Oggetto: «ACCENTI GRAVI E ACCENTI ACUTI»
A chi lo dici!! :lol:

 
Oggetto:
Beh, io stesso, da madrelingua, ci faccio a volte gravi errori, specie nei cognomi... :oops:
Un mio sogno è che si sviluppi per il russo un sistema per gli accenti tonici ben preciso, come in portoghese o spagnolo

 
Oggetto:
Ecco un'ottima risosrsa per i vostri dubbi:

http://it.wikipedia.org/wiki/Accento_(ortografia)

 
Oggetto: Re: Accenti Gravi E Acccenti Acuti
Gli accenti gravi e acuti circonflessi etc. hanno una lunghissima storia, ma che non val la pena di raccontarla qui. Per l'Italiano ad accento prevalentemente FISSO
Il grave indica dove la vocale si allunga e cioè dove la voce si ferma più a lungo
L'acuto indica una paorla omofona (né significa E NON e ne significa di cui etc.)
Il circonflesso in italiano non si usa più
L'apostrofo indica invece una troncatura (po' per poco, mo' per modo, to' per togli (ant.) porta via prendi)
Altro è invece in lingue come ad es. l'ungherese che ha vocali oscure e vocali chiare oppure deve indicare vocali intermedie (anche qui chiare e oscure, lunghe e brevi) e gli accenti sono importanti. In ted. gli accenti non servono, come in inglese o in finlandese o in turco, ma servono in sved. e in danese e in spagnolo, etc. Non confondere però mai gli accenti con i DIACRITICI che sono segni convenzionali con tutt'altra funzione. In turco ad es. la i senza puntino indica più o meno la c.d. SCHWA ossia la E MUTA francese o la g con la breve che rende indistinto il suono duro di GH. In russo l'accento (purtroppo per chi l'impara) è assente e si usa solo nei libri didattici. C'è solo la BREVE (kratka) per indicare il suono fatiscente di I in dittonghi brevi. In bielorusso si usa la kratka anche sulla U. In polacco l'accento grave è usato come in italiano. Consiglierei il curioso di fornirsi di LES LANGAGES DE L'HUMANITE' di M. Malherbe, Laffont 1995 in francese o NON LEGITUR in italiano dell'amico Cimarrosti, Stampa Aletrnativa 2005 e per il russo il divertente (forse introvabile però) PUTESCESVTIE V SLOVO di E. A. Vartanian, Prosvescenie 1987

 
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Oggetto: Re: Accenti Gravi E Acccenti Acuti
Mi interessa la parola "esca" :?
(attenzione agli accenti in queste due pagine dai manuali italiani)

 

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Oggetto: Re: Accenti gravi e acccenti acuti
In pratica non si trovano due regioni d'Italia, che pronunciano tutte le vocali allo stesso modo, comunque almeno in teoria, uno standard linguistico esiste e coincide all'incirca con la pronuncia fiorentina. Il problema però si pone soltanto, quando si tratta di apprendere la corretta pronuncia delle parole, perché, quando si scrive, non è obbligatorio segnare l'accento tonico (ed infatti non lo fa nessuno), tranne che per poche eccezioni:

quando l'accento cade sull'ultima sillaba (parole tronche);
es: pietà, farò, papà, laggiù, però
su alcuni monosillabi, che cambiano di significato, a seconda che l'accento ci sia o no.
Es: dì (il giorno) e di (preposizione), né (congiunzione negativa) e ne (particella pronominale), sì (affermazione) e si (congiunzione), sé (pronome personale) e se (congiunzione); ché (congiunzione = perché) e che (pronome relativo); là, lì (avverbi di luogo) e la, li (articolo e pronome)

Attenzione! Quando il pronome sé è accompagnato da "stesso", perde l'accento. Es: "Lo fa per se stesso".

La III persona sing. del presente indicativo del verbo essere va certamente accentata; invece non va accentata quella del verbo fare, mentre è ormai un uso universalmente consolidato (anche se i puristi esprimono le loro perplessità a proposito) quello di accentare la III persona sing. del verbo dare; es: "Il distributore non il resto".

 
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Oggetto: Re: Accenti Gravi E Acccenti Acuti
[quote]è ormai un uso universalmente consolidato (anche se i puristi esprimono le loro perplessità a proposito) quello di accentare la III persona sing. del verbo dare; es: "Il distributore non dà il resto"

sarebbe per distinguerlo dalla preposizione?

ésca da uscire
èsca cibo
o al contrario?
In quale manuale c'è un errore di stampa?

 
Oggetto: Re: Accenti Gravi E Acccenti Acuti
La versione corretta è la seconda:

èsca, da uscire
ésca, cibo.

Puoi consultare questa pagina, che mi sembra abbastanza completa sugli omonimi, anche se io non ho mai saputo e sentito di una distinzione tra crédo (da credere) e crèdo (preghiera religiosa).

http://foggia.musenet.it/catalogazi...fileentry=31238

 
Oggetto: Re: Accenti Gravi E Acccenti Acuti
Grazie!

 
Oggetto: Re: Accenti Gravi E Acccenti Acuti
[quote user="Doppio bequadro" post="15205"]
Citazione:
è ormai un uso universalmente consolidato (anche se i puristi esprimono le loro perplessità a proposito) quello di accentare la III persona sing. del verbo dare; es: "Il distributore non dà il resto"

sarebbe per distinguerlo dalla preposizione?


Appunto, come la è del verbo essere si distingue dalla e congiunzione.

 
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Oggetto: Re: Accenti Gravi E Acccenti Acuti
Un'altra domanda
Facile/difficile a dire
Difficile/facile a (o da?) capire?
Orribile a (o da) guardare?
Esiste qualche regola?

 
Oggetto: Re: Accenti gravi e acccenti acuti
Bella domanda :wink:
Mi sembra, che in questo caso si possa scegliere abbastanza liberamente la preposizione da usare, perché qui non è il caso di una preposizione retta dal verbo. A orecchio direi, che vanno bene: "facile a dirsi" e "facile da dire" ma non ti so spiegare il perché.

Approfitto, per una breve nota sulle frasi complesse (periodi).
Nella costruzione del periodo si possano legare le subordinate alla proposizione principale in tre modi:
attraverso pronomi;
es: "Non ho letto il libro, del quale parli"
attraverso una congiunzione, se il verbo è usato in un modo finito (indicativo, congiuntivo...);
es: "Enirico è sempre allegro, perché ha un buon carattere"
attraverso una preposizione (a, di, da, per), se il verbo è usato al modo infinito.
es: "Enrico è matto, da legare"

Anche la semplice punteggiatura (di solito la virgola), può bastare.
es: "Sbagliando, s'impara"

La mia non è una risposta esauriente, però qualcun altro si farà avanti sicuramente. :) :) :)

 
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Oggetto: Re: Accenti Gravi E Acccenti Acuti
Allora, bisogna premettere che nessuno di noi qui è un linguista, e molti dubbi grammaticali non siamo in grado di risolverli in modo ottimale, con regole alla mano, cioè.
Il riferimento in rete per la lingua italiana è senz'altro l'Accademia della Crusca: http://www.accademiadellacrusca.it/index.php

Fatta questa necessaria premessa, però, sono d'accordo con Vincentius quando dice che, a orecchio, nell'uso moderno, suona corretto dire "facile a dirsi" e "facile da dire".
Tuttavia ho trovato in un libro di grammatica che "L'infinito colla preposizione 'a' tien dietro finalmente in italiano a certi aggettivi i quali in latino o si costruiscono con ad e il gerundio o il participio futuro passivo, o col supino in -- u: la cosa è facile a sapere (facilis scitu); egli è duro a soffrire (durum toleratu); ottimo a fare (optimum factu); grato a udire (jucundum audito); mirabile a vedere; difficile a dire; dolce a bere ecc."

http://books.google.com/books?id=b8...epage&q&f=false

Per cui, io capisco che si può usare correttamente la preposizione 'a', per lo meno con certi aggettivi, ma nonstante questo, oggigiorno non è molto usata questa forma, mi sembra.

 
Oggetto: Re: «ACCENTI GRAVI E ACCENTI ACUTI»
«ACCENTI GRAVI E ACCENTI ACUTI»
Il bel post. Molto utile

 
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