| «LA PIANURA DELLE CATTEDRALI» | |
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Zarevich
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«LA PIANURA DELLE CATTEDRALI»
«LA PIANURA DELLE CATTEDRALI»
«LA SORPRENDENTE SCOPERTA DELLA RUSSIA»
«ПОРАЗИТЕЛЬНОЕ ОТКРЫТИЕ РОССИИ»
Lungo al vasto arco che va dal Nord-Est al Sud-Est di Mosca, fra le città di Uglich e di Rjazan’, si apre a ventaglio la vera, la sorprendente scoperta della Russia. Questa regione pianeggiante, o solo lievissimamente ondulata, è la più ricca di stupendi monumenti del passato russo. L’itinerario per i punti principali di questa regione ha per punto di partenza obbligato la Piazza Komsomolskaja di Mosca, da cui si irraggiano la ferrovia di Jaroslavl’, e, per gli automobilisti, lo Jaroslavskoje Shossé. A 70 km. da Mosca, la prima tappa importante: Sèrghiev Possàd (Сергиев Посад). Nel vecchio centro di questa città ogni mattone, ogni pietra sembra respirare ancora l’atmosfera dei secoli trascorsi. Il principale monumento da visitare è il vastissimo e fortificato Monastero in cui venne a rifugiarsi Pietro il Grande per sfuggire alla seconda rivolta degli «Strieltsy» («Стрельцы» = guardie dello zar) capeggiati dalla reggente Sofia, sua sorellastra: l’edificio ha nome Tròitsko-Sèrghievskaja Làvra (Троицко-Сергиевская Лавра = Convento della Trinità di San Sergio). Le sue mura possenti, alte 12 metri, vennero costruite nel 1580. Qui nei secoli XIV-XVII ha battuto il cuore della cultura russa: e qui che i monaci ricopiavano su pergamene antiche cronache e testi ortodossi, incidevano sculture sacre in rame e legno, dipingevano icone. All’interno della cinta, la chiesa più celebre è la Cattedrale della Trinità in puro stile moscovita (1423), la cui iconostasi e le cui pareti interne recano ancora tracce delle pitture di Andrej Rubliov (Андрей Рублёв) e della scuola (gli «Apostoli Pietro e Paolo», del 1408, e l’«Ultima Cena», la «Trinità», il «Lavacro dei Piedi», del 1427). Nei pressi sorge un’altra chiesa ammirevole, quella di Santo Spirito (1477), di forme architettoniche inconsuete con la sua torre a due piani - campanile al primo e garitta d’osservazione al secondo. Al centro, poi, sorge l’Assunzione (Успенский Собор = Uspienskij Sobór), edificata nel 1389 per ordine di Ivan il Terribile. All’interno, affreschi del XVII secolo e una dorata ridondante iconostasi del XVIII. Da visitare anche l’insieme detto Bolnìchnyje Palàty (Больничные Палаты = Infermeria dei monaci), la chiesa a tetto piramidale di S. Zóssima e S. Sawati (San Sabatino) che risale al 1637, gli appartamenti reali e il Refettorio (Трапезная) dello stesso periodo. Il grande campanile del monastero, di architettura ariosa ed elegante, fu disegnato dagli architetti I.Miciùrin e D.Ukhtómskij nel 1741. La visita nell’ampio comprensorio alberato, affascinante per l’alternarsi di cappelle e di forme architettoniche sempre nuove, puó durare delle ore, il mio elenco si limita alle cose essenzialissime, fra cui annoveriamo ancora la Cappella isolata della fine del Seicento con le sue pesanti ma belle colonne a tortiglioni con motivi di pampini e uva, la graziosa cappella barocca di S. Mikhei (meta XVIII sec.), la Cattedrale di Nostra Signora di Smoliensk (Смоленский Собор, 1748) nonché il lungo edificio, il cui giardino e chiuso da una cancellata, ove e in funzione il Seminario con l’Accademia Spirituale della Chiesa Ortodossa Russa. Nei locali adiacenti si puó visitare il Museo Storico-Artistico. Proseguendo sulla strada per Jaroslàvl’ (Ярославль), s’incontra il borgo di Pereslàvl’-Zalèsskij (Переславль-Залесский), con tre antiche cattedrali disposte secondo un colpo d’occhio singolarmente armonioso, e con un importante Museo Storico che racchiude fra l’altro capolavori dell’arte sculturea lignea popolare del XVII e dell’inizio del XVIII secolo (per esempio, un’espressiva vigorosa «testa di contadino»). Ed eccoci, dopo un nuovo percorso sulla strada di Jaroslàvl’, alla città che tutti gli amatori sono concordi nel definire «il più straordinario mucchietto di capolavori architettonici di tutta la Russia»: Rostòv Velìkij (Ростов Великий). È una cittàdina non grande, il cui antico
Cremlino, interamente conservatosi, si affaccia con innumerevoli pinnacoli e cupole e croci incatenate, sullo specchio d’acqua del Lago Nero (Озеро Неро); dal lato opposto, questo prodigioso complesso guarda invece i bassi fabbricati sette-ottocenteschi della cittàdina moderna, senza soluzioni di continuità о violenze all’armonia generale. Il Cremlino risale veramente all’862, ma un incendio appiccato dai Tartari nel 1238 provocò la successiva graduate ricostruzione, che si e conservata intatta da allora. Gli storici russi ammettono del resto che anche sotto l’occupazione tartara non fu impedito il libero sviluppo delle tradizioni culturali locali. Da qualunque parte lo si guardi - dal Nord-Ovest, da Ovest, da Sud-Est - il Cremlino offre visuali ricche, fantasiose, potenti. In sommario passaggio (altrimenti Rostov meritetebbe un’intera grossa monografia) l’Uspiènskij Sobór (Успенский Собор) dalle cinque cupole squamate (sec. XVI); il poderoso Campanile orizzontale о «Звоница» del 1687; l’agile e ardita la Chiesa della Resurrezione (Церковь Воскресения) del 1670, al cui interno si conservano deliziosi affreschi in stile russo «fiorito» con storie di Klato e della Crocifissione; la verticale S. Giovanni Evangelista (Церковь Иоанна Богослова) del 1683, con all’interno fiabeschi affreschi delle vite di Giovanni, di Prókhor, del Principe Vladimir, di Abramo; la bianca chiesa Спас на Сенях dalle tre absidi bombate (1675) con affrescati ritratti di arcidiaconi e del Giudizio Universale; la porta con la torre ottagonale, della fine del XVIII secolo; il cosiddetto Palazzetto del Principe, nel cui interno si conservano formelle di maiolica e una stufa a piastrelle del XVIII secolo, vero capolavoro d’artigianato.
E fuori del Cremlino: la chiesa Спасс на Торгу a pianta quadrata e il tetto sfaccettato a triangoli (fine del Seicento); il comprensorio poco distante del convento Monastero di Abramo (Авраамевский Монастырь) il cui più antico edificio è lo squamato Cattedrale dell’Annunciazione (Благовещенский Собор) eretto nel 1553; sulla riva del Lago, lo Jakovlevskij Monastero, curioso miscuglio sei-e-ottocentesco (vedere l’ornatissima iconostasi della Zachatievskaya Tserkov e la sua cupola vagamente «napoletana») nonché, subito all’esterno, la bella Chiesa del Salvatore della fine del secolo XVII; una visita merita anche l’originalissima chiesa in legno sul vicino flume Ishi chiamata Chiesa di Ioann Bogoslov (1689). A 18 km. da Rostov sulla via per Uglich, una tappa va compiuta dinanzi alla cinta rettangolare del Borissoglebskij Monastero nella borgata Borissoglebskij (dal nome dei popolarissimi Santi russi Boris e Gleb). Le mura turrite sono della fine del Seicento, e alcune chiese all’interno hanno forme originali alquanto diverse da quelle che si son viste a Rostov: per esempio la Звонница о campanile (sec.XVI), e soprattutto la Сретенская Надвратная Церковь, la chiesa-portale affiancata da due torrioni (1680), la chiesa dell’Annunciazione (Благовещенская Церковь) dai violenti e sfaccetati ritmi volumetrici (fine sec. XVII), e, dello stesso periodo, la chiesa-portale Serghejvskaja (Сергеевская) dai massicci archetti pensili.Proseguendo a Nord-Ovest verso il Volga, si giunge a Uglich, città antichissima del cui agglomerato si hanno notizie fin dal secolo VII avanti Cristo. Il Cremlino, senza mura, sorge su una lingua di terra circondata dal Volga e dai suoi canali e tributari. Degni d'attenzione vi sono tre monumenti: il Padiglione dello zarevich Dimìtri (царевич Димитрий), semplicissimo edificio di cui si ammirano in particolare i timpani triangolari tempestati di ornamenti in ceramica (1482); la coloritissima e fantasiosa chiesa in stile «barocco moscovita» detta Димитрия на Крови (letteralmente «sul sangue» perché proprio qui fu ucciso Dimitrj) dalle cupole stellate (1692) e la Cattedrale. Poco lontano, ma non più sul comprensorio del Cremlino, è di grande interesse per gli studiosi d’architettura la tricuspidata Uspienskaja (o anche Divnaja) Chiesa, del monastero Aleksejevskij, costruita nel 1628 secondo un modello insolito: le tre cupolette a cipolla squamate, anziché poggiare sui soliti tamburi direttamente sovrapposti al tetto, sono elevati con vertiginoso moto ascensionale dalle cuspidi triangolari. Ancora in altra zona, nuovo monastero: il Voskressenskij, ricco anch’esso di fantastici motivi decorativi della fine del Seicento. A Uglich, infine, oltre che nel locale Museo storico-artistico, si conservano in varie case-museo dell’arte popolare (segnallamo fra tutte la Casa dei Vorònin, del XVIII secolo) stufe di maiolica a formelle con delicati motivi ornamentali. Nei dintorni di Uglich, a 12 km. sulla strada di Rostov si puà visitare brevemente il Nikolo-Uljeimienskij Monastero, costruito nel 1400, con chiese del XVI e XVII secolo; e a 10 km., imboccando la via Narimanova verso i villaggi di Vissokoje e di Novoje Mùkhino, la bellissima chiesa di Divnaja Góra (1674) poggiante su un terreno digradante con singolare effetto panoramico. Seguendo ora la lunga ansa Nord-Sud del Volga, oppure tornando con i’asfaltata sui propri passi fino a Rostov è di la proseguendo sulla strada per Jaroslavl’, si raggiunge, apunto, la città di Jaroslavl’, centro di tutta la regione. Vi sorgono diversi importanti stabilimęnti industriali, un movimentato porto sul Volga, un grande trafficato ponte, e, naturalmente, una manciata di gioielli architettonici e d’arte sacra. Jaroslavl’ è considerata la più antica delle città sul Volga (se si fa eccezione per la piccola Uglich) ed è depositaria di cimeli preziosi della storia e della cultura russa: qui per esempio fu scoperto nel Monastero della Trasfigurazione (Преображенский Монастырь) una pergamena contenente il più antico testo letterario russo pervenuto a noi nella sua completezza; il famoso il «Canto della Schiera di Igor» («Слово о полку Игореве»). L’obiettivo numero uno per il turista a Jaroslavl’ è il monastero Spasskij costruito nel 1224 e rifatto nel 1516 (le mura con le tozze torri quadrate e i camininamenti in legno sono un «classico» dell’architettura monastico-militare); al centro si eleva lo Spassky - Preobrazhensky Cattedrale del 1506, concepito tutto a linee curve e a lunette secondo un modello più frequente nell’arte muraria meridionale che non in quella nordica (Rostov Velikij). Di questa influenza «bizantina» risentono anche i begli affreschi dell’interno, tra l’altro il «Savaof», Sabaoth dio degli eserciti, dell’abside Sud (1564) mentre quelli della Chiesa Nikóla, in altra parte della città, risentono nettamente delle scuole locali. Merita una sosta prolungata la Chiesa della Natività (Рождества Христова), del 1644 per la guglia a nicchie e timpani e fregi murali, fra cui cornici e belle formelle in ceramica. La Chiesa di Elia Profeta (Илья Пророк) costruita nel 1650 forma il phi armonico complesso della città, tutto scintillante di bianco con le verdi cupole e cupolette scintillanti e l’energica campitura degli spazi dovuta ai quadrati, alle losanghe, alle lunette in rilievo che spezzano e animano le superfici esterne; da ammirare, all’interno, la Galleria Nord tutta dipinta e ornata da piastrelle di maiolica in rilievo, e gli affreschi del 1681 contenenti il ritratto di Vassilij il Grande e movimentate storie russe (per esempio, la battaglia fra cittàdini di Sùzdal e quelli di Nòvgorod); particolare attenzione può essere dedicata all’iconostasi, di un puro stile antico senza fronzoli, e agli intagli del trono del Patriarca.
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Zarevich
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«LA PIANURA DELLE CATTEDRALI»
Alla periferia, compone un arioso complesso di forme e di spaziature la Korovnitskaja Slobodà la Chiesa di San Giovanni Crisostomo (Церковь Иоанна Златоуста) eretta nel 1634, le cui decorazioni murarie esterne sono forsę quanto di meglio esista in Russia in questo campo. La stessa osservazione può essere riferita alla Chiesa Bogoslovenja (1693) con le sue lunette, e i tamburi delle cupole, i pilastrini e le losanghe del suo muro occidentale, gli affreschi interni alcuni dei quali di eccezionale potenza espressiva. Altri edifici da vedere: Casa del Metropolita, 1680), Chiesa Spassa na Górodu (1672), Chiesa Nikol Rublyóny gorod, Chiesa Nikóly Mokrovo (1672) dalla singolare abside a cinque lobi e dai tormentati affreschi interni, Chiesa Ioanna Predtechiv Tolchkovie (1687) con il luccicante singolarissimo mucchietto dellc sue quin dici cupole e dclle sue decorazioni murarie che formano una variante al San Basilio di Mosca, anche all’interno, ove regna la fantasia più sfrenata negli affreschi, negli intagli della pietra, nell’iconostasi dominata da due mani enormi stilizzate.
Il Museo di Jaroslavl’ contiene pitture dal XIII secolo in poi: fra l’altro un’icona con Cristo proveniente dall‘Uspiensky Sobór, una miniatura con gli evangelisti Marco e Luca, un bellissimo Dmitrij Solimskij del 1516, un’Annunciazione della prima meta del XVI secolo, una folgorante Trasfigurazione, un San Giovanni nel deserto, un Elia Profeta del pittore Semjon Spiridonov Kholmogoròdiets del XVII sec., icone su seta del XVII, argenti scolpiti e gioielli fra cui spicca una rilegatura in argento sbalzato del Vangelo (1661).
Risalendo per 6 km. il Volga, si trova l’insieme del Tólgskij Monastero (1670-1730) in cui notevoli sono la Chiesa Spasskaja e il Campanile. Di forma del tutto inconsueta la cupola della Chiesa, che appare come una libera interpretazione «alla russa» del barocco centro-europeo. Sempre sulle rive del Volga, 50 km. a monte di Jaroslavl’, i dintorni della città di Tutajev offrono un altro campionario di opere di gran rilievo, abilmente concepite dagli ignoti architetti d’un tempo in modo che si combinassero alla perfezione con i dolci declivi del paesaggio rivierasco. Tale è il complesso Romanov-Borissoglèbsk, adagiato su entrambe le rive. Il Voskressenskij Sobór (XVII sec.) viene ammirato, oltre che per la stupenda veduta d’insieme, anche per i rilievi murari a quadrelli e a pilastri che formano un vivo gioco d’ombre e di volumi, per l’ariosa galleria tutta affrescata con storie del Profeta Elia e della Torre di Babele, per le rigide primitive sculture del Croceflsso e di Nikola Mozhajskij. La Chiesa Preobrazhenskaja-Kazanskaja (1758) e il Krestovozdvìzhenskij Cattedrale (Traslazione della Croce, 1658), sono celebrati invece per l’armonico gioco delle masse architettoniche sui rilievi collinosi della riva sinistra del fiume. Ancora una puntata lungo il Volga, questa volta a valle di Jaroslavl’: la città di Kostromà. Qui il gran fiume è nella parte più mite e agreste del suo interminabile tragitto: boschi e campanili, villaggi di legno dai belvederi in legno e vetrate, graziosi intagli decorativi su tutte le case. La città originariamente sorgeva sull’altra sponda sinistra, ma ora si estende su entrambe. Degli antichi monumenti si è conservata la Torre di Guardia contro le incursioni tartare, e il famoso recinto dell’Ipatjevskij Monastero: qui gli archeologi e gli amatori delle tradizioni culturali locali hanno operato una perfetta ricostruzione dell’ambiente seicentesco: le cancellate in legno, le griglie, i fanali, i finestroni sono ricostruiti nel suggestivo stile di quell’epoca; a cura del locale Museo di Architettura, è stata anche perfettamente ricostruita la chiesa centrale del monastero, interamente in legno e issata su palafitte, il che fa il curioso effetto di vederla librata a mezz’aria con tutte le sue gallerie laterali e i rigidi tetti ad angolo acuto. Da Kostromà, chi ne abbia il tempo deve fare una breve visita al vicino villaggio di Gàlich, ricco anch’esso di chiese - quasi tutte in legno - e soprattutto di un Museo Locale, ove si trovano alcuni capolavori dell’arte religiosa popolare della regione: in particolare, la più bella delle sculture russe raffiguranti la Santa Paraskièva Pjatnitsa: una figura dolorosa e austera, dall’occhio profondo e mesto, dal manto rosso-blu, scolpita in legno di pino, opera del XV secolo. Abbandoniamo adesso il Volga e, continuando a seguire l’arco di cui parlavamo all’inizio del capitolo, portiamoci a Sud di Rostov Velikij, nell’antica città di Jurjev-Polskoj. Essa si trova praticamente al centro della «pianura delle cattedrali» di cui siamo venuti discorrendo. Nel suo Museo Locale trovate opere profondamente significative per il loro ingenuo ed energico primitivismo: ё l’arte popolare, contadina, che forse in contrapposizione ai modelli e alle ideologie importate blandamente dai Tartari, creano tutto un loro modo d’immagini sacre, di storie evangeliche, di figure mistiche a cui si abbarbicano e in cui si identificano. Fra le molte icone e statue lignee interessanti in questo senso, spicca un vibrante San Giorgio Vincitore del Drago in legno colorato (XV sec.).
Scendendo ancora un poco a Sud, incontriamo un’altra antica residenza di principi e di zar: Sùzdal (Суздаль). È una vera città-museo che raccoglie testimonianze del passato a partire dal IX secolo, in uno stile che appare immediatamente diverso da quelli che abbiamo visto: pili sobrio, tendente meno agli effetti decorativi che alla solidità strutturale. Ecco il Cremlino, sormontato da tetti rossi e verde, con la Chiesa della Natività (1636), il Palazzo dell’Arcivescovo (XVI sec.) con le sue tozze masse composte in una robusta sfaccettatura, le porte fra i merli rotondeggianti (XVIII sec.), la rosso-bianca Chiesa della Dormizione (fine del XVII secolo) e lo blu-stellata cupola della Natività, la verticale chiesa in legno di San Nicola (XVIII sec.) che è stata trasportata qui nel Cremlino dal villaggio di Glòtovo; la bellissima Porta Santa, sormontata da due cuspidi, del monastero Rizpolozhenskij (Deposizione delle Vesti della Vergine) che fu costruita nel 1688 da Ivan Màmin, Andrei Shmòkov e Ivan Grjaznòv; la sagoma rotondeggiante in stile «meridionale» della Cattedrale dello stesso monastero; il gioco molteplice delle lunette bianco-dorate del Monastero dell’Intercessione, 1518 e le sue due torri ottagonali a forma di tende; il Monastero Eufemiano con la sua torre quadrata risalente agli anni 70 del XVIII secolo;il monastero di San Basilio; le chiesette secondarie - ma ugualmente affascinanti - chiamate Vkhodojerusalimskaja (1707), Pjatnitskaja (1772) che si affacciano sulla piazza del Mercato come una cornice teatrale; la Voznessenskaja о Ascensione (1695) del vecchio monastero di Sant’Alessandro; la Antipjevskaya (Sant’Antipio) dal significativo campanile edificato nel 1745; la Voskressenskaja (Resurrezione) eretta nel 1720.
Nei dintorni di Sùzdal, è da visitare il villaggio di Kìdeksha con la chiesa di Boris e Gleb (1152, rifatta nel XVII secolo sulla forma originaria) e la Porta Santa scendendo ancora a Sud dopo Sùzdal, si trova un altro degli importanti centri storici della regione, Vladìmir. La zona di Vladìmir passa per la più pacifica della Russia, quella che ha conosciuto meno guerre e meno invasioni straniere. Di qui, dicono, la straordinaria purezza, la verginale freschezza di certe sue chiese prese a modello da tutti i pittori per la perfezione delle linee. Tale è quell’incredibile miracolo di armonia che si chiama la Chiesa dell’Intercessione della Vergine che si specchia sul fiume Nerl col suo semplice cubo sormontato da tre archetti per lato e sottilmente segnato da nervature in rilievo; sul cubo, si elevano il tamburo e la cupola, semplicissimi. La chiesa e del XII secolo, ma nel XVIII venne lievemente - e senza danno estetico grave - rimaneggiata e ingentilita. Tale è anche il complesso di cubiche costruzioni, intercalato da un sapiente gioco di masse cilindriche, di arcate e di pieni e vuoti, che sorge al centro della città col nome di Золотые Ворота (Porta d’Oro), costruito nel 1164, sormontato da una trionfante cupoletta d’oro. Le altre porte dell’antica città: La Porta d’Argento, di Rame, della principessa Irina e del Volga. Lo stesso stile si conserva sia pure con varianti e abbellimenti che ne diminuiscono l’austerita, nell’Uspiensky Sobór (1108) del Monastero dei Principi (XVI), tutto raccolto con forza attorno a un unico centro, la cupola; e infine in un altro capolavoro, il Dimitrievskij Sobór (1197) che mantiene lo stesso semplice poderoso schema costruttivo della Pokrovà ma con ben minor leggerezza. L’ignoto architetto autore del progetto (o del successivo rifacimento) pensò bene di riempire di bassorilievi ornamentali gli spazi liberi delle facciate e del tamburo, creando un effetto notevolmente bello che deve peró essere visto da vicino per essere apprezzato pienamente. Infine: il Rozhdienstvenskij Monastyr (1192). Inutile dire che una città al centro di una regione cosi dotata e cosi «autentica», possiede anche un Museo di prim’ordine in fatto di icone e sculture. Ecco infatti - tanto per fare un esempio fra cento - le sculture degli Evangelisti, in legno, del XVIII secolo, tratte da una vecchia iconostasi, che appaiono come uno dei lavori più cospicui dell’arte scultorea russa.
Molti chilometri a Sud di Vladimir, sulle rive del gran fiume Okà, si chiude infine il ventaglio della «pianura delle cattedrali» con la vecchia città di Rjazàn’. Già nel XII secolo questo centro di commercio che legava il Nord-Ovest con il Sud e con l’Oriente, era una potente città dalle mura di legno, con chiese in muratura sullo stile puro che abbiamo già visto a Vladimir. Fu incendiata dai Tartari, ma si rimise ben presto in piedi, cominciando con costruire templi in pietra, cominciando dal Borissoglebskij Sobór e dalio Spasskij Sobór (ritrovate in parte dagli archeologi nei luoghi ove sorgeva la Vecchia Rjazàn’, non esattamente coincident! con quella attuale); segui la Uspienskij Sobór, sullo stile delle cattedrali meridionali di Cernìgov. Un interessante particolare: gli archeologi hanno trovato sul luogo dell’antica Rjazàn’ numerose statue in pietra, raffiguranti soprattutto teste, alcune delle quali di eccellente livello artistico; ma la stranezza consiste nel fatto che esse non si richiamavano minimamente a nessu- no degli stili russi noti e tradizionali, bensi in qualche modo al romanico europeo del XII secolo.
La cosa piii interessante di Rjazàn’ è il Museo Storico-Artistico Regionale ove si conservano le sculture in pietra del sec. XII che ornavano gli archivolti delle chiese, sculture in osso usate come segnalibri, incisioni in rame del XIII secolo, gioielli in oro con stupende gemme bizantine, (parecchie di queste sono state trovate nel 1966 durante scavi archeologici sul luogo dell’incendio che devasto Rjazàn’ nel 1237). Questi reperti mostrano che nella regione già nel XII e XIII secolo era stato raggiunto un elevato livello culturale.
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