film di Rezo Chkheidze, (Резо Чхеидзе), 1965
Seconda guerra mondiale, Georghij Makharashvili, un anziano contadino georgiano parte dal suo villaggio, affrontando un lungo viaggio per andare a trovare il figlio ferito al fronte, che si trova in un ospedale.
Quando finalmente arriva, il figlio non è più in ospedale; è guarito ed è già tornato al fronte. Indietro non può tornare, ha promesso che non sarebbe tornato da solo. Come trovarlo? C’è solo un modo: andare al fronte a cercarlo. La sua ostinata ricerca lo porterà in prima linea dove i soldati prima e gli ufficiali poi, finiranno per accettarlo come un valido combattente al loro fianco, dopo aver inutilmente cercato di dissuaderlo e farlo tornare a casa.
Un uomo semplice e schietto, ma pieno di un naturale e spontaneo coraggio, che lo porta ad affrontare la vita del fronte, e i combattimenti, fino all’avanzata finale verso Berlino, nella determinazione di ritrovare il suo figliolo.
Lo ritroverà proprio a Berlino, negli ultimi momenti di guerra, prima della capitolazione della Germania, ma solo per vederlo morire da eroe.
Ma il vero eroe della storia è proprio il padre del soldato, per la sua semplice umanità, i suoi giusti principi elementari ma irrinunciabili e irriducibili davanti a chiunque, la sua determinazione, il suo coraggio “antieroico”, la sua capacità di suscitare la fiducia, la simpatia e l’affetto di tutti.
Un film veramente bello, che merita senz’altro di essere visto, a mio avviso.
