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«GLI ZIGOLI»
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Messaggio «GLI ZIGOLI» 
 
«GLI ZIGOLI» «ОВСЯНКИ» («Ovsjànki»)
«SILENT SOULS» «LES BRUANTS»
Film di Aleksej Fedòrcenko (Алексей Федорченко) 2010

Il film del regista di Ekaterinburg Aleksej Fedòrcenko (Алексей Федорченко) «GLI ZIGOLI» «ОВСЯНКИ» è stato scelto per il Concorso principale della 67sima edizione della Mostra Internazionale del Cinema a Venezia. Il film di Aleksej Fedòrcenko si chiama in russo «Овсянки» cioè un uccello «Emberiza citrinella», un uccello della famiglia degli Emberizidae. Insomma, GLI ZIGOLI sono dei modesti uccellini i quali, tra l'altro, non di rado mettono nella gabbia insieme ai canarini. Ma il film di Aleksej Fedòrcenco certo non è sull’ornitologia. È un film-strada nei celati cantucci della tenerezza e della tristezza. L’autore della sceneggiatura è il prosatore Denis Ossòkin (Денис Осокин) con cui Aleksej Fedorcenko lavora costantemente. Il soggetto è basato su una storia semplice e chiara a tutti: un uomo va a seppellire sua moglie nei luoghi dove loro erano stati un tempo felici. Il pregio della novella di Denis Ossokin è trovata da lui una piana intonazione, dal punto di vista psicologico molto attendibile e sicura. Proprio questo manca oggi nel cinema e nella vita: manca la piana bellezza e la chiara tristezza. Aleksej Fedorcenko non fa previsioni a proposito del suo film al Festival Veneziano. Secondo lui la scelta stessa per il concorso è già un successo. È un successo non solo suo, ma è un successo del cinema russo nel suo insieme.



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Zarevich
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Messaggio Re: «GLI ZIGOLI» 
 
Il film russo «GLI ZIGOLI» «ОВСЯНКИ» di Aleksej Fedòrcenko risulta essere un favorito del concorso di base della Mostra del Cinema di Venezia. La pellicola, presentata sabato, ha ricevuto uno dei massimi punti nel raiting informale pubblicato nel Bollettino «Venews» della manifestazione.
  

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Zarevich
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Messaggio «GLI ZIGOLI» 
 
Il favorito del Festival del Cinema a Venezia è diventato il film russo di Aleksej Fedòrcenko «Gli Zigoli» cioè in russo «Овсянки» («Ovsjànki»). Questa mistica, lirica e persino pseudodocumentaria storia ha così colpito i critici e gli spettatori che dopo la visione del film gli spettatori hanno fatto un’ovazione di 12 minuti. Il presidente della giuria Quentin Tarantino applaudiva in piedi e gettava in alto il suo cappello. Da una parte il film è un’opera di grande valore artistico, invece dall’altra parte è un film assolutamente per il vasto pubblico. Il film ha il chiaro soggetto con i rapporti comprensibili dei personaggi. Tali emozioni dei personaggi di questo film sono nella vita praticamente di ogni uomo. È un dramma erotico. Nel film ci sono molte scene erotiche, quell'erotismo brutale del nord russo. Ci sono i dialoghi inattesi e provocanti. I personaggi discutono la propria vita privata, i rapporti intimi con la donna amata, congedandosi da lei perché lei è morta. Nonostante gli avvenimenti tragici, è molto chiaro che il film lascia la speranza e un sentimento di evidente tristezza. Sono le profonde e personali sofferenze psicologiche che saranno capite praticamente da tutti gli uomini che sono capaci di amare e che sono amati dagli altri. Saranno capite dagli uomini che hanno perso la persona amata e vicina, quando sembra che tutto il mondo si rovescia, si perdono i sensi della vita e l’uomo non può trovare un punto d'appoggio. Per quanto riguarda il titolo del film «Ovsjanki» («Овсянки») cioè in italiano «Gli Zigoli», sono gli uccellini che sono presenti nel film intero. Gli uccellini non sono fatti in computer-grafica, sono vivi. Questi uccellini sono portatori in un certo mondo mistico e pagano. L’autore dell’idea e della sceneggiatura ha inventato questi uccellini e loro, insomma, sono gli unici testimoni di tutta la storia dall’inizio alla fine.


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Zarevich
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Messaggio «GLI ZIGOLI» 
 
Alla chiusura del Festival di Venezia, il presidente della giuria Quentin Tarantino ha definito un'opera di autentica poesia il film russo «GLI ZIGOLI» «ОВСЯНКИ», a cui tre premi aprono la strada della distribuzione in tutta Europa. Per il regista Aleksej Fedòrcenko si tratta di un grosso successo. Prima è venuto il premio per il migliore operatore, in questo caso Mikhail Krichman che già sette anni fa aveva ottenuto con Zvjaghintsev il Leone d'Oro per il film «Il ritorno» («Возвращение»). Secondo Aleksej Fedòrcenko, Mikhail Krichman ha il dono di dare contenuto anche all'inquadratura più normale. A «GLI ZIGOLI» sono andati altri due premi, una dell'Associazione Internazionale della Critica e l'altro della Giuria Ecumenica. Di questo film prima si era parlato come di un dramma erotico, poi si è preferito il termine di «mistificazione etnografica». E' la seconda volta che il Festival di Venezia onora il regista Fedòrcenko. Cinque anni fa lui ebbe un premio per il film «I primi sulla Luna».


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Zarevich
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Messaggio Re: «GLI ZIGOLI» 
 
Ho visto oggi questo film e mi è piaciuto nella sua particolarità dall'indefinibile genere: un film sull'amore e sulla morte, intriso di spiritualità e di antiche ritualità, immerso nella sconfinata natura russa. Triste, senz'altro, ma bello e poetico. Lo consiglio senz'altro a chiunque non si aspetta di fare due risate spensierate davanti ad una pellicola leggera.

Ricopio qui la recensione (per altro attinta dalle numerose recensioni esistenti sui siti russi) pubblicata sulla rivista online di informazione cinematografica e culturale  nonsolocinema.com:



Nel centro e nel nord della Russia si nascondono popoli, tradizioni e culture sopravvissute alla modernità e al turbine della Storia. Il loro “senso per la neve” e per l’acqua aprono orizzonti inesplorati a noi poveri occidentali…

Una di queste culture è quella dei Merja, popolazione ugrofinnica (come gli estoni e i finlandesi, per capirci) che hanno perso la quasi totalità della loro lingua, resistono in enclavi ormai assimilate, ma continuano a conservare sacralmente la propria ricchezza folklorica. Aist fa il fotografo in un’enorme cartiera ed è appunto membro di questa antica comunità. I Merja, ci dice la sua voce narrante, non si distinguono più per l’attualità del loro vivere quotidiano, ma si riconoscono fra di loro per motivi che vanno oltre la tradizionale razionalità, e nei momenti cruciali mettono in atto riti e funzioni vicine ad un ancestrale paganesimo, che aiutano a superare le crisi e compattano quei lacerti di primitiva comunità.

Quando il suo capo, Miron, perde l’amata moglie, i due intraprendono un affascinante viaggio nelle acquitrinose zone lacustri della Russia centrale, lasciandosi dolcemente cullare dagli usi funerari di cui sono più che attivi esecutori, quasi incantati prigionieri: fra l’altro portano con sé i due “ovsjanki” del titolo originale. Sono due uccellini (in italiano “zigoli”) comunissimi nella zona, e perciò stesso “invisibili” nella loro quotidianità, come lo sono i Merja, com’è anche Aist (il suo nome, curiosamente in russo significa “cicogna”). Ma non per questo meno indispensabili; anzi la loro importanza periferica, eccentrica si rivaluta nei momenti di eccezionalità e di depressione psicologica, attraverso il recupero di ritualità in ostinata lotta per la sopravvivenza, come i piccoli uccellini nel gelido inverno russo.

E’ proprio la ritualità sacrale a costituire il filo rosso di questo piccolo gioiello coscientemente anti-moderno: il lavaggio del “cadavere” (ma forse il termine è riduttivo, se è vero che “solo l’amore non ha fine”, come recita la chiusa del film), il suo rogo silente sulle rive del fiume, il racconto spudorato ed esorcizzante delle intimità sessuali, scevro da ogni sconcezza (lo “sconcio” è un concetto occidentale…), la stessa liturgia colorata per cui i peli pubici della novella sposa vengono abbelliti di fili colorati (il marito li scioglierà la prima notte di nozze, per poi legarli eternamente ad un albero).

Tutto galleggia poi sull’acqua, o meglio su quel rapporto a noi incomprensibile che i Merja vivono con la loro fluida divinità autoctona: i fiumi, i laghi, persino il desiderio struggente di morire affogati per poter essere eternati nei flussi degli specchi acquatici che furono culla di quell’antico popolo. Tutto fluisce, disse qualcuno, ma i Merja vorrebbero bagnarsi eternamente nella stessa acqua…

Il russo Aleksej Fedorčenko (al suo terzo lungometraggio) riesce a farci fondere con il paesaggio e con gli antichi resti di ciò che gli europei hanno distrutto con il loro retaggio “giudaico-cristiano”, e lo fa con lieve maestria spirituale e con il rispetto di chi entra in punta di piedi nella camera dei segreti altrui, aiutandoci ad infrangere i confini di quello che la pruderie e la decenza considerano tabù: davanti alla morte non esiste vergogna, il corpo non è sacro per la sua mera fisicità, ma per la misura in cui riuscirà a ritornare al luogo da cui proviene: la Natura.


( http://www.nonsolocinema.com/Ovsjan...ksej_20906.html )
  



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Messaggio Re: «GLI ZIGOLI» 
 
Il film comincia con una tragedia, per questo è un po' pesante all'inizio. Successivamente, seguendo meglio i protagonisti ed entrando nella loro vita, si comincia a ragionare e capire l'essenza del film.
Gli zigoli, chiusi nella gabbia, sembrano gli unici che incarnano la vita, tra le facce tristi, i paesaggi belli ma nuvolosi. ..... La vita che provoca la morte e genera l'immortalità.
  



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Messaggio Re: «GLI ZIGOLI» 
 
https://www.youtube.com/watch?v=JI3iyO6J_Qo
  



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