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Myshkin
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«PER UN NUOVO ESISTENZIALISMO»
PER UN NUOVO ESISTENZIALISMO - PARTE PRIMA
Di Alberto Conti, ComeDonChisciotte.org
Tra l’essere passeggeri di terza classe del Titanic prima della catastrofe e l’essere naufraghi su una scialuppa di salvataggio del Titanic dopo la catastrofe, c’è una bella differenza!
Nel secondo caso è molto più facile il poter dire “siamo tutti sulla stessa barca”, almeno fino al salvataggio che riporta al mondo di prima.
Oggi le classi reddituali sono molto più distanziate tra loro rispetto ai secoli precedenti, ed il trend in corso è inequivoco: si tende a consolidare un Olimpo elitario di padroni universali, di un mondo popolato dal 99% di schiavi, compresa la minoranza stratificata dei collaborazionisti privilegiati.
L’esperienza covid se non è ancora stata una catastrofe totale poco ci manca, quel poco che ci separa dalle peggiori previsioni di medio-lungo termine.
In sintesi abbiamo assistito alla diffusione di un virus artificiale, voluto e creato per nuocere al mondo intero, ad opera di una piccolissima comunità di tecnici e militari, che rispondono ai vertici della grande finanza predatoria globale. La gestione delle conseguenze sanitarie e politiche è invece stata gestita, e lo è tuttora, da una ben più popolosa classe dirigente selezionata dal sistema, gerarchizzata a tutti i livelli, dai più bassi a quelli apicali, sia nel pubblico che nel privato. Una categoria di personaggi variegati che alla luce del Sole si arrogano e si autodistribuiscono frammenti di potere, in rappresentanza di fatto del suddetto sistema finanziario globale, mafioso e totalizzante, che ha invaso da tempo tutte le sfere di competenza utili per orientare e governare i Popoli che abitano l’unico pianeta di cui disponiamo come razza umana, o di ciò che resterà dell’uomo se tragicamente dovesse avere successo la trasformazione antropologica, già avviata su base tecnologica e mediatica, tendente ad un distopico transumanesimo forzato a piacimento dagli agglomerati industriali oligopolistici in tutti i settori produttivi.
L’analisi economica di questo fenomeno storico, cioè il punto di vista chiave per comprenderne la genesi, il significato e le dinamiche attuative, è riconducibile in estrema sintesi ai princìpi ideologici giustificativi del sistema organizzativo imperante, che tutti ben conosciamo come “ordine mondiale”, che ci riguarda e ci coinvolge tutti quotidianamente: primazia dello scopo di lucro, massimizzazione dei profitti, “libero” mercato, consumismo estremo autoreferenziale, assoluta libertà d’impresa, assenza di limiti lucrativi e di accumulazione di ricchezze private, odio e avversione per gli interventi pubblici, apologia delle privatizzazioni, ecc. ecc. Ovvero l’impianto “culturale” del neoliberismo che ha stravinto sulle esperienze comuniste e socialiste sporadicamente sperimentate a partire dalla prima rivoluzione industriale.
A tutto ciò, che riguarda essenzialmente l’economia reale, si è imposta una ipertrofica sovrastruttura finanziaria virtuale, che dominando il sottostante in un illimitato gioco speculativo, ne accelera enormemente l’evoluzione nel senso distopico di cui sopra. Una sovrastruttura creata nei secoli dai banchieri e sfociata nell’era attuale delle grandi banche centrali “indipendenti”, con mandati espliciti di controllo e guida del sistema economico-monetario.
Il tutto in dichiarata funzione anticiclica, ma in realtà forza motrice di crisi cicliche sempre più profonde e devastanti per la base della piramide sociale. Paradosso che non deve meravigliare, se pensiamo che l’intero linguaggio mainstream si è modificato in senso orwelliano, ove ogni termine rilevante definisce e descrive una realtà opposta a quella del significato originale del termine stesso, ma da questo ancora ipocritamente mascherata.
Tutto ciò premesso e dimostrato da innumerevoli fonti ben più autorevoli del sottoscritto, veniamo finalmente all’imperativo morale che impone di rifiutare questo status quo, per poterlo trasformare in direzione utopica all’interno dell’esperienza individuale e collettiva, pur transitorie ed in continua evoluzione. Ovvero per ritrovare il senso umano della propria vita, orientato al bene condiviso, per come il bene può essere percepito nel profondo e sentito spiritualmente.
Troppe prove di troppi crimini e troppi moventi che li rendono inevitabili portano alla medesima evidenza, che il sistema non siamo noi, che non è realmente finalizzato al nostro bene, ma anzi ci è ostile e nemico. Ma ciò che frena le conclusioni e intorpidisce i cuori e le menti è la risposta sbagliata alla domanda conseguente, che rimane perlopiù sottintesa e perennemente sospesa: noi chi? Io chi?
Che è poi la questione basilare posta fin dalle origini delle nostre culture, in particolare nell’antica Grecia, esemplificata dall’esortazione: “Conosci te stesso”.
A livello filosofico i vari esistenzialismi del ‘900 hanno ripreso la questione cercandone anche un qualche fondamento ontologico, come da tradizione. Ricerche affascinanti e spesso rivelatrici, ma evidentemente infruttifere a giudicare dall’impatto e dall’esito sulle masse, rimaste sempre più vittime del sistema, e degradate dal sistema, come già detto sopra.
A questo punto dell’involuzione storica nell’era della tecnologia è giunto il momento di “tirare i remi in barca” per i naufraghi intrappolati nella scialuppa di salvataggio, di resettare tutto e scendere dai vari piedistalli dei grandi sistemi universali, che tutto vorrebbero comprendere e spiegare, ma che invece appaiono sempre più chiaramente come relitti di precedenti naufragi.
E’ tempo insomma di ripartire da zero, dai fondamentali che Madre Natura ci ha fornito alla nascita, il nostro più prezioso patrimonio ereditario.
Il tempo zero coincide col rigetto di questa realtà, imposta da un alto che è tanto potente materialmente quanto basso spiritualmente, e che sarebbe troppo semplicistico concludere che non ci rappresenta. Meglio riconoscere che quello che chiamiamo tiranno malevolo è in realtà frutto di tutte le nostre debolezze accumulate in ogni luogo e in ogni tempo, difetti di giudizio e di comportamento, di compromessi illeciti, che in larga misura fanno parte della nostra umana esperienza, e che hanno consentito di spianare le strade distopiche poi divorate a grandi passi dai peggiori, come è nell’ordine delle cose.
Arrendersi a questa evidenza non significa affatto colpevolizzarsi, assumersi le responsabilità dei malvagi, dei mostri e dei criminali, giustificandone l’operato. Al contrario significa riconoscere i propri limiti non per “superarli”, che non vuol dire niente, ma per dominarli, affinché questi limiti non dominino noi, con la conseguenza di assistere alla continua creazione di nuovi mostri, interpreti del peggio del possibile, un possibile orrendo che va combattuto ben sapendo che non è eliminabile una volta per tutte, che non ci può essere una vittoria definitiva contro il male, un tempo infantile e favolistico del “vissero tutti felici e contenti per sempre”. Se la vita è guerra, che sia questa la guerra da scegliere, fino a che c’è vita.
Ai fratelli e sorelle che invece non possono e non vogliono uscire dallo stato ipnotico mediaticamente assistito, che temono di affrontare questo tempo zero, che si affidano ciecamente al sistema ed al mainstream che lo interpreta, possiamo solo dire che va bene anche così, ma solo per loro, ed al più ci dispiace, se almeno la tolleranza rimane su un piano di reciprocità.
La nostra guerra non è direttamente contro di loro, ma per far crescere il numero e la qualità dei risvegliati, in una sorta di agonismo, di gara contro i nostri limiti, non di guerra contro noi stessi.
Sappiamo bene che alla fine del viaggio, del nostro compagno di viaggio più o meno ingombrante, il nostro ego, non rimarrà più nulla, mentre la parte spirituale, il nostro più autentico “chi”, si trova da sempre in un’altra dimensione, intangibile dalle logiche terrene. Anche per questo rimane impigliato nella memoria di chi ci ha conosciuto, e nell’eredità più preziosa per quelli che verranno dopo, che proseguiranno il cammino e la loro guerra personale per non perdere la retta via.
Si parla spesso di codici e regole morali, ma il senso vero è quello vissuto al presente il più autenticamente possibile, quello sentito profondamente, che ci fa indignare a fronte del sopruso, dell’ingiustizia, del male in generale, quando lo vediamo con i nostri occhi, l’unico vero punto di vista che ci è concesso e che un sistema marcito ci vuole continuamente sottrarre per sostituirlo col suo punto di vista avariato.
Quindi siamo sempre lì, a verificare ogni volta il prerequisito fondamentale, con un semplice test: Io chi?
(fonte: https://comedonchisciotte.org/per-un-nuovo-esistenzialismo/)
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Zarevich
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«PER UN NUOVO ESISTENZIALISMO»
L'esistenzialismo (Экзистенциали́зм) è la filosofia dell'esistenza, è una tendenza nella filosofia del XX secolo, che concentra la sua attenzione sull'unicità dell'essere umano. L'esistenzialismo si è sviluppato parallelamente alle aree correlate del personalismo e dell'antropologia filosofica, da cui si differenzia principalmente per l'idea di superare (piuttosto che rivelare) l'essenza di una persona e una maggiore enfasi sulla profondità della natura emotiva. Esistono due varietà di esistenzialismo: l'esistenzialismo religioso e quello ateo. Secondo il rappresentante della seconda di queste varietà di esistenzialismo, Jean-Paul Sartre, il punto di partenza dell'esistenzialismo è stato formulato da uno degli eroi di Fiodor Dostoevskij: «se non c'è Dio, tutto è lecito» («если Бога нет, то всё дозволено»).
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Myshkin
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Re: «PER UN NUOVO ESISTENZIALISMO»
PER UN NUOVO ESISTENZIALISMO – 2
Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org
Si nasce e si vive in un sistema preordinato, e non da noi. Fin dai primi giorni di vita siamo programmati per “imparare” il sistema natio e adattarcisi per sopravvivere. Forze immense ci spingono in questa direzione, paura e amore, ciò che anni dopo viene strumentalizzato da chi ci vorrebbe a modo suo, diventando bastone e carota. I più fortunati si adattano molto bene al sistema-ambiente, ne sono soddisfatti e lo amano, con tutti i pregi e limiti compresi. Ci si può affezionare perfino ad un carcere, figuriamoci alla Famiglia, alla Patria, a Dio. Le difficoltà cominciano quando quel qualcuno ci vuole single, apolidi, atei, sradicati dalla cultura precedente, qualunque essa sia, per proiettarci verso un futuro uniformemente globalizzato, fatto di tutto ciò che diventerà possibile, anche se mostruoso, rendendoci pronti a sposare qualsiasi cambiamento calato dall’alto. E’ quello che ormai conosciamo come “transumanesimo distopico”, destinazione il nulla, lungo un percorso sufficientemente graduale da potercisi abituare senza avvertirne la devianza.
Fortunatamente non è sempre così e non dovunque, per quanto la globalizzazione sia un’occasione ghiotta per i transumanisti, che ci provano e ci riprovano continuamente, con una determinazione pari solo ai potenti mezzi di cui dispongono.
Il problema per i più è che il sistema di appartenenza è pieno anche di cose buone, indispensabili, irrinunciabili, rassicuranti, così che ai loro occhi oltre la siepe c’è solo un buio inquietante, popolato da fantasmi portatori di terribili presagi. Ancora una volta è sempre attivo quel qualcuno che produce per il pubblico suggestive rappresentazioni di questi fantasmi della mente, in forma di spettacoli d’intrattenimento morboso. Alcune filmografie producono suggestioni più potenti della letteratura classica, così come l’invenzione della stampa secoli fa impattò radicalmente sulla cultura popolare, e di questo quel qualcuno ne abusa a piene mani.
Ogni sistema è migliorabile ovviamente, a meno che non si deteriori al punto di non essere più recuperabile tramite riforme. Un punto di non ritorno difficilmente valutabile dall’interno, soprattutto quando si dipende totalmente da quel sistema. Anche per questo i più lo difendono a spada tratta, anche a costo di cedere l’anima al diavolo, pur di non perdere le poche sicurezze acquisite e spinti dal terrore di affrontare un salto in quel buio così demonizzato.
Solo una salda coscienza individuale può affrontare serenamente questa profonda crisi sistemica, magari scoprendo che c’è anche una terza via oltre la fuga nel nulla o l’eroismo senza scampo.
Prima però di affrontare le possibili soluzioni occorre inquadrare bene il problema, guardarlo in faccia dopo aver squarciato i veli che il sistema stesso frappone continuamente per nascondere le proprie scandalose vergogne, così da sopravvivere e perseverare sulla sua cattiva strada.
Quante volte si è discusso se un particolare sotto-sistema fosse riformabile o no. Basti pensare al sistema Euro o alla UE dei fantocci della finanza, alla RAI lottizzata da partiti venduti, alla Confindustria dei prenditori, all’ONU e all’OMS dei filantropi, ai sindacati confederali e alla Pubblica Amministrazione dei carrieristi, ai Comuni infiltrati dalla mafia, alle aziende fallite per bancarotta fraudolenta, ecc. ecc.
Se però è l’intero sistema politico, produttivo, economico, finanziario, istituzionale, religioso, valoriale, culturale, relazionale, ecc. ecc. a deteriorarsi nel suo insieme ben oltre la soglia di riformabilità, allora scatta un campanello d’allarme rosso, da pericolo di sopravvivenza.
E in tal caso l’immediata scelta spontanea è tra una sopravvivenza da zombi, accettando passivamente anche l’umanamente inaccettabile, o una sopravvivenza solo morale, di principio, da eroe votato a morire gloriosamente in battaglia contro un sistema ostile soverchiante. Chi non vede oltre a queste due possibilità, con un realismo che gli appare oggettivamente fondato, è chiaramente destinato a perdere questa partita storica, giocata sulla sbandierata presunzione d’inevitabilità dei peggioramenti progressivi. Non occorre nemmeno maturare una comprensione intellettualmente approfondita e completa dei fatti e delle intenzioni, il più delle volte basta la semplice percezione di pancia della distopia in essere, per adattare di conseguenza comportamenti e stili di vita alla nuova esistenzialità precarizzata, come classica reazione ancestrale di “attacco o fuga”, tradotta per l’occasione in ribellione disperata al sistema o accettazione acritica del tutto, compresa ogni nuova regola antiumana spacciata per “senza alternativa”.
E’ la Caporetto della democrazia, la rinuncia all’autodeterminazione dei Popoli. Lo spettro che si aggira per l’Europa è la rinuncia all’umanità che è in noi, maturata nei secoli, in cambio di una speranza di sopravvivenza fisica in altra forma, solo materiale, con la sola ambizione residuale, peraltro tendenzialmente frustrata, di essere mero consumatore, totalmente manovrato dai “portatori d’interesse” istituzionalizzati.
Non è di questa triste prospettiva, in gran parte già realizzata, che vogliamo occuparci, quanto piuttosto delle alternative a questo sistema, che promuovano veramente il pieno sviluppo della persona umana. Giocoforza, in questa difficilissima fase critica, diventa centrale l’esistenzialità incarnata dagli antisistema, dai ribelli alle angherie del potere costituito, dagli spiriti indomiti, quelli che non fuggono da se stessi e neppure dalla loro Patria, come ad esempio i pur rispettabilissimi migranti economici o le aspiranti minoranze separatiste.
Un’esistenzialità radicata nei grandi valori naturali, e perciò stesso tradizionali, che vanno riscoperti per ambientarli nel contesto dei cambiamenti epocali che i progressi tecnico-scientifici impongono. Una modalità di esistenza umana che sia il fondamento di nuove ideologie esplicite, da contrapporre positivamente all’ideologia nichilista implicita all’attuale sistema antidemocratico e disumano, che ha come obiettivo politico evidente la concentrazione illimitata delle ricchezze, o un indice di Gini tendente ad 1 per dirla in gergo tecnico.
Non è difficile comprendere che una nuova proposta sistemica debba necessariamente incentrarsi su una diversa organizzazione economico-politica, a cominciare dalla gestione dei sistemi monetari-fiscali e degli scambi internazionali nel rispetto reciproco. Più difficile è il fondare nuove regole tecnico-politiche sulla tutela interna dei valori e sul contrasto ai disvalori, percepiti nella sfera individuale e sociale.
Le leggi per essere efficaci debbono essere interiorizzate, e questo ce lo dimostrano perfino gli zombi conformati ad un sistema ormai distopico. E’ quindi l’interiorità di ciascuno che va recuperata alla naturale essenza dell’animo umano. Un lavoro interiore molto impegnativo, talvolta durissimo visto lo stato di condizionamento estremo al quale siamo sottoposti, ma che va fatto continuamente se vogliamo dare significato a questa nostra unica vita, rendendole onore, per meritarci di averla vissuta felicemente e non invano, per noi stessi e soprattutto per gli altri.
Si sente dire che le “vecchie” ideologie del ‘900 sono ormai morte, e con esse il senso stesso di un’ideologia in cui credere. Invece la falsa ideologia del capitalismo neoliberista è viva e vegeta, per quanto strisciante sottotraccia, ben pasciuta da una propaganda mediatica martellante, mirata a consolidare una cultura tanto falsa quanto ipocrita, che ha irrimediabilmente invaso le menti più deboli. Per questo sono quanto mai necessarie nuove ideologie genuine, parte integrante di una rinata cultura popolare, per un pluralismo di contrasto al pensiero unico dominante, che interpreti autenticamente una volontà nata dalle esperienze esistenziali in un mondo che si vuole mantenere a misura d’uomo, per quanto in rapidissima e profonda trasformazione.
Questo progetto politico ideologicamente fondato è sinergico alla continua ricerca di una risposta personale alla fatidica domanda: io chi? Una domanda ormai tabù per i poveri zombi, che non ce l’hanno fatta a liberarsi dal ricatto della infame trappola nichilista.
(fonte: https://comedonchisciotte.org/per-un-nuovo-esistenzialismo-2/)
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Zarevich
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«PER UN NUOVO ESISTENZIALISMO»
«GLI ESISTENZIALISTI RUSSI»
Di tutti i pensatori russi della prima metà del 20° secolo, Lev Shestòv (Лев Шестов) e Nikolaj Berdjaev (Николавй Бердяев) hanno guadagnato la più grande fama al di fuori della Russia. Sono stati spesso citati insieme come portavoce di uno speciale «esistenzialismo religioso» russo, che ha formulato le sue disposizioni principali molto prima di Karl Jaspers, Martin Heidegger e Jean-Paul Sartre. Questo è in parte vero. Ma, come scrisse ripetutamente Berdjaev, l'esistenzialismo europeo non ha rivelato nulla di fondamentalmente nuovo ai pensatori russi in esilio, perché una parte significativa dei filosofi russi erano «pensatori esistenziali» anche prima della rivoluzione, non professando l'esistenzialismo come una visione del mondo speciale. In altre parole, per Berdjaev, l'«esistenzialismo europeo» era una sorta di «invenzione della bicicletta». Eppure, sia Shestov che Berdjaev vagano ancora per i libri di testo e le storie della filosofia russa come una coppia inseparabile di «esistenzialisti russi». In effetti, insieme alle caratteristiche comuni delle loro opinioni, le differenze fondamentali sono altrettanto evidenti.
____________ Zarevich
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Myshkin
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Re: «PER UN NUOVO ESISTENZIALISMO»
PER UN NUOVO ESISTENZIALISMO – 3
Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org
E’ fisiologico che in un sistema complesso e onnicomprensivo ci sia anche qualcosa che non va. Siamo umani, e per quanto orientati a perseguire il bene e la perfezione, siamo intrinsecamente imperfetti.
E’ quindi normale che ci sia sempre un qualche estremista che vede in alcuni difetti del mondo un motivo più che sufficiente per demonizzarlo in blocco, per voler azzerare questo mondo reale in vista di una sua radicale ricostruzione, ovviamente utopica, esente da quei mali inaccettabili. Si sa, anche in una società fondamentalmente sana ed equilibrata ci saranno sempre dei matti più o meno pericolosi, fortunatamente troppo pochi per rappresentare un vero pericolo per la tenuta del sistema. Vediamo qualche esempio.
1) Tizio ha la mania del pacifismo estremo, non tollera alcuna guerra tra popoli e neppure guerre civili tra opposte fazioni. Evidentemente questo Tizio non conosce la storia, non sa che le migliori civiltà nascono da una lunga serie di conflitti armati sanguinosi, guerre di conquista e/o di difesa, seguite da una pace in condizioni economiche, sociali e culturali più avanzate.
Tizio dice anche che gli armamenti si sono tecnologicamente evoluti al punto tale da provocare danni catastrofici irreversibili, che non risparmierebbero sia i vinti che i vincitori, finanche all’estinzione della razza umana. Il solito esagerato. Ma che ne sa lui degli armamenti tecnologicamente avanzati, protetti da segreto militare? In fondo i diversi Paesi spendono pochi punti percentuali del loro PIL per la “difesa”, e lo fanno proprio per non doverle usare mai quelle armi, però comunque necessarie per contrastare ed evitare possibili soprusi da parte del cattivo di turno. Nel 2020 la spesa militare mondiale si aggirava attorno ai 2.000 miliardi di dollari, meno del debito pubblico della nostra italietta. E che sarà mai! E’ proprio matto quel Tizio, che non si fida neppure dell’ONU che veglia su di noi e ci garantisce sonni tranquilli. O no? Ma che lasci fare ai “migliori”!
2) Caio non sopporta le crescenti disparità di reddito nel proprio Paese e nel mondo. Ma non è forse giusto che chi opera con maggior merito abbia il giusto riconoscimento materiale, e che quindi i redditi più alti, come i più bassi, siano del tutto meritati, da Bill Gates al barbone che vive sotto i ponti? Negli anni ‘50 la retribuzione di Vittorio Valletta in Fiat era decine di volte maggiore di quella dei suoi operai. Più recentemente quella di Sergio Marchionne era migliaia di volte superiore a quella delle maestranze. Vorrà dire che per quanto fosse meritevole Valletta, “padre” della mitica FIAT 500 all’epoca della motorizzazione di massa, Marchionne è stato decine di volte più meritevole di lui, all’epoca delle fusioni con produttori esteri. Ultimamente in Italia la percentuale crescente dei poveri assoluti viaggia attorno al 10%. Se lo meritano? Chi può dirlo. Ma se toccasse a tutti di sperimentare la povertà, di non possedere più nulla, mal comune mezzo gaudio, anzi saremo più felici e sereni secondo le previsioni di Klaus Schwab, sapendo che pochi mega-miliardari filantropi vegliano su di noi, per il nostro bene. O no? Questo Caio evidentemente è solo stupidamente invidioso. Ma che lasci fare ai “migliori”!
3) Sempronio non sopporta che gli stranieri comandino a casa sua. Dice che i principali marchi italiani sono ormai in mani estere, che le multinazionali straniere la fanno da padroni e che le poche aziende rimaste a capitale italiano delocalizzano le produzioni in altri Paesi. Sempronio dopo molti anni di onesto lavoro dipendente è rimasto disoccupato e impoverito. Sarà anche lui invidioso di chi ce l’ha fatta, e rancoroso come Caio? Ma che lasci fare ai “migliori”!
4) Tizia ha due figli, una bella bimba che va alle elementari e un maschietto più piccolo all’asilo.
Non sopporta che le maestre “insegnino” ai suoi figli che i generi sessuali non sono soltanto due, ma molti di più, e ognuno deve sentirsi libero di scegliere quello al quale “si sente” orgogliosamente di appartenere, a prescindere da come mamma l’ha fatto, anche contro il parere dei genitori. E chi sono i genitori per orientare i loro figli, personcine che in effetti tanto “loro” non sono? Basta con gli autoritarismi ingiustificati, che tanti traumi hanno procurato in passato. La genitorialità non è un diritto inalienabile, dev’essere regolamentata ed eventualmente limitata, o tolta del tutto in certe situazioni, tipo la povertà che mette a rischio la “corretta” crescita dei figli. O no? Ma che i genitori biologici lascino fare ai “migliori”!
5) Caia, 40 anni, non vuole vaccinarsi contro il covid-19 e neppure vaccinare suo figlio di 12 anni. Questa è veramente pazza, è chiaro. Come fa a non sapere a quali pericoli espone sé stessa e gli altri? Ignora perfino che grazie a più dell’80% di italiani che si sono punturati, per amore o per forza, siamo finalmente liberi dalla pandemia. O no? Ma che stiano a casa con la mascherina, lei e suo figlio, e lascino fare ai “migliori”!
6 ) Sempronia è proprio un caso limite, veramente folle. Ama i russi! Pensa addirittura che siano stati costretti a invadere l’Ucraina per difendersi dagli americani, che li vogliono circondare con missili nucleari e laboratori per produrre e testare su di loro armi biologiche. Come se il covid l’avessero diffuso gli yankee e non i cinesi! E’ proprio fuori di testa la poverina, vorrebbe addirittura che fosse messo in funzione il North Stream 2, nuovo di pacca, per comprare il gas russo a un prezzo molto più basso del metano americano liquefatto a – 162 °C che arriva nei nostri porti sulle sicurissime metaniere! Commerciare in pace coi cattivissimi russi, roba da pazzi! Ma che paghi le superbollette e lasci fare ai “migliori”!
Si potrebbe ironizzare a lungo su molti altri argomenti, come il conflitto d’interessi tra una bigpharma a scopo di lucro privato e la salute pubblica, l’ecologismo che non considera l’intero ciclo dei consumi e delle scorie (per non parlare dell’insostenibilità economica delle “soluzioni ecologiche” scelte a misura dei soli ricchi a spese delle masse impoverite), la “formazione” scolastica di robottini acefali e obbedienti, la democrazia pilotata dalle concentrazioni di capitali, e via dicendo, di ossimoro in ossimoro.
Ciascuno di questi argomenti, se approfondito e ben compreso, produce uno sdegno incontenibile nei puri di cuore.
Ma l’insieme di tutte queste assurdità, ben lungi dall’essere risolvibili all’interno dell’attuale sistema, rivela un vero e proprio totalitarismo, assolutamente inaccettabile. Tale stato di fatto stimola necessariamente una riflessione di più alto livello, alla ricerca di similitudini e costanti nell’eziologia di ognuna di queste gravissime patologie dell’organizzazione sociale, per come è regolamentata dalle leggi vigenti. Patologie che affliggono lo stesso vivere civile e l’esistenza umana di ciascuno nel suo breve e tormentato percorso terreno.
Perché è solo comprendendo le cause profonde di questa distopia a pensiero unico che ci si può orientare nella ricerca di una politica alternativa, di un’idea di comunità felice a misura d’uomo, non di formica. Per realizzare un’organizzazione sociale di esseri umani dotati di anima, che altrimenti uomo o donna non sono. Ed ognuno di noi può ed ha da essere la persona completa che è veramente in cuor suo, biologicamente e animicamente, ovvero ha il diritto-dovere di vivere la risposta giusta al “chi sono io?”
E’ un diritto fondamentale e inalienabile dell’essere umano. Ripetiamocela quindi quotidianamente questa semplice domanda, impegnamoci a trovare la nostra vera e personale risposta, e così cambiando noi stessi cambieremo il mondo. Parole queste che faccio mie, ma che sono di Maestri ben più grandi di me, la cui presenza in spirito è quantomai necessaria in questi tempi straordinari.
(fonte: https://comedonchisciotte.org/per-un-nuovo-esistenzialismo-3/)
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