«LA LEGGENDA D’AMORE» AL TEATRO BOLSHOJ
Circa tre stagioni fa dal cartellone del teatro Bolshoj è scomparso il balletto di Jurij Grigorovich «Leggenda d’amore» («Легенда о любви»), un «capolavoro insuperato del Maestro», secondo i critici di balletto russi. Fino allora lo spettacolo faceva onore al palcoscenico del Bolshoj per poco meno di tre decenni. Vi si sono educate alcune generazioni di ballerini bravissimi. Per gli interpreti, la «Leggenda» era una specie di scuola in cui imparavano l’arte. Quando al posto del direttore artistico del Teatro Bolshoj era stato nominato Ghennadij Rozhdèstvenskij, Jurj Grigorovich ha avuto la proposta di ricostruire i suoi balletti che per diversi motivi erano scomparsi dal repertorio. Il primo ad essere presentato al pubblico è stato il «Lago dei cigni», «risuscitato» in primavera dell’anno scorso. Sempre in quel periodo и stata progettata la «Leggenda d’amore». Il progetto и stato realizzato in tempo, nonostante gli ennesimi spostamenti fra i dirigenti del teatro nazionale Numero Uno.
Juri Grigorovich ha lavorato sulla restituzione dello spettacolo per circa due mesi, insieme alla sua assistente abituale, Natalia Bessmèrtnova, una grande ballerina, la prima interprete moscovita di Scirin, una delle due parti femminili principali. Va detto subito che nonostante tutto l’impegno usato, i bravi artisti di oggi non sono riusciti ad avvicinarsi a quella tensione di passioni che coinvolgeva e conquistava la sala negli anni sessanta. Ma i motivi sono storici e non professionali.
Una volta la «Leggenda d’amore» rappresentava una specie di inno alla fraternità multinazionale, sinonimo di una solidarietà di tutti gli uomini della terra: il balletto è ispirato al poema di Nazym Khikmet, turco, la musica è stata scritta da Arif Mèlikov, giovane compositore azerbaigiano, la messa in scena è stata realizzata dal coreografo e da artisti russi. Il protagonista, il simpatico pittore Ferhad rinuncia alla propria felicità per rendere felice il popolo, operando prodezze degne di Prometeo. Ferhad procura per i concittadini, tormentati dalla sete, l’acqua, scavandola in una roccia. La zarina Mehmene Banù sacrifica la sua bellezza per salvare la vita alla sua sorella minore.
Tutte le novazioni coreografiche di Jurij Grigorovich, introdotte dalla «Leggenda», sono state perfezionate da lui stesso nei suoi spettacoli ulteriori, come lo «Spartacus», «Ivan il Terribile», «Angara», «Romeo e Giulietta». Si tratta del sinfonismo da ballo, della stilizzazione plastica, di elementi acrobatici, della regia netta. Troppo laconiche e modeste appaiono oggi le scenografie: un grosso volume antico, creato da Simon Virsaladze, artista eminente, coautore costante del coreografo.