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Notizie - VINCOLO ESTERNO VS SOVRANITÀ: LA BATTAGLIA DI UNA VITA

Myshkin - Venerdì, 27 Maggio 2022, 09:16
Oggetto: VINCOLO ESTERNO VS SOVRANITÀ: LA BATTAGLIA DI UNA VITA
VINCOLO ESTERNO VS SOVRANITÀ: LA BATTAGLIA DI UNA VITA

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L’olandese Rutte, il presidente del consiglio di quel Paese che campa rubando entrare fiscali ai suoi vicini di casa, ci chiede di cedere ulteriore sovranità.


Stavolta in politica estera (quella fiscale e monetaria l’abbiamo già ceduta entrando nella UE prima e nell’Eurozona, poi).

Dispiace per il simpatico Rutte, ma arriva con quasi 80 anni di ritardo.

Sì perché l’Italia la sovranità in politica estera l’ha ceduta con la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, quando agli occupanti nazisti si sostituirono gli occupanti a stelle e strisce.

Non a caso eravamo anche prima della UE uno dei cosiddetti Paesi a sovranità limitata.

Eravamo insomma una colonia americana.

Ma almeno avevamo una classe politica e imprenditoriale disposta anche a dare la vita per costruire un’Italia migliore.

Chiedete a Moro e Mattei, tanto per citare due nomi.

A partire dalla fine degli anni 70 invece, in Parlamento abbiamo avuto un numero crescente di partiti – e quindi di politici – che anziché tutelare gli interessi del Paese e dei lavoratori italiani, ci ha svenduti per tutelare gli interessi dei grandi capitali esteri: americani, inglesi, tedeschi, francesi. Insomma di tutti tranne che italiani.

Non è colpa del destino cinico e baro se siamo stati il Paese a privatizzare più di tutti al grido de “ce lo chiede l’Europa”, sia in termini di PIL (10,8%) che in valore assoluto (121,3 miliardi di euro).

Non è un caso se siamo stati il Paese a inanellare la sfilza più lunga di avanzi primari dal 1992 a oggi (pari a circa 1.000 miliardi di euro sottratti ai cittadini).

Non è un caso se abbiamo tagliato del 30% gli investimenti pubblici.

Non è un caso neanche che siano fallite migliaia di aziende e botteghe artigiane (più di 200.000 solo negli ultimi 10 anni) e che altrettante (compresi grandi marchi storici) siano state svendute al miglior offerente (ovviamente straniero).

Non è un caso se ogni anno costringiamo circa 200.000 italiani a scappare all’estero in cerca di lavoro e salari dignitosi. Molti dei quali sono giovani laureati formati a nostre spese per andare a fare le fortune di Paesi e aziende straniere.

Non è un caso, infine, se il numero di italiani in povertà assoluta è triplicato passando da 1,9 milioni a 5,7.

Insomma, dispiace per Rutte, ma non ci è rimasta nessuna sovranità da cedere. Col PNRR e il Recovery Fund siamo ormai commissariati di fatto per i prossimi decenni. In attesa del colpo di grazia del MES riformato (ma è solo questione di tempo).

Ma non è neanche un caso se per 100 anni circa, dal 1896 al 1992 (anno infame) “l’Italietta della liretta” è stato il Paese a crescere più di tutti al mondo in termini di PIL.

Siamo “vittime” di una propaganda pluridecennale, di cui già si lamentava Mattei negli anni 50, finalizzata a convincerci che siamo un popolo di incapaci, di corrotti, di evasori, di nullafacenti.

E che, quindi, tutto quello che ci hanno fatto negli ultimi 30/40 anni, in fondo, ma neanche troppo, ce lo siamo meritato.

Invece no. Avremmo tutte le potenzialità per far tornare l’Italia un Paese in cui valga davvero la pena vivere.

Abbiamo le capacità per farlo. C’è un intero Paese da ricostruire dopo più di 30 anni di scempi.

Avremmo lavoro da dare, di tutti i tipi e ben retribuito, per le prossime 5 generazioni almeno.

Ci manca una classe dirigente in grado di farlo. Quella attuale non ha né le competenze né la volontà.

Ci manca la sovranità che ci consentirebbe di fare quello che siamo chiamati a fare. Per noi. Per i nostri cari. Per lasciare alle nuove generazioni un Paese migliore.

Quindi, caro Rutte, ci dispiace.

Ma noi di cessioni di sovranità non vogliamo più sentire parlare.

Noi la nostra sovranità vogliamo riprendercela.

Perché preferiamo morire combattendo per un Paese libero che vivere da schiavi in una colonia.


(fonte: https://www.lantidiplomatico.it/det...ta/32703_46417/)

Myshkin - Venerdì, 27 Maggio 2022, 09:39
Oggetto: Re: VINCOLO ESTERNO VS SOVRANITÀ: LA BATTAGLIA DI UNA VITA
Le stragi negli Stati Uniti e perché abbiamo poco tempo per salvarci


Negli Stati Uniti accade una strage ogni settimana anche se per interessare i media e dunque la gente bisogna che ci siano almeno dieci morti, possibilmente bambini; dei quali comunque dopo un paio di giorni non si parla più, altrimenti i drogati di consumismo e emozioni virtuali si annoiano.

Questa è l’America individualista e asociale che tutti i giornalisti italiani e buona parte degli intellettuali e dei politici, per non dire dei ricchi e delle legioni di aspiranti tali (quelli che siccome non sanno lottare per avere abbastanza si accontentano di sognare di avere troppo), vogliono importare a qualsiasi costo anche da noi.

A differenza degli Stati Uniti, purtroppo condizionati dalla loro Storia (o meglio, dalla loro sistematica cancellazione della Storia) e da un sistema ormai fondato sull’egoismo e sulla superficialità, l’Italia è ancora in grado di salvarsi. Ma per riuscirci occorre smetterla di pensare che si debba o possa farlo tutti insieme, coinvolgendo i non pochi italiani che vogliono fa’ l’americcani e infatti adesso mandano armi in Ucraina in modo che diventi anch’essa un satellite di Washington e un cliente delle multinazionali californiane; il conflitto è insanabile: da una parte chi apprezza e difende la propria cultura e tradizione, dall'altra chi vuole distruggerle in nome dei feticci del neoliberismo, ossia il successo, il denaro e la libertà privata di essere o sentirsi quel che si vuole.

Il partito amerikano ancora aggrega una minoranza, però già disposta a tutto per avidità, assuefazione alla supremazia o disperazione; l’unica speranza è coalizzare contro di essa tutti i settori ancora sani della nazione, di sinistra e di destra, laici e cattolici, una maggioranza adesso confusa, divisa, spaventata, rassegnata, disinformata dai nuovi media e dalle nuove tecnologie, non a caso tutte inventate al di là dell’Atlantico.

E far partire una resistenza intransigente e frontale sui princìpi ma anche sui dettagli, per esempio respingendo gli anglicismi, la penetrazione incontrollata di Amazon e della Apple, il colonialismo culturale dei loro film e telefilm e del loro sport (uno dei più deleteri effetti del berlusconismo), la presenza di basi militari e commerciali americane, la dipendenza delle nostre banche dalle loro (e dalle loro agenzie di classamento creditizio (perché chiamarlo “rating”?).

Rifiutando, per cominciare, la loro teoria del destino manifesto, secondo la quale qualunque cosa accada a loro vantaggio era inevitabile. Ripeto, possiamo salvarci; ma non c’è molto tempo e serviranno organizzazione, coraggio, determinazione, lucidità, abnegazione, sacrifici.


(fonte: https://www.lantidiplomatico.it/det...ci/27802_46414/)


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