la
pron. pers. f. di terza pers. sing. [forma complementare atona di ella, essa]
1 si usa come compl. ogg. riferito a persona o cosa, sia in posizione enclitica sia proclitica; in posizione proclitica si può elidere davanti a vocale purché non generi ambiguità : la vidi ieri; l'ho incontrata poco fa; aspettiamola; dammi la lettera, voglio leggerla | si usa rivolgendo il discorso a persona con cui non si sia in familiarità , anche di sesso maschile, nel qual caso si accorda al maschile; negli usi formali viene spesso scritto con l'iniziale maiuscola: La prego, signore, stia comodo; con la presente La invitiamo a favorire nei nostri uffici
Infatti "stia" non è ausiliare "avere"...
Buongiorno signor Rossi, come sta? Temevo fosse malat
o, ieri non l'ho vist
a a teatro.
http://dizionari.corriere.it/dizionario-si-dice/L/lei.shtml
Il pronome allocutivo lei, che una volta andava in coppia con l’ormai disusato ella, vale tanto per il maschile quanto per il femminile. Sappiamo la sua origine: esso entrò nell’uso nei primi del Quattrocento, e il fenomeno si generalizzò nel secolo successivo per influsso dello spagnolo. Nelle nostre corti principesche e nelle nostre cancellerie ci si rivolgeva ai personaggi importanti con le locuzioni Vostra Signoria, Vostra Eccellenza e simili; locuzioni reverenziali che portavano necessariamente all’uso d’un verbo di terza persona. Per intenderci: “Vostra Signoria desidera...” Erano locuzioni al femminile, anche se rivolte soprattutto a maschi, e portavano necessariamente a un pronome di terza persona femminile: ella o lei: “Vostra Signoria desidera che la persona che ella ha raccomandato sia assunta a corte; io la assicuro che lei sarà accontentata”.
Ciò premesso, da un punto di vista strettamente grammaticale il verbo che dipende da questo lei dovrebbe essere concordato al femminile: “Lei, signor colonnello, si sarà accorta...”, “Spero che lei, dottore egregio, si sia molto divertita...”. Ma ecco che a questo punto il nostro buon senso si ribella. La lingua di oggi, che ha perso il ricordo di quei ridicoli salamelecchi, di quei sottintesi soggetti femminili “signoria, magnificenza, eccellenza” e simili, vuole senza esitazione il maschile quando ci si rivolge a un uomo: “Lei, signor colonnello, si sarà accorto” eccetera.
Diverso è il caso del pronome "la", come nelle frasi “Signor colonnello, arrivederla”; “Domani, dottore, la verrò a prendere alla stazione”. Qui non è che il "lei" nella forma di complemento oggetto. Il maschile "lo" sarebbe un errore dal forte sapore dialettale.