Il 24 gennaio 2009 ha avuto luogo la cerimonia della distribuzione del Premio Nazionale della Russia nel dominio del cinema «AQUILA D’ORO» («ЗОЛОТОЙ ОРЁЛ») 2008. Sono stati designati i vincitori. Il miglior film a soggetto (Лучший игровой фильм): «ДИКОЕ ПОЛЕ» (2008) «IL CAMPO SELVATICO» di Mikhail Kalotozishvili (Михаила Калатозишвили). Il film è uscito nei cinema russi ed io vorrei scriverne qualcosa.

Un giovane medico Mitja (Dmitrij) arriva al lavoro alla steppa di Kazakistan. La sua nuova casa diventa un piccolo borgo a 200 chilometri da Alma-Ata. Gli abitanti del borgo cominciano a venire dal nuovo dottore e non solo per l’assistenza medica. Loro gli raccotano dei loro problemi, delle gioie e delle disgrazie della loro vita. Gradualmente Mitja si sente compenetrato di stima per i suoi pazienti.
Mitja aspetta l’arrivo della sua fidanzata da Mosca. Poco dopo la ragazza davvero arriva, ma ... per un po' di tempo …

A Venezia questo film è stato definito «western filosofico», cosa che ha meravigliato molto il regista. Il western lui chiaramente non lo progettava, ma il fatto che gli italiani hanno trovato nel film una certa filosofia, gli fa piacere.
Gli abitanti del piccolo borgo vivono in una certa società primitiva in cui il tempo si è fermato. Ma si è fermato non perché non si sviluppa, ma perché il tempo è eterno. L’uomo in generale è primitivo e primevo. E questo è la sua parte bella. La steppa e i monti … Solo uno spazio di questo film è eterno …

Gran premio al Festival di Marocco
Il Premio Art Cinema Award al 65 Festival di Venezia
Il Premio «L’Elefante Bianco» («Белый слон») al Festival di Mosca
Il Premio «AQUILA D’ORO» - Il miglior film dell’anno 2008
  




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Zarevich

Ho guardato il film «IL CAMPO SELVATICO»  e sono rimasto scioccato. Il film suscita un forte impressione. Lo consiglio a tutti.  
  




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Zarevich

Protagonista di questo film è la selvaggia natura rappresentata dalla sconfinata e silenziosa steppa, terribile e incantevole al contempo. Quasi un mondo a sé stante, ai confini della realtà, fuori dalla civiltà umana. Tutto in questo ambiente brullo, primordiale, essenziale, selvatico e selvaggio assume una dimensione estrema ed assoluta, compresi gli uomini che vi vivono, le cui emozioni, sentimenti e comportamenti diventano estremi e selvaggi come la natura stessa di quei luoghi.
L’eroe della storia, il giovane medico Mitja, è un uomo semplice, che sa quello che vuole, e quale è il senso della sua vita: aiutare gli altri, non importa dove, come e con quali mezzi, non è essenziale. Anche in un posto deserto e tanto selvatico, non si chiede mai cosa ci sta a fare lì, dove sembra impossibile non solo svolgere il lavoro di medico, ma perfino sopravvivere. Eppure lui non si fa domande, è lì perché vuole esserci, perché anche in quel luogo sperduto e selvaggio, la gente ha bisogno di aiuto, e lui è pronto ad aiutare chiunque, senza retorica o senso di eroismo, ma così, con semplicità ed umiltà.
Ma non è così facile fare quello in cui si crede, anche quando questo è semplicemente una rinuncia a tutto per aiutare chi non si conosce. Non basta essere votati al bene perché il corso degli eventi, la natura e gli uomini siano automaticamente indulgenti e ben disposti verso di noi.
E’ una storia che ci è stata insegnata duemila anni fa dal Vangelo, e alla quale, per molti versi, questo film contiene chiarissimi richiami, con una metafora fuori dalla geografia e dal tempo, eternamente valida.
Un film sicuramente da vedere e da consigliare a chiunque.