LA RUSSIA E LE ELEZIONI DEL DUE DICEMBRE 2007
C’è un atteggiamento sbagliato, a mio avviso, sul problema della “natura democratica” della Federazione Russa. Si parla di innovazione e poi di ricadute nel buio passato, di riforme politiche mai attuate in senso democratico e di vecchie tradizioni comuniste di cui è ancora difficile liberarsi etc. etc. Tanti stereotipi che si spiegano con una semplice ignoranza nostra della storia europea e russa.
Innanzi tutto non si dà atto al fatto basilare e importante che stiamo parlando di un popolo che vive, ha le sue passioni, la sua cultura, i suoi guai, le sue tradizioni, la sua educazione e che non è mai morto per poi rinascere e fondare una nuova realtà politica (richiesta da chi, poi?), ma è sempre la gente russa che è mutata naturalmente come chiunque di noi e che come tutte le genti del mondo, adattandosi alle realtà che la circondano, prova e sente i segni del tempo che, inesorabilmente per chi vorrebbe essere eterno, passa fisiologicamente nella carne di tutti e quindi anche delle società e comunità umane. Certo, ad ascoltare le geremiadi numerose dei vecchi dissidenti russi che ritornano nella loro patria e che la trovano cambiata “in peggio”, si può facilmente partecipare al coro delle loro proteste. Inneggiare con gli ucraini che ritornano dal Canada per dettare la loro “democrazia economica” a Kiev alle vecchie leggi sovietiche non ancora abrogate (ma noi lo abbiamo fatto con quelle fasciste?) per poter fare meglio gli affari, è altrettanto facile. Mi domando: ma questo è giusto? E’ legittimo da parte di un’Italia, ancora dominata dall’oscurità della mafia, ascoltare i lamenti di Solzhenicyn o ricordare Pasternak e poi non ricordare Gramsci?
La Federazione Russa non è un cumulo di rovine originate dallo smembramento, come al solito sento dire, della vecchia Unione Sovietica, ma è l’evoluzione naturale di un esperimento politico che la gente russa ha attraversato continuando a vivere la sua storia. La storia russa nei suoi 10 secoli di identità è stato un laboratorio continuo di esperimenti statali, come nessun’altra nazione europea. Il primo stato russo era repubblicano, poi ne è seguita una specie di monarchia, poi è stata conquistata in parte dai nomadi e dominata per due secoli dai Tatari di Cinghiz Khan. Frammentata in vari stati che già denunciavano la non riconosciuta multietnicità delle terre Russe, è stata poi unificata in poche grandi realtà politiche per sfociare nel Sacro Romano Impero moscovita. Ha avuto sovrani illuminati come Pietro I e un Impero coloniale mondiale fino in America (Alaska e colonie russe della California). Ha sperimentato varie rivoluzioni fino all’ultima del ’17 che è sfociata nell’URSS… Non sono questi semplici episodi letti in un libro, ma avvenimenti che si radicano nella coscienza collettiva e che tutti, a proprio modo, giudicano positivamente o negativamente, secondo le proprie passioni. Se poi alcune realtà della vecchia unione sono andate politicamente per conto proprio, questo non è un processo né negativo né positivo, ma storico di cui abbiamo tantissimi esempi, come ad esempio gli Stati Uniti stessi. Anch’essi potrebbero essere chiamati il prodotto di uno smembramento, se insistiamo ad usare questo termine, dell’Impero Britannico del 1700. E poi, diciamocelo francamente, è possibile pensare a realtà politiche eterne? Non ce ne sono state e forse non ce ne saranno mai (con buona pace dei progetti divini cristiani). Ricordo a questo proposito, quando fu dato tanto scalpore inutile alla rivelazione della profezia di Fatima in cui si annunciava la caduta del regime sovietico. Era davvero una profezia? Non c’era in essa neppure fantasia poiché nella storia non sono mai esistiti imperi che non sono evoluti e poi scomparsi o meglio si siano trasformati in altre diverse realtà e dunque, perché mai l’Unione Sovietica avrebbe dovuto fare eccezione? Già nel principio della teoria sociale marxista che usava come ideologia di stato, era previsto il suo scioglimento e dunque la sua fine!
Alla stessa stregua sbagliamo a pensare che gli Stati Uniti siano il modello imprescindibile di democrazia universale, perdonando loro qualsiasi errore, e lo immaginiamo “per sempre” mentre non ci accorgiamo che gli Stati Uniti di oggi non sono più quelli di Abramo Lincoln o dei Padri Fondatori. Non ci accorgiamo (dove guardate allora nei vostri viaggi in questo immenso paese, se non notate questo in Texas o in Florida?) che oggi questi stessi Stati Uniti stanno lottando con la propria multietnicità e in modo molto più duro di quello che stiamo facendo noi qui Italia?
Ed ecco che il 2 dicembre ci saranno le votazioni in Russia e noi saliamo subito in cattedra, per dire quando e perché e in qual modo farle e condurle. Accusiamo Putin di essere uno Zar (senza neppur sapere il significato vero di questa parola), di non accettare gli osservatori ONU e di voler imporre una politica imperiale nella Russia e fuori di essa. Tante sono state le parole senza senso storico che ho letto e sentito sull’argomento “elezioni russe” e mi sono domandato: Ma noi abbiamo saputo far di meglio alle nostre? Diamo pure la colpa a Calderoli e alla CdL per averci imposto una legge confusionaria che ci ha portato ad una traballante maggioranza, ma è pur sempre una legge DOC, inventata in Italia! E vorremmo forse, noi, dire ai Russi come eleggere il loro Parlamento? E quale esempio tirato fuori dalla nostra storia repubblicana dovremmo offrir loro? Che diritto c’è da parte nostra ex alleati nell’ultima guerra mondiale a vedere se la Federazione Russa conduce le elezioni secondo i “nostri modelli” (quali?) oppure no? E’ una nazione indipendente che siede di diritto in tutti i consessi mondiali possibili, che ha la sua dignità e la sua storia e quest’ultima, badate bene, è parte della nostra storia, sebbene noi continuiamo ad ignorarla.
Abbiamo impostato la nostra costituzione sui nobili intenti di mettere in funzione dopo secoli di schiavitù ideologica il patto sociale fra comunità e chi governa: Io ti mantengo e tu mi organizzi e risolvi i problemi di vita. Io ti eleggo per un tempo limitato affinché non si ricada nel vecchio modo di governo a vita che vietava alle nuove leve e alle nuove idee di essere esposte e sperimentate per il miglioramento della vita di tutti. Non dimentichiamo allora che, sebbene abbiamo in bocca sempre rivoluzioni come quella Francese del 1789, dimentichiamo che proprio il laboratorio politico russo che fece crescere nei primi anni l’URSS (lo avete letto il libricino di John Reed edito negli anni ’20 del secolo scorso?) introdusse nella coscienza collettiva europea le elezioni democratiche estese a tutti cittadini senza distinzione di censo, di istruzione e di identità nazionale! L’URSS ai suoi tempi fu il primo stato vero repubblicano europeo con due camere elette democraticamente in mezzo alla palude monarchica della prima guerra mondiale…
Il modello sovietico non ha fallito dal punto di vista sociale, ma da quello storico. E poi direi che bisogna riconoscere, e per questo apprezzarlo più di altri, lo spirito russo che malgrado gli infiniti esperimenti per tenere insieme una nazione, quando fallisce paga sempre con il proprio sangue.
Concludendo, e mi rivolgo ai Soloni della politica nostrana che si lacerano le vesti sui misfatti russi in Cecenia o per la morte della Politkovskaja o per gli arresti della polizia degli Omon, guardiamo i fatti con grande e positiva curiosità perché è inutile parlare e giudicare di ciò che non si conosce.
Non mi ergo qui a difensore di nessuno, perché non è il mio interesse quello di dir bene di uno e male dell’altro o nascondere il male proprio dietro alla critica del male altrui, ma sarebbe bene forse dare ragione al Cristo quando diceva di guardare la trave che hai nell’occhio prima di vedere la pagliuzza nell’occhio dell’altro.
Aldo C. Marturano
Studioso di Medioevo Russo
www.mondimedievali.net
novembre 2007
Oggetto: Elezioni Del Parlamento Russo
Oggetto: Re: Elezioni Del Parlamento Russo
Caro Aldo, sono molto felice che tu abbia scritto e pubblicato qui questa attenta e obiettiva analisi che condivido e sottoscrivo in ogni sua parte.
Hai ragione, dovremmo tutti guardare ai fatti con positiva curiosità, invece di cercare di giudicare quello che non si conosce.
Ti sono grato per aver condiviso con noi questa tua riflessione.
Hai ragione, dovremmo tutti guardare ai fatti con positiva curiosità, invece di cercare di giudicare quello che non si conosce.
Ti sono grato per aver condiviso con noi questa tua riflessione.
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