НИКОЛАЙ РИСКИЙ-КОРСАКОВ «САДКО»
L’idea originaria era del critico d'arte e critico musicale russo Vladimir Stàssov (Владимир Стàсов, 1824-1906), l’ideologo del «Gruppo dei Cinque» («Могучая Кучка»), che l’aveva affidata al compositore russo Mìli Balàkirev (Мили Балакирев, 1837-1910). L’opera esordì il 26 dicembre del 1897 al Teatro Solodòvnikov (Театр Солодовникова) di Mosca, sotto la direzione del maestro italiano Eugenio Esposito (Эудженио Эспозито, 1863-1950) il quale fu direttore d'orchestra presso i teatri di San Pietroburgo e Mosca, dove si dedicò essenzialmente al repertorio operistico russo e italiano. Il grande successo ottenuto convinse la direzione del Teatro Mariìnskij di San Pietroburgo a mutare atteggiamento e da allora nei paesi dell’est europeo a Sadkò è arrisa perpetua fortuna, al punto da risultare in assoluto l’opera più nota ed amata dal pubblico russo. Nikolaj Rimskij-Korsakov sottotitolò «Sadkò» («Садко») opera-bylina, riferendosi all’antica canzone epico-narrativa russa. Sadkò, il personaggio protagonista cui Nikolaj Rìmskij-Kòrsakov riserva lo stile musicale della «bylìna» («былина») cioè il poema epico russo, è per l’appunto un «gusljàr» («гусляр»), vale a dire un menestrello suonatore di «gùsli» («гусли» = il salterio russo a pizzico con cassa triangolare). Misto di realtà e di leggenda popolare, nonché legato al nome, anch’esso storico e insieme mitico, della splendida città medievale di Nòvgorod (una sorta di Venezia nordica, temibile concorrente di Mosca. «Il reale e il fantastico, il dramma (per quel tanto che è consentito dalla «bylìna») e le leggende si trovano in perfetta armonia». L’Opera «Sadkò» occupa un posto veramente particolare nella vita di Nikolaj Rimskij-Korsakov. In quest'opera il compositore «ha ritrovato se stesso». In essa si ritrovano, sia consciamente che inconsciamente concentrati, idee, temi, personaggi a lui cari, i suoi desideri nascosti, i pensieri su se stesso che aveva temuto di rivelare a chiunque, le idee sul senso della vita, soprattutto la vita di un artista, il senso della creazione e tante altre cose. Sadkò (Садкò) è un eroe della «bylìna» («былина»), cioè dell'epopea eroica russa. A differenza di altri Sadkò possiede non solo le qualità di un «bogatyr’», l'eroe coraggioso, bravo, intelligente, buono, onesto e generoso. Lui ha in più altre doti. È un navigatore e un cantante che si accompagna con uno strumento chiamato «gùsli» («гусли» = un antico strumento a corde su una cassa piatta a forma di trapezio simile alla cetra). In uno degli episodi della «bylina» il Re del Mare attrae Sadkò in fondo al mare. Quando egli suona, le danze tumultuose degli abitanti del mondo sottomarino provocano una tempesta che si placa solo quando il menestrello rompe le sue corde. La fiaba di Sadkò attrasse Nikolaj Rìmskij-Kòrsakov fin da giovane. Nel 1867 scrisse un piccolo pezzo di musica per orchestra intitolato «Quadro musicale di Sadkò» in cui il ruolo protagonista era attribuito alla descrizione pittoresca degli elementi marini. Negli anni '90 dell’Ottocento, il compositore tornò di nuovo al soggetto di Sadkò per farne questa volta un'opera. Meditò a lungo e con grande cura sul libretto e al centro della sua attenzione mise le profonde idee filosofiche di questo stupefacente mito, non le descrizioni fantastiche del regno sottomarino. All'inizio dell'opera c'è un'introduzione sinfonica che tratteggia il paesaggio del Mare Oceano (Океан-Море). In Sadkò il mare non è né lo sfondo né il luogo dove si svolge l'azione. È un vero cosmo, il principio determinante di tutta la vita. L'autore ha voluto dargli un valore simbolico, filosofico, autobiografico. I mari, i fiumi, i ruscelli, i laghi non si incontrano semplicemente nelle sue opere liriche, nella musica sinfonica o nelle romanze, nelle sue concezioni filosofiche l'universo è diviso in tre e non in due parti: il Cielo, la Terra e il Mare. L'acqua come elemento aveva attratto la sua immaginazione sin dall'infanzia. Nikolaj Rìmskij-Kòrsakov sognava di diventare un navigatore, di domare i mari e gli oceani, di circumnavigare il mondo. Perché Sadkò (e con lui Rìmskij-Kòrsakov) sceglie Venezia? Bisogna dire che, sin dall'adolescenza, la città di Venezia fu il sogno più bello del compositore. A sedici anni egli compose una romanza intitolata Venezia su un poema proprio. Verso la fine della sua vita Nikolaj Rimskij-Korsakov la visitò e scrisse a un amico: «Questa città è davvero favolosa». Gli abitanti di Nòvgorod chiesero al loro eroe Sadkò («Apprendi a cantare tanto bene come loro!»). Egli trascrisse la melodia della famosissima canzone popolare napoletana «Funiculì, funiculà»; più tardi ne studiò una variazione orchestrale. Questo arrangiamento, «Canzonetta napoletana», fu l'ultima partitura fatta da Nikolaj Rimskij-Korsakov. L'opera ebbe subito un grandissimo successo. Per soddisfare alla domanda del pubblico, il «Canto del Mercante Veneziano» fu bissato; fu anche chiesto che si ripetesse tutto il finale del Quarto Quadro.
Nikolaj Rimskij-Korsakov Николай Римский-Корсаков
«SADKO’» «САДКО» Opera epica in sette scene
La Prima rappresentazione: Mosca, Teatro Privato di Solodòvnikov, 26 dicembre 1897.
L'azione si svolge alla città di Nòvgorod la Grande e nel Mare Oceano in un'epoca semileggendaria e semistorica. Tra il quarto e il quinto quadro trascorrono dodici anni. Il Suonatore di gùsli, una specie di cetra dell'antica Russia.
PERSONAGGI:
Sadkò, menestrello di Nòvgorod (Tenore)
Volkhovà, principessa, figlia prediletta del Re del Mare (Soprano)
Il Mare Oceano, Re del Mare (Basso)
Liubàva Buslaìjevna, giovane moglie di Sadkò (Mezzosoprano)
Nezhàta, giovane menestrello di Kiev (Contralto)
Il Vichingo, Mercante d'Oltremare (Basso)
L’Indiano, Mercante d'Oltremare (Tenore)
Il Veneziano, Mercante d'Oltremare (Baritono)
I nomi dei giullari significano rispettivamente Piffero (Dudà) e Zufolo (Sopel)
Dudà, Giullare (Basso), Sopel, Giullare (Tenore)
1°Giullare (Mezzosoprano), 2°Giullare (Mezzosoprano)
1°Indovino (Tenore), 2°Indovino (Tenore)
L’antico guerriero, travestito da mendicante (Baritono)
Fomà Nazàrich, anziano, comandante maggiore di Nòvgorod (Tenore)
Lukà Zinòvievich, voivòda, cittadino di Nòvgorod (Basso)
La saggia Regina delle Acque, moglie del Re del Mare (Mezzosoprano)
Cittadini di Nòvgorod, mercanti stranieri, marinai, menestrelli, mendicanti ciechi, sirene, bellissime fanciulle, cigni bianchi, meraviglie del mare.
BALLETTO: le dodici figlie della regina del mare, le spose di tutti i mari e loro piccoli nipoti, i ruscelletti, il pesce dalle scaglie d’argento e dai riflessi dorati, meraviglie del mare.
NOVGOROD LA GRANDE НОВГОРОД ВЕЛИКИЙ
Ha una storia significativa, perché relativamente diversa da quella delle parti più meridionali della Russia. La sua fondazione è fatta risalire almeno al secolo VII, ma è dell’anno 862 la sua costituzione in capitale di Stato Russo sotto la dominazione del leggendario Principe Rùrik (Рюрик). Lo Stato di Nòvgorod fu unico in tutta la Russia che godette per cinque secoli di un auto-governo senza restare agganciato né al carro dell’Ordà d’Oro (Золотàя Ордà) mongola né a quello dei vari principati della Moscòvia (Московия). Aleksandr Nèvskij (Александр Невский), uno dei suoi maggiorenti, non ebbe mai tuttavia potere autocratico.
NIKOLAJ RIMSKIJ-KORSAKOV «SADKO’»
НИКОЛАЙ РИСКИЙ-КОРСАКОВ «САДКО»
QUADRO PRIMO КАРТИНА ПЕРВАЯ
All'inizio dell'opera c'è un'introduzione sinfonica che tratteggia il paesaggio del Mare Oceano. Ricca sala dei convivi. Gran banchetto d'onore dei mercanti di Nòvgorod. Tutti siedono dietro tavole di quercia coperte da tovaglie ricamate e ingombre di cibi e bevande. La servitù versa agli ospiti vino e cervogia. A una tavola a parte sta Niezhàta (Нежата), il giovane menestrello di Kiev. In un angolo, sulla stufa di ceramica smaltata, Dudà (Дуда), Sopiél (Сопель) e alcuni giullari. Tra gli ospiti si trovano entrambi i maggiorenti di Novgorod: Fomà Nazarievich e Lukà Zinovievich. Niezhàta canta le gesta d’un eroe della sua città, accompagnandosi con il gùsli: «Limpida la luna il cielo illuminò…». I mercanti lo ringraziano e si chiedono chi sarà a cantare la grandezza della loro propria città. Giunge allora Sadkò, il giovane menestrello di Nòvgorod, che però non indugia nel generale clima festivo ed espone un proprio ambizioso progetto, la cui realizzazione, estremamente ardua, pare ancor più difficile per la mancanza, a Nòvgorod, di un fiume navigabile: Sadko intende partire per lidi lontani ed aprire nuovi mercati. Senza quattrini, Sadkò ha tuttavia bisogno d’aiuto per noleggiare le navi necessarie, ma i mercanti non lo prendono in considerazione. Frustrato, Sadkò si ripromette di dedicare il proprio canto al Lago Ilmèn’ (Озеро Ильмèнь) ed ai suoi affluenti. Entra Sadkò, si inchina con compitezza; ha in mano gùsli d'acero: «Signori mercanti! E illustri convitati!…». La festa continua mentre Sadkò si prepara ad andarsene, fra i motteggi degli astanti.
QUADRO SECONDO КАРТИНА ВТОРАЯ
La riva del Lago Ilmèn. Sulla riva c'è una bianca pietra. Una chiara notte d'estate. Falce di luna calante. Entra Sadkò e si siede sulla pietra, ha in mano le gùsli. Sadkò, afflitto, canta alla luce della luna. Canzone di Sadkò: «O tu, foresta ombrosa, scosta le tue fronde, aprimi un cammino…». Si leva una brezza leggera, l'acqua del lago s'increspa, il canneto oscilla e stormisce. D’improvviso sull’acqua appaiono dei cigni, che, accostandosi alla riva, si trasformano in stupende fanciulle: sono le figlie del Re del Mare, guidate dalla Principessa Volchovà (Царèвна Волховà). Quest’ultima dichiara a Sadkò di averlo udito cantare più volte e gli chiede di farlo ancora, per lei, confidandogli anche che il suo destino è quello di sposare un mortale. I due si dichiarano reciproco amore (Il bel duetto di Volchovà e Sadkò). All’avvicinarsi dell’alba Volchovà, prossima alla partenza, dona a Sadkò un pesce d’oro e lo invita ad andare a pesca, sul lago, il giorno successivo. Il Re del Mare emerge dalle profondità del lago per richiamare le figlie. Il canneto ondeggia dolcemente alla brezza mattutina. Il cielo si rischiara rapidamente. Sorge il sole.
QUADRO TERZO КАРТИНА ТРЕТЬЯ
Una stanza in casa di Sadkò. Mattino presto. La sua giovane moglie è sola accanto alla finestra. Di primo mattino Lubàva (Любàва) sta al balcone in attesa del marito, che non si è fatto vedere per tutta la notte. Aria di Lubàva: «Per tutta la notte l'ho aspettato invano. Dov'è Sadkò? Dove mai è finito?…». Il ritorno dell’amato la riempie di gioia, ma il giovane menestrello è ancora tutto preso dall’eccezionale avventura vissuta e non ricambia l’affetto della moglie. Sadkò si dichiara pronto a scommettere che nel Lago Ilmèn vivono pesci con le scaglie d’oro e abbandona la moglie.
QUADRO QUARTO КАРТИНА ЧЕТВЁРТАЯ
La banchina del porto a Nòvgorod, davanti alla Chiesa di Santa Croce, in riva al Lago Ilmèn. Navi all'ormeggio. È giorno. Mercanti di Nòvgorod e gente d'ogni sorta, uomini e donne, si accalcano attorno ai mercanti d'oltremare: vichinghi, indiani, veneziani e altri e guardano le loro merci. Tra la folla due indovini. In disparte siede Niezhàta con le gùsli. La bella canzone di Niezhàta: «Sull'erta riva del lago Ilmèn…». Dopo il saluto degli anziani della città ed il canto in lode di Nòvgorod intonato da Niezhàta, giunge Sadkò, deriso da tutti, ma pronto a scommettere la propria testa contro tutte le ricchezze dei presenti che pescherà dei pesci d’oro dal Lago Ilmèn’. Tutti s’imbarcano per la pesca. Quando Sadkò getta la rete dal fondo del lago giunge la voce di Volchovà, che gli promette aiuto. A rete recuperata, grande è per tutti la meraviglia alla vista di tre pesci raggianti che magicamente si trasformano in lingotti d’oro. Sadkò è acclamato dalla folla. Niezhàta compone un canto in suo onore e sono gli anziani, questa volta, ad essere derisi. Con un gesto di generosità, Sadkò rinuncia alla vincita della scommessa. Sadkò si accinge a salpare per mettere in opera il suo progetto; mentre si approntano le navi egli chiede ai mercanti stranieri di descrivere i loro paesi. Allestite le sue navi, Sadkò deve decidere dove andare. Nel rispetto della tradizione fiabesca gli vengono presentate tre alternative, appaiono tre mercanti: quello Vichingo (Варяг=Variago), quello Indiano e quello Veneziano - che parlano dei loro paesi. Già si è detto di come il mare sia, di questo mondo fiabesco, il cosmo. Non c'è dunque nulla di strano che, nelle canzoni dei mercanti ospiti della città, si tratteggino tre paesaggi marittimi diversi. Nella canzone del Vichingo l'elemento marittimo è freddo, duro, severo e fa paura. Nella seconda canzone il mare tropicale è incantevole: «Ci sono così tante perle che non si possono contare», canta il Mercante Indiano. All'ultimo, nella terza canzone, appare un paesaggio ideale, acquatico e aereo «Blu è il mare, blu è il cielo!»; sul mare «il vento è fresco e soffia dolcemente sopra una città favolosa, la famosissima città di Vèdenez (Venezia)». Il popolo di Novgorod riprende la canzone e canta per consigliare Sadkò: «Va' a Venezia! Apprendi a cantare bene come fanno loro!». Si può capire che Sadkò non sia tentato dal severo e freddo mare dei Vichinghi, ma perché egli rifiuta le innumerevoli ricchezze e i tesori delle grotte di pietre preziose e altre meraviglie dell'India? I tre Mercanti d'Оltremare (Замòрские Гòсти), il Vichingo, l'Indiano e il Veneziano si fanno avanti e cantano uno dopo l'altro le loro canzoni. Durante il loro canto a poco a poco si fa buio.
«CANTO DEL MERCANTE VICHINGO» «ПЕСНЯ ВАРЯЖСКОГО ГОСТЯ»
Contro la roccia aspra s'infrange con fragore il flutto
E in un vortice di bianca schiuma ricorre indietro;
Ma vigorosamente le cineree rupi resistono all'impeto dell'onda,
Alte sul mare.
Da quelle pietrose rocce provengono
le nostre ossa di vichinghi,
In noi il purpureo sangue è venuto
da quell'onda marina,
E i nostri pensieri segreti
provengono dalle brume.
Nel mare siamo nati,
Nel mare morremo.
Spade e frecce taglienti
hanno i vichinghi,
Che portano morte sicura al nemico.
Audaci sono gli uomini dei paesi boreali,
Grande è il loro dio Odino, E cupo è il mare.
«CANTO DEL MERCANTE INDIANO» «ПЕСНЯ ИНДИЙСКОГО ГОСТЯ»
Nelle grotte profonde non si contano i diamanti,
Non si contano nel mare del meriggio le perle,
Meraviglie della lontana India.
Nel caldo mare
C'è uno zaffiro meraviglioso,
Sullo zaffiro una Fenice,
L'uccello dal volto di fanciulla,
Canta con voce dolce
Canzoni celestiali,
Apre le sue ali
E così ricopre il mare.
Chi sente quell'uccello,
Dimentica ogni cosa.
Nelle grotte profonde
non si contano i diamanti,
Non si contano nel mare
del meriggio le perle,
Meraviglie della lontana India.
«CANTO DEL MERCANTE VENEZIANO» «ПЕСНЯ ВЕДЕНЕЦКОГО ГОСТЯ»
Città di pietra, madre di tutte le città,
La gloriosa Venezia si leva in mezzo al mare.
Una volta all'anno dal mare azzurro
Sorge una chiesa meravigliosa.
Ad ammirarla allora vengono
Cavalieri valorosi d'oltremare.
Nella sua reggia d'oro
il principe potente
Da sponsali è legato all'azzurro mare.
Città magnifica, città felice,
Regina del mare, Venezia gloriosa! Alita leggero un fresco vento,
Il mare è azzurro, azzurro è il cielo
Sul mare azzurro regni tranquilla, Città magnifica, Venezia gloriosa!
La luna splende nel cielo notturno, Il mare azzurro sciaborda dolcemente.
Di fanciulle brune risuonano i canti, S'odono le corde sonore del liuto.
Città magnifica, città felice, ecc…
Giunge il momento della partenza: Sadkò saluta la gente di Nòvgorod e Lubàva. Sale sulla nave. Lubàva si copre il viso con le mani e piange. La Canzone di Sadkò con la sua schiera sulla nave: «Alta è la volta celeste, Profondo profondo è il Mare Oceano…».
QUADRO QUINTO КАРТИНА ПЯТАЯ
Son passati dodici anni. La placida distesa del Mare Oceano. Il «Falcone», la nave di Sadkò, si ferma in mezzo al mare con le vele afflosciate e rimane immobile. Gli altri navigli passano in lontananza e scompaiono. Il sole tramonta. Si fa sera. Sadkò è seduto su uno scranno d'avorio ricoperto di velluto. I compagni di Sadkò gettano in mare botti piene d'oro, d'argento e di perle tonde. Questi cerca invano con doni preziosi di placare l’ira del Re del Mare che, si dice, sarà soddisfatto solo da un sacrificio umano. Un sorteggio designa la vittima: sarà lo stesso Sadkò. I compagni di Sadkò calano una scaletta d'argento e gettano nell'acqua un'asse di quercia. Sadkò prende le gùsli, scende per la scaletta e si mette sull'asse. Proprio nel momento in cui Sadkò si getta in mare, le vele si gonfiano e la nave sparisce nella nebbia.
QUADRO SESTO КАРТИНА ШЕСТАЯ
Nella fitta oscurità si comincia a intravedere il subacqueo palazzo turchino del grande Re del Mare. In mezzo ad esso si erge un cespo di salice. Il terribile Re del Mare e la saggia Regina delle Acque siedono sui loro troni. La bella Principessa Volchovà sta filando. Le belle fanciulle del reame, sue amiche, intessono ghirlande di alghe e di fiori. Trasportato da una conchiglia giunge Sadkò; il Re lo rimprovera per non aver onorato il suo tributo nei dodici anni di vita passata in mare, la Principessa Volchovà, tuttavia, intercede a favore di Sadkò e riesce a calmare la rabbia del padre, suggerendogli di far cantare il giovane. Sadkò suona le gùsli e intona un canto di lode: «È vasto e terribile il mare azzurro, buio e insondabile è il fondo del mare». Il Re del Mare è avvinto dal fascino della sua musica, al punto da offrirgli la mano di Volchovà. Il Re del Mare: «Ehi, voi, siluri baffuti, araldi tonanti, suonate le trombe, convocate tutto il regno subacqueo!…». Tutte le creature marine si riuniscono per celebrare la festa nuziale; quando, nella sequenza delle danze, tocca suonare a Sadkò, egli esegue una danza dapprima lenta e solenne, ma il cui ritmo è vieppiù accelerato fino a trascinare nei propri vortici il Re e la Regina. Il corteo nuziale si ferma. Il Re, la Regina, la Principessa e Sadkò siedono. Incomincia la danza. Danza dei chiari fiumi e dei piccoli ruscelli. La danza è morbida e fluente, a larghi giri. Danza dei pesci dalle pinne d'oro e dalle squame d'argento. I pesci guizzano tra i fiumi e i ruscelli. La danza è lieve e giocosa. Danza generale Sadkò ripassa le corde delle gùsli e attacca un'aria di danza prima in modo piuttosto lento e assorto, poi accelera, cantando di quando in quando. Tutto il regno subacqueo comincia a danzare in modo sempre più animato. Le ondine e le meraviglie del mare accompagnano col canto. La Principessa è seduta accanto a Sadkò. Il Re e la Regina sono sui loro troni. Sulla superficie del mare si scatenano allora terribili tempeste e dal fondo si vedono diverse navi affondare. D’improvviso appare una visione, un vecchio pellegrino, il fantasma di un antico guerriero, illuminato da una luce dorata. La Visione: «Male ha scelto il momento per danzare il terribile Re del Mare! Con un colpo della pesante clava di bronzo fa cadere le gùsli dalle mani di Sadkò». La danza si interrompe di colpo. Tutto il regno subacqueo resta completamente immobile. Il pellegrino impone che Volkhovà segua Sadkò e dichiara la fine del regno del Re del Mare. Saliti su di una grande conchiglia, sostenuta da delfini, Sadkò e Volchovà riemergono alla superficie. Volchovà, La principessa del Mare: «Addio, mio caro padre e re! Mia cara madre e regina, addio! Addio, azzurre onde!…».
QUADRO SETTIMO КАРТИНА СЕДЬМАЯ
Introduzione orchestrale. Il velocissimo equipaggio dei novelli sposi, Sadkò e la principessa del Mare, trainato da delfini e cigni verso Nòvgorod. A sipario ancora calato si sentono le loro voci. Un verde prato in riva al Lago Ilmen. I primi chiarori dell'alba. Sadkò è addormentato su una riva scoscesa, accompagnato da una triste ninnananna di Volchovà, che ha deciso di sacrificarsi per amore di Sadkò e della sua città: così la giovane si dissolve trasformandosi nel fiume Vòlchov (Река Вòлхов). Intorno a Sadkò cresce e ondeggia un canneto. Volchovà, La principessa del Mare cantandogli una ninna nanna. Al triste suono della voce di Lubàva, Sadkò si risveglia, la chiama a sé e i due si riuniscono. Nel frattempo la bruma a poco a poco si dilegua, lasciando apparire Volchovà, un largo fiume, unito al lago Ilmèn e illuminato dai raggi dorati del sole nascente. Lungo il fiume in direzione del lago avanzano navigli; alla loro testa la nave «Falcone» con a bordo la schiera di Sadkò. Dall'altra parte arriva di corsa la folla degli abitanti di Novgorod, uomini e donne, mercanti e gente di ogni sorta. Tra essi Lukà Zinovievic e Fomà Nazarievic, i maggiorenti, Niezhàta, Dudà, Sopiél, i mercanti Vichingo, Indiano e Veneziano. La discesa degli equipaggi è acclamata dal popolo festante. Sadkò allora narra a tutti le sue avventure e descrive il meraviglioso mondo che ha conosciuto. Sadkò: «Salve, gente di Novgorod! Salve, gloriosa Novgorod!…». Tutti intonano un inno al vecchio Pellegrino, al Mare ed al fiume Vòlchov.
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