«L’acero mio cadente…» «Клён ты мой опавший…» è una poesia del poeta russo Serghej Jessenin (Сергей Есенин, 1895-1925) scritto nel 1925. La lirica paesistica di Serghej Jessenin oltre alla metafora straordinaria possiede una peculiarità unica: quasi tutte le opere poetiche del poeta sono autobiografiche. «L’acero mio cadente…» «Клён ты мой опавший…» è una delle prime poesie scritte dal poeta nell’ospedale psichiatrico dove lui fu curato dall’ennesima dipsomania. Al poeta fu assegnata la corsia illuminata e abbastanza spaziosa al terzo piano con le finestre che danno al giardino. Nel giardino c’era un acero. La poesia «L’acero mio cadente…» «Клён ты мой опавший…» è stata più volte messa in musica. La canzone più popolare è stata scritta dal compositore sconosciuto.
Canta Ghelena Velikànova (Гелена Великанова) che è considerata la migliore esecutrice di questa canzone. È stato filmato a Mosca nel 1970.
https://www.youtube.com/watch?v=qJBScwq_UGw
Cantano Ekaterina Gùsseva (Екатерина Гусева) e Nikolaj Rastorgùev (Николай Расторгуев).
https://www.youtube.com/watch?v=x6vDEvZTjVw
Canta Vladimir Mirza (Владимир Мирза)
https://www.youtube.com/watch?v=LvYp53sCCBU
«L’ACERO MIO CADENTE…» «КЛЁН ТЫ МОЙ ОПАВШИЙ…»
Клён ты мой опавший, клён заледенелый, = L’acero mio cadente, acero ghiacciato,
Что стоишь, нагнувшись под метелью белой? = Cosa stai ĺ piegato sotto la bianca bufera.
Или кто увидел? Или кто услышал? = O qualcuno ha visto? O qualcuno ha sentito?
Словно за деревню погулять ты вышел. = Come se fosti uscito dal villaggio a spassartela.
И, как пьяный сторож, выйдя на дорогу = E, come un guardiano ubriaco, uscendo in strada
Утонул в сугробе, приморозил ногу. = Affondasti in un cumulo, ti congelasti una gamba.
Ах, и сам я нынче чтой-то стал нестойкий, = Ah, pure io ora mi son fatto un tanto instabile,
Не дойду до дома с дружеской попойки. = Non giungeṛ fino a casa dall’allegra bisboccia.
Там вон встретил вербу, там сосну приметил, = Ecco, là incontrai un salice, là scorsi un pino,
Распевал им песни под метель о лете. = Gli cantavo sotto la bufera canzoni dell’estate.
Сам себе казался я таким же клёном, = Mi sembrava che pure io ero come quell’acero,
Только не опавшим, а вовсю зелёным. = Soltanto non cadente, ma del tutto verdeggiante.
И, утратив скромность, одуревши в доску, = E, perso ogni pudore, inebetito da morire,
Как жену чужую, обнимал берёзку. = Come una moglie altrui, abbracciavo una betulla.
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Descrizione: | «L’ACERO MIO CADENTE…» è una poesia del poeta russo Serghej Jessenin |
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Zarevich