’è dubbio. Dico sempre a Julija (che io e mio marito ormai chiamiamo “Ju”, sull’esempio dei nostri bambini) che è tutta sua la colpa (o il merito?) se ora faccio quello che faccio e sono innamorata del lavoro di traduttrice. Le lezioni all’università, gli anni passati a lavorare al Dizionario, la rilettura congiunta delle traduzioni, la ricerca della parola “esatta”, che doveva trovare il proprio posto non solo all’interno della frase ma anche della pagina, l’assimilazione del “respiro” dello scrittore, in una parola la “bottega” (una pratica abituale per gli artisti del passato): questa è stata la sua scuola, che io considero la migliore scuola possibile. L’amicizia e la stima di “Ju” sono il più alto premio che io abbia mai ricevuto.
— Cara Claudia, ho saputo che la sua traduzione del libro di Vasilij Grossman Vita e destino sta avendo un grande successo in Italia, lei ha ricevuto il prestigioso Premio Vallombrosa [nel 2009, per la migliore traduzione italiana di un'opera di narrativa straniera]. Di Grossman nella sua traduzione ha scritto non molto tempo fa anche la New York Review of Books. È straordinario che in un mese e mezzo sia già andata esaurita la quarta edizione, una cosa mai vista prima. Perché ha deciso di tradurre questo libro, ne aveva previsto il successo?
— Non avrei mai sperato di poter tradurre Vita e destino. La precedente “vecchia” edizione era uscita soltanto 25 anni prima, quindi la speranza che l’editore si arrischiasse a pubblicare una nuova traduzione era minima, per giunta di un’opera così complessa e di autore russo (la letteratura russa ha in Italia i suoi ammiratori, ma non si può dire che venda bene). Eppure è accaduto.
Non nego che all’inizio un po’ di paura l’avevo, la risposta alla prima edizione era stata modesta, e se la mia traduzione non fosse riuscita a spingere il pubblico italiano a rileggere questo capolavoro, il povero Grossman avrebbe dovuto aspettare una terza traduzione, magari fra un secolo.
Ma lo sbalorditivo successo commerciale testimonia evidentemente che l’impresa è riuscita. Dico “sbalorditivo” perché vendere in così poco tempo 30.000 copie di questo stupendo ma "robusto" romanzo di 837 pagine («È spesso cinque centimetri!», mi ha detto un amico che poi mi ha ringraziato per il libro) è un fatto senza precedenti.
— In Russia Grossman è uno scrittore sottovalutato. Ai tempi dell’Unione Sovietica il romanzo fu confiscato, allo scrittore e a coloro che conservavano il libro tolsero persino la carta carbone, a tal punto il potere temeva la carica antistaliniana e antisovietica di Vita e destino. A Grossman dissero che la sua opera avrebbe visto la luce, forse, dopo un paio di secoli. Ma non dovette aspettare tanto, venne pubblicata prima all’estero e poi in Russia, durante la Perestrojka. Quando lessi il romanzo, ricordo che mi colpì profondamente la sua forza intellettuale, il coraggio e la perfezione stilistica, molte pagine sono paragonabili forse soltanto a Guerra e pace di Tolstoj. Tuttavia, mi sembra che molti lettori e critici in Russia non ne abbiano un’opinione così alta. E in Italia?
— Le nostre divergenze “ideologiche” con Grossman sono state senza dubbio meno forti delle vostre, sebbene in un primo momento da noi l’accostamento fra Stalin e Hitler, l’affinità fra i due sistemi totalitari del XX secolo (con i quali anche il nostro fascismo ha in parte delle somiglianze) hanno creato qualche problema, ulteriori ostacoli alla diffusione del libro. Tuttavia, in tutte le recensioni apparse negli ultimi mesi, senza eccezione, si sottolineano i meriti dell’opera e si cita George Steiner: «Libri come Vita e destino eclissano quasi tutti i romanzi che oggi, in Occidente, vengono presi sul serio».
— Quali sono state le principali difficoltà che ha incontrato come traduttrice? Quanto tempo ha richiesto il lavoro? E quali sensazioni ha provato durante la traduzione e a lavoro compiuto?
— La difficoltà principale è stata ricreare lo stile e la lingua di Grossman, soprattutto là dove suonano asciutti e severi, senza scadere nel banale e nel logoro. Il materiale, il contenuto, sono già di per se stessi a tal punto forti, potenti, ardenti che nella traduzione non si sente il bisogno di superlativi, iterazioni, enfasi. È come lava raffreddata, ma in compenso all’interno c’è un cuore caldo, rovente.
Alla traduzione ho lavorato un anno; poi la revisione, la lettura e rilettura e rilettura e ancora rilettura del testo… sono trascorsi mesi durante i quali vedevo realmente Štrum, le sorelle Šapošnikov, Novikov, Krymov, Sof'ja Levinton, David e tutti gli altri. Ci sono stati giorni in cui gioivo per lo sfondamento dei carri armati, altri in cui “aggredivo” Victor Pavlovič per i sui dubbi, altri ancora in cui piangevo per Sof'ja e David morti nella camera a gas, o scrivevo insieme con la madre di Štrum la lettera al figlio… Vivevo, come mai mi era accaduto prima, in una specie di “simbiosi”. Per giunta, completamente distaccata dalla vita “reale”…
— L’opera di Grossman è strutturata su piani molteplici e solleva molte questioni vitali: l’affinità fra il sistema nazista e quello stalinista, che nel romanzo sono visti addirittura come “gemelli identici”, il contrasto fra lo scienziato-intellettuale e la società, il tema dell'amore, la guerra, il lager, il destino del popolo ebraico… Secondo lei che cosa ha attratto di più il lettore italiano? Da quale motivo del romanzo si è sentito maggiormente toccato?
— Penso (o almeno, spero) che non sia possibile isolare un piano del romanzo che abbia interessato in modo particolare il pubblico italiano. In Vita e destino l’intreccio fra la Storia, con la maiuscola, e le piccole storie dei singoli personaggi è al tal punto riuscito che tentare di districarli credo sia inutile (o, come ho già detto, lo spero). Certo, ogni lettore avrà il suo eroe “prediletto”, e si appassionerà alle scene di battaglie o al toccante amore platonico fra Štrum e Mar’ja Ivanovna, ma non penso si possa individuare un peculiare interesse “nazionale” italiano per questo o quel piano della narrazione.
— Uno dei miei ex studenti italiani lamentava il fatto che tradurre dal russo non è remunerativo, mentre c’è molta richiesta di traduzioni per la letteratura inglese. Che ha da dire in proposito? L’interesse per Grossman è solo una felice eccezione?
— Il giudizio del suo studente si basa sulla realtà “commerciale”. La traduzione letteraria non è un’attività redditizia, e se traducendo dall’inglese c’è la possibilità di buttar giù in fretta una traduzione di ciò che voi russi chiamate чтиво, cioè letteratura di consumo, libri senza troppe pretese, con il russo questo non è possibile. Il lettore italiano si è formato su scrittori russi “difficili” come Dostoevskij o Tolstoj, di conseguenza gli editori evitano di pubblicare autori russi più “leggeri” e si limitano ai classici, oppure ad autori che in qualche modo si distinguono, ad esempio per l’originalità del linguaggio, per i temi trattati o per come costruiscono i loro racconti o romanzi. Tanto per capirci, da noi si traduce Dovlatov e non Robski…
— La mia impressione è che la russistica in Italia sia tutt’altro che morta. Ho sentito di una splendida pubblicazione di Serena Vitale, che basandosi sui diari di Marina Cvetaeva ha curato un testo biografico sulla poetessa. La stessa Serena Vitale ha dato un contributo inestimabile agli studi su Puškin, riuscendo a venire in possesso, tramite gli eredi, della corrispondenza fra d'Anthès e Ekaterina Gončarova. Lei che segue l’evoluzione di questi studi dall’interno, cosa può dirci sulla situazione della russistica in Italia oggi? C’è interesse per gli scrittori russi contemporanei?
— Purtroppo non sono così “all’interno” come vorrei. Ma è vero che grazie a Vittorio Strada e Serena Vitale, la russistica italiana è ora fra le migliori in Europa. Tuttavia, posso dire che al presente loro eredi nelle università italiane non se ne vedono. Certo, il livello medio dell’insegnamento e della ricerca è incredibilmente più alto rispetto a dieci anni fa, ma manca il grande, insigne studioso (forse si sta formando proprio ora in qualche università), in compenso di validi e validissimi ce se sono molti.
I loro interessi si ampliano sempre più, rispetto al passato sono più aperti alla letteratura contemporanea, allo studio della realtà culturale russa in tutti i suoi aspetti: l’alta e la bassa letteratura, la musica, il teatro, le arti figurative, la pubblicità… Ve ne sono di cose in grado di soddisfare la curiosità degli studiosi, senza dovere limitarsi unicamente ai simbolisti o ai grandi classici.
— Di che cosa si sta occupando in questo momento? Quali sono i suoi piani per il futuro? Il lavoro del traduttore è duro, porta via un sacco di tempo e di forze, e lei ha due bambini piccoli. Sono certa che il compenso per le sue fatiche non sia altissimo. Che cosa la tiene ancora legata a questo lavoro?
— Ho appena finito di tradurre una corposa selezione di articoli di Anna Politkovskaja (è il terzo volume della raccolta di opere pubblicata da Adelphi dopo La Russia di Putin e Diario russo, e contiene principalmente scritti usciti sulla Novaja Gazeta). Ed ecco un esempio di quanto sia complicato conciliare gli impegni familiari con quelli lavorativi: la mia figlia maggiore (ha sette anni) prima mi ha fatto un sorriso radioso e poi mi ha domandato: «Adesso non inizierai mica una nuova traduzione?» È piuttosto difficile, ma mi rendo conto che sono le stesse difficoltà che incontrato molte donne e madri. E io ho un vantaggio, lavoro in casa e organizzo i miei orari come voglio. Mi capita di lavorare di notte, è vero, ma per fortuna soffro d’insonnia…
— Gli insegnamenti di Julija Dobrovol’skaja le sono stati d’aiuto nella traduzione?
— Certamente! Non c’è dubbio. Dico sempre a Julija (che io e mio marito ormai chiamiamo “Ju”, sull’esempio dei nostri bambini) che è tutta sua la colpa (o il merito?) se ora faccio quello che faccio e sono innamorata del lavoro di traduttrice. Le lezioni all’università, gli anni passati a lavorare al Dizionario, la rilettura congiunta delle traduzioni, la ricerca della parola “esatta”, che doveva trovare il proprio posto non solo all’interno della frase ma anche della pagina, l’assimilazione del “respiro” dello scrittore, in una parola la “bottega” (una pratica abituale per gli artisti del passato): questa è stata la sua scuola, che io considero la migliore scuola possibile. L’amicizia e la stima di “Ju” sono il più alto premio che io abbia mai ricevuto.
Ultima modifica di Roberto il 23 Gen 2012 18:04, modificato 1 volta in totale
Oggetto: Re: Intervista A Claudia Zonghetti
"tema lirico" è in rosso perché ho tradotto alla lettera... l'originale dice:
Произведение Гроссмана многопланово и поднимает разные жизненные пласты — здесь и родство фашистской и сталинской систем, глядящихся в романе прямо "идентичными близнецами", и противостояние ученого-интеллигента и общества, и лирическая тема, и война, и лагерь, и судьбы еврейского племени... Что, на ваш взгляд, больше всего привлекло итальянских читателей? На какой романный пласт они больше отозвались?
ma non capisco concretamente che si intende per лирическая тема... chi può aiutarmi?
Произведение Гроссмана многопланово и поднимает разные жизненные пласты — здесь и родство фашистской и сталинской систем, глядящихся в романе прямо "идентичными близнецами", и противостояние ученого-интеллигента и общества, и лирическая тема, и война, и лагерь, и судьбы еврейского племени... Что, на ваш взгляд, больше всего привлекло итальянских читателей? На какой романный пласт они больше отозвались?
ma non capisco concretamente che si intende per лирическая тема... chi può aiutarmi?
Oggetto: Re: Intervista A Claudia Zonghetti
Лирическая тема – descrizione delle emozioni e sentimenti dell’autore o personaggi, spesso si parla della лирическая тема nella poesia e nella musica.
Из словаря:
Лирический, лирично – оценочная характеристика чего-либо как отличающегося лиризмом - состоянием или настроением, при котором эмоциональные элементы преобладают над рассудочными.
Из словаря:
Лирический, лирично – оценочная характеристика чего-либо как отличающегося лиризмом - состоянием или настроением, при котором эмоциональные элементы преобладают над рассудочными.
Oggetto: Re: Intervista A Claudia Zonghetti
Grazie, anche in italiano "lirico" ha questo significato, solo continuo a non capire... c'è un elenco di temi storico-sociali (stalinismo e nazismo, intellettuale-società, la guerra, i campi di concentramento, il popolo ebraico) e fra questi il "tema lirico", in che senso? Se poi intendo "tema lirico" così come si dice "tema poetico" o "tema romanzesco", è più un "contenitore" che un "contenuto"...
Assol ha scritto: [Visualizza Messaggio]Лирическая тема – descrizione delle emozioni e sentimenti dell’autore o personaggi, spesso si parla della лирическая тема nella poesia e nella musica.
Из словаря:
Лирический, лирично – оценочная характеристика чего-либо как отличающегося лиризмом - состоянием или настроением, при котором эмоциональные элементы преобладают над рассудочными.
Grazie, anche in italiano "lirico" ha questo significato, solo continuo a non capire... c'è un elenco di temi storico-sociali (stalinismo e nazismo, intellettuale-società, la guerra, i campi di concentramento, il popolo ebraico) e fra questi il "tema lirico", in che senso? Se poi intendo "tema lirico" così come si dice "tema poetico" o "tema romanzesco", è più un "contenitore" che un "contenuto"...
Oggetto: Re: Intervista A Claudia Zonghetti
Penso che qui sotto il tema lirico si sottintenda una storia d'amore.
Oggetto: Re: Intervista A Claudia Zonghetti
Sì... infatti nella risposta la traduttrice cita anche il "toccante amore platonico fra Štrum e Mar’ja Ivanovna"...
Assol ha scritto: [Visualizza Messaggio]Penso che qui sotto il tema lirico si sottintenda una storia d'amore.
Sì... infatti nella risposta la traduttrice cita anche il "toccante amore platonico fra Štrum e Mar’ja Ivanovna"...
Oggetto: Re: Intervista A Claudia Zonghetti
Grazie per l'interessante intervista che ci ervamo persi a suo tempo, Roberto.
Traduzione come sempre ineccepibile, per quanto condivida il tuo dubbio sul reale singificato di "tema lirico", visto che il tema di "Vita e destino" di per sé non è affatto lirico...
Piuttosto mi ha meravigliato come Claudia Zonghetti citi Vittorio Strada e Serena Vitale, affermando che "grazie a loro la russistica italiana è ora fra le migliori in Europa" - cosa sicuramente vera, del resto - ma dimentichi di ricordare Ettore Lo Gatto, secondo me il più importante slavista italiano del '900.
Traduzione come sempre ineccepibile, per quanto condivida il tuo dubbio sul reale singificato di "tema lirico", visto che il tema di "Vita e destino" di per sé non è affatto lirico...
Piuttosto mi ha meravigliato come Claudia Zonghetti citi Vittorio Strada e Serena Vitale, affermando che "grazie a loro la russistica italiana è ora fra le migliori in Europa" - cosa sicuramente vera, del resto - ma dimentichi di ricordare Ettore Lo Gatto, secondo me il più importante slavista italiano del '900.
Oggetto: Re: Intervista A Claudia Zonghetti
Dopo la risposta di Assol, ho corretto in "il tema dell'amore"... probabilmente liricheskaja tema = ljubovnaja tema... il romanzo non l'ho letto (in vita mia io ho comprato tanti libri ma ne ho letti pochissimi, me ne vergogno ma è così) però immagino sia più "epico" che "lirico"...
Certamente Lo Gatto merita di essere ricordato, immagino che la risposta di Claudia Zonghetti semplicemente non avesse pretesa di completezza...
Myshkin ha scritto: [Visualizza Messaggio]Grazie per l'interessante intervista che ci ervamo persi a suo tempo, Roberto.
Traduzione come sempre ineccepibile, per quanto condivida il tuo dubbio sul reale singificato di "tema lirico", visto che il tema di "Vita e destino" di per sé non è affatto lirico...
Piuttosto mi ha meravigliato come Claudia Zonghetti citi Vittorio Strada e Serena Vitale, affermando che "grazie a loro la russistica italiana è ora fra le migliori in Europa" - cosa sicuramente vera, del resto - ma dimentichi di ricordare Ettore Lo Gatto, secondo me il più importante slavista italiano del '900.
Dopo la risposta di Assol, ho corretto in "il tema dell'amore"... probabilmente liricheskaja tema = ljubovnaja tema... il romanzo non l'ho letto (in vita mia io ho comprato tanti libri ma ne ho letti pochissimi, me ne vergogno ma è così) però immagino sia più "epico" che "lirico"...
Certamente Lo Gatto merita di essere ricordato, immagino che la risposta di Claudia Zonghetti semplicemente non avesse pretesa di completezza...
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