Mi viene questo dubbio "lirico":
Pavarotti ha mai fatto l'Otello di Verdi in teatro ( intendo l'Opera, non l'interpretazione in forma di concerto)????
Oggetto: «DUBBIO LIRICO...»
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Non lo saprei dire con assoluta sicurezza, ma mi pare piuttosto che non l'abbia fatto in nessun modo perché non adatta alle sue caratteristiche vocali. Era un tenore lirico puro, e già in parti come quella di Radamès e Calàf sfigurava, a mio avviso.
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Beh....Angelo....non sono molto d'accordo con quello che dici, secondo me Pavarotti aveva una voce molto adatta per questo ruolo. Penso che, invece, non avesse doti di attore, come Mario Del Monaco. Ecco: preferisco la voce di Pavarotti per le qualità musicali e Mario Del Monaco per le doti di attore. Giacomo Lauri Volpi aveva tutte e due queste doti.
Naturalmente è solo la la mia opinione...
Naturalmente è solo la la mia opinione...
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Ultima modifica di Zarevich il 15 Feb 2021 13:54, modificato 1 volta in totale
No, per cantare la parte di Otello si deve avere il tenore spinto, ma Pavarotti non ce l'aveva, anche se, non ne sono sicuro, poteva cantare Otello, ma .... Pavarotti - Otello è un po' strano.
Ultima modifica di Zarevich il 15 Feb 2021 13:54, modificato 1 volta in totale
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Ultima modifica di Argonauta il 16 Ott 2007 21:30, modificato 1 volta in totale
Copio-incollo questo intervento di Marco Daverio (PS: "scopro" che Pavarotti NON ha mai interpretato Otello nella versione teatrale):
La recente discussione sull'Otello cantato da Pavarotti mi ha fatto
riflettere su un aspetto che raramente viene discusso: il rapporto tra canto
ed interpretazione. Ci si addentra in un campo molto difficile ma secondo me
importantissimo. C'è insomma una differenza se diciamo che Pavarotti ha
cantato Otello oppure che l'ha interpretato? Credo di sì. La differenza si
coglie immediatamente. Basta mettere sul video una cassetta con Del Monaco a
Tokio e poi quella di Pavarotti alla Carnagie Hall. Del Monaco si sà e
discutibile. Si agita come un ossesso sul palcoscenico, è eccessivamente
caricato. Però è credibile come Otello e con tutto i vezzi e vizi dell'epoca
mi trascina fino alla fine della tragedia musicale. Con Pavarotti la cosa
cambia. Intanto è un concerto, non c'è azione scenica. Non mi sembra che
Verdi abbia scritto Otello perchè fosse rappresentato in forma di concerto.
Poi Pavarotti ha una voce indubbiamente bella e precisa ( veramente sempre
uguale nelle inflessioni qualsiasi cosa canti), però non si presenta bene
come Otello. Anzi mi sembra che la possibilità di entrare nel personaggio
siua l'ultima cosa che gli baleni nel cervello. Se ne stà lì sudatissimo con
una specie di lenzuolo per fazzoletto masticando una mela quando non deve
cantare. La differenza tra i due casi mi sembra fin troppo evidente. Eppure
quando si scorre un curriculum su Pavarotti si legge tra i ruoli sostenuti
dal cantante anche quello di Otello. Secondo me questo è un falso, una
truffa insomma. Per me Pavarotti ha fatto una specie di masterclass su come
si poteva cantare Otello ma non è mai stato Otello!
La mia è un'affermazione un pò forte, me ne rendo conto, ma riflette il miuo
pensiero. La tecnologia ha danneggiato il mondo dell'opera lirica anzichè
esserne un nuovo sostegno (e danneggia pure i teatri come si vede nel
recente caso di Death in Venice). Già storco il naso con i CD. L'opera non è
nata per essere incisa in una sala di registrazione con i cantanti che
intervengono a puntate. Se l'incisione è fatta in studio è un falso, se è
una registrazione live sarà sempre un ibrido, una testimonianza incompleta.
Oggi la diffusione del CD ha diseducato al teatro gli ascoltatori. Un' opera
trova nel teatro la sua unica giusta collocazione. Un cantante si può
cogliere nella sua completezza solo quando rende la totalità del ruolo
attraverso l'interpretazione.Un vero supporto tecnico che possa portare
l'opera fuori dai teatri valido sino in fondo non esiste. L'unico
accettabile è la videoregistrazione che stravolge l'opera attraverso le
inquadrature e la regia ma ne mantiene la completezza di suono ed immagine.
E questo credo che Karajan sia stato il primo a capirlo.
Così un cantante non si può dire completo se oltre a cantare non sappia
"l'arte del palcoscenico" la capacità cioè di interpretare ed entrare nel
personaggio. Se no sarà sempre un concertista anche se ha un costume e si
muove come gli suggerisce un regista. La voce non basta.
Solo così si può capire l'entusiasmo per certi cantanti tipo Di Stefano o
Carreras che una certa generazione ha sentito solo in disco e che una
critica abbietta ha massacrato. Se la voce aveva limiti e pecche come
impietosamente le registrazioni evidenziano, la capacità di interpretare era
tale da trascinare il pubblico al delirio. Restano così solo incisioni
magari fatte a fine carriera quando la voce ha più problemi che confondono i
giudizi degli appassionati.
Ci sono stati grandi maestri dell'interpretazione. Pensiamo alla Callas.
Basta guardare i video per capire come la traccia sonora da sola non sia
sufficiente a dare testimonianza della grandezza del mito. Un'altra grande
incompresa è la Scotto. Una regina dell'interpretazione che molti
appassionati del CD ricordano solo per qualche nota stridula. E' possibile
liquidare così un artista di quel livello? E poi più andiamo indietro più
apprendiamo come la parte interpretativa era fondamentale per un cantante.
Per esempio il grande baritono Titta Ruffo, la voce del leone, prima di
interpretare Tonio nei Pagliacci andò in un istituto per minorati mentali
per studiare da vicino le movenze e gli atteggiamenti dei malati.
Oggi purtroppo non è più così. L'opera ormai è sempre più un business tra CD
e videocassette. I teatri si adagiano anche se sono sovvenzionati con soldi
pubblici e dovrebbero fare cultura fuori da circuiti commerciali..
Tra i cantanti pochi sanno cos'è l'interpretazione. Tra i pochissimi uno
scrive su questa lista e si chiama Alfonso Antoniozzi. Un artista vero e
completo. E lo dico con sincerità, senza adulazione, con quella franchezza
che mi è sempre costata cara nell'ambiente artistico. Antoniozzi canta non
solo con la voce ma soprattutto con la testa. Nessuno dei suoi personaggi
che porta sul palcoscenico è frutto del caso o della rutine ma di un
personale ed accurato studio del personaggio, con i rischi che questo può
comportare. Ma un artista vero deve essere dotato del coraggio di rischiare
(sempre sulla sua pelle), per rappresentare la verità in cui crede. Spero
vivamente che la sua carriera trovi spazi per masterclasses ove comunicare e
trasmettere alle nuove leve questo gusto di fare l'opera da artista e non
solo da cantante.
Marco Daverio
La recente discussione sull'Otello cantato da Pavarotti mi ha fatto
riflettere su un aspetto che raramente viene discusso: il rapporto tra canto
ed interpretazione. Ci si addentra in un campo molto difficile ma secondo me
importantissimo. C'è insomma una differenza se diciamo che Pavarotti ha
cantato Otello oppure che l'ha interpretato? Credo di sì. La differenza si
coglie immediatamente. Basta mettere sul video una cassetta con Del Monaco a
Tokio e poi quella di Pavarotti alla Carnagie Hall. Del Monaco si sà e
discutibile. Si agita come un ossesso sul palcoscenico, è eccessivamente
caricato. Però è credibile come Otello e con tutto i vezzi e vizi dell'epoca
mi trascina fino alla fine della tragedia musicale. Con Pavarotti la cosa
cambia. Intanto è un concerto, non c'è azione scenica. Non mi sembra che
Verdi abbia scritto Otello perchè fosse rappresentato in forma di concerto.
Poi Pavarotti ha una voce indubbiamente bella e precisa ( veramente sempre
uguale nelle inflessioni qualsiasi cosa canti), però non si presenta bene
come Otello. Anzi mi sembra che la possibilità di entrare nel personaggio
siua l'ultima cosa che gli baleni nel cervello. Se ne stà lì sudatissimo con
una specie di lenzuolo per fazzoletto masticando una mela quando non deve
cantare. La differenza tra i due casi mi sembra fin troppo evidente. Eppure
quando si scorre un curriculum su Pavarotti si legge tra i ruoli sostenuti
dal cantante anche quello di Otello. Secondo me questo è un falso, una
truffa insomma. Per me Pavarotti ha fatto una specie di masterclass su come
si poteva cantare Otello ma non è mai stato Otello!
La mia è un'affermazione un pò forte, me ne rendo conto, ma riflette il miuo
pensiero. La tecnologia ha danneggiato il mondo dell'opera lirica anzichè
esserne un nuovo sostegno (e danneggia pure i teatri come si vede nel
recente caso di Death in Venice). Già storco il naso con i CD. L'opera non è
nata per essere incisa in una sala di registrazione con i cantanti che
intervengono a puntate. Se l'incisione è fatta in studio è un falso, se è
una registrazione live sarà sempre un ibrido, una testimonianza incompleta.
Oggi la diffusione del CD ha diseducato al teatro gli ascoltatori. Un' opera
trova nel teatro la sua unica giusta collocazione. Un cantante si può
cogliere nella sua completezza solo quando rende la totalità del ruolo
attraverso l'interpretazione.Un vero supporto tecnico che possa portare
l'opera fuori dai teatri valido sino in fondo non esiste. L'unico
accettabile è la videoregistrazione che stravolge l'opera attraverso le
inquadrature e la regia ma ne mantiene la completezza di suono ed immagine.
E questo credo che Karajan sia stato il primo a capirlo.
Così un cantante non si può dire completo se oltre a cantare non sappia
"l'arte del palcoscenico" la capacità cioè di interpretare ed entrare nel
personaggio. Se no sarà sempre un concertista anche se ha un costume e si
muove come gli suggerisce un regista. La voce non basta.
Solo così si può capire l'entusiasmo per certi cantanti tipo Di Stefano o
Carreras che una certa generazione ha sentito solo in disco e che una
critica abbietta ha massacrato. Se la voce aveva limiti e pecche come
impietosamente le registrazioni evidenziano, la capacità di interpretare era
tale da trascinare il pubblico al delirio. Restano così solo incisioni
magari fatte a fine carriera quando la voce ha più problemi che confondono i
giudizi degli appassionati.
Ci sono stati grandi maestri dell'interpretazione. Pensiamo alla Callas.
Basta guardare i video per capire come la traccia sonora da sola non sia
sufficiente a dare testimonianza della grandezza del mito. Un'altra grande
incompresa è la Scotto. Una regina dell'interpretazione che molti
appassionati del CD ricordano solo per qualche nota stridula. E' possibile
liquidare così un artista di quel livello? E poi più andiamo indietro più
apprendiamo come la parte interpretativa era fondamentale per un cantante.
Per esempio il grande baritono Titta Ruffo, la voce del leone, prima di
interpretare Tonio nei Pagliacci andò in un istituto per minorati mentali
per studiare da vicino le movenze e gli atteggiamenti dei malati.
Oggi purtroppo non è più così. L'opera ormai è sempre più un business tra CD
e videocassette. I teatri si adagiano anche se sono sovvenzionati con soldi
pubblici e dovrebbero fare cultura fuori da circuiti commerciali..
Tra i cantanti pochi sanno cos'è l'interpretazione. Tra i pochissimi uno
scrive su questa lista e si chiama Alfonso Antoniozzi. Un artista vero e
completo. E lo dico con sincerità, senza adulazione, con quella franchezza
che mi è sempre costata cara nell'ambiente artistico. Antoniozzi canta non
solo con la voce ma soprattutto con la testa. Nessuno dei suoi personaggi
che porta sul palcoscenico è frutto del caso o della rutine ma di un
personale ed accurato studio del personaggio, con i rischi che questo può
comportare. Ma un artista vero deve essere dotato del coraggio di rischiare
(sempre sulla sua pelle), per rappresentare la verità in cui crede. Spero
vivamente che la sua carriera trovi spazi per masterclasses ove comunicare e
trasmettere alle nuove leve questo gusto di fare l'opera da artista e non
solo da cantante.
Marco Daverio
Ultima modifica di Argonauta il 16 Ott 2007 21:30, modificato 1 volta in totale
Oggetto: «DUBBIO LIRICO...»
....salvo alcuni punti, sono abbastanza in linea con questo intervento.....
Oggetto: «DUBBIO LIRICO...»
Otello..............................Luciano Pavarotti
Desdemona..........................Kiri te Kanawa
Jago...........................................Leo Nucci
Cassio.......................Anthony Rolf Jahnson
Emilia.................................Elzbieta Ardam
Lodovico...........................Dimitri Kavrakos
Montano.......................................Alan Opi
Roderigo..................................John Keyes
Un araldo...............................Richard Cohn
Metropolitan Opera Children's Chorus
Chicago Symphony Chorus & Orchestra
Conductor Sir Georg Solti
Registrato: 1991 2 CD
Desdemona..........................Kiri te Kanawa
Jago...........................................Leo Nucci
Cassio.......................Anthony Rolf Jahnson
Emilia.................................Elzbieta Ardam
Lodovico...........................Dimitri Kavrakos
Montano.......................................Alan Opi
Roderigo..................................John Keyes
Un araldo...............................Richard Cohn
Metropolitan Opera Children's Chorus
Chicago Symphony Chorus & Orchestra
Conductor Sir Georg Solti
Registrato: 1991 2 CD
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