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Notizie - GLOBALIZZAZIONE DEL POTERE MILITARE: L'ESPANSIONE DELLA NATO

Myshkin - Mercoledì, 16 Aprile 2014, 00:49
Oggetto: GLOBALIZZAZIONE DEL POTERE MILITARE: L'ESPANSIONE DELLA NATO

La NATO e la più estesa rete di alleanze militari sponsorizzate dagli Stati Uniti


di Mahdi Darius Nazemroaya

Articolo originale pubblicato il 17 maggio 2007.
Fonte:
http://www.globalresearch.ca/
index.php?context=viewArticle&code=NAZ20070517&articleId=5677



L'Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO) fondamentalmente non ha cambiato il
proprio mandato dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia e il crollo dell'Unione Sovietica.
La NATO ha continuato ad allargarsi anche dopo la fine della Guerra Fredda. Nel 1999,
prima della guerra contro la Jugoslavia, la NATO si è espansa nell'Europa Orientale.

La NATO è decisa ad aumentare il numero dei paesi membri e ad estendere il proprio
mandato. In ultima analisi si accinge a diventare una forza militare globale. Inoltre, parte
degli obiettivi della NATO come alleanza militare globale consiste nel garantire ai suoi stati
membri la "sicurezza energetica”. Ciò comporta la militarizzazione delle arterie mondiali,
delle rotte di gasdotti e oleodotti, dei corridoi di traffico marittimo utilizzati dalle petroliere e
delle acque internazionali.

La "Clausola di mutua difesa" della NATO come strumento per controllare le
risorse energetiche?

Il senatore degli Stati Uniti Richard Lugar ha fatto appello alla NATO perché soccorra
qualsiasi membro dell'alleanza militare, come gli Stati Uniti, che veda minacciate le proprie
fonti di energia. La giustificazione per un simile intervento rientrerebbe nella Clausola di
mutua difesa della NATO (Articolo 5). L'idea del senatore Lugar ha ricevuto il deciso
appoggio dei membri esteuropei della NATO e dell'Unione Europea che dipendono dalla
Federazione Russa per le forniture energetiche.

Nelle parole del senatore Lugar, "[la NATO] dovrebbe riconoscere che in definitiva c'è poca
differenza tra un membro obbligato a subire coercizione per l'interruzione delle forniture
energetiche e un membro sottoposto ad assedio militare o ad altre azioni militari ai suoi
confini".
[1]

L'articolo 5 è la ragion d'essere della NATO. Interpreta qualsiasi attacco a un suo membro
come un attacco a tutti i membri della NATO. L'Articolo 5 della Carta della NATO, la "mutua
difesa", è la base per la formazione della NATO. Qualsiasi interpretazione della clausola con
riferimento alla sicurezza energetica vorrebbe dire che ciascun membro della NATO che
subisce un'interruzione delle proprie forniture energetiche può contare sull'assistenza del
resto dell'alleanza militare.

L'Articolo 5 potrebbe anche essere interpretato nel senso che l'interruzione della fornitura di
energia a un paese della NATO può essere definita come un atto di aggressione o un atto di
guerra. Va notato che quasi tutti i membri della NATO sono privi di risorse energetiche
proprie.

Non sorprende che la Russia sia stata profondamente irritata e innervosita da questa rigida
interpretazione della sicurezza energetica all'interno della NATO. Se la NATO dovesse
adottare una simile dottrina, potrebbe usarla per giustificare l'imposizione di sanzioni
politiche ed economiche alla Russia e ad altri paesi produttori di energia. La clausola
fornirebbe anche i presupposti per attaccare la Russia o altri paesi esportatori di energia,
compresi l'Iran, il Turkmenistan, la Libia e il Venezuela, con lo scopo di requisire l'energia e
le risorse naturali di questi paesi.

Il Commissario dell'Unione Europea per il commercio Peter Mandelson ha anche rilasciato
una dichiarazione dicendo che "Entrambe [la Russia e l'UE] pensano che l'altra stia usando
l'arma dell'energia come strumento politico". Il Commissario per il commercio dell'UE ha poi
aggiunto che le relazioni tra Unione Europea e Russia sono ai minimi storici dalla fine della
Guerra Fredda e che "l'Europa vuole la sicurezza delle forniture [energetiche]..." [2]

Per questa ragione, tra le altre, la Russia e i suoi alleati percepiscono il piano degli Stati
Uniti e della NATO per uno uno scudo di difesa anti-missile globale come un mezzo per
requisire con la forza le risorse energetiche e naturali russe e globali. La Russia, come la
Cina e l'Iran, subisce anche un accerchiamento militare, che considera parte dei tentativi
della NATO per circondare lei e i suoi alleati.

L'integrazione-espansione globale della NATO come alleanza militare
mondiale

"
... la NATO, dalla propria incarnazione risalente alla Guerra Fredda e poi regionale degli
anni Novanta, è passata a essere un'istituzione transatlantica con missioni globali, portata
globale e partner globali. Questa trasformazione è evidentissima in Afghanistan, dove la
NATO è attualmente all'opera, ma è stata decisiva soprattutto la fine del lungo dibattito 'in
area/out of area' degli anni Novanta. Non c'è nessun 'in area/out of area'. Tutto è
potenzialmente nell'area della NATO. Questo non significa che sia un'organizzazione globale.
È un'organizzazione transatlantica, ma l'Articolo 5 ha adesso implicazioni globali. La NATO
sta attualmente sviluppando le potenzialità e gli orizzonti politici per gestire problemi ed
emergenze in tutto il mondo.
È un cambiamento enorme
".
Daniel Fried, Segretario di stato aggiunto agli affari europei ed eurasiatici (17 aprile 2007)

La NATO sta anche contemplando un processo di "portata globale" che la trasformerebbe in
una forza militare globale con paesi membri esterni al Nord-America e al continente
europeo. Anche se non ancora ufficialmente, la NATO ha già avviato una transizione verso la
"globalizzazione" delle sue forze e operazioni militari. La NATO è pesantemente coinvolta in
Afghanistan e incastrata in Asia Centrale. Ci sono basi NATO in Afghanistan, vicino ai confini
della Cina e dell'Iran. La NATO ha anche esteso la propria presenza nei Balcani (evidenziata
dal suo impegno nell'ex-Jugoslavia). La NATO ha inoltre previsto vaste operazioni militari in
Sudan e più generalmente nel continente africano, sotto forma di ciò che i suoi oppositori
chiamano "mascherata del peacekeeping".

La NATO è anche impegnata sul territorio in Libano, anche se informalmente. [3] Una flotta
di navi da guerra NATO è dislocata nelle acque dell'Africa Orientale, nel Mar Rosso e nel Mar
Arabo. Le forze navali di paesi NATO come Germania e Danimarca sono presenti anche nel
Mediterraneo Orientale e possono colpire la Siria in caso di guerra. [4]

L'espansione nel Golfo Persico della NATO, verso l'Iran: l'"Iniziativa di Sicurezza
del Golfo"

La NATO è formalmente entrata nel Golfo Persico, anche se in realtà le forze di diversi paesi
NATO operano in quella zona dai tempi della Guerra Fredda. Il vice direttore dell'apparato di
sicurezza nazionale del Kuwait, lo sceicco Thamer Ali Sabah Al-Salem Al-Sabah, ha
annunciato che il Kuwait ha firmato un accordo di sicurezza con la NATO durante una
Conferenza GCC-NATO svoltasi l'11 e il 12 dicembre 2006. Il GCC (Consiglio di Cooperazione
del Golfo), che è stato ribattezzato Consiglio di cooperazione per gli stati arabi del Golfo,
comprende Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi, Qatar, Bahrein e Oman. Esistono già un
accordo militare tra i membri del GCC, la Gulf Shield Defence Force, e singoli accordi
bilaterali con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. La NATO ha avviato dialoghi con il Qatar, il
Kuwait e gli altri membri del GCC per stabilire una presenza più formale della NATO nel
Golfo Persico e un nuovo piano di sicurezza contro l'Iran.

Questo nuovo equilibrio regionale nel Golfo Persico rientra in un'alleanza più vasta nel Medio
Oriente che è collegata con la NATO. L'Arabia Saudita, la Giordania, l'Egitto, Israele, gli Stati
Uniti, la Gran Bretagna e la NATO, oltre al GCC, fanno tutti parte di questa coalizione in
Medio Oriente. [5] Questa alleanza o coalizione militare rappresenta essenzialmente
un'estensione orientale del "Dialogo mediterraneo" della NATO. I membri mediorientali di
questa coalizione, compresi Israele e Arabia Saudita, sono definiti "Coalizione dei moderati",
mentre l'Iran e la Siria sono considerati alla guida di una "Coalizione di radicali/estremisti" .

Oltre alle implicazioni di un confronto con l'Iran, questa cooperazione tra il GCC e la NATO
conferma che la NATO si sta preparando a diventare un'istituzione e una forza militare
globale. Il Medio Oriente è un'importante area geo-strategica e ricca di energia
dell'espansione della NATO. Gli avamposti della NATO nella regione sono la Turchia e
Israele. Gli Stati Uniti stanno inoltre costruendo il loro arsenale missilistico nel Golfo Persico,
trasportandovi grandi quantità di armamenti pesanti e sistemi radar. La giustificazione del
dispiegamento di armamenti pesanti nel Golfo Persico era dapprima la "Guerra globale al
terrore", poi l'invasione dell'Iraq nel 2003 e ora la protezione degli alleati americani nel
Golfo Persico, compresi Emirati Arabi, Kuwait e Arabia Saudita, dalla minaccia dei missili
balistici iraniani.

La Conferenza GCC-NATO è stata organizzata nell'ambito dell'Iniziativa di cooperazione di
Istanbul sul tema "Affrontare le sfide comuni": questo segnala esplicitamente che la
cooperazione in ambito militare e di sicurezza tra GCC e NATO è diretta contro l'Iran. [6]
Inoltre la Conferenza GCC-NATO si è svolta dopo le esercitazioni militari compiute nel Golfo
Persico da membri del GCC, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Australia, il che dimostra
anche che la cooperazione tra i due rami della NATO, l'intesa franco-tedesca e l'alleanza
anglo-americana, ha avuto inizio prima della storica Conferenza di Riga del 2006. [7]

Gli accordi del GCC con la NATO sono significativi anche perché indicano che il Golfo Persico
è potenzialmente oggetto di spartizione e divisione tra l'intesa franco-tedesca e l'alleanza
anglo-americana.

Anche se lo sceicco Thamer Ali Sabah Al-Salem Al-Sabah e i leader kuwaitiani hanno cercato
di minimizzare il significato della cooperazione tra Kuwait e NATO, la cooperazione indica
un'espansione della NATO e un probabile scontro con l'Iran. L'alto funzionario kuwaitiano ha
anche evidenziato che l'obiettivo della conferenza era quello di mettere a frutto le diverse
esperienze della NATO data la sua composizione multinazionale.

Con il potenziamento militare anglo-americano e l'espansione della NATO nel Golfo Persico,
cooperando con le forze armate statunitensi e britanniche i leader del GCC si sono fatti più
audaci. Recentemente il ministro della difesa del Bahrein, lo sceicco Khalifa bin Ahmed
Al-Khalifa, ha detto che gli sceiccati arabi del Golfo Persico hanno "la capacità di rispondere
a qualsiasi attacco dal vicino Iran" e avrebbero "reagito con la forza" se l'Iran avesse
bloccato lo Stretto di Hormuz in seguito ad attacchi militari statunitensi contro l'Iran. [8] E
non è un caso neanche che il governo del Kuwait abbia dichiarato di essere pronto a un
attacco guidato dagli Stati Uniti contro l'Iran ed a una guerra in Medio Oriente. [9]

Andrebbe notato che qualsiasi attacco iraniano contro gli sceiccati arabi del Golfo Persico
sarebbe una risposta alla loro cooperazione con gli Stati Uniti ed al consenso dato all'uso del
loro spazio aereo, marittimo e terrestre da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati contro
l'Iran. I governi di queste nazioni hanno anche appoggiato gli Stati Uniti e la Gran Bretagna
nella guerra di invasione contro l'Iraq e ospitano grandi basi aeree, terrestri e navali degli
Stati Uniti.

Il fine ultimo della NATO: accerchiare la Russia, la Cina e i loro alleati

"La prima e più importante area in cui deve avvenire il cambiamento è l'ulteriore sviluppo
della nostra capacità di proiettare stabilità a Est"
.
Segretario generale della NATO Manfred Wörner

L'audizione al Congresso del 7 febbraio 2007 del Segretario della Difesa statunitense Robert
Gates, che ha presentato il bilancio della spesa militare del Pentagono per il 2008, conferma
che gli Stati Uniti, in aggiunta all'Iran, vedono ancora la Cina e la Russia come potenziali
avversari. Il segretario Gates ha detto al Senato americano che sia la Russia che la Cina
pongono delle minacce agli Stati Uniti: "Oltre a combattere la “Guerra globale al terrore”,
dobbiamo anche far fronte ai percorsi incerti di Cina e Russia, che perseguono entrambe
sofisticati programmi di modernizzazione militare". [10]

La vera domanda è: sono i russi ed i cinesi a rappresentare una minaccia per gli Stati Uniti o
è il contrario? E la Cina e la Russia costituiscono una minaccia economica per gli Stati Uniti?

In seguito a queste affermazioni il ministero degli esteri e il governo russo hanno chiesto
quasi immediatamente alla Casa Bianca una spiegazione ufficiale.
La reazione dei russi si è fatta sempre più preoccupata, poiché si rendono conto di subire un
accerchiamento. La Cina si trova a dover affrontare un confine orientale militarizzato in
Asia, mente l'Iran è stato praticamente circondato, e i confini occidentali della Russia sono
stati infiltrati dalla NATO.

L'espansione della NATO continua nonostante la fine della Guerra Fredda e la promessa
dell'alleanza militare di non espandersi. Basi militari e installazioni missilistiche stanno
accerchiando la Cina, l'Iran e la Federazione Russa.

Nel febbraio del 2007, alla Conferenza sulle politica di sicurezza di Monaco, il presidente
Vladimir Putin ha affermato che la NATO stava prendendo di mira la Federazione Russia e ha
anche ricordato alla NATO le sue assicurazioni sul fatto che il blocco militare non si sarebbe
spostato verso est. [11] Anche Boris El'cin aveva detto qualcosa di simile sull'espansione
della NATO a proposito dell'ingresso degli Stati Baltici nel blocco militare. Il discorso del
presidente Putin è stato il più significativo fatto finora dalla Russia, ed è un segno che la
Russia sta cominciando a percepire la minaccia ai suoi confini immediati, dal Lontano
Oriente russo al confine con la Georgia e l'Europa Orientale.

Per come la vedono i russi, la NATO non è più interessata a una "pacifica coesistenza". Il
generale Baluevskij, capo di stato maggiore delle forze armate e primo vice-ministro della
difesa, ha ammonito i russi che le minacce militari sono oggi più grandi che al tempo della
Guerra Fredda. Sia il presidente russo che il generale Baluevskij hanno caldeggiato una
nuova dottrina militare russa per rispondere alle crescenti ed emergenti minacce di Stati
Uniti e NATO. [12]

I progetti militari avanzati dagli Stati Uniti, da diversi alleati europei della NATO (Gran
Bretagna, Polonia e la Repubblica Ceca) e dal Giappone per il dispiegamento di due sistemi
paralleli di difesa anti-missile, minacciano sia la Russia che la Cina. Uno scudo anti-missile
verrà installato in Europa e l'altro in Estremo Oriente, con il pretesto delle ipotetiche
minacce dell'Iran e della Corea del Nord agli Stati Uniti, l'Europa, la Corea del Sud e il
Giappone.

"Questa [Gli scudi anti-missile installati ai confini con la Russia] è una questione molto
urgente e politicamente importante, e potrebbe trascinarci in una nuova corsa agli
armamenti", ha commentato il generale Jurij Solovëv, comandante delle forze armate russe,
in merito gli elementi del sistema di difesa anti-missile che verranno installati in prossimità
del confine russo, in Europa Orientale. [13]

Si discute anche dell'installazione di un altro scudo anti-missile nel Caucaso, o perfino in
Ucraina. La Repubblica dell'Azerbaijan e la Georgia sono potenziali candidati a ospitare il
sistema di difesa nel Caucaso.

"La nostra analisi dimostra che il posizionamento di una stazione radar nella Repubblica
Ceca e una base anti-missile in Polonia per noi [la Russia] è una minaccia reale", ha chiarito
il generale Vladimir Popovkin, comandante delle Forze Spaziali russe, che ha poi aggiunto:
"È molto dubbio che elementi del sistema di difesa anti-missile statunitense in Europa
Orientale siano pensati per i missili iraniani come è stato dichiarato [dalle autorità
statunitensi]". [14]

La maggioranza della popolazione ceca si oppone al progetto di difesa anti-missile
americano in Repubblica Ceca. [15] La volontà del popolo ceco viene ignorata, e lo stesso
vale per la volontà di americani, britannici, italiani, canadesi e giapponesi, sistematicamente
ignorata dai rispettivi governi. In altre parole, questi cosiddetti governi democratici sono
estremamente anti-democratici quando si tratta di guerra e di strategia militare.

La NATO sta militarizzando i confini della Russia e della Cina e gli Stati Uniti stanno
organizzando una più vasta rete di alleanze militari. Stupisce che la Turchia, che è un
membro mediorientale della NATO, confina con l'Iran e sarebbe stata una scelta logica per il
posizionamento di uno scudo contro la presunta minaccia missilistica iraniana, sia stata
invece scartata. Il fatto che il sistema anti-missile venga installato in Polonia e nella
Repubblica Ceca invece che in Turchia e nei Balcani suggerisce che il progetto non è diretto
principalmente contro l'Iran, ma contro la Russia.

L'altro progetto di sistema anti-missile, nell'Estremo Oriente, oltre che alla Corea del Nord
sarà prossimo alle popolose province orientali della Cina e al Lontano Oriente russo ricco di
risorse. Questo scudo anti-missile asiatico sarà più o meno posizionato in Giappone, forse
con elementi in Corea del Sud. Il Giappone e gli Stati Uniti hanno avviato un progetto di
ricerca relativo a un sistema di difesa nel 1999, guarda caso lo stesso anno
dell'allargamento della NATO e della guerra di quest'ultima contro la Jugoslavia. [16] Anche
Taiwan ha un ruolo vitale nella militarizzazione della frontiera con la Cina.

Quando questa rete militare internazionale sarà completata, la vera ragione per la creazione
dei due scudi anti-missile paralleli sarà evidente. Questi due progetti militari non sono
separati ma interconnessi. Fanno parte della globalizzazione della NATO e di una più vasta
alleanza militare che sta mettendo in atto l'accerchiamento della Russia, della Cina e dei
loro alleati.

Contemporaneamente allo sviluppo di questa rete militare globale, la NATO e gli Stati Uniti
hanno avviato un tentativo di controllare gli oceani. Anche l'alto mare, il commercio
internazionale e il traffico marittimo sono oggetto di un regime di controllo in fase di
rafforzamento capeggiato dal governo degli Stati Uniti.

Mettere il guinzaglio alla Cina: l'importanza strategica delle rotte petrolifere,
Taiwan e Singapore


Gli Stati Uniti hanno saldi legami militari con Taiwan perché Taiwan rappresenta un nodo
logistico per contrastare militarmente la Cina e la sicurezza energetica cinese. Taiwan è
importante dal punto di vista geo-strategico perché si trova tra il Mare Cinese Meridionale e
il Mare Cinese Orientale. Gli Stati Uniti attribuiscono un'estrema importanza alla posizione di
Taiwan rispetto alle rotte marittime di enorme rilevanza strategica utilizzate per il trasporto
di petrolio e altre risorse verso la Cina.
Si è discusso a lungo delle importanti rotte del petrolio in Asia Centrale e dei corridoi
terrestri, ma bisognerebbe anche prestare attenzione alle rotte marittime. Le forniture
energetiche sono strettamente collegate con la sicurezza nazionale, lo sviluppo e la forza
militare della Cina. Se le forniture petrolifere della Cina dovessero interrompersi in caso di
guerra, o, cosa più probabile, subire dei ritardi, il paese sarebbe vulnerabile e
potenzialmente paralizzato e soffocato. Un cordone marittimo attorno alla Cina servirebbe
proprio a questo.

Gli Stretti di Taiwan e di Malacca sono geo-strategicamente vitali per il trasporto di petrolio
e risorse verso la Cina. Nell'attuale situazione chiunque controlli i due stretti controlla il
flusso energetico verso la Cina. Sarebbe un duro colpo per la Cina se i due stretti venissero
bloccati e il passaggio delle petroliere fermato o ritardato, esattamente come sarebbe un
grave colpo per gli Stati Uniti e l'Unione Europea se l'Iran bloccasse lo Stretto di Hormuz.
Accade così che la flotta statunitense domini queste rotte di trasporto. Finché la Cina non
avrà un afflusso sicuro di energia su una rotta che non sia controllata dagli Stati Uniti
continuerà a essere vulnerabile alla flotta statunitense che sorveglia costantemente gli
Stretti di Taiwan e di Malacca.

Per questo sia Taiwan che Singapore sono fedeli alleate degli Stati Uniti. Inoltre Singapore e
Taiwan sono state pesantemente militarizzate con lo scopo di controllare questi due stretti
di importanza vitale. In caso di guerra tra la Cina e gli Stati Uniti, Singapore e Taiwan,
alleate con la flotta statunitense, hanno dei piani d'emergenza per impedire al traffico
petrolifero di raggiungere la Cina.

Nonostante lo Stretto di Malacca si trovi all'interno delle acque territoriali della Malesia, la
rapida militarizzazione di Singapore mira a controllare e se necessario interrompere il
passaggio delle petroliere dallo Stretto di Malacca. Così, in caso di guerra tra Stati Uniti e
Cina, il flusso di energia verso quest'ultima si interromperebbe. Le strutture navali di
Singapore sono anche altamente specializzate nell'assistenza a navi da guerra e sottomarini
e per questo molto utilizzate dalla flotta statunitense.

La Cina sa di essere vulnerabile a un intervento militare contro le sue forniture energetiche.
Per questo motivo i cinesi hanno sviluppato le proprie basi navali e hanno insistito perché
fossero costruiti terminal petroliferi e corridoi energetici sulle rotte terrestri che dall'Asia
Centrale e dalla Federazione Russa portano direttamente alla Cina. La cooperazione cinese
con la Russia, l'Iran e le repubbliche dell'Asia Centrale serve a creare un corridoio
energetico trans-asiatico che assicuri alla Cina un afflusso costante di energia in caso di
blocco navale imposto dagli americani nell'alto mare. Si sta discutendo sullo sviluppo di un
gasdotto dall'Iran al Pakistan, l'India e la Cina con la collaborazione della Russia. [17]

I cinesi hanno anche obiettato alle proposte e alle iniziative avanzate a proposito del
surriscaldamento globale. Secondo la Cina la discussione sul clima è una sfida deliberata alla
crescita economica della Cina e del mondo in via di sviluppo. I cinesi pensano che con
queste iniziative gli Stati Uniti e l'Unione Europea vogliano spingerli a tagliare le emissioni di
diossido di carbonio (CO2) così da compromettere il loro slancio economico e industriale.
[18]

Potenziamento navale nell'Oceano Indiano e sul fianco orientale cinese
Attorno alla Cina c'è stato un graduale potenziamento della presenza navale, compreso un
incremento delle flottiglie di sottomarini nella regione Asia-Pacifico. Un rapporto australiano
pubblicato dall'Australian Strategic Policy Institute (ASPI), l'Istituto australiano per la
politica strategica, ha lanciato un monito sulla corsa agli armamenti che si sta verificando
attualmente in Asia. Scrive il rapporto: "In un arco che si estende dal Pakistan e l'India
attraverso il Sudest Asiatico fino al Giappone è in corso una notevole modernizzazione ed
espansione [militare]". [19]

La Cina, secondo quanto scrive Bill Gertz del Washington Times, sta "potenziando le forze
armate e costruendo basi lungo le rotte marittime dal Medio Oriente per proiettare
oltreoceano la sua potenza e proteggere le forniture petrolifere, secondo un rapporto interno
preparato per il segretario alla difesa Donald H. Rumsfeld e reso noto solo ora". [20]

La Cina si è impegnata in una politica navale preventiva mirata a rendere sicuri il Mare
Cinese Orientale, il Mare Cinese Meridionale e l'Oceano Indiano. Questi mari corrispondono
tutti alle rotte marittime internazionali che portano in Cina il petrolio africano e
mediorientale. L'obiettivo dei cinesi è proteggere la propria sicurezza energetica dalla flotta
degli Stati Uniti e dai suoi alleati. Il Pentagono chiama queste basi navali "il filo di perle" per
la loro importanza geo-strategica nel garantire l'equilibrio delle forze navali nell'Oceano
Indiano. [21]

La Cina costruisce le proprie strutture navali lungo tutto questo vitale corridoio marittimo. Il
porto navale di Gwadar in Pakistan, sulle sponde del Mar Arabo, è stato progettato e
costruito dai cinesi. È stato anche firmato con lo Sri Lanka (Ceylon) un accordo che darà alla
Cina l'accesso al porto di Hambatota sulla costa meridionale dell'Isola. [22]

La Cina ha anche progettato la costruzione di un porto navale a Myanmar (Burma), un
alleato della Cina geo-strategicamente molto importante. La creazione di un porto a
Myanmar porrebbe fine alle necessità o minacce che vengono dagli stretti di Taiwan e della
Malacca. La Cina confina direttamente con Myanmar, e tra la costa di Myanmar e la Cina
Meridionale esistono una rotta di trasporto e una rete ferroviaria. [23]

Gli Stati Uniti hanno cercato anche di impedire in tutti i modi che il petrolio arrivasse alla
Cina direttamente per mezzo di qualsiasi forma di cooperazione energetica trans-asiatica
che escludesse le tradizionali e vulnerabili rotte marittime che si trovano sotto il vigile
controllo della flotta statunitense. Un accordo energetico trans-asiatico, come l'oleodotto
Iran-Pakistan-India, nuoce al piano degli anglo-americani e della NATO per il controllo
dell'Eurasia.

Inoltre, la Flotta del Pacifico degli Stati Uniti attribuisce una grande importanza strategica
all'isola di Guam nell'Oceano Pacifico, e gli Stati Uniti stanno approfondendo la
collaborazione con l'Australia, Singapore, le Filippine ed il Giappone per accerchiare
militarmente la Cina. [24] L'argomento dei missili balistici nord-coreani viene usato come
pretesto ideale per accerchiare ulteriormente la Cina nell'Estremo Oriente. La Proliferation
Security Initiative (PSI), Iniziativa per la sicurezza contro la proliferazione, avviata
dall'amministrazione Bush Jr. nel 2003 subito dopo l'invasione dell'Iraq, è anche un mezzo
per controllare i movimenti del traffico internazionale e interrompere le forniture
energetiche alla Cina se dovesse arrivare il momento di attaccare i cinesi.

Il controllo delle vie d'acqua strategiche, il cordone navale dei mari ed una "flotta
globale"

Il controllo dell'alto mare e dei commerci marittimi è un'altra linea d'attacco per accerchiare
i giganti eurasiatici, la Cina e la Russia. La Proliferation Security Initiative (PSI), Iniziativa
per la sicurezza contro la proliferazione, e la creazione di una "forza navale globale" sotto il
comando degli Stati Uniti sono finalizzate al raggiungimento di questo obiettivo. Sotto
questo aspetto la Cina corre maggiori pericoli della Russia rispetto a una minaccia
proveniente dall'oceano.

Comincia a emergere la rete navale che la NATO e i suoi alleati stanno costituendo. Più di 40
paesi hanno partecipato a esercitazioni navali nel Mar Arabico e nell'Oceano Indiano. [25] È
una minaccia alle forniture energetiche cinesi e al traffico internazionale che passa
attraverso l'Oceano Indiano tra l'Africa e l'Eurasia.

L'ammiraglio Mike Mullen, capo delle operazioni navali statunitensi, ha dichiarato che gli
Stati Uniti stanno cercando di mettere insieme una "flotta di mille navi" a cui affidare il
controllo della acque internazionali. [26] La strategia così delineata è la fusione di flotte
NATO e alleate che la Marina statunitense ha definito "collaborazione marittima globale" e
che "nell'affrontare questioni marittime unisce flotte, guardie costiere, forze marittime,
operatori portuali, trasporto commerciale e molte altre realtà governative e non
governative". [27]

Le aree in cui questa nuova strategia entra inizialmente in gioco sono il Golfo Persico, le
acque dell'Africa Orientale e il Mar Arabico. L'ammiraglio Mullen ha anche citato l'esistenza
di un gruppo prevalentemente NATO di 45 navi da guerra dislocate nel Golfo Persino ed
attorno alle acque del Medio Oriente come parte di questa forza navale globale. [28] Le
operazioni nelle acque del Medio Oriente e nel Mar Arabico comprendono le Combined Task
Force (CTF) 150 e 152. La Combined Task Force (CTF) 150 opera nelle acque del Golfo di
Oman, del Golfo di Aden, del Mar Rosso e del Mar Arabo Settentrionale, dove si trovano
delle navi da guerra francesi. La Combined Task Force (CTF) 152, che comprende navi da
guerra italiane, francesi e tedesche, opera nel Golfo Persico e ha il proprio quartier generale
operativo nel Bahrein.
È significativo notare che la Combined Task Force (CTF) 152, che fa parte del gruppo di 45
navi da guerra citato dall'ammiraglio Mullen come parte della forza navale globale, si trova
sotto il comando della Marina statunitense e di CENTCOM. Sono dunque comprese le
operazioni navali nel Golfo Persico e intorno al Medio Oriente. L'Operazione Iraqi Freedom
nel Golfo Persico e l'Operazione Enduring Freedom al largo del Corno d'Africa sono solo due
delle operazioni nel cui ambito operano queste navi da guerra prevalentemente NATO.

Questa armata navale sempre più consistente è composta da tre Combined Task Forces
(CTF) della coalizione principale e sette forze navali d'appoggio. Tra le 45 navi che
costituiscono la flotta di navi da guerra ci sono quelle della Francia, della Germania,
dell'Italia, dell’Olanda, del Canada, dell'Australia, del Pakistan e di altri alleati NATO, oltre
alle navi da guerra statunitensi e britanniche.

La forza navale globale opera sotto gli auspici della NATO e del settore operazioni navali di
CENTCOM. La formazione di questa estesa, e relativamente inedita, armata di navi da
guerra è possibile solo con il consenso dell'intesa franco-tedesca nell'ambito della NATO.
Queste navi da guerra si sono riunite con il pretesto di combattere la "Guerra globale al
terrore"

Il controllo delle acque internazionali, del transito e del commercio globale:
l'Iniziativa per la sicurezza contro la proliferazione

Oltre alla forza navale globale creata dagli Stati Uniti e dalla NATO, è stata messa a punto
una strategia per controllare il commercio, i transiti e le acque internazionali. La
Proliferation Security Initiative (PSI), Iniziativa per la Sicurezza contro la Proliferazione, con
il pretesto di voler fermare il contrabbando di tecnologia o componenti per la costruzione di
armi di distruzione di massa e componenti o tecnologia missilistica, mira a controllare il
flusso di risorse e il commercio internazionale. Il piano è stato stilato da John Bolton quando
era al Dipartimento di Stato USA come Sottosegretario di Stato per il controllo delle armi e
la sicurezza internazionale.

La strategia è stata avviata il 31 maggio 2003 dalla Casa Bianca e prospettava un'aperta
violazione del diritto internazionale. Secondo il diritto internazionale le navi da guerra della
marina statunitense o della NATO non hanno il permesso di abbordare e perquisire le navi
mercantili straniere che incrociano nelle acque internazionali. In base alla Parte VII della
Convenzione delle Nazioni Unite del 1982 sul Diritto del Mare, le operazioni degli Stati Uniti
sono internazionalmente illegali, a meno che non siano autorizzate dal paese di bandiera
della nave mercantile. La navi da guerra possono perquisire o trattenere solo navi dello
stesso paese, a meno che non sia stato firmato un accordo bilaterale con un'altra nazione
che assicuri il diritto di perquisire mercantili che battono la sua bandiera.

In acque internazionali le navi straniere possono essere perquisite solo se inquinano le
acque del paese di una forza navale o per un fondato sospetto di pirateria. Inoltre in acque
internazionali le navi di un governo nazionale non possono essere fermate, perquisite e
sequestrate dai vascelli di altri paesi. Secondo queste linee guida internazionali, se la Marina
statunitense fermasse un vascello appartenente al governo della Corea del Nord, della Siria
o della Cina in acque internazionali commetterebbe un'azione illegale. Con il nuovo regime
delle acque internazionali proposto e attualmente esercitato sulla Corea del Nord dal
governo statunitense tutto ciò ha cominciato ha cambiare, soprattutto nelle acque
dell'Oceano Indiano e dell'Oceano Pacifico. I governi di diverse nazioni asiatiche, tra cui
quello malese, hanno apertamente criticato e messo in dubbio la legittimità delle nuove
operazioni.

La Cina naturalmente diffidava dell'iniziativa statunitense per le acque internazionali e si è
rifiutata di partecipare nel progetto del 2003. I cinesi lo considerano un modo per
controllare ulteriormente il commercio e le acque internazionali. La Russia ha invece aderito,
perché Mosca non dipende come la Cina dal traffico marittimo e dalle acque internazionali.
Inoltre la flotta russa acquisisce così il diritto reciproco di fermare e abbordare navi
mercantili statunitensi.

Non è un caso che Singapore, il Giappone e il Mare Cinese Meridionale, tutti
geograficamente vicini alla Cina, siano stati sede delle molte esercitazioni navali organizzate
nell'ambito della nuova iniziativa. Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone, Australia, Canada,
Singapore, Francia, Italia e Germania, insieme alla Russia, hanno tutti partecipato alle
esercitazioni navali della Proliferation Security Initiative (PSI).

Da quando l'iniziativa è stata avviata sono stati fermati ed infastiditi molti vascelli
nord-coreani. Ma anche la Cina, insieme ad altri paesi, è minacciata da queste operazioni
navali, la cui illegalità ricorda quella delle "no-fly zones" imposte sull'Iraq prima
dell'invasione dai governi statunitense, britannico e francese. Si è creato un precedente per
poter fermare, in futuro, le navi cinesi e il traffico marittimo verso la Cina.

L'espansione della NATO e la marcia verso il conflitto globale
La prospettiva militare globale e le ambizioni geo-politiche della NATO sottolineano ed
evidenziano le direttive militari e le operazioni della NATO. Il sistema di alleanze militari si
sta compattando e i suoi principali obiettivi sembrano essere i giganti eurasiatici: la Russia,
la Cina e forse l'India. L'espansione della NATO non si limita all'Europa e all'ex-Unione
Sovietica, ma persegue ambizioni globali. In Asia, dalla rete di alleanze della regione
Asia-Pacifico si sta formando un'alleanza parallela alla NATO. [30] La Cina, la Russia e l'Iran
si trovano ora in prima linea in una riluttante coalizione eurasiatica che si sta costruendo per
contrapporsi alla NATO e agli Stati Uniti. Alla fine i tempi dell'allargamento della NATO
potrebbero decidersi in Medio Oriente. Se il Medio Oriente cadrà sotto il controllo totale
dell'alleanza anglo-americana e della NATO si creeranno le condizioni per una nuova fase
della "guerra lunga" che condurrà dritto al cuore dell'Eurasia.

Fonte: http://byebyeunclesam.files.wordpre...re-militare.pdf


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