Barbarie
Marine nella bufera per un video-choc in cui quattro presunti soldati Usa urinano sui cadaveri di insorti afghani. Il filmato arriva in un momento molto delicato con l’avvio dei negoziati di pace con i talebani, che hanno appena annunciato l’apertura di una loro rappresentanza in Qatar.
I taleban hanno bollato l’oltraggio come «una barbarie», ma il portavoce Zabibullah Mujahid ha assicurato che «non avrà ripercussioni negative sui colloqui, che allo stato, vertono per lo più sullo scambio di prigionieri». «Atti disumani» è stato il duro commento del presidente Hamid Karzai, che ha chiesto punizioni esemplari.
Certo è che il video, postato su YouTube come una bomba a orologeria, rischia di esasperare i già forti sentimenti anti-americani in Afghanistan. L’esercito Usa si è affrettato ad aprire un’inchiesta mentre il portavoce del Pentagono, John Kirby, è intervenuto per prendere le distanze. «A prescendere dalle circostanze e dall’identità di chi appare nel filmato, si tratta di un comportamento disgustoso e inaccettabile per chiunque indossi un’uniforme. Mi ha rivoltato lo stomaco». Anche i marines hanno fatto sapere che «le azioni mostrate non sono compatibili con i valori del nostro Corpo», pur precisando di non aver ancora potuto verificare «l’origine o l’autenticità» del video. «Questo comportamento disonora i sacrifici e i valori di ogni singolo soldato che rappresenta le 50 nazioni della coalizione», è stato il commento dell’Isaf.
Il filmato dura una quarantina di secondi; dopo aver controllato che non vi siano occhi indiscreti, quattro presunti marines fanno la pipì su tre cadaveri insanguinati, forse di talebani. Un militare sospira «oh, sì» mentre un altro ride. «Dorata, come una doccia», scherzano cinicamente. Quindi, dopo aver terminato, augurano ai corpi una «buona giornata». Il video è stato pubblicato dall’utente "SemperfiLoneVoice", chiaro riferimento al motto dei "marine semper fidelis". Le immagini-choc richiamano alla memoria un altro caso che gettò disonore sui Marine: lo scandalo delle torture nel famigerato carcere iracheno di Abu Ghraib, che nel 2004 assestò un duro colpo all’immagine delle forze armate americane.