Arca Russa

Lingua e linguistica russa e italiana - «ACCENTI GRAVI E ACCENTI ACUTI»

Doppio bequadro - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 13:56
Oggetto: «ACCENTI GRAVI E ACCENTI ACUTI»
Esiste una regola?
Per quanto io sappia:

Sulle "a", "i", "u" si mette solo quello grave: à, ù, ì.

Sulla "o" invece sia quello grave che quello acuto?
Oppure sulla finale tonica solo quello grave?

L'accento acuto sulla "e" si mette sull'ultima vocale
1. nelle parole che finiscono con "ché": perché, affinché ecc.
2. nelle alcune forme della terza pers. sing. del passato remoto dei verbi di II coniugaz.: poté, credé ecc.
3. né (negaz.)
4. ?

quello grave:
1. è (Essere)
2. ?

Purtroppo queste cose non ci sono nei nostri manuali e non si insegnano mai..
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Beowulf - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 14:37
Oggetto:
Accento:

E' un intonazione piu' forte e prolungata, che cade su una determinata sillaba di una parola.
L'accento e' detto tonico e tonica e' la sillaba o la vocale che lo riceve.La sillaba non accentata e' detta atona:
finestra
arido

Quando l'accento tonico viene ewspresso si ricorre all'accento grafico, che puo' essere :

GRAVE quando indica un suono apertoi; e' il piu' usato e i trova sulle vocali a,e,o,i,u

città
caffè
falò

ACUTO quando indica un suono chiuso; si trova sulle vocali e,o

benché

esempio:

légge (norma)
lègge (verbo leggere)

Angelo di fuoco - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 14:42
Oggetto:
Uso odierno
Sulle vocali a, i, o, u si mette soltanto quello grave, sulla e sia l'acuto (quando la vocale è chiusa) si il grave (quando è aperta).
Quando vuoi sapere se una vocale è chiusa od aperta, rivolgiti ad un toscano o ad un buon dizionario.
Esempio famoso: la pésca (la fanno i pescatori) e la pèsca (è un frutto di provenienza persana) son cose diverse.

Il tuo dubbio sulla o è legittimo. Nelle forme verbali del passato remoto e del futuro è sempre aperta, quindi porta l'accento grave. Esistono però parole dove la o tonica è chiusa: ad esempio, tutti i sostantivi maschili in -(t)ore, comunque questo non viene notato che nei dizionarî.

Doppio bequadro - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 14:49
Oggetto:
Mi interessava più che altro quello grafico, quando è obbligatorio.
È necessario mettere l'accento sulla terza persona del verbo "dare": dà, dànno, o si mette solo quando non si capisce dal contesto? Si può scrivere semplicemente "da", "danno" o ci sarà la confusione con la preposizione "da" e con il sostantivo "il danno"?

Beowulf - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 14:49
Oggetto:
Angelo di fuoco ha scritto: 
Uso odierno
Sulle vocali a, i, o, u si mette soltanto quello grave, sulla e sia l'acuto (quando la vocale è chiusa) si il grave (quando è aperta).
Quando vuoi sapere se una vocale è chiusa od aperta, rivolgiti ad un toscano o ad un buon dizionario.
Esempio famoso: la pésca (la fanno i pescatori) e la pèsca (è un frutto di provenienza persana) son cose diverse.

Il tuo dubbio sulla o è legittimo. Nelle forme verbali del passato remoto e del futuro è sempre aperta, quindi porta l'accento grave. Esistono però parole dove la o tonica è chiusa: ad esempio, tutti i sostantivi maschili in -(t)ore, comunque questo non viene notato che nei dizionarî.

no e' cosi, sulla o si mette sia quello grave che quello acuto
esempio

Bòtte contenitore dove si mette il vino
Botte quando si litiga e ci si percuote l'un l'altro

Beowulf - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 14:55
Oggetto:
Doppio bequadro ha scritto: 
Mi interessava più che altro quello grafico, quando è obbligatorio.
È necessario mettere l'accento sulla terza persona del verbo "dare": dà, dànno, o si mette solo quando non si capisce dal contesto? Si può scrivere semplicemente "da", "danno" o ci sarà la confusione con la preposizione "da" e con il sostantivo "il danno"?

piu che altro serve per ricordarti che ha un suono piu' aperto della a normale.
essi danno, verbo, e il danno come sostantivo si differenziano come pronuncia dal fatto che nel primo la a e' aperta nel secondo e' piu' chiusa.
Quindi l'uso obbligatorio dell'accento sulla forma verbale

Doppio bequadro - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 14:55
Oggetto:
Beowulf ha scritto: 

esempio

Bòtte contenitore dove si mette il vino
Botte quando si litiga e ci si percuote l'un l'altro


Mi piace quello scherzo con la "o" chiusa e quella acuta:
Avete delle domande da pòrci o da pórci
Cambiando l'accento, cambia anche il senso

Angelo di fuoco - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 14:58
Oggetto:
E qual è il verbo e quale il sostantivo in questo caso?
Non vorrei sbagliare! Wink

Beowulf - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 15:05
Oggetto:
Angelo di fuoco ha scritto: 
E qual è il verbo e quale il sostantivo in questo caso?
Non vorrei sbagliare! Wink

ehe eh, non vorrei sbagliare ma sono entembi sostantivi.
es:
io faccio la bòtte (io sto costruendo il contenitore per il vino)
io faccio a bótte (io picchio qualcuno)
in questo caso e' anche la presenza di una particella o dell'articolo a differenziare nel significato le due frasi.

Myshkin - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 15:11
Oggetto:
Ma forse il dubbio di Angelo di fuoco era su pórci e pòrci Wink

pòrci è il sostantivo, plurale di pòrco.

pórci è il verbo: porre a noi

Beowulf - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 15:13
Oggetto:
Myshkin ha scritto: 
Ma forse il dubbio di Angelo di fuoco era su pórci e pòrci Wink

pòrci è il sostantivo, plurale di pòrco.

pórci è il verbo: porre a noi

eh eh hai ragione.
ho preso una svista

Angelo di fuoco - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 15:17
Oggetto:
Myshkin ha scritto: 
Ma forse il dubbio di Angelo di fuoco era su pórci e pòrci Wink

pòrci è il sostantivo, plurale di pòrco.

pórci è il verbo: porre a noi
Uff!
Ho una terribile voglia di vantarmi di non aver sbagliato nel pensiero. Posso? posso? posso?

Angelo di fuoco - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 15:18
Oggetto:
Beowulf ha scritto: 
no e' cosi, sulla o si mette sia quello grave che quello acuto
esempio

Bòtte contenitore dove si mette il vino
Botte quando si litiga e ci si percuote l'un l'altro
Vero! per la differenziazione! ma è veramente obbligatorio mettere l'accento in questo caso?

Myshkin - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 15:25
Oggetto:
Sì, in caso di omonimia bisogna usare l'accento per identificare il vocabolo, come l'esempio di Beowulf, o come anche "volto" che cambia comletamente significato con l'accento grave o con quello acuto.
Ma spesso si omette perché si capisce dal contesto. Un po' come voi russi spesso scrivete la e al posto della ё, giusto?

Angelo di fuoco - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 15:29
Oggetto:
Vero, anche se preferirei che si mettesse obbligatoriamente la ё ovunque la pronuncia lo richiede, come in bielarusso.

Myshkin - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 15:31
Oggetto: «ACCENTI GRAVI E ACCENTI ACUTI»
A chi lo dici!! Laughing

Angelo di fuoco - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 15:43
Oggetto:
Beh, io stesso, da madrelingua, ci faccio a volte gravi errori, specie nei cognomi... Embarassed
Un mio sogno è che si sviluppi per il russo un sistema per gli accenti tonici ben preciso, come in portoghese o spagnolo

Myshkin - Mercoledì, 18 Ottobre 2006, 16:05
Oggetto:
Ecco un'ottima risosrsa per i vostri dubbi:

http://it.wikipedia.org/wiki/Accento_(ortografia)

marturano - Martedì, 15 Maggio 2007, 11:11
Oggetto: Re: Accenti Gravi E Acccenti Acuti
Gli accenti gravi e acuti circonflessi etc. hanno una lunghissima storia, ma che non val la pena di raccontarla qui. Per l'Italiano ad accento prevalentemente FISSO
Il grave indica dove la vocale si allunga e cioè dove la voce si ferma più a lungo
L'acuto indica una paorla omofona (né significa E NON e ne significa di cui etc.)
Il circonflesso in italiano non si usa più
L'apostrofo indica invece una troncatura (po' per poco, mo' per modo, to' per togli (ant.) porta via prendi)
Altro è invece in lingue come ad es. l'ungherese che ha vocali oscure e vocali chiare oppure deve indicare vocali intermedie (anche qui chiare e oscure, lunghe e brevi) e gli accenti sono importanti. In ted. gli accenti non servono, come in inglese o in finlandese o in turco, ma servono in sved. e in danese e in spagnolo, etc. Non confondere però mai gli accenti con i DIACRITICI che sono segni convenzionali con tutt'altra funzione. In turco ad es. la i senza puntino indica più o meno la c.d. SCHWA ossia la E MUTA francese o la g con la breve che rende indistinto il suono duro di GH. In russo l'accento (purtroppo per chi l'impara) è assente e si usa solo nei libri didattici. C'è solo la BREVE (kratka) per indicare il suono fatiscente di I in dittonghi brevi. In bielorusso si usa la kratka anche sulla U. In polacco l'accento grave è usato come in italiano. Consiglierei il curioso di fornirsi di LES LANGAGES DE L'HUMANITE' di M. Malherbe, Laffont 1995 in francese o NON LEGITUR in italiano dell'amico Cimarrosti, Stampa Aletrnativa 2005 e per il russo il divertente (forse introvabile però) PUTESCESVTIE V SLOVO di E. A. Vartanian, Prosvescenie 1987

Doppio bequadro - Martedì, 05 Ottobre 2010, 23:12
Oggetto: Re: Accenti Gravi E Acccenti Acuti
Mi interessa la parola "esca" Confused
(attenzione agli accenti in queste due pagine dai manuali italiani)

Vincentius Antonovich - Mercoledì, 06 Ottobre 2010, 00:15
Oggetto: Re: Accenti gravi e acccenti acuti
In pratica non si trovano due regioni d'Italia, che pronunciano tutte le vocali allo stesso modo, comunque almeno in teoria, uno standard linguistico esiste e coincide all'incirca con la pronuncia fiorentina. Il problema però si pone soltanto, quando si tratta di apprendere la corretta pronuncia delle parole, perché, quando si scrive, non è obbligatorio segnare l'accento tonico (ed infatti non lo fa nessuno), tranne che per poche eccezioni:

quando l'accento cade sull'ultima sillaba (parole tronche);
es: pietà, farò, papà, laggiù, però
su alcuni monosillabi, che cambiano di significato, a seconda che l'accento ci sia o no.
Es: dì (il giorno) e di (preposizione), né (congiunzione negativa) e ne (particella pronominale), sì (affermazione) e si (congiunzione), sé (pronome personale) e se (congiunzione); ché (congiunzione = perché) e che (pronome relativo); là, lì (avverbi di luogo) e la, li (articolo e pronome)

Attenzione! Quando il pronome sé è accompagnato da "stesso", perde l'accento. Es: "Lo fa per se stesso".

La III persona sing. del presente indicativo del verbo essere va certamente accentata; invece non va accentata quella del verbo fare, mentre è ormai un uso universalmente consolidato (anche se i puristi esprimono le loro perplessità a proposito) quello di accentare la III persona sing. del verbo dare; es: "Il distributore non il resto".

Doppio bequadro - Mercoledì, 06 Ottobre 2010, 09:39
Oggetto: Re: Accenti Gravi E Acccenti Acuti
[quote]è ormai un uso universalmente consolidato (anche se i puristi esprimono le loro perplessità a proposito) quello di accentare la III persona sing. del verbo dare; es: "Il distributore non dà il resto"

sarebbe per distinguerlo dalla preposizione?

ésca da uscire
èsca cibo
o al contrario?
In quale manuale c'è un errore di stampa?

Myshkin - Mercoledì, 06 Ottobre 2010, 11:08
Oggetto: Re: Accenti Gravi E Acccenti Acuti
La versione corretta è la seconda:

èsca, da uscire
ésca, cibo.

Puoi consultare questa pagina, che mi sembra abbastanza completa sugli omonimi, anche se io non ho mai saputo e sentito di una distinzione tra crédo (da credere) e crèdo (preghiera religiosa).

http://foggia.musenet.it/catalogazi...fileentry=31238

Doppio bequadro - Mercoledì, 06 Ottobre 2010, 11:48
Oggetto: Re: Accenti Gravi E Acccenti Acuti
Grazie!

Vincentius Antonovich - Mercoledì, 06 Ottobre 2010, 13:59
Oggetto: Re: Accenti Gravi E Acccenti Acuti
[quote user="Doppio bequadro" post="15205"]
Citazione:
è ormai un uso universalmente consolidato (anche se i puristi esprimono le loro perplessità a proposito) quello di accentare la III persona sing. del verbo dare; es: "Il distributore non dà il resto"

sarebbe per distinguerlo dalla preposizione?


Appunto, come la è del verbo essere si distingue dalla e congiunzione.

Doppio bequadro - Mercoledì, 06 Ottobre 2010, 19:09
Oggetto: Re: Accenti Gravi E Acccenti Acuti
Un'altra domanda
Facile/difficile a dire
Difficile/facile a (o da?) capire?
Orribile a (o da) guardare?
Esiste qualche regola?

Vincentius Antonovich - Mercoledì, 06 Ottobre 2010, 23:26
Oggetto: Re: Accenti gravi e acccenti acuti
Bella domanda Wink
Mi sembra, che in questo caso si possa scegliere abbastanza liberamente la preposizione da usare, perché qui non è il caso di una preposizione retta dal verbo. A orecchio direi, che vanno bene: "facile a dirsi" e "facile da dire" ma non ti so spiegare il perché.

Approfitto, per una breve nota sulle frasi complesse (periodi).
Nella costruzione del periodo si possano legare le subordinate alla proposizione principale in tre modi:
attraverso pronomi;
es: "Non ho letto il libro, del quale parli"
attraverso una congiunzione, se il verbo è usato in un modo finito (indicativo, congiuntivo...);
es: "Enirico è sempre allegro, perché ha un buon carattere"
attraverso una preposizione (a, di, da, per), se il verbo è usato al modo infinito.
es: "Enrico è matto, da legare"

Anche la semplice punteggiatura (di solito la virgola), può bastare.
es: "Sbagliando, s'impara"

La mia non è una risposta esauriente, però qualcun altro si farà avanti sicuramente. Smile Smile Smile

Myshkin - Giovedì, 07 Ottobre 2010, 12:22
Oggetto: Re: Accenti Gravi E Acccenti Acuti
Allora, bisogna premettere che nessuno di noi qui è un linguista, e molti dubbi grammaticali non siamo in grado di risolverli in modo ottimale, con regole alla mano, cioè.
Il riferimento in rete per la lingua italiana è senz'altro l'Accademia della Crusca: http://www.accademiadellacrusca.it/index.php

Fatta questa necessaria premessa, però, sono d'accordo con Vincentius quando dice che, a orecchio, nell'uso moderno, suona corretto dire "facile a dirsi" e "facile da dire".
Tuttavia ho trovato in un libro di grammatica che "L'infinito colla preposizione 'a' tien dietro finalmente in italiano a certi aggettivi i quali in latino o si costruiscono con ad e il gerundio o il participio futuro passivo, o col supino in -- u: la cosa è facile a sapere (facilis scitu); egli è duro a soffrire (durum toleratu); ottimo a fare (optimum factu); grato a udire (jucundum audito); mirabile a vedere; difficile a dire; dolce a bere ecc."

http://books.google.com/books?id=b8...epage&q&f=false

Per cui, io capisco che si può usare correttamente la preposizione 'a', per lo meno con certi aggettivi, ma nonstante questo, oggigiorno non è molto usata questa forma, mi sembra.

Zarevich - Giovedì, 22 Settembre 2016, 12:38
Oggetto: Re: «ACCENTI GRAVI E ACCENTI ACUTI»
«ACCENTI GRAVI E ACCENTI ACUTI»
Il bel post. Molto utile


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