“«VENEZIA CON GLI OCCHI DEGLI INTELLETTUALI RUSSI DEL XIX SECOLO»
Venezia è l’assurdità più bella che l’uomo abbia potuto creare” (Aleksandr Herzen)
Venezia è l’assurdità più bella che l’uomo abbia potuto creare” (Aleksandr Herzen)
Per molti secoli Venezia ha generato, attraverso le sue creazioni e il commercio d’arte, un enorme flusso culturale. Molti furono anche gli intellettuali russi, scrittori, poeti, pittori, musicisti e artisti che negli ultimi secoli visitarono o vennero a cercare l’ispirazione a Venezia. Ciascuno di loro ha lasciato delle testimonianze che mostrano le impressioni suscitate dalla città sulla loro personalità, ed è molto interessante scoprire queste impressioni attraverso la lettura delle loro lettere scritte durante la loro permanenza a Venezia, o al loro ritorno.
Aleksandr I. Herzen (1867)
“… Mi trovo vicino Piazza San Marco sul Canal Grande, La città è così bella originale e grandiosa che non vale la pena morire senza averla vista. […] Il carnevale ha assunto dimensioni grandiose. Una sciocchezza piccola è stupida, ma una grande sciocchezza può diventare meravigliosa, grandiosa. La ‘febbre’ delle maschere da normale è diventata altissima. Immagina le due piazze, un lungomare (il nostro, riva degli Schiavoni) e tutti gli annessi vicoli pieni di gente e di maschere, non si riesce a passare, nessuno si può muovere, ovunque le grida di Pulcinella, risate, ma niente di indecente, come a Parigi. Quest’ultimo particolare mi ha affascinato. Sono gente allegra, non il personale vestito in maschera di un bordello”.
Pёtr I. Čajkovskij (1874)
“Oggi ho passeggiato tutto il giorno su questa piazza. Primo: qui fa un freddo terribile… Secondo: gli alberghi sono strapieni di stranieri e io a fatica sono riuscito a trovare una cameretta, per di più alquanto miserabile. Terzo: Venezia è una città che se ti tocca rimanerci una settimana al quinto giorno ti impicchi dalla disperazione. Tutto si concentra in Piazza San Marco. E da lì qualsiasi direzione tu scelga non troverai che un labirinto di corridoi puzzolenti che non portano da nessuna parte e finché non prendi una gondola e non ordini di portarti in un luogo preciso, non capisci dove ti trovi. Andare in barca sul Canal Grande non è male, perché ci sono palazzi, palazzi e palazzi, tutti di marmo, uno più bello dell’altro e allo stesso tempo uno più sporco e più trascurato dell’altro. In poche parole, come la scenografia logora del primo atto di Lucrezia. Ma la cosa più bella e interessante è Palazzo Ducale, con quell’aroma romantico da Consiglio dei Dieci, da Inquisizione, torture e altre amenità. In ogni caso io ho camminato in lungo e in largo e per scrupolo di coscienza sono entrato in altre due o tre chiese con una grande quantità di opere di Tiziano, Tintoretto, Canova e altre meraviglie estetiche d’ogni genere. Eppure, te lo ripeto, la città è cupa, come morta. Non solo non ho visto cavalli, ma nemmeno un cane”.
Vasilij I. Surikov (1884)
“Non so, queste gondole nere, ricoperte di nero cachemire, infondono una certa tristezza. Forse è il lutto per la perdita della libertà e della grandezza di Venezia? In realtà esse sono nere anche nei quadri dei vecchi pittori, in un’epoca felice per Venezia”.
Viktor M. Vasnetsov (1885)
“L’emozione che ti dà questa città non è paragonabile a nessun’altra, è talmente poetica e originale che ti viene da piangere, ci si rifà di tutte le perdite e le disgrazie. Solo la Basilica di San Marco vale la pena, ah, com’è toccante vedere questo divino vecchietto bizantino.”.
Innokentij F. Anenskij (1890)
“Venezia, Venezia! Mi pare che solo ripetendo questa parola io riesca a vedere le sue luci… Sa, ora io non vorrei avere dei quadri di Venezia (al diavolo la dama di Tiziano che si libra in cielo) bensì i nervosi violini veneziani… e le luci, le luci sull’altra riva, le gondole aperte, aguzze, nere, che di notte t’immagini non nere… L’acqua nera del canale, la camicia bianca del gondoliere, e alla svolta di ignoti ‘canaletti’, in mezzo a questi che non capisci se sono palazzi o covi, le grida gutturali dei barcaioli. Vorrei la Venezia serale, notturna… invisibile, oscura, passata… Cade una lieve pioggia… che bello! Cadi pure! La gente dorme… dormite pure! E tu, mia barca, naviga silenziosamente, piano, e tu, uomo che respiri pesantemente, non chiedere dove portarmi… Tutto mi è indifferente”
Anton P. Čechov (1891)
“Dalla mattina alla sera me ne sto in gondola per i canali oppure gironzolo nella famosa Piazza San Marco. La piazza è liscia e pulita come un parquet. Qui si trova la Basilica di San Marco, che è qualcosa di indescrivibile, e poi Palazzo Ducale e altri palazzi di fronte ai quali mi sento come un musicista davanti allo spartito, sento e godo di una bellezza meravigliosa… La stupenda Venezia dagli occhi azzurri manda a tutti i suoi saluti! Ah, signori, che città magnifica questa Venezia! Immaginatevi una città formata di case e chiese di cui non avete visto l’uguale: un’architettura incantevole, tutto grandioso e leggero come una gondola con le ali. Soltanto gente con gusto artistico e musicale e un temperamento da leoni può aver costruito case e chiese simili… Che vetro, che specchi! Perché non sono milionario? … L’anno prossimo veniamo tutti in vacanza a Venezia… Nell’aria si sentono le campane. Amici miei, tungusi, facciamoci cattolici! Se sapeste come sono belli gli organi delle chiese, che sculture ci sono, e che italiane graziose inginocchiate coi breviari”.
“ Una cosa posso dirla: nella mia vita non ho visto una città più straordinaria di Venezia. È un vero incanto, uno splendore, una gioia della vita. Al posto delle strade e dei vicoli ci sono i canali, al posto dei postiglioni le gondole, l’architettura è fantastica, e non esistono posti che non suscitino un qualche interesse storico o artistico. Ti muovi in gondola e vedi Palazzo Ducale, la casa dove visse Desdemona, le abitazioni di pittori famosi, le chiese… E nelle chiese sculture e pitture che non ci siamo nemmeno mai sognati. Per farla breve, un incanto… L’uomo russo, povero e umile, qui, nel regno della bellezza, della ricchezza e della libertà, potrebbe impazzire. Si desidera restare qui per sempre, e quando in una chiesa ascolti l’organo vorresti farti cattolico, I sepolcri di Canova e Tiziano sono grandiosi. Qui i grandi artisti vengono seppelliti come i re, nelle chiese, qui non si disprezza l’arte, come da noi, le chiese danno rifugio alle statue e ai quadri, per quanto nudi siano”.
Vasilij V. Rozanov (1901)
“Com’è bello tutto questo, c’è oro ovunque, sul marmo, sul metallo, sul vetro, nelle decorazioni esterne delle case. È come se Venezia fosse tutta ricoperta di una polvere dorata, come alcuni bellissimi uccelli del sud, i colibrì o l’africano ‘uccello del paradiso’. Non è possibile immaginarsi il fresco bagliore delle origini, ma nel momento della decrepitezza, della vecchiaia questo è incancellabile. … E’ qualcosa di eterno e di antico; non qualcosa di privato, ma di popolare, non qualcosa di costruito, ma nato spontaneamente. In occidente non ho ammirato così nessun altro luogo sacro”.
Valerij Ja. Brjusov (1902)
“Più di tutto mi è stata congeniale Venezia. Qui le persone sono sollevate dalle normali condizioni di vita ed è come se non fossero più persone. Nonostante sia quasi un bazar, Venezia non diventa mai volgare, Il fascino di Venezia sta proprio nel fatto che questa città non serve, dirò di più: è inutile. E ancora, è una città unica, senza rumori, senza polvere. È meraviglioso il fatto che sia suddivisa in due parti: una parte per tutto ciò che è sporco, la città dei canali, e una città per la gente, che sono le strade. Era il sogno di Leonardo! Usano le gondole soltanto gli stranieri e i proprietari molto ricchi. Il veneziano medio vive sulla strada. Non avendo spazio in larghezza, i veneziani si espansero in profondità, nel particolare, nella miniatura. Ogni particolare nelle loro costruzioni è meraviglioso, e sono proprio i particolari a essere meravigliosi. Fra i pittori qui mi hanno incantato Bellini e Tintoretto… Siamo riusciti a conoscere Venezia così come conosciamo Mosca (eravamo in tre: io, mia moglie e Nadja, la sorella), l’abbiamo amata, siamo stati orgogliosi si quanto abbiamo potuto conoscere e amare. Finora di tutta l’Italia ho nostalgia solo di Venezia… ‘Perché non sono laggiù!”.
Anna A. Achmatova (1912)
Venezia
Colombaia dorata sull’acqua,
tenera e verde struggente,
e una brezza marina che spazza
la scia sottile delle barche nere.
Che dolci, strani volti tra la folla,
nelle botteghe lucenti balocchi:
un leone col libro su un cuscino a ricami,
un leone col libro su una colonna di marmo.
Come su di un’antica tela scolorita,
il cielo azzurro fioco si rapprende…
ma non si è stretti in quest’angustia,
e non opprimono l’umido e l’afa.